Intervista con Papa
Shenouda: il dialogo deve riprendere anche con
i cattolici, con i quali è fermo a causa del primato petrino. Preoccupa
la fuga dei cristiani dal Medio oriente. I terreni delle Chiese
sono proprietà dei fedeli e non possono essere ceduti.
Amman - Ci sono “accordo e concordia” tra i
cristiani d’Oriente; il dialogo tra loro deve continuare ed essere
basato sulla reciproca fiducia.
È quanto sostiene Papa
Shenouda, capo
spirituale dei Copti Ortodossi nel mondo, che in un’intervista ad
AsiaNews parla anche della difficoltà del dialogo con la Chiesa
cattolica, ostacolato dal problema del primato del vescovo di Roma,
e della sua speranza in una ripresa durante il pontificato di Benedetto
XVI.
Presente ad Amman per i lavori del Consiglio ecumenico delle Chiese
della regione, Papa Shenouda capo di più di dieci milioni di fedeli nel
mondo e soprattutto in Egitto, nega che “il dialogo inter-religioso
nella regione araba sia condizione di sopravivenza delle religioni,
perché ciò che regna nella regione è l'accordo e la concordia fra i
responsabili religiosi”. “Il dialogo deve essere basato sulla
fiducia reciproca fra tutti i componenti del tessuto religioso arabo,
compresi i cattolici, ma non con gli ‘Ebrei’”. “La Chiesa copta
ortodossa non accetta di andare a Gerusalemme fino a quando non sarà
liberata dalla presenza israeliana”.
Ad una domanda sugli ultimi sviluppi della situazione in Israele dopo
la vendita dei terreni da parte del patriarca destituito Ireneo al
governo d'Israele, Shenouda ha espresso la sua “ferma condanna di
questi atti ingiusti, perché i terreni della Chiesa sono proprietà dei
suoi fedeli e non del suo dirigente”; il capo dei copti ortodossi
chiede ai responsabili religiosi cristiani di non vendere i loro
terreni che costituiscono l'unica garanzia per mantenere la presenza
cristiana in Medio oriente. Sul futuro dei cristiani in Medio oriente,
Shenouda non ha nascosto la sua preoccupazione “a causa del flusso
enorme dei cristiani verso l'occidente da una parte e della situazione
difficile che travolge la regione dall’altra. Ma bisogna sperare nel
Signore, re della storia e guardiano del suo popolo”.
Quanto al dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica, Shenouda ha
ricordato che esso è iniziato dopo il concilio Vaticano II, con la sua
visita storica in Vaticano nel 1973 e la firma insieme con Paolo VI
della Dichiarazione comune con la Chiesa
cattolica.(1) Ora è fermo a causa
di controversie teologiche e dogmatiche. “Il problema maggiore
che ostacola il dialogo ecumenico è il primato del vescovo di Roma che
impedisce qualsiasi sviluppo con le Chiese orientali perché Gesù
Cristo non ha lasciato un solo successore ma ha conferito alle singole
Chiese questa potestà”. Tutti i capi delle Chiese orientali sono,
sempre secondo Shenouda, successori di Gesù Cristo.
Il Papa Shenouda,ha comunque espresso “compiacimento” della
Chiesa che presiede per l'elezione di Papa Benedetto XVI, che si è
mostrato molto aperto al dialogo ecumenico ed ha chiesto alla Chiesa
cattolica di non interrompere il dialogo su molte questioni comuni.
Egli ha infine espresso la sua fiducia nei giovani che costituiscono
"la primavera della Chiesa". Per questo ha annunciato
l'istituzione in seno al patriarcato copto ortodosso nel Cairo di un
organismo che si occupa dei giovani, ed è la prima vota che
accade, presieduto da un vescovo giovanissimo. “Vogliamo seguire i
giovani e condurli sulla strada giusta, e questo è un comandamento
urgente in questo periodo per poterli proteggere dalle tendenze al
male”.
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(1)
Alcune notazioni fondamentali:
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Nel 1973 Shenouda
III (il primo Patriarca Copto a visitare il Papa di Roma) e Paolo
VI firmano una dichiarazione comune nella quale si auspica l'
unità della Chiesa. Viene formata una commissione mista
copta-cattolica . Nel 1979 Shenuda III si incontra con
l'arcivescovo di Canterbury.Shenouda inizia anche il dialogo
ecumenico con gli Ortodossi e i Protestanti. Nel 1981 L'ascesa del
fondamentalismo islamico raggiunge il culmine quando il Presidente
Sadat pone Shenouda III agli arresti domiciliari cui resterà fino
al 1985. Nel 1987 Copti e Ortodossi eliminano le rispettive
scomuniche.
-
I rapporti
ecumenici tra la chiesa cattolica e la chiesa armena hanno per
base la dichiarazione comune del papa Paolo VI e del katholikòs
armeno Vasken I (1970). La visita di Giovanni Paolo II al
patriarca armeno di Costantinopoli del 1979 ha ulteriormente
migliorato i buoni rapporti tra le due chiese, e in particolare
col katholicos Karekin, morto nel 1999.