Come i Fratelli Musulmani
sfidano il papa. Alla Giornata Mondiale della Gioventù Benedetto XVI incontra anche
dei musulmani. Ecco leader e organizzazioni dell’islam radicale in
Germania, con i loro piani di espansione
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Il penultimo atto
della visita di Benedetto XVI a Colonia, prima della veglia e
della messa con i giovani della XX Giornata Mondiale della
Gioventù, sarà sabato 20 agosto un suo incontro con i “rappresentanti
di alcune comunità musulmane”.
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L’incontro avverrà nell’arcivescovado della città. Da parte
musulmana era stato chiesto al papa di visitare una moschea. Ma
Benedetto XVI ha declinato l’invito.
E la sua prudenza è comprensibile. Colonia e Monaco di Baviera –
dove Joseph Ratzinger fu arcivescovo dal 1977 al 1981 – sono le città
dalle quali i Fratelli Musulmani, da decenni la principale matrice
ideologica e organizzativa dell’islam radicale nel mondo, hanno
conquistato il controllo di gran parte delle moschee e dell’islam
attivo in Germania e in Europa.
Mahdy Akef, egiziano oggi residente al Cairo e attuale murshid, guida
suprema dei Fratelli Musulmani nel mondo, esplicito sostenitore dei
terroristi suicidi in Iraq, diresse a Monaco il più dinamico centro
musulmano della Germania, con la sua grande moschea a nord della città,
dal 1984 al 1987.
È a Monaco che è nata la Islamische Gemeinschaft in Deutschland, IGD,
una delle maggiori organizzazioni islamiche della Germania, pienamente
controllata dai Fratelli Musulmani, con sessanta moschee in tutto il
paese.
Da qualche anno il suo centro direttivo è a Colonia. Ne è presidente
l’egiziano Ibrahim Al Zayat, 39 anni, leader carismatico di un
insieme di organizzazioni giovanili e studentesche islamiche a loro
volta collegate alla World Assembly of Muslim Youth, WAMY, la più
grande organizzazione giovanile islamica mondiale, finanziata
dall’Arabia Saudita, di impronta rigorista wahhabita e con
pubblicazioni accesamente antiebraiche e anticristiane.
Curiosamente, l’impegno del papato di Roma tra i giovani, che
celebra in questi giorni a Colonia uno dei suoi momenti clou, ha il
corrispettivo, nella stessa città, con uno dei maggiori centri di
mobilitazione in senso radicale della gioventù musulmana in Europa.
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In Germania i musulmani sono circa 3 milioni e mezzo, in maggioranza
turchi. Un po’ meno della metà sono nati nella stessa Germania. E
un po’ più della metà hanno poca o nessuna pratica religiosa.
Tra i musulmani attivi, però, prevalgono le organizzazioni di
tendenza radicale. Delle diciannove organizzazioni che fanno capo al
Zentralrat der Muslime – il cartello da esse creato nel 1994 per
coordinarsi e proporsi come interlocutore politico – almeno nove, e
le più forti, sono dominate dai Fratelli Musulmani.
La prima testa di ponte da cui i Fratelli Musulmani hanno esteso la
loro presenza in Germania e in Europa è Monaco.
In questa città, dopo la seconda guerra mondiale, si era stabilito un
consistente numero di musulmani provenienti da vari paesi e in
particolare dall’Asia centrale. Il loro capo, Nureddin Namangani, di
famiglia uzbeka, era stato
imam in una divisione delle SS tedesche,
durante la guerra tra la Germania di Hitler e l’Unione Sovietica.
Per la loro opposizione al comunismo e a Mosca, su questi gruppi di
musulmani espatriati si appuntavano gli interessi dei servizi segreti
nella Guerra Fredda: americani, inglesi, sovietici.
Finché un giorno arrivò a Monaco, da Ginevra, un importante egiziano
di nome Said Ramadan.
Genero e principale collaboratore del fondatore dei Fratelli
Musulmani, Hassan Al Banna, Said Ramadan era sbarcato in Europa nel
1954, fuggendo dall’Egitto dove i Fratelli erano stati messi fuori
legge. Si era stabilito a Ginevra. Aveva studiato legge a Colonia.
Aveva fondato una rivista per i musulmani in Europa, “Al Muslimun”.
Aveva passaporto diplomatico giordano, riceveva finanziamenti
dall’Arabia Saudita ed era ben visto dalla CIA, in quanto avversario
di Nasser.
Nel 1960, assieme a un folto gruppo di suoi giovani seguaci, Said
Ramadan conquistò il comando della comunità islamica di Monaco e
avviò, anche con i soldi delle pubbliche amministrazioni tedesche, la
costruzione di una nuova moschea. Suo obiettivo, presto raggiunto, era
farne un centro d’espansione dei Fratelli Musulmani nell’intera
Europa.
Suo uomo di fiducia nell’operazione era Ghaleb Himmat, un siriano
con cittadinanza italiana residente a Campione d’Italia sul Lago di
Lugano. Con Said Ramadan assorbito anche dal suo centro islamico di
Ginevra – oggi diretto dal figlio, Hani, e con un altro figlio, il
celebre Tariq Ramadan, tra i membri – nel giro di pochi anni Himmat
rimpiazzò Said Ramadan come capo effettivo del centro islamico di
Monaco. Nel 1973, anno dell’inaugurazione della nuova moschea,
Himmat divenne il presidente dell’organizzazione ad essa legata,
alla quale avrebbe appunto dato il nome di I
slamische Gemeinschaft in
Deutschland, IGD.
La leadership dei Fratelli Musulmani in Germania è egiziana e siriana
insieme, quest’ultima con quartier generale ad Aquisgrana. L’IGD
è la loro principale organizzazione. Ma il grosso dei musulmani in
Germania sono turchi, e per essi c’è un’altra potente
organizzazione, Milli Görüs, che in turco significa “visione
nazionale” e ha come presidente Mehmet Sabri Erbakan, nipote di quel
Nehmettin Erbakan che fu leader del partito Refah messo al bando nel
1998 dalla corte costituzionale turca perché giudicato in contrasto
con i principii di uno stato laico.
Sebbene non si richiami esplicitamente ai Fratelli Musulmani, il Milli
Görüs propugna anch’esso un islamismo radicale e ha con l’IGD
rapporti stretti di collaborazione, rafforzati anche da intrecci
famigliari. Zayat, l’attuale presidente dell’IGD, ha sposato
Sabiha Erbakan, sorella del presidente del Milli Görüs.
* * *
Nel 1994 un frequentatore della moschea di Monaco, Mahmoud Abouhalima,
fu condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per aver organizzato
l’anno prima l’attacco con autobomba al World Trade Center di New
York. Ma fu solo dopo l’abbattimento delle Torri Gemelle, l’11
settembre 2001, che le indagini sulle connessioni tra il terrorismo e
i circoli radicali islamici di Germania si fecero stringenti.
E le connessioni portarono dritto alla moschea di Monaco. Himmat,
l’allora presidente dell’IGD, e un suo stretto collaboratore e
frequentatore della moschea, Youssef Nada, finirono sulla lista dei
fiancheggiatori del terrorismo elaborata dagli Stati Uniti. Il tesoro
americano congelò i beni dei due. Indagini sono tutt’ora in corso
da parte di vari paesi, Italia compresa, su movimenti di denaro a
favore di gruppi terroristici da parte della banca Al Taqwa fondata e
diretta dai due, con sede nelle Bahamas.
Ancora nell’ottobre del 2002, tuttavia, l’Accademia Cattolica di
Berlino invitava tranquillamente a un proprio meeting Zayat, il
successore di Himmat alla presidenza dell’IGD. Anche in sede
politica, in Germania, i dirigenti dell’IGD, del Milli Görüs e del
Zentralrat der Muslime continuano a essere ascoltati come se
rappresentassero l’insieme della comunità musulmana e l’islam
tradizionale e pacifico, e non invece la particolare ideologia dei
Fratelli Musulmani e dell’islamismo radicale. L’attuale presidente
del Zentralrat der Muslime, il saudita Nadeem Elyas, ha confermato di
aver inviato centinaia di giovani musulmani dalla Germania in Arabia
Saudita, a studiare in una delle università più ideologicamente
orientate, l’Università Islamica di Medina.
L’equivoco è lo stesso che ha più volte inficiato il dialogo tra
le autorità vaticane ed esponenti dell’islam.
Resta memorabile l’udienza del 13 ottobre 1993, in Vaticano, data da
Giovanni Paolo II al sudanese Hassan Al Turabi, all’epoca
l’ideologo numero uno, al mondo, dell’islamismo radicale,
ispiratore e protettore di Osama Bin Laden.
Ma in tempi più vicini e dopo la svolta dell’11 settembre, si può
ricordare il meeting di Doha, in Qatar, del 27-29 maggio 2004, tra il
cardinale Jean-Louis Tauran, penultimo ministro degli esteri della
Santa Sede, e l’arcivescovo Michael L. Fitzgerald, presidente del
pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, da un lato, e
dall’altro il primo imam della moschea di Al Azhar del Cairo,
Muhammad Sayyed Tantawi, e uno dei più seguiti leader dell’islam
sunnita, Youssef Al Qaradawi.
Tantawi ha ripetutamente legittimato, prima di allora e dopo, i
terroristi suicidi palestinesi. Quanto a Qaradawi, ha legittimato tali
atti anche al di fuori del conflitto arabo-israeliano. Qaradawi
rappresenta in pieno la linea dei Fratelli Musulmani ed è di fatto il
“maestro” islamico oggi più ascoltato tra le popolazioni arabe.
Ma anche in Europa, dove ha fondato nel 1997 l’
European Council for
Fatwa and Research con sede centrale in Irlanda, Qaradawi è
ascoltatissimo tra i musulmani immigrati.
I meeting interreligiosi organizzati ogni anno dalla Comunità di
Sant’Egidio con la partecipazione di numerosi cardinali e vescovi
sono un altro di questi momenti di dialogo equivoco.
Lo scorso 24 luglio, il quotidiano della conferenza episcopale
italiana, “Avvenire”, ha criticato che si sia data la parola, al
meeting del 2004 a Milano, a un altro apologeta dei terroristi
suicidi: Ahmad Al Tayyib, rettore al Cairo dell’università di Al
Azhar.
“Avvenire” ha anche definito “imprudente” che alcune università
italiane – tra cui il Pontificio Istituto Orientale di Roma
consociato con la Pontificia Università Gregoriana – abbiano
firmato lo scorso 15 giugno un accordo di collaborazione con la stessa
università di Al Azhar. Essa è la più influente università del
mondo islamico sunnita, con 400 mila iscritti di 92 paesi, ed è
ampiamente controllata dai Fratelli Musulmani.
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Per una più documentata ricostruzione dell’espansione dei Fratelli
Musulmani in Germania e in Europa, vedi questo articolo apparso negli
Stati Uniti su “The Middle East Quarterly”, Winter 2005, vol. XII,
n. 1:
> “The Muslim
Brotherhood’s Conquest of Europe”, by Lorenzo Vidino
E quest’altro articolo uscito su “The Wall Street Journal” il 12
luglio 2005:
>
“How a Munich Mosque Became Key Beachhead of Radical Islam in
West”, by Ian Johnson