«A
mano a mano che progrediamo, gli ostacoli sono più facilmente
individuati e la loro difficoltà è più lucidamente avvertita»
La
sfida dell'unità. Messaggio di Giovanni Paolo II al cardinale Walter
Kasper in occasione della plenaria del Pontificio consiglio: «Ringrazio
il Signore per i passi avanti compiuti in questi 25 anni»
Un cammino
con i suoi «progressi» e le sue «sconfitte». Ma certamente denso di
«passi significativi e importanti», e sul quale dunque, pur
consapevoli delle «inadempienze» e dei «ritardi» intercorsi,
occorrerà proseguire con determinazione perché «non vi è altra
scelta possibile».
È un messaggio chiaro e pressante quello che Giovanni Paolo II ha
voluto indirizzare al cardinale Walter Kasper, in occasione
dell'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione
dell'Unità tra i cristiani, centrato sul tema La spiritualità
ecumenica. Un messaggio fortemente segnato dalla lucida analisi
delle difficoltà esistenti, ma con altrettanta forza rivolto a un
futuro in cui l'unità tra i cristiani deve diventare una realtà. E ciò
perché essa non è un "optional", ma quanto espressamente
richiesto da Cristo ai suoi discepoli.
Non è un caso, scrive del resto Papa Wojtyla, se l'ecumenismo
costituisce «una delle grandi sollecitudini pastorali del mio
pontificato». «La via ecumenica - si legge nel messaggio - non è una
via facile. A mano a mano che progrediamo, gli ostacoli sono più
facilmente individuati e la loro difficoltà è più lucidamente
avvertita. Lo stesso traguardo dichiarato dei vari dialoghi teologici,
in cui la Chiesa cattolica è impegnata con le altre Chiese e Comunità
ecclesiali, sembra in certi casi farsi persino più problematico».
Certo, aggiunge Giovanni Paolo II, la prospettiva della piena comunione
visibile «può a volte ingenerare fenomeni e reazioni dolorose in chi
vuole accelerare a tutti costi il processo, o in chi si scoraggia per il
lungo cammino ancora da percorrere. Noi tuttavia, alla scuola
dell'ecumenismo, stiamo imparando a vivere con umile fiducia questo
periodo intermedio, nella consapevolezza che esso resta comunque un
periodo di non ritorno».
Senza fare nessun riferimento esplicito ai «contrasti e difficoltà»
esistenti, il Papa tuttavia incoraggia a superarli «insieme» per
«insieme - ancora - riconoscere inadempienze e ritardi nei confronti
dell'unità e ristabilire il desiderio della riconciliazione là dove
esso sembra minacciato da diffidenze e sospetti». «Tutto questo può
essere fatto - aggiunge - all'interno della stessa Chiesa cattolica e
nella sua azione ecumenica, soltanto partendo dalla convinzione che non
vi è altra scelta», dal momento che «il movimento a favore
dell'unità dei cristiani, non è soltanto una qualche
"appendice", che si aggiunge all'attività tradizionale della
Chiesa. Al contrario, esso appartiene organicamente alla sua vita e alla
sua azione». E dunque, è l'esortazione di Giovanni Paolo II ai membri
del Consiglio, «siate pienamente consapevoli dell'urgenza con la quale
la Chiesa deve portare avanti il compito del ristabilimento della piena
comunione fra i cristiani».
Se questo resta allora l'obiettivo, «oggi, a venticinque anni dalla mia
elezione alla Sede di Pietro - osserva Papa Wojtyla - ringrazio il
Signore perché posso constatare che nel cammino ecumenico, pur con
alterne vicende, sono stati fatti passi importanti e significativi verso
la meta», a iniziare dall'«impegno con cui i miei Predecessori hanno
operato e pregato per il raggiungimento di un tale fine». Così che «a
quarant'anni dalla celebrazione del Concilio, mentre molti dei pionieri
dell'ecumenismo sono già entrati nella Casa del Padre, noi, guardando
al cammino percorso possiamo riconoscere di aver compiuto un
considerevole tratto di strada e di esserci addentrati nel cuore stesso
delle divisioni là dove esse sono più dolorose».
Certo, ad accompagnare questo cammino deve essere sempre la preghiera,
nell'«incrollabile speranza» che «lo spirito di Cristo ci sosterrà
in questa traversata, guarendo le nostre debolezze e reticenze». Solo
infatti «un'intensa spiritualità ecumenica, vissuta nella docilità a
Cristo e nella piena disponibilità ai suggerimenti dello Spirito, ci
aiuterà a vivere con il necessario slancio questo periodo intermedio
durante il quale dobbiamo fare i conti con i nostri progressi e con le
nostre sconfitte, con le luci e con le ombre del nostro cammino di
riconciliazione».
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