La «Plenaria» del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani
Salvatore Mazza su Avvenire del 5.11.2003

«A mano a mano che progrediamo, gli ostacoli sono più facilmente individuati e la loro difficoltà è più lucidamente avvertita»


La sfida dell'unità. Messaggio di Giovanni Paolo II al cardinale Walter Kasper in occasione della plenaria del Pontificio consiglio: «Ringrazio il Signore per i passi avanti compiuti in questi 25 anni»

Un cammino con i suoi «progressi» e le sue «sconfitte». Ma certamente denso di «passi significativi e importanti», e sul quale dunque, pur consapevoli delle «inadempienze» e dei «ritardi» intercorsi, occorrerà proseguire con determinazione perché «non vi è altra scelta possibile».

È un messaggio chiaro e pressante quello che Giovanni Paolo II ha voluto indirizzare al cardinale Walter Kasper, in occasione dell'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità tra i cristiani, centrato sul tema La spiritualità ecumenica. Un messaggio fortemente segnato dalla lucida analisi delle difficoltà esistenti, ma con altrettanta forza rivolto a un futuro in cui l'unità tra i cristiani deve diventare una realtà. E ciò perché essa non è un "optional", ma quanto espressamente richiesto da Cristo ai suoi discepoli.

Non è un caso, scrive del resto Papa Wojtyla, se l'ecumenismo costituisce «una delle grandi sollecitudini pastorali del mio pontificato». «La via ecumenica - si legge nel messaggio - non è una via facile. A mano a mano che progrediamo, gli ostacoli sono più facilmente individuati e la loro difficoltà è più lucidamente avvertita. Lo stesso traguardo dichiarato dei vari dialoghi teologici, in cui la Chiesa cattolica è impegnata con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, sembra in certi casi farsi persino più problematico». Certo, aggiunge Giovanni Paolo II, la prospettiva della piena comunione visibile «può a volte ingenerare fenomeni e reazioni dolorose in chi vuole accelerare a tutti costi il processo, o in chi si scoraggia per il lungo cammino ancora da percorrere. Noi tuttavia, alla scuola dell'ecumenismo, stiamo imparando a vivere con umile fiducia questo periodo intermedio, nella consapevolezza che esso resta comunque un periodo di non ritorno».

Senza fare nessun riferimento esplicito ai «contrasti e difficoltà» esistenti, il Papa tuttavia incoraggia a superarli «insieme» per «insieme - ancora - riconoscere inadempienze e ritardi nei confronti dell'unità e ristabilire il desiderio della riconciliazione là dove esso sembra minacciato da diffidenze e sospetti». «Tutto questo può essere fatto - aggiunge - all'interno della stessa Chiesa cattolica e nella sua azione ecumenica, soltanto partendo dalla convinzione che non vi è altra scelta», dal momento che «il movimento a favore dell'unità dei cristiani, non è soltanto una qualche "appendice", che si aggiunge all'attività tradizionale della Chiesa. Al contrario, esso appartiene organicamente alla sua vita e alla sua azione». E dunque, è l'esortazione di Giovanni Paolo II ai membri del Consiglio, «siate pienamente consapevoli dell'urgenza con la quale la Chiesa deve portare avanti il compito del ristabilimento della piena comunione fra i cristiani».

Se questo resta allora l'obiettivo, «oggi, a venticinque anni dalla mia elezione alla Sede di Pietro - osserva Papa Wojtyla - ringrazio il Signore perché posso constatare che nel cammino ecumenico, pur con alterne vicende, sono stati fatti passi importanti e significativi verso la meta», a iniziare dall'«impegno con cui i miei Predecessori hanno operato e pregato per il raggiungimento di un tale fine». Così che «a quarant'anni dalla celebrazione del Concilio, mentre molti dei pionieri dell'ecumenismo sono già entrati nella Casa del Padre, noi, guardando al cammino percorso possiamo riconoscere di aver compiuto un considerevole tratto di strada e di esserci addentrati nel cuore stesso delle divisioni là dove esse sono più dolorose».

Certo, ad accompagnare questo cammino deve essere sempre la preghiera, nell'«incrollabile speranza» che «lo spirito di Cristo ci sosterrà in questa traversata, guarendo le nostre debolezze e reticenze». Solo infatti «un'intensa spiritualità ecumenica, vissuta nella docilità a Cristo e nella piena disponibilità ai suggerimenti dello Spirito, ci aiuterà a vivere con il necessario slancio questo periodo intermedio durante il quale dobbiamo fare i conti con i nostri progressi e con le nostre sconfitte, con le luci e con le ombre del nostro cammino di riconciliazione».

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