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Lettera di Benedetto XVI per i 75 anni del Card Cordes

[Nostre riflessioni]

ROMA, venerdì, 18 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito una lettera inviata da Benedetto XVI al Cardinale Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” , e inserita in una pubblicazione celebrativa in suo onore dal titolo “Gott ist treu” (Sankt Ulrich Verlag).

* * *

Eminenza! Cordes, Caro Amico!

Nel volume di studi in Tuo onore, in occasione del Tuo 75° compleanno ho voluto essere presente almeno con una parola di ringraziamento e di benedizione. Non ricordo più quando ci siamo incontrati per la prima volta. Una idea di Te me la sono fatta per la prima volta negli anni Settanta attraverso i Tuoi contributi alla rivista “Communio” che allora era stata fondata da poco.

Quello che Tu allora scrivevi era sempre connesso a questioni attuali, urgenti e concrete del presente, ma era anche contrassegnato da uno sguardo rivolto all’essenziale, in modo da condurre il lettore alle giuste risposte seguendo la logica intima della cosa stessa. Per circa un anno abbiamo fatto parte insieme della Conferenza Episcopale Tedesca, poi sei stato chiamato a Roma al Pontificio Consiglio dei Laici. Poco tempo dopo, il Santo Padre mi ha messo a capo della Congregazione della fede e quindi ambedue abitiamo nella città eterna da più di un quarto di secolo.

Con coraggio e creatività al principio della Tua attività romana hai aperto nuove strade per condurre i giovani a Cristo. Dietro le case di Via della Conciliazione hai trovato la vecchia Chiesa di San Lorenzo in Piscibus che allora serviva da atrio di una scuola – un vecchio edificio sacro che hai fatto riportare alla sua pura bellezza e ne hai fatto un centro dell’incontro dei giovani con Cristo.

Anche alla genesi ed alla crescita delle Giornate Mondiali della Gioventù hai dato un contributo. Particolarmente caratteristico per il Tuo slancio pastorale è e rimane il Tuo impegno per i “movimenti”: il Movimento Carismatico, Comunione e Liberazione ed il Cammino Neocatecumenale hanno molti motivi di gratitudine nei Tuoi confronti. Mentre gli organizzatori e i pianificatori nella Chiesa al principio avevano molto riserve nei confronti dei movimenti, Tu hai subito fiutato la vita che lì erompeva – la forza dello Spirito Santo che dona vie nuove e in modo imprevedibile mantiene sempre giovane la Chiesa.

Hai riconosciuto il carattere pentecostale di questi movimenti e Ti sei impegnato appassionatamente per ottenere che fossero accolti dai pastori della Chiesa. Certo, per quello che riguarda l'organizzazione e la pianificazione c’erano spesso buoni motivi per scandalizzarsi perché erompevano cose nuove ed impreviste che non sempre si lasciavano ricondurre senza problemi nelle forme organizzative esistenti.

Tu hai visto che ciò che è organico è più importante di ciò che è organizzato, Tu hai visto che qui degli uomini erano stati toccati nel profondo dallo spirito di Dio e che in tal modo crescevano forme nuove di autentica vita cristiana e nuovi modi autentici di essere Chiesa. Certo, questi movimenti devono essere ordinati e ricondotti all’interno della totalità; devono imparare a riconoscere i loro limiti e a diventare parte della realtà comunitaria della Chiesa nella sua costituzione propria insieme con il Papa e con i Vescovi. Hanno pertanto bisogno di guida e anche di purificazione per poter raggiungere la forma della loro vera maturità.

Essi, tuttavia, sono doni dei quali bisogna essere grati. Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa questi doni di Dio.

Infine sei diventato Presidente del Consiglio Pontificio “Cor Unum” e sei quindi responsabile dell’attività caritativa della Chiesa in tutto il mondo. Hai accolto questo compito con la Tua solita energia e con uno sguardo di fede rivolto all’essenziale ed a questo compito hai dato forma. Soprattutto Ti preoccupi che la Caritas non diventi una organizzazione di beneficenza come tutte le altre, che non venga deviata verso la politica, ma sempre rimanga espressione della fede, che nel suo intrinseco dinamismo deve diventare amore.

In questa occasione devo rivolgerTi un personale ringraziamento. Quando io, dopo la mia elezione a successore di Pietro, meditavo quale mai potesse essere il tema della mia prima enciclica mi venne in mente che Tu, già da lungo tempo, consigliavi la redazione di un documento sul tema dell’amore che avrebbe dovuto presentare non solo la Caritas come organizzazione, ma anche rendere evidente che l’amore è la realtà centrale della fede cristiana; è a partire da lì che si doveva anche prospettare nella giusta luce l’attività caritativa della Chiesa.

Devo pertanto ringraziarTi per intuizioni sul tema di questa enciclica che si sono formate nei dialoghi con Te.

Per tutto questo voglio ringraziarTi dal profondo del cuore. Che la benedizione di Nostro Signore possa accompagnarTi anche per il futuro in tutti i Tuoi passi.

Tuo
Benedetto PP XVI

Città del Vaticano - 10.12.2009

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]


Alcune riflessioni


In questo testo il Santo Padre non si riferisce soltanto al cammino neocatecumenale, ma noi ci riferiremo ad esso, nella consapevolezza che è un 'unicum' ed è il solo che ha insegnamenti suoi propri, prassi atipiche, un rito inventato dal suo iniziatore ed inoltre si autoconferisce una peculiare identità....

Dal testo della lettera:
  1. Certo, per quello che riguarda l'organizzazione e la pianificazione c’erano spesso buoni motivi per scandalizzarsi perché erompevano cose nuove ed impreviste che non sempre si lasciavano ricondurre senza problemi nelle forme organizzative esistenti.
  2. in tal modo crescevano forme nuove di autentica vita cristiana e nuovi modi autentici di essere Chiesa.
  1. Certo, questi movimenti devono essere ordinati e ricondotti all’interno della totalità; devono imparare a riconoscere i loro limiti e a diventare parte della realtà comunitaria della Chiesa nella sua costituzione propria insieme con il Papa e con i Vescovi. Hanno pertanto bisogno di guida e anche di purificazione per poter raggiungere la forma della loro vera maturità.
  2. Essi, tuttavia, sono doni dei quali bisogna essere grati. Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa questi doni di Dio...
Non sono vere e proprie contraddizioni? Proprio perché confidiamo nel Signore e non nell'uomo non possiamo gioire per chi corregge lodando e loda correggendo. Chi non rimuove l'errore, non se ne fa forse complice e permette che continui a propagarsi?
  1. Si riconosce esplicitamente che "c'erano motivi di scandalo" perché "erompevano cose nuove e impreviste".
    Tuttavia, nel caso del cammino, non si tratta tanto di generiche "cose nuove e impreviste" quanto di una nuova rivelazione, completamente antropocentrica, che ha espunto il Soprannaturale, rinnegato la Tradizione da Costantino al Vaticano II e introdotto tante anomalie (talmente tante che è stato necessario esporle in un sito sistematizzando i principali argomenti e documenti relativi).
    Una realtà che non si è MAI lasciata "ricondurre senza problemi alle forme organizzative esistenti", avendo tra l'altro una rigida e non integrabile organizzazione tutta sua... in effetti non si è mai lasciata condurre e basta!
    Un po' riduttivo, però - anche se all'inizio si usa il termine scandalo - parlare di problemi poi riferiti sembrerebbe semplicemente alle "forme organizzative" e che invece, secondo molti teologi e vescovi - almeno per il Cammino nc - toccano i fondamenti della fede cattolica, per arrivare a sostenere: in tal modo crescevano forme nuove di autentica vita cristiana e nuovi modi autentici di essere Chiesa.
    Se il cammino NC è "un nuovo modo autentico di essere Chiesa", ebbene, questo costringe a chiedersi: in quale Chiesa mi trovo, dato che siamo in moltissimi ad averne preso le distanze proprio perché - e ce ne sono ampie dimostrazioni - ci stava allontanando dalla vera Chiesa? Ed inoltre, se esso crea problemi nel lasciarsi ri-condurre... come si può parlare di autenticità nella novità?
    Dobbiamo anche chiederci cosa si intende per "forme organizzative esistenti". Queste ultime ben potrebbero essere identificate con le Parrocchie, che per la loro precisa collocazione nel territorio, non crediamo superate... tutt'al più occorrerebbe dedicare energie e attenzione alla loro animazione e valorizzazione.
    Francamente i motivi di scandalo non sono "nell'erompere di cose nuove ed impreviste", altrimenti significherebbe che i non meglio identificati "organizzatori e pianificatori", chiunque essi siano tra coloro che ricoprono vari ruoli in ambito ecclesiale, debbano necessariamente essere chiusi alle "novità", il che non è sicuramente vero in tutti casi.
    Sarebbe bene non confondere la resistenza ai cambiamenti dovuta a strutture o menti sclerotizzate, rispetto alla doverosa resistenza nei confronti di coloro che nella Chiesa introducono 'nova', cioè cose nuove, insegnamenti diversi da quelli della Tradizione Apostolica, che viene direttamente dal Signore e sono gli unici che salvano, perchè sono portatori della Sua Presenza.
    Sarebbe invece necessario non dire cose nuove, ma riuscire a parlare 'nove' cioè con modalità nuove che non tradiscano tuttavia il 'Depositum fidei' e sappiano portare il Signore e la Sua Chiesa, non strategie e costruzioni umane, alle persone del nostro tempo...
    E poi si può dare per scontato che le "cose nuove e impreviste" siano positive solo in quanto nuove o non c'è chi debba verificarne la congruenza con la Tradizione di Sempre? Altrimenti, con criteri del genere che sembrano mutuati dall'antropocentrimo rahneriano che speriamo abbia fatto il suo tempo, dopo 2000 anni cosa sarebbe rimasto della fede originaria?
    Se tutto è soggetto ad evoluzione in senso storicistico, anche la fede anziché trovare nuove forme di espressione, è qualcosa che si evolve con l'uomo e non è più fondata sulla Rivelazione. Questo non è più cristianesimo, ma rischia di presentare aspetti molto simili alla Nuova Religione Mondiale...
    Resta più che mai attuale la supplica rivolta al Papa da mons Gherardini di risolvere, esercitando il suo ruolo autoritativo, le terribili falle aperte da alcuni problematici aspetti della riforma conciliare
  2. Se si riconosce che questa realtà (ci riferiamo in particolare al cammino, che comunque tra i movimenti costituisce un "unicum", perché nessun movimento ha introdotto sue catechesi, ritualità, simboli, architettura, strutture, prassi, rito, "nuova estetica") ha bisogno di 'purificazione', oltre a doverci chiedere chi e come compie questa purificazione, resta anche il perché la si 'manda' ed evangelizzare, sviando la terza generazione di credenti e inquinando anche quel che resta degli ordini religiosi dopo il concilio? Cosa e come evangelizzano, se già si ammette che la comunione ecclesiale non viene promossa, dato che "vanno ri-condotti all'interno della totalità": vuol dire che si riconosce che ne sono fuori; e, di fatto, la comunione è infranta, là dove non viene fagocitata la pastorale esistente,
  3. Come si può, conoscendo anche la violazione del 'foro interno' delle persone, che continua ad essere perpetrata impunemente e con gravi danni psicologici oltre che spirituali, arrivare a dire: Essi, tuttavia, sono doni dei quali bisogna essere grati. Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa questi doni di Dio...
    Non è che una realtà del genere riesce ad essere accolta nella Chiesa solo per la convinzione che "tutto è orientato a Cristo qualunque sia la purificazione di cui ha bisogno"? Ma forse questo può avvenire soltanto in virtù della malsana inclusività [vedi] introdotta da una 'falla' nella Tradizione perenne da una delle tante ambiguità del concilio: il famoso "subsistit in"? È solo una domanda, non è una certezza, perché tante cose possono sfuggirci; ma in base a quello che conosciamo e che ci viene testimoniato ogni giorno è una domanda che si pone in tutta la sua drammatica serietà e gravità. E non dimentichiamo che l'inclusività esclude l'identità cattolica, prende le distanze dal Magistero perenne e consente all'errore di penetrare nella Chiesa e di operare al fianco della Verità fino a diluirla e poi a soffocarla!

Non ci si può non chiedere dove sono le premesse e le strutture, nonché le buone volontà per rendere operanti la guida e le purificazioni che sarebbero indispensabili.

Dio non voglia che stia prevalendo, anche nei confronti del cammino, l'assunto conciliare che ci sono elementi di salvezza anche nelle altre confessioni cristiane inopinatamente promosse a chiese sorelle al pari di quella ortodossa, mentre sono eretiche e, come tali, staccate dall'alveo della tradizione, che è quello della vera Rivelazione, l'unica che ci salva perchè viene direttamente dal Signore senza tagli e senza altre mistificazioni

Che dire, che pensare... Effettivamente la lettura del testo della lettera disorienta, fa intravedere sempre più inestricabile quel ginepraio di assurdità in cui la Chiesa continua a rimanere intrappolata -imprigionata- come chi si avvolge da solo in un groviglio, e più si contorce aggrappandosi a quel FILO e più ne rimane avvolto... C'è da rimaner totalmente scoraggiati di fronte al marasma di ambiguità e di confusione che avanza accecando le menti e le anime dei piccoli fedeli già incerti e confusi da 40 anni; per cui riusciamo ora ad esprimere solo pensieri sparsi, forse sempre domande senza risposta!

Delle mille che ci sorgono, provocate dal tormentoso "inaudito e indecifrabile quotidiano", una sola piccolissima domanda, come la farebbe la più stupida pietra della strada:
SE
ci viene detto che i movimenti (soprattutto i NC...ed è già segno preoccupante di "non voler distinguere" quel mettere insieme i più e i meno ortodossi) hanno bisogno di guida e anche di purificazione

CHI È che dovrebbe fare da guida a questo movimento? non è forse già Kiko la guida? allora si ammette che non è una guida valida?

QUAL È la purificazione necessaria? QUALI sarebbero le impurità? Visto che non si sono mai ufficialmente dette e scritte nero su bianco, davanti a tutti i fedeli erranti o dubbiosi affinché capissero ed evitassero gli errori:

  1. Consigliare i dubbiosi
  2. Insegnare agli ignoranti
  3. Ammonire i peccatori
Sarebbe opportuno dire una volta per tutte a dire con chiarezza e senza equivoci o fumose e generiche allusioni:
  1. Quali sono gli errori da correggere?
  2. Quale il mezzo per purificare?
  3. ma soprattutto chi, quale Autorità si deve assumere questa benedetta responsabilità di guidare, correggere, purificare ciò che è storto?

Se non lo fa il Papa, chi mai dovrà farlo? Ci illudiamo forse che lo faccia l'autore volontario e cosciente degli errori e delle storture, che per mezzo di essi sta perseguendo il suo disegno di potere? Inoltre se, come sembrerebbe riguardo all'Autorità, la risposta può essere individuata nella responsabilità dei Vescovi, ciò non aiuta, anzi complica la situazione, perché com'è ormai dolorosamente noto, oggi nella Chiesa la maggior parte dei vescovi ha una visuale neo-modernista e quindi gli errori e la purificazione richiesti in base al Magistero -parte integrante della Rivelazione Apostolica, insieme alla Scrittura- non sempre sono visti o riconosciuti nella loro cruda e seria gravità. E questa realtà crea nelle diocesi tendenze ad una sorta di 'autocefalia', con pastorali completamente diverse una dall'altra, che sembrano conferire la possibilità di essere 'diversamente-ubbidienti' o anche 'diversamente-credenti', come del resto accade da tre anni a questa parte nei confronti dell'attuazione del Motu proprio Summorum Pontificum, di fatto bloccata proprio da molti Vescovi.

Dovremmo tutti ricordare, che Benedetto XVI, sia da Papa che da Cardinale, ha già in passato tentato di riportare il CNC sulla buona strada

  • per la Liturgia, con la Lettera fatta inviare dal Card Arinze
  • per la Catechesi, preparando quel famoso testo ponderoso di Catechesi completamente ricorrette, in gergo nel Cammino chiamato "il Mattone"
e che Kiko Arguello, con la sfrontatezza che gli è abituale, si rifiutò di adottare, non riconoscendovi il "suo" cammino e vantandosi di aver disubbidito a quella correzione: permettendosi anzi di dire ai suoi che "il cardinale fu bravissimo" perchè 'non impose' la correzione, ma evidentemente si piegò lui di fronte alla superbia e alla protervia del disubbidiente! Quanto alla Liturgia,  pure dopo l'approvazione dello Statuto, peraltro monco dell'approvazione dei testi di riferimento e dopo anni di trattative, come se la verità possa essere soggetta a trattative e compromessi, nulla è cambiato.

E allora, come possiamo credere che questo iniziatore abbia buona volontà di "purificare" qualcosa della sua costruzione solo umana che si dà un'identità ben definita? Se lui sembra seguire solo la sua superbia accecante, senza obbedire al Papa, come possiamo credere che stia seguendo lo Spirito Santo?

Dalle parole del Pontefice nessuno qui si aspetta la condanna di chicchessia, nessuno l'ha mai sperata, né mai espressa. Si desidera la difesa di Qualcosa, o meglio di Qualcuno, piuttosto. Si desidera e si vorrebbe la chiarezza di una parola forte e inequivocabile che finalmente diradi l'ambiguità in cui il cammino naviga a suo agio, traendo in inganno anche chi conosce la Chiesa.

La dottrina diffusa nel e dal Cammino neocatecumenale attinge (lo attestano le parti degli Orientamenti scaricabili nella Sezione Documentazione del sito e i molti documenti e testimonianze delle altre Sezioni):

  1. alla Dottrina Luterana (negazione: della Redenzione, del Sacrificio eucaristico, della responsabilità singola nel peccato, dell’utilità del pentimento, dell’efficacia della celebrazione eucaristica cattolica, della Transustanziazione, della Presenza reale nei Tabernacoli, dell’efficacia dell’assoluzione nella Confessione, dell’efficacia della Confessione individuale, della dignità del Sacerdozio ministeriale, dell’esistenza dei miracoli di guarigione fisica e di liberazione spirituale ma solo ammettendo il “miracolo morale” della conversione...)
  2. alla dottrina Evangelico-Battista (ricerca spasmodica dell’imitazione delle prassi esistite nei primi tre secoli: l’ "insano archeologismo" già denunciato da Pio XII nella Mediator Dei)
  3. alla dottrina Calvinista (Predestinazione di alcuni alla salvezza e di altri alla dannazione, per volontà diretta di Dio; Chiamata da parte di Dio a Giuda Iscariota ad essere il traditore di Cristo)
  4. alla dottrina Evangelica (Bonhoeffer dixit: È la comunità che assolve dai peccati, non il Sacramento della Confessione; è l’assemblea che officia e rende valida la Santa Messa, non il Sacerdote)
  5. alla religione ebraica (considerando ancora valida l’Antica Alleanza a discapito della messianicità di Cristo)
  6. alla religione ebraica (Dio è causa prima sia del bene che del male: Dio permette, anzi causa personalmente il male per fini buoni)
  7. alla religione ebraica (negando il Deicidio storico del Figlio di Dio a carico del popolo ebraico, a favore della super scontata tesi della responsabilità morale di tutta l’umanità)
  8. alla religione ebraica (seguendo le feste ebraiche che hanno la funzione di “attendere la venuta” del Messia, cosa che il Cristiano, che crede nel Messia già venuto, non ha motivo di seguire)
  9. alla mistica ebraica (negazione della dimensione verticale dello spirito, vedi: rapporto personale con Dio, a favore della sola dimensione orizzontale, vedi: il rapporto con Dio si gioca esclusivamente nel rapporto con gli uomini)
  10. alla Mistica spuria della Cabbala (Dio è irraggiungibile, perciò è legittimo e doveroso immergersi nella vita di questo mondo, unica cosa possibile)
  11. allo gnosticismo ebraico (la salvezza si raggiunge con la conoscenza progressiva sull'occulto dei misteri divini)

Questo pur incompleto elenco delle storture neocatecumenali a stento può definirsi “una imperfezione”, una cosa da poco, che con un po’ di pazienza si corregge e si purifica… Tanto è vero che la dottrina neocatecumenale non è mai stata approvata né dalla Congregazione della Dottrina della Fede né tanto meno della Santa Sede, perché totalmente inapprovabile e di conseguenza, mai pubblicata.

Pertanto, prendendo coscienza delle gravissime realtà che si celano dietro questa entità, lungi dal tollerarle ed appoggiarle con un silenzio “che ormai sarebbe colpa”, continuiamo a denunciarle apertamente ed impietosamente, proprio affinché la paradossale ingenua non conoscenza delle alte sfere, che spesso si rifà solo agli apparenti frutti visibili, venga edotta sui molti tristi retroscena che spesso sfuggono a chi non li sperimenta personalmente.

Abbiamo mostrato l'elenco chiaro e preciso delle principali variazioni dottrinali presenti nel cammino. Di quelle parliamo, da quelle vorremmo liberarci e liberare chi ancora non sa o non può riconoscerle nella consapevolezza che col cammino non si può fare la sintesi hegeliana degli opposti, anch'essa molto conciliare, ma per nulla cristiana.

La nostra esperienza ci sta mostrando che mentre si cerca di mettere l'accento sulle correzioni, i neocatecumentali si sentono confermati e rafforzati solo dagli elogi... alla fine di fatto così è, perchè le correzioni non vengono attuate e quindi gli elogi le contraddicono.

Non c'è tutto di negativo nel cammino, se fosse guidato da sacerdoti formati cattolicamente e non kikianamente secondo l'iter neocatecumenale assoggettati ai catechisti laici - loro, le vere guide, che dovrebbero esercitare il triplice Munus: Sanctificandi docendi, regendi (!) - e si servisse del generoso impegno di laici, con prassi che non violano la preziosa e intangibile intimità delle persone, zelanti per il Signore e non pendenti dalle labbra del loro iniziatore che del Signore parla tanto, ma poi è ancora nelle tende nel deserto con Mosè e non nei 'Tabernacoli' : costruzioni salde, segno di rapporti restaurati(1), e il nostro Tabernacolo cattolico è il Nuovo 'Santo dei Santi' della Nuova Terra Promessa che è solo il Signore.

Un vescovo neocatecumenale, che ovviamente nella sua diocesi ha 'sposato' la pastorale del cammino, chiama i Tabernacoli "madie muffite"... e noi dovremmo tacere? Cos'abbiamo da spartire con costoro? Siamo troppo radicali se difendiamo il Signore e non chi lo bestemmia?

Dobbiamo credere che lo Spirito Santo ci lasci liberi -nel dubbio- di seguire o il Papa o Kiko, come se fossero essi ugualmente ispirati da Lui, dopo aver visto e sentito chiaramente che il loro iniziatore rifiuta di obbedire alle correzioni che da più di 40 anni gli vengono PROPOSTE (NON IMPOSTE, come Autorità dovrebbe...) dai massimi rappresentanti della Madre Chiesa?

Veramente lo Spirito Santo vuole che diventiamo tutti ciechi e irragionevoli, che aver fede significhi essere scemi, e non discernere più il bene dal male, scegliere di seguire o la menzogna o la Verità con assoluta indifferenza?
Noi ci rifiutiamo di crederlo.

Appaiono molto pertinenti le seguenti parole di Mons. Crepaldi, vescovo di Trieste, riferite alla realtà ecclesiale: "La situazione è grave, perché questa divaricazione tra i fedeli che ascoltano il papa e quelli che non lo ascoltano si diffonde ovunque, fino ai settimanali diocesani e agli Istituti di scienze religiose e anima due pastorali molto diverse tra loro, che non si comprendono ormai quasi più, come se fossero espressione di due Chiese diverse e procurando incertezza e smarrimento in molti fedeli."

Come ricorda Benedetto XVI nell'Omelia della Domenica delle Palme di quest'anno: siamo portati e portatori nel contempo, in cordata. La responsabilità della comunione è di ciascuno e di tutti coloro che sono 'in cordata'.

Che il Signore rinnovi la Sua benedizione sui forti e sui deboli, che il Signore faccia sentire la Sua voce forte e chiara al Suo gregge disperso e smarrito. Il Signore illumini di Sé la Sua Chiesa, e faccia tacere la tempesta.

Di questa cordata fanno parte anche tutte le persone del Cnc che in buona fede "vogliono seguire Lui". E "la responsabilità della comunione. il non strappare la corda con la caparbietà e la saccenteria" ricordata dal Papa, ci riguarda tutti, certamente, e dunque anche i Capi, i responsabili del Cnc che quella comunione la strappano con arroganza quando si comportano "da padroni della Parola di Dio" e di una verità mistificata e contaminata.

È il tempo di fare i conti, questo. E la misura giusta è l'umiltà del 'noi'. Dio lo voglia!


Introduzione del principio di inclusività nella Chiesa cattolica e sue conseguenze. (Il titolo è nostro e si riferisce al punto a) del § 3.6 del Cap. Tradizione e postconcilio, pag. 233-34 riprodotto di seguito, tratto dalla recente fatica di Mons. Brunero Gherardini, "Quod et tradidi vobis" - La Tradizione vita e giovinezza della Chiesa)

« Inizio dal famoso "subsistit in" di Lumen Gentium 8/b. Il testo ricorre ad un'inutile ed ingombrante circonlocuzione per non offendere gl'interlocutori del dialogo ecumenico con un semplice "Haec unica Christi Ecclesia est Ecclesia catholica" È pur vero che, su quest'identificazione, la circonlocuzione non lascia dubbi, ma il rispetto dei detti interlocutori espunse evidentemente la perentoria formulazione della Professio Fidei Tridentina e del Vaticano I: "Sancta catholica apostolica romana Ecclesia". LG 8/b lasciò più di una porta aperta ad un concetto di Chiesa inclusivo anche della loro presenza con la proposizione concessiva "extra eius compaginem elementa plura sanctificationis et unitatem catholicam impellunt" [ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica]. Unitatis Redintegratio 3 b-d fece poi il resto: riconobbe che fuori della chiesa cattolica esistono "plurima et eximia bona, quibus simul semptis ipsa Ecclesia edificatur et vivificatur" [Inoltre, tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica]. Ovvia la conclusione da trarre: la Chiesa di Cristo non è quella cattolica, ma questa concorre con altre - ossia con tutte quelle che dispongono dei "bona plurima et eximia quibus ipsa Ecclesia aedificatur et vivificatur" - alla costituzione della Chiesa di Cristo. In codesta Chiesa di Cristo, dunque, e nell'insieme dei soggetti ecclesiali che concorrono a costituirla, sussiste la Chiesa vera. Non quindi nella Chiesa cattolica romana. Ciò significa che la preposizione in venne scelta ad arte per operar il passaggio da un giudizio di identità (Ecclesia Christi est Ecclesia catholica) ad un giudizio di inclusione (la Chiesa di Cristo include in sé quella cattolica e tutte le altre dotate di beni salutari). »

Questo punto è preceduto dalla seguente affermazione:

« Oggi, l'estrema incoerenza o la strana dabbenaggine di chi è "maestro in Israele" propone una tradizione vivente [che significa aperta alla commistione con i fenomeni culturali destinati a snaturarla e quindi a neutralizzarla e non viva, cioè tanto vivente in quanto vera (2)], nella quale il sì della verità da sempre trasmessa non elide il no dell'opposta dottrina, ma a questa affida i propri contenuti per un'"autoricomprensione" di essi, nell'ambito di un pluralismo incolore e insensibile allo stridore dell'antitesi. Non è un paradosso, è l'assurdo, il logicamente contradditorio, l'antitesi assurta a validità esemplaristica e ideale. » ["Ma quale intesa può esserci tra Cristo e Belial?" (2 Cor 6,15) - è anche il titolo di un recente testo di Mons. Gherardini sul falso ecumenismo]

_____________________________
(1) Il richiamo è anche alla festa ebraica delle Capanne (o dei Tabernacoli) che comincia subito dopo Kippur, il giorno dell'espiazione. La stessa forma della sukkà è un abbraccio. E allora è agevole riconoscere la relazione verticale con Dio e orizzontale con gli altri e con l'ambiente naturale. È per questo che dopo kippur si comincia a costruire la sukkà. Infatti la correlazione tra kippur e sukkòt è la ricomposizione delle relazioni frantumate. Ovviamente per noi cristiani il Kippur è stato compiuto una volta per tutte da Cristo sulla Croce - non come nel Cammino nc insegna Carmen Hernandez [vedi] e la relazione con Dio e conseguentemente con gli altri e con le cose, è stata ed è in Lui definitivamente ricomposta.

"tabernacoli" e pensavo che si tratta non più della tenda nel deserto (abitazione provvisoria e insicura, luogo delle relazioni instabili), ma si tratta delle sukkòt (capanne), le costruzioni salde della Terra Promessa, 'luogo' delle relazioni restaurate.
in effetti tabernacula si riferisce a questo termine, che già di per se' dice molto, soprattutto se pensiamo che per noi, la nostra Terra Promessa è il Signore Gesù...

comunque poco fa ho guardato il testo ebraico e non dice "capanne", ma un termine ancora più bello e pregnante, che significa "le tue dimore"... i 'luoghi' in cui davvero abita il Signore sono tutti i momenti di Bellezza, di Bontà, di Verità, tutti i doni che vengono da Lui nella Sua Chiesa! ma se pensiamo che c'è un momento in cui ogni 'luogo' sparisce, perchè è prorio Lui che viene, come non andare a cercarlo ogni volta che possiamo! 

non vi pare che kiko e i suoi, siano sempre nel deserto sotto le 
'tende', simbolo molto ricorrente?



(2) Viene inserito in nota cosa deve intendersi per "Tradizione viva", estratto da una sintesi della relazione dello stesso Mons. Gheradini al Convegno Summorum Pontificum, dono per tutta la Chiesa, tenutosi a Roma dal 16 al 18 ottobre 2009:

La Tradizione è ininterrotta inalterata fedeltà della Chiesa al proprio atto di nascita, ai suoi principi vitali. Con cristallina chiarezza e profondità teologica, mons. Gherardini ha mostrato l’antitesi tra la “tradizione vivente” – di conio modernista, storicista e soggettivistico, che esclude la continuità e sancisce una rottura sempre nuova, perché “vivente” non è la tradizione, ma il principio che la neutralizza – e la “ermeneutica teologica evolutiva”, perché Tradizione e fissità non stanno insieme. Infatti chiunque voglia dare un nome ai criteri interpretativi di cui si avvale deve farlo secundum normas teologicae interpretationis; il che esclude tutti i criteri immanentistici antropocentrici e storicisti post illuministi che si ispirano al sentimentalismo, al romanticismo e forniscono di volta in volta unicamente risposte a domande contingenti, pretendendo di conformare il dogma e la dottrina alle molteplici variazioni del fragile pensiero umano, anziché ancorarli alla Divina Rivelazione. L’ermeneutica teologica definita della “continuità evolutiva”, esclude tutti quei criteri immanentistici che si sono imposti, dall’Illuminismo ad oggi, sia alla filosofia che alla teologia. Gli Apostoli ci hanno lasciato quanto da Cristo avevano ricevuto ratione ecclesiae, non i carismi personali ma le verità riguardanti la Fede e la Chiesa. Successio et Traditio: al successor viene trasmesso un deposito di cui diventa custos et traditor, ossia custode e trasmettitore di quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est. Tradizione da tradere: trasmettere, consegnare, comunicare; il che implica l’atto, il contenuto, l’Autorità che trasmette la sapienza metabolizzata dalle più lontane generazioni consegnata alla presente da consegnare alle future. Paolo a Timoteo afferma che la grazia ricevuta con l'imposizione delle mani lo abilita a trasmettere la verità ricevuta a uomini 'sicuri'. Ecco già in atto la catena della successione apostolica. Tertulliano parla di trasmissione della 'semente apostolica'. I Padri la chiamano Traditio Dominica o Traditio Apostolica: “lo Spirito Santo vi ricorderà tutte le cose che vi ho insegnato io” (Gv 14, 26). L’insufflatio dello Spirito non ha per oggetto una o più, ma “quaecumque dixero vobis”: tutte le cose, acquisizioni sempre più approfondite, nova et vetera (Gv 16,13).

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