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Colonialismo neocatecumenale
di Francesco Colafemmina
 
Fides et Forma, 21 settembre 2009 - L'articolo, ben documentato e argomentato, illustra in termini ineccepibili la instancabile, articolata attività del Cammino diretta a rastrellare fondi, non solo al suo interno, ma attraverso le più svariate iniziative. In questo caso si tratta della costruzione del Seminario Redemptoris Mater di Lezhë, in Albania.

Echi di chitarre e tamburelli provengono dall'atrio di uno stand. Siamo alla Fiera del Levante di Bari, ma la musica non è di un gruppo folk sudamericano, di indiani flautati con amplificatori da 1000 watts... no, si tratta di un gruppo di Neocatecumeni intenti in puerili danze e canti degni dei famosi Valleluja (quelli di "grazie, Signore, grazieeee!").

Che ci fanno i Neocatecumenali alla Fiera del Levante? Beh... è scontato... raccolgono denari.

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

Denari per un seminario "missionario" in Albania. Il seminario esiste già, ma provvisoriamente. Ora è necessario realizzare una megastruttura per la formazione di sacerdoti del Cammino. E per far questo si raccolgono fondi. Giusto, legittimo, impeccabile.

Ma mi sorge un dubbio: i Seminari Redemptoris Mater servono a formare sacerdoti Cattolici o sacerdoti Neocatecumenali?

Il catechismo della Chiesa Cattolica è infatti noto, pubblico, diffuso ed approvato dalla Santa Sede, redatto addirittura sotto la supervisione dell'attuale Pontefice; ma le catechesi del Cammino dove sono?

Sono pubbliche? No. Stampate? No. Approvate dalla Santa Sede? No. E allora? Allora ci troviamo dinanzi ad un fenomeno unico, irripetibile ed inedito nella storia del Cattolicesimo: un "movimento", un "percorso di iniziazione cristiana" di cui sono ignoti i contenuti e le modalità. Tutto ciò non è fenomenale, assurdo, inconcepibile?

Ma andiamo per gradi. Un'accusa da cui i Neocatecumenali si smarcano frequentemente è quella di essere creatori di seminari propri del Cammino e non alle dipendenze dei Vescovi. Questo è falso, ma solo in parte. Sebbene infatti i Seminari Redemptoris Mater siano alle dipendenze dei Vescovi e prevedano la medesima formazione degli altri seminari cattolici, condizione per farne parte è l'appartenenza al Cammino: "Condizione per entrare in questo tipo di seminario è quindi la partecipazione al Cammino neocatecumenale. Si antepone, o meglio, si premette e si affianca così alla formazione sacerdotale, l’iniziazione cristiana tout court. Ogni seminarista proviene da una comunità neocatecumenale in cui ha cominciato a conoscere il Signore e il suo amore, la comunione con i fratelli, il discernimento su se stesso, la vita di preghiera e di liturgia. Tale percorso lungi dall’essere sospeso durante il tempo di formazione sacerdotale ne è considerato parte integrante. Sicché, oltre alla vita di preghiera, disciplina, studio e servizio, propria di ogni seminario, i membri del Redemptoris Mater seguono il “Cammino” nelle comunità locali e ritornano nella loro comunità di origine per le “tappe” più importanti. Con l’ordinazione, costoro non si inseriscono in una congregazione o fraternità peculiare, bensì sono incardinati nel presbiterio di una chiesa locale per servire la missione evangelizzatrice della Chiesa." (documento sui SRM presente sul sito del Seminario Albanese)

E' quindi evidente che la cosiddetta "iniziazione" al Cammino diventa elemento peculiare del futuro sacerdozio di tali seminaristi. Questi sacerdoti non celebreranno l'eucaristia secondo le modalità proprie della Chiesa Cattolica, bensì secondo quelle - discutibili e riprovevoli - del Cammino. Idem dicasi per quanto concerne i percorsi formativi che instaureranno nelle loro nuove parrocchie e via dicendo. Anche la struttura dei seminari è dominata dal Cammino: "Il discernimento sull’idoneità all’ordinazione spetta come di norma al vescovo, di cui il rettore è diretto rappresentante. Quest’ultimo si avvale però anche del parere del Consiglio pastorale del seminario, composto dall’Equipe responsabile del Cammino neocatecumenale in quella data regione." I Consigli pastorali dei seminari sono per l'appunto composti da membri del Cammino.

Un altro aspetto che ci tocca da vicino è quello artistico architettonico di cui ho già parlato altrove. Anche questo Seminario prevede una chiesa ed una chiesa a pianta ottagonale, piena di icone kikiane e impostata seguendo il ginecomorfismo architettonico proposto dal signor Arguello.

Dunque, ricapitolando:

  1. Il seminario prevede l'accesso riservato ai soli Neocatecumeni;
  2. Il consiglio pastorale del seminario è composto da Neocatecumeni;
  3. Le chiese dei seminari sono realizzate secondo l' "estetica" kikiana e l'architettonica ginecomorfica del pittore spagnolo.
Allora si tratta di seminari cattolici o seminari neocatecumenali?

Il Cammino Neocatecumenale si configura ormai apertamente come una vera e propria setta "evangelica" incistata all'interno del Cattolicesimo. Con la scusa delle molteplici vocazioni che il Cammino produrrebbe, non ci si confessa la verità: il Cammino si fa strada grazie alle decime che prende dai suoi adepti e versa alle Diocesi in cui si incardina. Oltretutto i cattolici semplici e non intruppati in sette del genere devono sapere che i metodi "missionari" del Cammino non si applicano soltanto verso i paesi non cattolici, ma anche in quelli cattolici, attraverso l'invio di famiglie indottrinate e fedeli verso diocesi (anche italiane) nelle quali il Cammino non sia presente. Le famiglie sono come cellule che moltiplicano le affiliazioni e cominciano a trasformare le chiese delle parrocchie in cui si incardinano grazie all'ignoranza dei sacerdoti che approvano la loro fervente devozione. Questa procedura "coloniale" del Cammino non ha paragoni nella storia del Cattolicesimo. E non ha paragoni perchè tutto è coperto dal segreto e dal silenzio: le catechesi, i rituali eucaristici del sabato, le formazioni di gruppo, tutto è inaccessibile ai non neocatecumeni. E la ragione addotta è che si tratterebbe di un "percorso iniziatico" al quale non si può partecipare dall'esterno. Ma quale percorso iniziatico? Solo le sette prevedono percorsi iniziatici!

Anche l'Opus Dei è un percorso di formazione, anche Comunione e Liberazione. Pure, San Josemaria Escrivà parlava e parlava pubblicamente. E i suoi scritti e le sue omelie sono pubblici. E lo stesso dicasi per Don Giussani, le cui opere sono vera fonte di ricchezza spirituale per ogni cattolico indipendentemente dall'adesione a CL.

Non lo stesso vale per la triade neocatecumena: personaggi come l'Arguello o la signora Hernandez non sono minimamente paragonabili ai due fondatori di percorsi formativi cattolici appena citati. Eppure agiscono come se fossero direttamente incaricati da Dio per una missione di "conquista" del Cattolicesimo. La Chiesa agisca presto, prima che la deriva neocatecumenale possa arrivare a sostituirsi al cattolicesimo a partire da qualche inquilino dei Sacri Palazzi.

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