Monsignor Bonny:
«La consonanza tra Taizè e il Pontificio Consiglio affonda le
radici negli anni del Concilio Vaticano II, cui frère Roger e Maz
Thurian parteciparono in qualità di osservatori - ricorda monsignor
Bonny -. E anche ora che il fondatore non c'è più vedo una grande
contiuità».
Alla domanda: che cosa può dare
questo ritrovarsi di tanti giovani, anche di confessioni diverse, al
cammino dell'ecumenismo? monsignor Bonny risponde:
«Credo che siano un'esperienza molto
bella di quello che noi chiamiamo l'ecumenismo spirituale. È un
incontro tra cristiani incentrato non su grandi parole, sul ritorno
alle sorgenti comuni. È un'unità che si nutre delle profondità
della fede».
Punta l'attenzione anche su un altro
aspetto il rappresentante del Pontificio consiglio: «Tra i ragazzi
di Taizé si fa davvero esperienza dell'Europa a due polmoni. Non
capita spesso in raduni continentali di trovare un equilibrio simile
tra Oriente ed Occidente. Con tanti ragazzi dell'Est, "l'altra
metà" è ben più di un simbolo. Qui ci sono anche giovani
ortodossi: è un segnale molto bello di un'apertura che attraverso
di loro può crescere».
Infine c'è anche uno stile, molto
importante, da sottolineare. «Quello di Taizé è un ecumenismo
molto attento al cammino delle singole Chiese - ricorda Bonny -. Non
cerca fughe in avanti, si preoccupa di essere vicino alla
sensibilità di tutti senza offendere nessuno. E alla fine rinvia
ciascuno al cammino che è chiamato a vivere dentro la propria
realtà. Credo che sia il modo più giusto di vivere il cammino
verso l'unità».
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[Fonte: Avvenire 28 dicembre
2005]
v. anche:
>Comunità
di Taizè al Capodanno di Milano
>Giovani dallo
sguardo profondo, cercatori di silenzio
>Il valore del
silenzio