BENEDETTO XVI E GLI
ORTODOSSI
Giovedì, 23 giugno 2005
Benedetto XVI ha
chiesto di sbloccare il dialogo teologico con gli Ortodossi, fermo dal
2000 a causa delle divergenze sui cattolici orientali. Durante la
celebrazione del 29 giugno, il Papa ha menzionato la divergenza tuttora
persistente; ma sono molte le cose che ci uniscono, ha detto
rivolgendosi alla delegazione del Patriarcato ecumenico presente in San
Pietro per la festa del principe degli apostoli. (1)
Benedetto XVI ha chiesto questo giovedì
[23 giugno ndR] di riannodare il dialogo teologico ufficiale con le Chiese ortodosse,
fermo dal 2000, ricevendo una delegazione del Patriarcato ecumenico di
Costantinopoli.
La delegazione, guidata da S.E. Ioannis (Zizioulas), Metropolita di
Pergamo, composta inoltre da S.E. Gennadios (Limouris), Metropolita di
Sassima, e dal Rev.do Archimandrita Bartolomeo, Vice Segretario del
Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico, ha partecipato il 29 giugno
alla Messa della solennità dei Santi Pietro e Paolo, presieduta dal
Papa nella Basilica di San Pietro. [Testo
dell'omelia]
“Si avverte la necessità di unire le forze e non risparmiare le
energie, affinché il dialogo teologico ufficiale, iniziato nel 1980,
tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse nel loro insieme,
riprenda con rinnovato vigore”, ha affermato il Papa nell’udienza
che ha concesso ai suoi ospiti ortodossi.
Il dialogo teologico ufficiale si realizza attraverso una Commissione
Mista della quale fanno parte rappresentanti della Chiesa cattolica e
di varie Chiese ortodosse.
Il lavoro della Commissione è fermo dalla riunione svoltasi nel 2000
a Baltimora (Stati Uniti), quando sono sorte chiare divisioni al
momento di affrontare l’argomento previsto per l’occasione:
“Implicazioni teologiche e canoniche dell’uniatismo”, termine
con il quale gli ortodossi si riferiscono ai cristiani di Paesi di
tradizione ortodossa in unione con il Papa.
Durante l’udienza, il Papa ha ringraziato il patriarca di
Costantinopoli, Bartolomeo I, “che si sta prodigando per riattivare
i lavori della Commissione mista internazionale
cattolica-ortodossa”.
“Desidero rassicurarlo che è mia salda volontà appoggiare ed
incoraggiare questa azione – ha aggiunto –. La ricerca teologica,
che deve affrontare questioni complesse ed individuare soluzioni non
riduttive, è un impegno serio, al quale non possiamo sottrarci”.
“Se è vero che il Signore chiama con forza i suoi discepoli a
costruire l’unità nella carità e nella verità; se è vero che
l’appello ecumenico costituisce un pressante invito a riedificare,
nella riconciliazione e nella pace, l’unità, gravemente
danneggiata, tra tutti i cristiani; se non possiamo ignorare che la
divisione rende meno efficace la santissima causa della predicazione
del Vangelo ad ogni creatura, come possiamo sottrarci al compito di
esaminare con chiarezza e buona volontà le nostre differenze,
affrontandole con l’intima convinzione che esse vanno risolte?”,
ha chiesto il Papa.
Benedetto XVI ha spiegato che “l’unità che noi cerchiamo non è né
assorbimento né fusione, ma rispetto della multiforme pienezza della
Chiesa, la quale, conformemente alla volontà del suo fondatore Gesù
Cristo, deve essere sempre una, santa, cattolica ed apostolica”.
Il Vescovo di Roma ha quindi ricordato la ricchezza che apportano le
Chiese d’Oriente, soprattutto quelle ortodosse, alla stessa Chiesa
cattolica.
Citando il decreto del Concilio Vaticano II, “Unitatis
redintegratio” (numero 17), ha affermato: “Non fa meraviglia
che alcuni aspetti del mistero rivelato siano talvolta percepiti in
modo più adatto e posti in miglior luce dall’uno che non
dall’altro, cosicché si può dire allora che quelle varie formule
teologiche non di rado si completino, piuttosto che opporsi”.
________________
[Fonte: Zenit.org 30 giugno 2005]
(1)
“Interpretazione e portata” del ministero petrino ossia del ruolo e
dei compiti del vescovo di Roma, che è il papa, dividono cattolici ed
ortodossi, ma “stiamo insieme nella successione apostolica, siamo
profondamente uniti gli uni con gli altri per il ministero vescovile e
per il sacramento del sacerdozio e confessiamo insieme la fede degli
Apostoli come ci è donata nella Scrittura e come è interpretata nei
grandi Concili”. [ndR dal testo dell'omelia]
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