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Prosegue il cammino ecumenico della Chiesa. Nei prossimi giorni l'Arcivescovo
di Atene sarà ricevuto dal Papa
[Resoconto
dell'evento]
Seguono interviste a monsignor Dimitrios Salachas
dell’Esarcato apostolico greco-cattolico di Atene e al Vescovo Agathanghelos di Fanarion
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L’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Sua Beatitudine Christodoulos, farà visita a Benedetto XVI e alla Chiesa di Roma dal 13 al 16
dicembre prossimi. L'arcivescovo era già stato a Roma per i funerali di Giovanni
Paolo II – riferisce una nota della Sala Stampa vaticana - “ma è la prima volta
che il Primate della Chiesa Ortodossa di Grecia si reca in visita ufficiale al
Papa e alla Chiesa di Roma”. Il Papa lo riceverà nella mattinata di giovedì 14
dicembre. Con una cerimonia nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, sarà
consegnata all'arcivescovo parte della preziosa Catena della prigionia di San
Paolo, che si conserva in quella Basilica. Il Santo Sinodo della Chiesa
Ortodossa di Grecia, nella sessione del 3 novembre scorso, aveva espresso la
propria gioia per la realizzazione di questa visita, “i cui frutti – era stato
sottolineato - saranno positivi”.
“L'arcivescovo – aggiunge la Sala Stampa
vaticana - sarà ricevuto con calorosa fraternità ecclesiale e con l'onore dovuto
al suo rango di Primate della Chiesa Ortodossa di Grecia”. Si ricorda quindi che
“nel 2001 Giovanni Paolo II, nel suo pellegrinaggio sulle orme di San Paolo, si
era recato all'Aeropago di Atene dove, dopo una cerimonia, era stata firmata una
Dichiarazione comune con l'arcivescovo Christodoulos”. Il Santo Padre era stato
ricevuto nella sede del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa di Grecia. “Negli
anni seguenti – sottolinea la nota - vi è stato uno scambio di visite fra una
Delegazione del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa di Grecia venuta a Roma, e
una Delegazione del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei
Cristiani recatasi ad Atene. A queste iniziative sono seguiti altri fraterni e
intensi contatti fra la Chiesa di Roma e la Chiesa Ortodossa di Grecia”.
Venerdì 15 dicembre, Christodoulos visiterà la
chiesa di San Teodoro
Megalomartire, attribuita all’uso liturgico della comunità greca-ortodossa
di Roma, e proseguirà con il pellegrinaggio alla Basilica di San Clemente per la
visita della tomba di San Cirillo. Alle 10.45 ci sarà la visita della Basilica
di San Giovanni in Laterano, seguita da una visita alla Pontificia Università
Lateranense, per la cerimonia di conferimento di un dottorato “honoris causa” in
diritto civile e canonico. Nel pomeriggio sarà la volta della visita della
Basilica di Santa Maria Maggiore, seguita dal pellegrinaggio alle catacombe di
Priscilla. Sabato 16 dicembre, ultimo giorno del viaggio, sarà dedicato alla
visita al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
Le visite alla Chiesa di san Teodoro megalomartire del VII
secolo e alla basilica di san Clemente, dove è posta la tomba di san Cirillo,
hanno aperto oggi la penultima giornata del viaggio dell’arcivescovo di Atene e
di tutta la Grecia, Christodoulos, a Roma. A san Teodoro, chiesa attribuita ad
uso liturgico della comunità greca-ortodossa di Roma, l’arcivescovo ha
incontrato l’esarca dell’Europa settentrionale, il metropolita Gennadios di
Italia, attraverso il quale ha salutato “tutte le comunità ortodosse di Venezia,
Trieste, Milano, Genova, Torino, Bologna, Parma, Pavia, Rimini, Reggio, Padova,
Ferrara e Firenze” ringraziandolo per l’ospitalità cordiale e donandogli un
pettorale episcopale ed una croce. Successivamente Christodoulos si è recato
nella chiesa di san Clemente dove ha sostato in preghiera sulla tomba di san
Cirillo del quale ha ricordato l’attività missionaria condotta con il fratello
Metodio. “Con la loro opera ed il loro contributo – ha detto –, l’invenzione di
un alfabeto, hanno aiutato i popoli balcanici a svilupparsi conformemente ai
principi ecclesiali, alla tradizione e alla spiritualità del cristianesimo
orientale”.
Su questa visita e le sue
conseguenze ecumeniche, ZENIT ha interpellato monsignor Dimitrios Salachas,
dell’Esarcato apostolico greco-cattolico di Atene, che insegna Diritto Canonico
a Roma, ed è consultore della Congregazione per le Chiese orientali, del
Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, e di altri organismi della Curia
Romana.
Alcuni – e non tanti – anni fa era poco probabile una visita dall'Arcivescovo
ortodosso di Atene dal Papa. Che cosa sta cambiando, anche dopo il Papa ad
Istanbul?
Mons. Salachas: A mia conoscenza, l’intenzione dell’Arcivescovo Christodoulos di
visitare il Papa era già maturata durante gli ultimi anni del pontificato di
Giovanni Paolo II, ai cui funerali aveva partecipato personalmente.
Infatti punto di partenza di una nuova epoca istaurata nei rapporti tra la
Chiesa di Roma e la Chiesa ortodossa di Grecia è stato proprio il pellegrinaggio
giubilare, nel maggio 2001, del Papa Giovanni Paolo II in Grecia “sulle orme di
San. Paolo”, e la firma di una Dichiarazione comune sull’Areopago di Atene tra
il Papa Giovanni Paolo II e l’Arcivescovo Christodoulos, con la quale si
impegnavano per una fraterna collaborazione e una comune testimonianza per la
salvaguardia dell’identità cristiana del Continente Europeo.
Seguirono, nel marzo 2002, la visita alla Santa Sede di una Delegazione del
Santo Sinodo della Chiesa di Grecia, e nel febbraio 2003, la visita di una
Delegazione della Santa Sede guidata dal Cardinale Walter Kasper alla Chiesa di
Grecia, e la partecipazione di rappresentanti della Santa Sede in diverse
iniziative indette dalla Chiesa di Grecia a livello internazionale ed ecumenico.
La visita del Papa Benedetto XVI a Costantinopoli è intervenuta a consolidare la
decisione già presa da mesi dall’Arcivescovo di visitare la Chiesa di Roma ed
incontrare il suo Vescovo per riaffermare l’impegno assunto con la Dichiarazione
sull’Areopago di Atene nel 2001.
In alcuni ambienti cattolici si ritiene che uno dei principali problemi per
l'unità dei cristiani sia l'unità delle Chiese Ortodosse tra di loro. Come sono
i rapporti tra i grandi Patriarcati e specialmente con il Patriarcato Ecumenico?
Mons. Salachas: L’unità e la comunione tra le Chiese Ortodosse – ciascuna delle
quali si regge sinodalmente e gode di una autonomia amministrativa interna – non
si manifesta allo stesso modo in cui si verifica nella Chiesa Cattolica, dove il
Romano Pontefice, come autorità suprema della medesima Chiesa, costituisce il
fondamentale criterio dottrinale e canonico di comunione ecclesiale. Il
Patriarcato Ecumenico è stato nel corso dei secoli ed è ancora oggi la prima
Sede tra le 16 Chiese ortodosse di tradizione bizantina (9 Patriarcati, 7 Chiese
autocefale nazionali e autonome).
La Chiesa Ortodossa nel suo insieme è composta dalla piena comunione di
Patriarcati e di Chiese nazionali autonome, unite nella fede ortodossa definita
dai primi Concili ecumenici e regolate dai sacri canoni degli stessi Concili,
che si reggono internamente in modo autonomo secondo i propri statuti
sinodalmente emanati, salva restando la precedenza nell’ordine e nell’onore tra
esse basata su criteri di origine storico-canonica. I Patriarchi delle Chiese
Ortodosse, anche se posteriori nel tempo gli uni agli altri, sono tutti uguali
quanto a dignità patriarcale, salva restando la precedenza di onore tra di loro.
L'ordine di precedenza tra le antiche Sedi patriarcali delle Chiese Ortodosse è
che in primo luogo viene la Sede Costantinopolitana, dopo di essa quella
Alessandrina, poi l'Antiochena e quindi quella Gerosolimitana.
La precedenza tra tutti gli altri Patriarchi e Capi delle Chiese Ortodosse è
ordinata secondo l'antichità della Sede patriarcale o arcivescovile. Il
Patriarca di Costantinopoli, che sin dal secolo V° porta il titolo di
“ecumenico”, è in Oriente il primo nell’ordine e nell’onore tra i Patriarchi e
Capi ortodossi.
Questa prerogativa, sebbene non sia di indole giuridica ma solamente onorifica,
poiché ogni Chiesa ortodossa è governata in modo autonomo e sinodale, tuttavia
comporta una funzione di sintonia e sinergia di comunione panortodossa, di
iniziativa, di coordinamento, di azione comune a livello panortodosso, dopo
previa consultazione e accordo con tutte le altre Chiese Ortodosse. Quindi il
Patriarcato di Costantinopoli gode di una preminenza di onore tra le Chiese
Ortodosse e i loro Capi.
In questo senso una Chiesa Ortodossa locale è canonica nella misura in cui è in
comunione con la Chiesa-Madre di Costantinopoli e con tutte le altre Chiese
Ortodosse. Problematiche e tensioni interne contingenti tra le varie Chiese
Ortodosse di vario genere (mai di indole dottrinale, ma piuttosto talvolta
etnico e canonico-giurisdizionale) ci sono state nel passato e ci sono talvolta
ancora oggi, ma ciò non è stata mai una causa di rottura di comunione canonica
ecclesiale o di scismi.
L’unità dell’Ortodossia viene manifestata in modo speciale liturgicamente nella
celebrazione in circostanze solenni della Divina Liturgia in ogni Patriarcato e
Chiesa, in cui vengono commemorati tutti i Patriarchi e i Capi delle Chiese
Ortodosse, secondo l'antichità della Sede patriarcale o arcivescovile, a
cominciare dal Patriarca Ecumenico.
Come cattolico greco e specialista in diritto orientale, non crede che il
fatto che i cattolici in Grecia abbiano alcuni problemi – non riconoscimento
della personalità giuridica della Chiesa Cattolica – possa rallentare il buon
rapporto ecumenico ad alto livello?
Mons. Salachas: E’ vero che il problema del riconoscimento della personalità
giuridica della Chiesa Cattolica da decenni preoccupa i cattolici in Grecia con
gravi conseguenze pratiche. Infatti durante la visita in Vaticano del Presidente
della Repubblica Ellenica, Sig. Karolos Papoulias, il 28 gennaio 2005, è stato
affrontato questo problema.
Il Presidente, accompagnato dal ministro dell’Educazione e degli Affari
religiosi, Sig.ra Ghiannakou, si è impegnato decisamente per una giusta e rapida
soluzione di questo problema al fine di dare alla Chiesa Cattolica in Grecia uno
statuto giuridico appropriato e riconosciuto.
Attualmente il Ministero ha istituito una commissione mista per studiare una
possibile soluzione del problema. Si cerca una soluzione nel contesto della
Costituzione e dell’ordinamento giuridico in vigore della Repubblica Ellenica.
Non mancano le difficoltà in questa linea, ma si spera che ben presto la
commissione potrà giungere alla soluzione auspicata.
Il Papa Benedetto XVI, ricevendo il 30 ottobre scorso i Vescovi cattolici della
Grecia, in visita ad limina, ha espresso la speranza che con pazienza e
nel rispetto delle legittime procedure, sarà possibile giungere, grazie
all’impegno di tutti, all’auspicata intesa. Non penso, perciò, che questo
problema possa rallentare il buon rapporto ecumenico ad alto livello tra le
Chiese.
Il problema non riguarda infatti la Chiesa Ortodossa, ma è di esclusiva
competenza del governo, il quale, oltre all’obbligo di garantire il diritto
costituzionale della libertà religiosa di ogni cittadino e di ogni religione, è
tenuto a rispondere alle interpellanze della Comunità Europea, di cui la Grecia
è membro. Non penso che la Chiesa Ortodossa voglia rallentare questo processo.
Vescovo della Chiesa ortodossa di Grecia parla dei rapporti
tra la sua Chiesa e quella cattolica. Intervista al Vescovo
Agathanghelos di Fanarion
Włodzimierz
Rędzioch, su
Zenit 14 dicembre 2006
Il Vescovo Agathanghelos di Fanarion, è il Direttore generale
dell’organizzazione “Apostoliki Diaconia”, che nella Chiesa Ortodossa di Grecia
si occupa delle missioni, della formazione dei seminaristi e dell’attività
editoriale.
L’ “Apostoliki Diaconia” aiuta le altre Chiese, specialmente in Africa e in
Asia, finanzia la formazione dei seminaristi nei Paesi poveri, costruisce le
chiese e gli ospedali, pubblica i libri nelle lingue locali (non soltanto i
libri religiosi ma anche gli opuscoli che riguardano la salute per esempio la
prevenzione delle malattie tropicali).
Nella primavera di quest’anno, il Vescovo Agathanghelos con una delegazione
greco-ortodossa è venuto in visita a Roma per conoscere meglio la tradizione e
la cultura della Chiesa cattolica.
Secondo le sue parole è importante scoprire tutto quello che univa le nostre
Chiese nel primo millennio quando non erano ancora divise, conoscersi a vicenda,
ascoltarsi e discutere senza pregiudizi. Tutto questo sarà possibile grazie alla
preghiera e all’amore vicendevole che può abbattere le barriere della paura.
Come valuta i rapporti tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di
Grecia?
Vescovo Agathanghelos: La visita di Giovani Paolo II in Grecia nel 2001 è stato
un momento decisivo nel miglioramento dei rapporti tra le nostre Chiese.
Sull’Areopago il Papa incontrò l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia
Christodoulos. Negli anni successivi alla visita, cioè da quando presiedo l’
“Apostoliki Diaconia”, abbiamo allacciato i rapporti con la Chiesa cattolica,
specialmente con il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Uno dei
frutti della nostra collaborazione è la preparazione di un fac-simile
dell’antico e riccamente decorato codice sulle vite dei Santi “Menologue di
Basilio II”, che è conservato nella Biblioteca Vaticana. E’ un’opera
importantissima perché fu eseguita dopo il periodo dell’iconoclastia. Questo
codice segna una svolta nella storia della Chiesa d’Oriente che di nuovo
comincia a venerare icone e scopre l’importanza della bellezza.
In occasione della pubblicazione del Codice abbiamo invitato ad Atene il
Cardinale Jean-Louis Touran, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che portò i
saluti da parte di Benedetto XVI. Fu allora che l’Arcivescovo Christodoulos fu
invitato a visitare il Vaticano. L’anno scorso abbiamo offerto, tramite la
Nunziatura Apostolica ad Atene, borse di studio per 30 cattolici affinché
potessero visitare il nostro Paese, imparare la lingua, conoscere la nostra
cultura e la tradizione ortodossa. In questo modo i cattolici potevano
avvicinarsi all’ “altra parte” della Chiesa con la quale per mille anni “eravamo
uno”.
La Chiesa ortodossa greca può servire da esempio per le altre Chiese
ortodosse di dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica?
Vescovo Agathanghelos: Credo che ogni uomo di buona volontà possa scoprire il
senso di tale dialogo e imparare a dialogare. La collaborazione tre le Chiese
non può essere paragonata alle relazioni tra gli Stati. Questa collaborazione ha
molti aspetti e uno di questi sono le visite che permettono di sorpassare i
pregiudizi. E’ una cosa molto importante specialmente adesso, quando cominciamo
la nuova tappa del dialogo tra le nostre Chiese. Voglio sottolineare un fatto:
molte Chiese e Patriarcati (Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Patriarcato
di Alessandria, Patriarcato di Gerusalemme, Chiesa di Cipro, Chiesa di Albania)
collaborano con noi e nominano i professori di teologia greci per i contatti
ecumenici.
La Chiesa cattolica è molto preoccupata di come vanno certe cose nell’Unione
Europea, particolarmente per la promozione della nuova visione dell’uomo e della
famiglia che contraddice l’antropologia cristiana. La Chiesa ortodossa greca
condivide questa preoccupazione?
Vescovo Agathanghelos: Noi abbiamo gli stessi vostri timori. Constatiamo con
tristezza che l’Europa, particolarmente quella occidentale, si allontana dal
cristianesimo. I politici non riconoscono l’identità del nostro continente che è
frutto della nostra storia e che non si può negare. E’ un grosso problema perciò
che dobbiamo affrontare collaborando tra di noi.
Ma come convincere i politici dell’UE a rinunciare alle politiche che
colpiscono la famiglia se certe Chiese protestanti riconoscono le unioni
omosessuali?
Vescovo Agathanghelos: Perciò il dialogo tra le Chiese cattolica e ortodossa è
così importante. Ci unisce tantissimo: la tradizione comune, la teologia, la
successione apostolica, opinioni circa la bioetica, diritti dell’uomo, pace nel
mondo. Per mille anni abbiamo vissuto insieme, per mille anni successivi siamo
stati separati. Nel corso della storia sono capitati momenti drammatici, spesso
ci siamo sentiti feriti, ma questo non vuol dire che oggi non possiamo vivere
come fratelli.
In che modo le nostre Chiese possono opporsi insieme alla politica
anticristiana e al processo di secolarizzazione nel mondo occidentale?
Vescovo Agathanghelos: Volevo fare una sola riflessione. Il nostro dialogo
teologico può dare la testimonianza di Cristo. Oggi la gente che è in cerca di
verità ci chiede: perché siete divisi? Come, essendo divisi, possiamo convincere
i nostri fedeli dell’amore di Cristo?
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