Il Papa a Bartolomeo I
"Non mi stancherò mai di cercare l'unità dei cristiani"
I due Santi Patriarchi
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Un momento storico sulla via dell’ecumenismo: nella Basilica Vaticana, si è svolta stamani una solenne
celebrazione, durante la quale Giovanni Paolo II ha consegnato al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I,
le reliquie dei Santi Gregorio Nazianzeno, detto il Teologo, e Giovanni Crisostomo, da secoli venerate nella Basilica di
San Pietro. |
La cerimonia - particolarmente suggestiva - ha rappresentato, nelle parole del Papa, il segno della “volontà
di camminare insieme verso quella piena e visibile unità che Cristo vuole per i suoi discepoli”. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
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(canti)
“Camminare insieme, affinché il mondo creda in Cristo, nostro unico Salvatore”: Giovanni Paolo II ha
sintetizzato così lo straordinario valore della celebrazione ecumenica nella Basilica di San Pietro. Ancora una volta,
il Papa ha ribadito che non si stancherà mai “di cercare fermamente e risolutamente questa comunione fra i discepoli
di Cristo”, perché è suo desiderio, “in risposta alla volontà del Signore”, “di essere servo della comunione
nella verità e nell’amore”. Con affetto fraterno si è rivolto al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo
I:
“Oggi il Signore ci concede di ritrovarci insieme nel nome di Cristo e nella gioia dello Spirito Santo per vivere
un momento significativo di preghiera, di scambio di doni e di comunione fraterna”.
Ha così messo l’accento sul ruolo dei Santi Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo, “ardenti intercessori del
dono dell’unità visibile per le nostre Chiese”. Due santi, vissuti nel IV secolo dopo Cristo, che si dedicarono
alla cura pastorale del popolo loro affidato, alla difesa dell’ortodossia e dell’unità della Chiesa, favorendo la
comunione tra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa di Roma.
(cori)
Canti latini e cori greci si sono alternati nell’accompagnare la processione con le reliquie dei due Santi, Padri e
Dottori della Chiesa, custodite in preziose urne di alabastro. Il momento cruciale della celebrazione, la consegna delle
reliquie a Bartolomeo I, è stato preceduto dalla lettura di una lettera indirizzata dal Pontefice al Patriarca di
Costantinopoli.
Nella missiva, letta dall’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, il Papa sottolinea come
la “traslazione” delle sante reliquie rappresenti “un’occasione benedetta per purificare le nostre memorie
ferite, per rinsaldare il nostro cammino di riconciliazione, per confermare che la fede di questi nostri Santi” è “la
fede delle Chiese d'Oriente e d'Occidente”. E’ questo il “momento favorevole” – è la sua esortazione – “per
unire alla loro intercessione la nostra preghiera, affinché il Signore affretti l’ora in cui potremo insieme, nella
celebrazione della Santa Eucaristia, vivere la piena comunione, e contribuire così in modo più efficace a far sì che
il mondo creda che Gesù Cristo è il Signore”. Parole, a cui ha fatto eco il Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I:
“Questo fraterno gesto della Chiesa dell’Antica Roma conferma che non esistono nella Chiesa di Cristo problemi
insormontabili, quando l’amore, la giustizia e la pace si incontrano nella sacra diaconia della riconciliazione e dell’unità”.
Il Patriarca si è quindi detto convinto che il Papa “desideri fortemente il miglioramento delle relazioni
interecclesiali”. Ogni atto “che rimargina vecchie ferite e ne previene di nuove – ha sottolineato Bartolomeo I
– contribuisce alla creazione dei presupposti necessari per continuare il dialogo della verità nell’amore tra le
nostre Chiese, così che, obbedendo alla volontà divina del nostro Santo Dio nell’adorata Trinità, possiamo
incontrarci di nuovo al più presto nella fede comune della Chiesa d’un tempo, unica base per il ristabilimento della
piena comunione tra le nostre Chiese”.
(Benedizione in greco)
A margine della solenne celebrazione di stamani, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Navarro-Valls, ha
tenuto a precisare che il gesto di Giovanni Paolo II, “gesto di grande importanza ecclesiale ed espressione della comunicatio
in sacris esistente tra l'Oriente e l'Occidente cristiani”, non rappresenta una “riparazione” ed un “modo
per il Papa di chiedere perdono da parte della Chiesa cattolica per la sottrazione delle reliquie al Patriarcato
ecumenico durante la crociata del XIII secolo”, come erroneamente riportato da alcuni media. “Una tale
interpretazione - ha spiegato il portavoce vaticano - è storicamente inesatta, poiché tra l’altro le spoglie mortali
di San Gregorio di Nazianzo giunsero a Roma nell'VIII secolo, all’epoca della persecuzione iconoclasta, per metterle
in salvo”. “Senza negare i tragici eventi del XIII secolo, il ritorno, non la restituzione, a Costantinopoli delle
reliquie dei due Santi – si legge ancora nella nota – intende riproporre, al di là delle polemiche e delle
difficoltà del passato, il loro esempio edificante, e suscitare una corale preghiera dei cattolici e degli ortodossi
per la loro piena comunione”.
La cerimonia ecumenica di stamani rappresenta, dunque, un nuovo fondamentale gesto per la promozione dell’unità
dei cristiani. Lo sottolinea con forza proprio il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, in questa
intervista di Giovanni Peduto:
Intervista al Patriarca
Bartolomeo
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D. – I Santi Padri e dottori della Chiesa Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno hanno preceduto Sua Santità
sul trono di Costantinopoli. Ora Lei riceve le reliquie di questi due grandi Santi dalle mani del Papa. Quali sono i
suoi sentimenti?
R. – Sono molto commosso e molto molto lieto. Non solo io personalmente, ma anche tutta la Chiesa di Costantinopoli
e, posso dire senza riserve, tutta l’ortodossia, tutto l’Oriente cristiano. E’ veramente un avvenimento storico
dovuto alla buona volontà di Sua Santità il Papa, che ha voluto accettare la mia richiesta a lui presentata nel giugno
scorso. Nel frattempo è stato confermato che le reliquie si trovano nella Basilica di San Pietro e lo scorso ottobre ho
ricevuto la risposta ufficiale di Sua Santità, scritta in greco, con la quale mi annunciava la sua decisione di
restituirci queste reliquie. E’ un passo molto importante verso la piena unità tra le nostre Chiese sorelle, che è
molto apprezzato dal Patriarcato ecumenico e da tutta l’ortodossia. Io considero questo fatto come il più importante
del mio servizio patriarcale di questi ultimi 13 anni. Siamo grati a Sua Santità.
D. – Può anticiparci, Santità, dove verranno collocate le reliquie?
R. – Nella cattedrale patriarcale di San Giorgio. Da una parte abbiamo già le reliquie di tre sante. Dall’altra
parte, nella nostra cattedrale di San Giorgio, saranno collocate per sempre le reliquie di questi due grandi dottori.
D. – Dopo la cerimonia della consegna delle reliquie, Sua Santità ospita nel suo aereo di ritorno a Costantinopoli
la delegazione della Santa Sede che ogni anno si reca al Fanar per la festa di Sant’Andrea. Dopo questi scambi di
cortesia così grandi, così importanti, cosa ci si può aspettare nello sviluppo del dialogo ecumenico?
R. – Possiamo aspettarci altri passi in avanti. Non possiamo prevedere quali saranno questi passi, ma saranno
sempre positivi, sempre dei passi fraterni che promuoveranno buone, fraterne relazioni fra di noi. Ciascuno di questi
passi sarà una pietra nella costruzione dell’edificio della piena unità.
Intervista al Cardinale Kasper
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E sempre nel segno dell’ecumenismo, oggi pomeriggio una delegazione della Santa Sede si recherà ad Istanbul –
assieme a Bartolomeo I – per la festa di Sant’Andrea, Patrono del Patriarcato di Costantinopoli, che ricorre il 30
novembre. A guidare la delegazione vaticana è il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità
dei Cristiani, che – al microfono di Giovanni Peduto – spiega l’importanza del ritorno a Costantinopoli delle
reliquie dei due Santi:
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R. – Si tratta di due Padri della Chiesa molto importanti, sono venerati e stimati in Occidente e in Oriente,
formano una specie di ponte tra i due lati della cristianità. La consegna delle reliquie è un primo segno dei nostri
rapporti molto migliorati con le Chiese ortodosse. In secondo luogo, sono segno di un’eredità comune fin dai primi
secoli della cristianità: la stessa fede in Gesù Cristo, vero Uomo, vero Dio. La stessa fede nella Santa Trinità e
molte altre cose. Adesso si è aggiunta anche una sorta di comunicatio in sacris, per le reliquie: non si tratta
infatti di ossa morte, per gli ortodossi – neanche per noi! – ma sono parti dei Santi che sono nella gloria dei
Cieli, una sorta di contatto con la realtà celeste, e noi partecipiamo insieme a questa realtà. Perciò questo gesto
ha un significato molto, molto profondo. E questo fa un grande effetto. È, in definitiva, un atto di riconciliazione
tra Occidente e Oriente, e quindi un passo molto importante per il futuro ecumenico.
D. – Al termine della cerimonia, la delegazione vaticana che, come di consueto, ogni anno per la festa di Sant’Andrea
si reca a Costantinopoli, quest’anno viaggerà con lo stesso aereo del Patriarca. Eminenza, cosa possiamo aspettarci
da tutti questi fatti?
R. – È un fatto straordinario il fatto di viaggiare insieme con il Patriarca che ci ha invitati. Avremo come di
consueto conversazioni al Fanar, e questa volta vogliamo convocare ancora la Commissione teologica internazionale e
anche questo sarà un passo molto importante. A Costantinopoli sono radunati anche molti rappresentanti di altre Chiese
ortodosse: sarà una grande festa, una grande celebrazione. Ci saranno anche molti vescovi dei Focolari, al Fanar, e
questa volta, la celebrazione della festa di Sant’Andrea sarà straordinaria!
Lettera di
Giovanni Paolo II al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Sua
Santità Bartolomeo I
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All’amato Fratello
BARTOLOMEO I
Patriarca di Costantinopoli
1. E’ ancora viva nel
mio cuore la gioia per il nostro incontro sul Sagrato di questa
Basilica Vaticana, il 29 giugno di quest'anno, in occasione della
festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Ed ecco che, ora, il Signore
nella sua benevolenza ci ridona la possibilità di realizzare qui,
presso la tomba dell'apostolo Pietro, un altro incontro fraterno
nell'amore, nella preghiera e nella volontà di camminare insieme
verso quella piena e visibile unità che Cristo vuole per i suoi
discepoli.
L'occasione ci è data
dalla comune venerazione per le reliquie dei Santi Gregorio il Teologo
e Giovanni Crisostomo, due Padri della Chiesa d'Oriente, due Santi
Patriarchi di Costantinopoli, due Dottori della Chiesa che, con San
Basilio il Grande, sono sempre stati onorati con una festa nella
Chiesa cattolica. E noi, ogni volta che "incontriamo questi
nostri Padri, ne siamo confermati nella fede e incoraggiati nella
speranza" (Lettera ap. Patres
Ecclesiae, 1).
2. Ecco che ora alcune
loro reliquie - resto di quei corpi che hanno vissuto la sequela di
Cristo, hanno sofferto la persecuzione per il suo Nome e sono stati
tempio dello Spirito Santo - ritornano a Costantinopoli.
Nella traslazione di
così sante reliquie noi vediamo un'occasione benedetta per purificare
le nostre memorie ferite, per rinsaldare il nostro cammino di
riconciliazione, per confermare che la fede di questi nostri Santi
Dottori è la fede delle Chiese d'Oriente e d'Occidente. Vediamo,
altresì, l'ora propizia per "mostrare con parole e gesti di oggi
le immense ricchezze che le nostre Chiese conservano nei forzieri
delle loro tradizioni" (Orientale
lumen, 4).
E’ questo il
"momento favorevole" per unire alla loro intercessione la
nostra preghiera, affinché il Signore affretti l'ora in cui potremo
insieme, nella celebrazione della Santa Eucaristia, vivere la piena
comunione, e contribuire così in modo più efficace a far sì che il
mondo creda che Gesù Cristo è il Signore.
3. Amato Fratello, non
mi stancherò mai di cercare fermamente e risolutamente questa
comunione tra i discepoli di Cristo, perché il mio desiderio, in
risposta alla volontà del Signore, è di essere servo della comunione
"nella verità e nell'amore, affinché la barca – il bel
simbolo che il Consiglio ecumenico delle Chiese ha scelto come emblema
- non sia squassata dalle tempeste e possa un giorno approdare alla
sua riva" (Ut
unum sint, 97).
Il Signore, che viene
in mezzo ai suoi santi (cfr Zc 14,5), confermi i nostri
propositi e ci custodisca nell’impegno del quotidiano adempimento
del comandamento nuovo.
Nella pazienza di
Cristo e nella carità di Dio, con fraterno affetto.
Dal Vaticano, 27
novembre 2004
IOANNES PAULUS II
Ringraziamento
del Patriarca Bartolomeo I
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Santità,
Ricordando la vita, la
fede, l’ethos e le lotte del nostro Padre tra i Santi, Giovanni
Crisostomo, abbiamo la sensazione di ascoltarlo - anche durante questo
sacro e storico momento - ripetere le ultime parole della sua vita
terrena: "Gloria a Dio per tutto ciò!" E crediamo
che anche San Gregorio il Teologo avrebbe patrocinato questa
dossologia di ringraziamento, perché le sacre reliquie di entrambi
tornano al luogo al quale esse appartengono. Ha così termine la loro
involontaria, secolare lontananza, imposta allora da circostanze
infelici per la Chiesa.
Questa benedetta
traslazione si realizza grazie alla decisione di buona volontà,
gradita a loro e a noi, decisione degna di ogni onore e
ringraziamento, della Vostra amata Santità, di restituirci le loro
sacre reliquie. A questo riguardo, Santità, Voi seguite l’esempio
di San Basilio il Grande, che restituì le venerate reliquie di San
Dionigi, vescovo di Milano, addormentatosi nel Signore in esilio, a
causa degli Ariani, e sepolto nella regione affidata allo stesso San
Basilio, come il Santo riferisce nella sua epistola (Nr. 197),
indirizzata a Sant’Ambrogio, successore di san Dionigi.
La Chiesa, adorna, in
tutto il mondo, del venerato sangue dei Martiri – che è come di
porpora e di bisso – rispetta come conviene le reliquie dei suoi
figli, che hanno sopportato nel Signore sofferenze, crocifissioni e
morti amare inflitte dalle belve, dal fuoco, dalla spada e da
innumerevoli traversie.
Perciò la traslazione
e la ricollocazione delle reliquie dei nostri beati predecessori nella
Santissima Arcidiocesi di Costantinopoli, che essi hanno reso gloriosa
con la loro santità, la saggezza, le lotte e, in genere, con la loro
opera apostolica, è motivo di gioia e di letizia non soltanto per il
nostro sacro Trono Ecumenico e per il plèroma di tutta la
nostra Santissima Chiesa Ortodossa, che li venera profondamente, ma
anche per tutti i nostri fratelli cattolici, che vivono nella nostra
Sede.
Si celebra oggi un atto
sacro, che ripara un’anomalia e ingiustizia ecclesiastica. Questo
fraterno gesto della Chiesa dell’Antica Roma conferma che non
esistono nella Chiesa di Cristo problemi insormontabili, quando
l’amore, la giustizia e la pace si incontrano nella sacra diaconia
della riconciliazione e dell’unità.
Per il ristabilimento
della concordia e dell’unità certamente pregano anche i due Santi,
le cui reliquie ritornano alla loro sede. Poiché, come è noto, in
vita, essi avevano molto lottato per l’unità della Chiesa nella
fede e nella verità. Resta sempre attuale e potente la frase di San
Giovanni Crisostomo, il quale affermava che lacerare la Chiesa è un
danno peggiore che cadere nell’eresia; e che il peccato dello scisma
nella Chiesa non può essere lavato neppure dal sangue del martirio.
Sono note, d’altra parte, le ineguagliabili parole di pace di San
Gregorio il Teologo e la sua incomparabile omelia di commiato, con la
quale giustificò le sue dimissioni da Patriarca di Costantinopoli,
quale decisione che mirava al ristabilimento della pace e dell’unità
nella Chiesa.
Siamo convinti, Santità,
che anch’Ella desideri fortemente il miglioramento delle relazioni
interecclesiali. Per questo motivo Vi sottoponete a tanti faticosi
pellegrinaggi in tutta l’Ecumene. Ogni atto che rimargina vecchie
ferite e ne previene di nuove, contribuisce alla creazione dei
presupposti necessari per continuare il dialogo della verità
nell’amore tra le nostre Chiese, così che, obbedendo alla volontà
divina del nostro Santo Dio nell’adorata Trinità, possiamo
incontrarci di nuovo al più presto nella fede comune della Chiesa
d’un tempo, unica base per il ristabilimento della piena comunione
tra le nostre Chiese.
Notiamo, infine, che
con questo Vostro atto, date un luminoso esempio da imitare, un
messaggio fraterno e un monito a tutti coloro che arbitrariamente
possiedono e trattengono tesori della fede, della pietà e della
civiltà di altri, affinché essi siano resi a coloro che giustamente
li cercano e li richiedono.
Di tutto ciò Vi
ringraziamo dal profondo del cuore, Santissimo e diletto Fratello in
Cristo. E Vi ringraziamo per la Vostra decisione - nobile, sacra e
ricca di simbolismo - di restituirci queste sacre reliquie. Vi
auguriamo salute e longevità, per l’intercessione dei santi
Gregorio e Giovanni. Così sia.
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[Fonte: Radio Vaticana del 27 novembre 2004]