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Multiculturalismo e Islam:
musulmani in Europa, no al ghetto sì all'integrazione

di Samir Khalil Samir, sj su AsiaNews 27 marzo 2007

Il multiculturalismo favorisce la violenza fondamentalista. I politici devono preoccuparsi di integrare i musulmani. L’esempio positivo della Danimarca. Solo un’Europa con un’identità forte aiuta i musulmani a sconfiggere il fanatismo.
[precedenti: Multiculturalismo-donna; multiculturalismo-omosessualità; multiculturalismo: sharia contro costituzioni europee]

Beirut. L’errore del multiculturalismo è quello di rinchiudere le culture in un ghetto immobile. E per quanto riguarda i musulmani, essa rende impossibile l’integrazione e l’assunzione di una identità nazionale, favorendo il fondamentalismo.

La questione dell’identità nazionale è molto importante sia per i musulmani nuovi arrivati, che per quelli che vivono in Europa da molto tempo. Occorre dar loro la fierezza di essere italiani, o britannici. Se vivono in Italia e se si integrano in Italia, essi devono poter dire “Io sono italiano” e non solo perché riescono ad avere un passaporto o i loro piedi toccano il suolo italiano.

A questo proposito è terribile quanto è successo a Milano tempo fa, quando un gruppo di genitori arabi (egiziani), strappando i loro figli dalla scuola pubblica, hanno aperto una scuola araba: intellettuali e personalità politiche italiane hanno enfatizzato questa scelta come un impegno a “non perdere le radici”, ad avere lezioni di lingua araba…. Non è questa la priorità, né per loro, né per lo stato. È piuttosto il compito della famiglia, e forse di qualche gruppo culturale.

Il compito dei politici dovrebbe essere quello di aiutare l’integrazione, trovare lavoro per loro, garantire abitazioni dignitose e prezzi a buon mercato, e tutto ciò a condizione che essi vogliano adottare il modo di vivere italiano. E infatti, se un giovane si sente inutile, sfiduciato, non valorizzato, senza lavoro, allora la fuga verso la religione diviene inevitabile e comincia una lettura politica della religione in opposizione a ciò che gli procura dolore, ossia la situazione sociale in cui si trova. Accettare che l’identità tua è la cultura del paese dove stai (e non la religione), necessita un’educazione e anche pensare come farla. D’ora in poi, perciò la parola giusta non è multiculturalismo, ma integrazione.

Danimarca: integrazione contro fondamentalismo

È quanto hanno scoperto in Danimarca Karen Jespersen e Ralf Pittelkow, autori di un libro, divenuto subito un best seller. I due autori sono stati membri eminenti del partito Social-democratico : la Jespersen era ministro degli Interni e Pittelkow consigliere del Primo ministro, prima della caduta della sinistra nel 2001.

I due erano entrambi sostenitori del multiculturalismo, del rispetto delle culture, dell’accoglienza. Dopo l’affare delle vignette su Maometto, hanno riveduto la loro posizione e hanno scritto un libro che si chiama “Islamister og Naivister” (in danese) che si può tradurre “Islamismo e ingenuismo”.

Gli autori mettono in luce una minaccia: i fondamentalisti stanno guadagnando sempre più terreno fra i giovani del continente europeo. Essi cercano di interferire nella vita della gente, anche quelli integrati, per indicare una serie di comportamenti: come vestire, cosa mangiare, come far fronte a certi problemi, ecc. in modo da distinguersi dagli altri. Essi minacciano che se non si fa così, si rischia di scomparire come sale nell’acqua.

Per questa crescita dell’Islam radicale gli autori accusano l’occidente di aver esaltato questa posizione di “ghetto culturale”, con la scusa o l’idea del multiculturalismo. “Sia la Danimarca sia il resto dell’Europa devono mirare ad integrare i musulmani già presenti nelle loro comunità”, dice Pittelkow. “L’islamismo è una ideologia totalitaria, mortalmente pericolosa ... Se una donna non indossa il velo islamico, gli islamisti sono pronti a esercitare forti pressioni e usare la minaccia della violenza pur di fare in modo che lo indossi. Questo atteggiamento, volto ad applicare i principi islamici ad ogni costo, è autoritario quanto il Comunismo”.

Il libro ha avuto un’immediata influenza sui danesi. Un candidato alle elezioni, Fogh Rasmussen, ha fatto ad esempio questa proposta ai musulmani: “Siete benvenuti se venite e vi integrate e date il vostro contributo alla nostra società. Ma non siete i benvenuti se venite solo per sfruttare la situazione e ricevere gli aiuti di assistenza”. Se gli emigrati partecipano alla società e allo sviluppo del Paese, allora saranno trattati come cittadini con gli stessi diritti dei danesi. Altrimenti….

La proposta è stata applaudita da tutti. Ormai il discorso che si fa è: non possiamo accettare persone che vengono qui solo perché la vita è garantita, ci sono gli aiuti alla disoccupazione, alla sanità, ecc. Dobbiamo mettere delle condizioni per l’integrazione.

Il libro è tutto un atto di accusa (come dice il sottotitolo) ed è utile per comprendere i meccanismi dell’integrazione da Paesi che hanno esperienze da maggior tempo. E sarebbe bene che l’Italia, alla seconda generazione di immigrati islamici, ne ricavasse un aiuto. Il deputato Naser Khader, di origine siriana, capogruppo dei musulmani democratici, dice che il libro ha il merito di porre le domande giuste. “La minaccia islamista esiste e sarebbe ridicolo minimizzarla”.

Nel loro libro, gli autori puntano il dito anche sull’affare delle vignette e sulle scuse presentate dal governo danese all’Arabia Saudita. Essi dicono che non si può più transigere sulla libertà di parola; che abbiamo diritto di criticare anche l’Islam. Forse si dovrebbe aggiungere: “anche gli ebrei e lo stato d’Israele”.

L’affare delle vignette è stato un elemento di sveglia anche per alcune parti del mondo islamico. Un autore musulmano ha detto: “Non ho intenzione di difendere un islam che sostiene i terroristi. Quando in una religione una parte va verso la violenza e il fondamentalismo, dobbiamo criticarla”.

Il Corano e la costituzione

Di recente è nato in Danimarca un nuovo partito, il SIAD (Stop all’Islamizzazione della Danimarca). Esso esige l’interdizione dei passaggi del Corano che sono in contraddizione con le leggi danesi, e fa questa proposta: chi cita versetti coranici contrari alla costituzione danese, deve essere punito perchè la costituzione è superiore a tutte le altre leggi. Loro citano l’art. 67-69 della Costituzione danese che dice: “Autorizziamo la libertà di culto, purché esercitata dentro il quadro delle leggi danesi senza disturbare l’ordine pubblico”.

Tutto questo è un chiaro segno che si comincia a riflettere sul possibile contrasto che esiste tra le costituzioni dei Paesi europei e alcune leggi del Corano.

Anche in Danimarca, sull’argomento esistono due tendenze: quella “di sinistra”, o dei buonisti, che vuole rispettare la cultura degli altri dicendo che la nostra non è assoluta, o suggerendo che dobbiamo tollerare e dare un po’ di tempo affinché i musulmani siano in grado con il tempo di fare questo passo; quella che non ammette deroghe, per cui chi non è capace di integrarsi, è meglio che vada a vivere altrove.

E’ urgente avere una politica dell’immigrazione e dell’integrazione che affronti le cause sociale dell’islamismo, cioè : la concentrazione degli immigrati in quartieri secondo l’origine etnica, la ghettizzazione delle popolazioni che vivono esclusivamente di diritti sociali, la riproduzione delle strutture d’autorità tradizionale tra i sessi e le generazioni, l’ignoranza del danese, la moltiplicazione degli imam fondamentalisti, l’attivismo dei gruppi islamisti, la disoccupazione. Ma il discorso sull’immigrazione che tengono tutti i politici, di destra o di sinistra, è il primo ostacolo all’edificazione di una tale politica.

Giovani blogger musulmani in cerca di libertà

Noi occidentali non ci rendiamo conto che affermare la nostra identità è ciò che aiuta anche i musulmani ad avere il coraggio di parlare chiaro, di cominciare una riforma dell’Islam e bloccare il fanatismo e il fondamentalismo. In Egitto ha fatto scandalo la storia di Abdelkareem Nabil Soliman, giovane blogger di Alessandria ; noto sotto il nome di Karim Abdul, e studente in diritto dell’università di Al Azhar. Egli appartiene a una famiglia musulmana religiosa, e ha cominciato a difendere le donne, dicendo che le donne in Egitto e nel mondo islamico non sono difese. Ha scritto perciò alcuni blog. E’ stato attaccato e condannato a 4 anni di prigione per aver offeso l’Islam. La condanna è stata comminata dopo solo mezz’ora che si era aperto il processo; tutto sembrava già preparato.

Eppure l’Egitto è un paese dall’Islam moderato. Ma anche qui la religione diviene intoccabile. In questo modo però, l’Islam rischia di creare un’ondata di rifiuto, e una generazione di nemici della religione. Moltissimi giovani che riescono a comunicare e confrontarsi con un’altra cultura – il blogger sa l’inglese – cercano un modo più equilibrato di vivere la religione, non messa come l’unico orizzonte della vita. Questa tendenza sta aumentando proprio mentre aumenta il fondamentalismo.

Europa e musulmani uniti contro l’integralismo

Per concludere, l’affermazione dell’identità europea in Europa e la lotta dei musulmani contro gli elementi fanatici dell’islam sono un’unica battaglia contro ogni forma di fondamentalismo e d’estremismo religioso. E infatti questo fondamentalismo cozza anzitutto non contro i poteri forti degli Stati, ma contro gli elementi di cultura e di integrazione, di accoglienza. Il progetto islamico fondamentalista fa successo solo in mondi fragili dal punto di vista identitario, sia in Europa, sia in paesi arabi.

Occorre che l’Europa sia fedele alle sue leggi e tradizioni, senza fare concessioni al multiculturalismo. Nello stesso tempo, l’Europa deve anche presentare un progetto umanistico, con una dimensione religiosa. Ma se l’Europa si presenta come un progetto ateo, materialista, immorale, allora non fa altro che rinforzare i fanatici dall’altra parte.

Una identità europea forte aiuta i musulmani a sconfiggere il fondamentalismo. Il relativismo morale, il materialismo occidentale rafforza l’integralismo islamico. Il fondamentalismo e l’integralismo sono l’humus sul quale cresce il terrorismo : contro tutto questo non si lotta anzitutto con la guerra, ma con un progetto di società.


Vedi anche:
Multiculturalismo e Islam: suicidio dell'Occidente e diritti delle donne
Multiculturalismo e Islam: coppie di fatto e omosessualità
Multiculturalismo e Islam; la sharia contro le costituzioni europee

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