NOI RICORDIAMO: UNA RIFLESSIONE SULLA SHOAH
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IV. Antisemitismo nazista e la Shoah
Non si può ignorare la differenza che esiste tra l'antisemitismo, basato
su teorie contrarie al costante insegnamento della Chiesa circa l'unità del genere umano
e l'uguale dignità di tutte le razze e di tutti i popoli, ed i sentimenti di sospetto e
di ostilità perduranti da secoli che chiamiamo antigiudaismo, dei quali, purtroppo, anche
dei cristiani sono stati colpevoli.
L'ideologia nazionalsocialista andò anche oltre, nel senso che rifiutò di riconoscere
qualsiasi realtà trascendente quale fonte della vita e criterio del bene morale. Di
conseguenza, un gruppo umano, e lo Stato con il quale esso si era identificato, si arrogò
un valore assoluto e decise di cancellare l'esistenza stessa del popolo ebraico, popolo
chiamato a rendere testimonianza all'unico Dio e alla Legge dell'Alleanza. A livello
teologico non possiamo ignorare il fatto che non pochi aderenti al partito nazista non
solo mostrarono avversione all'idea di una divina Provvidenza all'opera nelle vicende
umane, ma diedero pure prova di un preciso odio nei confronti di Dio stesso. Logicamente,
un simile atteggiamento condusse pure al rigetto del cristianesimo, e al desiderio di
vedere distrutta la Chiesa o per lo meno sottomessa agli interessi dello Stato nazista.
Fu questa ideologia estrema che divenne la base delle misure intraprese, prima per
sradicare gli ebrei dalle loro case e poi per sterminarli. La Shoah fu l'opera di
un tipico regime moderno neopagano. Il suo antisemitismo aveva le proprie radici fuori del
cristianesimo e, nel perseguire i propri scopi, non esitò ad opporsi alla Chiesa
perseguitandone pure i membri.
Ma ci si deve chiedere se la persecuzione del nazismo nei confronti degli ebrei non sia
stata facilitata dai pregiudizi antigiudaici presenti nelle menti e nei cuori di alcuni
cristiani. Il sentimento antigiudaico rese forse i cristiani meno sensibili, o perfino
indifferenti, alle persecuzioni lanciate contro gli ebrei dal nazionalsocialismo quando
raggiunse il potere?
Ogni risposta a questa domanda deve tener conto del fatto che stiamo trattando della
storia di atteggiamenti e modi di pensare di gente soggetta a molteplici influenze. Ancor
più, molti furono totalmente ignari della "soluzione finale" che stava per
essere presa contro un intero popolo; altri ebbero paura per se stessi e per i loro cari;
alcuni trassero vantaggio dalla situazione; altri infine furono mossi dall'invidia. Una
risposta va data caso per caso e, per farlo, è necessario conoscere ciò che precisamente
motivò le persone in una specifica situazione.
All'inizio, i capi del Terzo Reich cercarono di espellere gli ebrei. Sfortunatamente, i
Governi di alcuni Paesi occidentali di tradizione cristiana, inclusi alcuni del Nord e Sud
America, furono più che esitanti ad aprire i loro confini agli ebrei perseguitati. Anche
se non potevano prevedere quanto lontano sarebbero andati i gerarchi nazisti nelle loro
intenzioni criminali, i capi di tali nazioni erano a conoscenza delle difficoltà e dei
pericoli a cui erano esposti gli ebrei che vivevano nei territori del Terzo Reich. In
quelle circostanze, la chiusura delle frontiere all'immigrazione ebraica, sia che fosse
dovuta all'ostilità antigiudaica o al sospetto antigiudaico, a codardia o limitatezza di
visione politica o a egoismo nazionale, costituisce un grave peso di coscienza per le
autorità in questione.
Nelle terre dove il nazismo intraprese la deportazione di massa, la brutalità che
accompagnò questi movimenti forzati di gente inerme, avrebbe dovuto suscitare il sospetto
del peggio. I cristiani offrirono ogni possibile assistenza ai perseguitati, e in
particolare agli ebrei?
Molti lo fecero, ma altri no. Coloro che aiutarono a salvare quanti più ebrei fu loro
possibile, sino al punto di mettere le loro vite in pericolo mortale, non devono essere
dimenticati. Durante e dopo la guerra, comunità e personalità ebraiche espressero la
loro gratitudine per quanto era stato fatto per loro, compreso anche ciò che Pio XII
aveva fatto personalmente o attraverso suoi rappresentanti per salvare centinaia di
migliaia di vite di ebrei (16).
Molti Vescovi, preti, religiosi e laici, sono stati per tale ragione onorati dallo Stato
di Israele.
Nonostante ciò, come Papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto, accanto a tali coraggiosi
uomini e donne, la resistenza spirituale e l'azione concreta di altri cristiani non fu
quella che ci si sarebbe potuto aspettare da discepoli di Cristo. Non possiamo conoscere
quanti cristiani in paesi occupati o governati dalle potenze naziste o dai loro alleati,
constatarono con orrore la scomparsa dei loro vicini ebrei, ma non furono tuttavia forti
abbastanza per alzare le loro voci di protesta. Per i cristiani questo grave peso di
coscienza di loro fratelli e sorelle durante l'ultima guerra mondiale deve essere un
richiamo al pentimento (17).
Deploriamo profondamente gli errori e le colpe di questi figli e figlie della Chiesa.
Facciamo nostro ciò che disse il Concilio Vaticano II con la Dichiarazione Nostra
aetate, che inequivocabilmente afferma: "La Chiesa... memore del patrimonio che
essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità
evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo
dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque" (18).
Ricordiamo e facciamo nostro quanto Papa Giovanni Paolo II, nel rivolgersi ai capi della
comunità ebraica di Strasburgo nel 1988 affermò: "Ribadisco nuovamente insieme con
voi la più ferma condanna di ogni antisemitismo e di ogni razzismo, che si oppongono ai
principi del cristianesimo" (19). La Chiesa
cattolica, pertanto, ripudia ogni persecuzione, in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo,
perpetrata contro un popolo o un gruppo umano. Essa condanna nel modo più fermo tutte le
forme di genocidio, come pure le ideologie razziste che l'hanno reso possibile. Volgendo
lo sguardo su questo secolo, siamo profondamente addolorati per la violenza che ha colpito
gruppi interi di popoli e di nazioni. Ricordiamo in modo particolare il massacro degli
armeni, le vittime innumerevoli nell'Ucraina degli anni '30, il genocidio degli zingari,
frutto anch'esso di idee razziste, e tragedie simili accadute in America, in Africa e nei
Balcani. Né vogliamo dimenticare i milioni di vittime dell'ideologia totalitaria
nell'Unione Sovietica, in Cina, in Cambogia ed altrove. Neppure possiamo dimenticare il
dramma del Medio Oriente, i cui termini sono ben noti. Anche mentre noi facciamo la
presente riflessione, "troppi uomini continuano ad essere vittime dei propri
fratelli" (20).
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