NOI RICORDIAMO: UNA RIFLESSIONE SULLA SHOAH
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V. Guardando insieme ad un futuro comune
Guardando al futuro delle relazioni tra ebrei e cristiani, in primo luogo
chiediamo ai nostri fratelli e sorelle cattolici di rinnovare la consapevolezza delle
radici ebraiche della loro fede. Chiediamo loro di ricordare che Gesù era un discendente
di Davide; che dal popolo ebraico nacquero la Vergine Maria e gli Apostoli; che la Chiesa
trae sostentamento dalle radici di quel buon ulivo a cui sono stati innestati i rami
dell'ulivo selvatico dei gentili (cfr Rm 11,17-24); che gli ebrei sono nostri
cari ed amati fratelli, e che, in un certo senso, sono veramente i "nostri fratelli
maggiori" (21).
Al termine di questo Millennio la Chiesa cattolica desidera esprimere il suo profondo
rammarico per le mancanze dei suoi figli e delle sue figlie in ogni epoca. Si tratta di un
atto di pentimento (teshuva): come membri della Chiesa, condividiamo infatti sia
i peccati che i meriti di tutti i suoi figli. La Chiesa si accosta con profondo rispetto e
grande compassione all'esperienza dello sterminio, la Shoah, sofferta dal popolo
ebraico durante la seconda Guerra Mondiale. Non si tratta di semplici parole, bensì di un
impegno vincolante. "Rischieremmo di far morire nuovamente le vittime delle più
atroci morti, se non avessimo la passione della giustizia e se non ci impegnassimo,
ciascuno secondo le proprie capacità, a far sì che il male non prevalga sul bene, come
è accaduto nei confronti di milioni di figli del popolo ebraico... L'umanità non può
permettere che ciò accada di nuovo" (22).
Preghiamo che il nostro dolore per le tragedie che il popolo ebraico ha sofferto nel
nostro secolo conduca a nuove relazioni con il popolo ebraico. Desideriamo trasformare la
consapevolezza dei peccati del passato in fermo impegno per un nuovo futuro nel quale non
ci sia più sentimento antigiudaico tra i cristiani e sentimento anticristiano tra gli
ebrei, ma piuttosto un rispetto reciproco condiviso, come conviene a coloro che adorano
l'unico Creatore e Signore ed hanno un comune padre nella fede, Abramo.
Infine, invitiamo gli uomini e le donne di buona volontà a riflettere profondamente sul
significato della Shoah. Le vittime dalle loro tombe, e i sopravvissuti
attraverso la vivida testimonianza di quanto hanno sofferto, sono diventati un forte grido
che richiama l'attenzione di tutta l'umanità. Ricordare questo terribile dramma significa
prendere piena coscienza del salutare monito che esso comporta: ai semi infetti
dell'antigiudaismo e dell'antisemitismo non si deve mai più consentire di mettere radice
nel cuore dell'uomo.
16 Marzo 1998.
Cardinale EDWARD IDRIS CASSIDY
Presidente
PIERRE DUPREY
Vescovo titolare di Thibar
Vice-Presidente
Remi Hoeckman O.P.
Segretario
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