«Cristiani ignorati. La sharia? Una catastrofe»
Luca Geronico, su "Avvenire del 12 agosto 2005

I vescovi: «Tutte le religioni hanno diritto a vivere in uno spirito di concordia». Un grido d'allarme da Bagdad.


Il 10 luglio, una petizione è stata inviata al presidente della repubblica irachena. Questi alcuni passaggi: «I cristiani iracheni, di tutte le etnie e confessioni, invitano a consolidare la libertà religiosa, culturale e in tutte le espressioni della vita...». Se sarà confermato «il ruolo della religione islamica nella società, sarà naturale confermare il ruolo delle religioni che si sono insediate nel corso della storia in Iraq e il loro diritto a vivere in un Iraq dominato dallo spirito di concordia». «Se appare naturale che le nazionalità araba e curda possano godere dei diritti legittimi, anche le altre nazionalità devono avere gli stessi diritti. 

Se la lingua è l'elemento fondamentale di ogni nazionalità, allora» vi è «il diritto di impararla e parlarla». «Noi rappresentanti spirituali dei cristiani iracheni» chiediamo «l'edificazione dello Stato...secondo i criteri fissati dalla comunità internazionale: l'uguaglianza, la libertà... lontani dalla discriminazione etnica e religiosa».

«Se la sharia sarà l'unica fonte del diritto per noi cristiani sarà una situazione terribile». Non nasconde tutta la sua preoccupazione Jshlemon Warduni, vice-patriarca caldeo di Baghdad. Ancor più che la mancanza di sicurezza, ora è il dibattito costituzionale che lo fa sobbalzare.
Da mesi lei denuncia questi timori. Ma ci sono indizi fondati che la commissione costituente vada in questa direzione?
Certo, sono paure ben fondate: ci sono tanti deputati che chiedono la sharia, e altri che invece hanno una concezione laica. Poi c'è il problema della libertà di religione personale: non la libertà di culto che adesso abbiamo già, ma quella della libertà religiosa. Se quella non verrà garantita sarà una sciagura per noi specialmente per i minorenni. Se un adulto si converte all'islam anche i suoi figli diventano automaticamente musulmani, non c'è la libertà di scelta personale. E poi non c'è la libertà di convertirsi al cristianesimo. Questi sono i nodi principali di un dibattito che a noi potrebbe costare tanto, tantissimo. Inoltre temiamo che vengano introdotte per legge delle "regole fisse" dell'islam come la proibizione di bere l'alcol, l'obbligo per le donne di indossare l'hijab, il velo islamico. Se queste prescrizioni diventano legge di Stato non possiamo più fare nulla.
Ma i caldei, come episcopato, come comunità cristiana o attraverso alcuni esponenti politici, sono stati ascoltati. Qualcuno dei costituenti vi ha consultato, avete avuto modo di esprimere le vostre richieste?
Nella Commissione costituente abbiano solo due esponenti caldei, ma non abbiano notizie precise. Il dibattito è molto confuso, conflittuale. Non si capisce nulla, non sappiamo nulla. Poche settimane fa come episcopato iracheno abbiamo spedito un documento al presidente della repubblica e all'assemblea nazionale che elencava punto per punto le nostre richieste sui diritti di libertà religiosa, di culto, di insegnamento. Abbiamo anche affermato che la sharia deve essere una delle fonti, ma non l'unica della costituzione. Ma, nonostante le assicurazioni di farlo, non ci hanno ancora consultato.
Se dovesse venire approvata una costituzione peggiore, quanto a libertà religiosa, di quella che avevate con Saddam Hussein che reazione ci sarà nella comunità cristiana?
Non possiamo saperlo. Non solo per la comunità cristiana, ma per tutte le minoranze che sarà una situazione terribile. Tutte le religioni che non sono musulmane saranno in grande pericolo.
Ore di attesa drammatica. Siete pronti a tutto?
Ma cosa possiamo fare? Cerchiamo di fare tutto il bene possibile. Possiamo pregare e anche gridare.
Gridare a chi? Alla comunità internazionale?
Alla nostra comunità, alle forze alleate, alla comunità internazionale. Gridiamo a chiunque può fare qualcosa, ma si vede che nessuno può fare qualcosa. È terribile, perché si parla tanto dei diritti, ma non si fa niente per tutelarli.
Quindi, se la sharia fosse legge dello Stato, molti cristiani sarebbero costretti a scegliere l'esilio?
Il futuro non lo si può prevedere, ma certo sarà una grande sciagura, peggiore delle prime. Questo sarebbe il colmo della non libertà. La libertà di cui parlano Bush, Chirac, Berlusconi: ma dov'è questa libertà per noi cristiani iracheni? Chiunque può faccia tutto il possibile.
______________________
v. anche:
>Cristiani in Iraq: storia millenaria 
>Da Tomaso a Saddam: 2000 anni di storia
>Intervista a Mons: Warduni: «Gli attacchi alle chiese non sono opera di iracheni»
>Iraq. Chiese in pericolo - intervista al Patriarca caldeo Delly
>Giuseppe De Rosa SJ, I cristiani nei paesi islamici


 

| home | | inizio pagina |