Donne & Concilio: fu vera rivoluzione
Paola Ricci Sindoni, su "Avvenire del 23 luglio 2005

Valorizzati gli intrecci tra natura e cultura


Nei primi anni '60 la femminista di matrice liberale Betty Friedan pubblicava negli Stati Uniti "La mistica della femminilità", che ebbe un'enorme influenza nell'elaborazione del pensiero femminile nei decenni successivi. In questo studio venivano smascherati alcuni meccanismi compensativi della cultura americana, non ancora disposta a garantire gli uguali diritti di rappresentanza sociale e politica alle donne, preferendo mitizzare il ruolo tradizionale di "madre-custode del focolare domestico" con un linguaggio astratto, romantico e pseudomistico. 

Due anni dopo, l'8 dicembre 1965, i Padri conciliari alla chiusura del Concilio Vaticano II, nei «Messaggi della Chiesa al mondo» si rivolgevano direttamente alle donne richiamandole alla loro funzione di "prime educatrici del genere umano nel segreto dei focolari", offrendo indirettamente - a detta di molte femministe - la prova esplicita del valore delle tesi della Friedan. 

Ma il pensiero cattolico di quegli anni - basti pensare a quell'intenso laboratorio teorico che fu l'associazionismo cristiano, il CIF ad esempio - non si fermò alla superficie e, scandagliando la ricchezza dei documenti conciliari proprio in tema di valorizzazione del mondo femminile, pose le basi per il successivo sviluppo di nuovi modelli culturali. 

Fra tutti venne giustamente letta la Gaudium et Spes, dove in modo esplicito si auspicava un diverso tipo di legame paritario tra uomo e donna ( 8,c; 9,b), si incoraggiava il loro pieno ingresso nel mondo del lavoro, con una partecipazione sempre più consapevole alla vita culturale e sociale (60,c). Anche nella Apostolicam actuositatem, il documento di approfondimento conciliare sull'apostolato dei laici, i Padri conciliari non mancarono di precisare che «siccome ai nostri giorni le donne prendono parte sempre più attiva in tutta la vita sociale, è di grande importanza una loro più larga partecipazione anche nei vari campi dell'apostolato della Chiesa» (9,b). 

Sia che si guardasse ai problemi antropologici e sociali, legati al pieno recupero della soggettività femminile, sia che si intendesse questa parte di umanità come un'indispensabile risorsa per la Chiesa, il Concilio Vaticano II gettava i suoi fertili semi, destinati a fecondare nei decenni successivi la coscienza critica delle donne credenti, grazie anche all'opera culturale e teologica messa in atto da Giovanni Paolo II. 

Ciò infatti che veniva rimesso in movimento, durante la stagione conciliare, era il difficile rapporto, irrigiditosi nel tempo, fra natura e cultura: la marcatura biologica della donna, il suo "naturale" essere madre, aveva determinato nei secoli la sua fisionomia culturale. È quanto contestava anche tanta parte del femminismo radicale, convinto della necessità di ribaltare questo rapporto: non più la natura che detta legge alla cultura, ma - al contrario - la cultura che deve piegare la natura al suo rivoluzionario progetto. La differenza biologica, cioè, diventava una questione culturale che andava rimodulata, affinché anche la propria natura sessuale, fonte di violenza e di discriminazione, diventasse luogo di scelta autonoma. Codice femminile e codice materno venivano in tal modo completamente scissi, in nome di una identità sessuale singolarmente scelta, al di là dei ruoli artificiali imposti dalla società maschilista. 

Che cosa auspicava, al contrario, il Concilio e la successiva riflessione del pensiero femminile cristiano? Che se andava deprecato l'appiattimento della cultura sulla natura, altrettanto nefasto era il tentativo del femminismo radicale di appiattire la natura sulla cultura. Bisognava invece indicarne i possibili intrecci, affinché la natura interagisse con la cultura o, detto meglio, l'identità propria della donna facesse i conti con la relazione all'altro da sé. Temi come quello della reciprocità, dell'uguaglianza nella differenza, della solidarietà nelle relazioni interpersonali entravano così a pieno diritto nel linguaggio e nella pratica del pensiero femminile.
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Vedi anche
Il «genius» della donna. Meno di un anno fa una voce autorevole del mondo femminista definì «una novità dirompente» il documento sulla collaborazione tra uomo e donna a firma di Joseph Ratzinger. 
Lettera di Giovanni Paolo II alle donne

 

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