Delle parole che Benedetto XVI pone nel titolo del
messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni
sociali "
Nuove
tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di
rispetto, di dialogo, di amicizia", quella che riceve
maggior attenzione è l'ultima: amicizia.
"Il concetto di amicizia - scrive il Papa - ha goduto di un
rinnovato rilancio nel vocabolario delle reti sociali
digitali emerse negli ultimi anni. Tale concetto è una delle
più nobili conquiste della cultura umana. Nelle nostre
amicizie e attraverso di esse cresciamo e ci sviluppiamo
come esseri umani. Proprio per questo la vera amicizia è
stata da sempre ritenuta una delle ricchezze più grandi di
cui l'essere umano possa disporre. Per questo motivo occorre
essere attenti a non banalizzare il concetto e l'esperienza
dell'amicizia".
Ci vuole uno sguardo di grande fiducia nell'uomo per
richiamare l'essenzialità di un'esperienza umana che a volte
sembra soccombere sotto i colpi di relazioni fondate sul
calcolo, sull'apparenza e non più sulla gratuità.
È anche significativo che un uomo formatosi soprattutto sui
libri e negli incontri personali richiami il tema
dell'amicizia non in contrasto con le novità tecnologiche ma
cercando e proponendo con esse un'intesa.
Una grande stima nei mezzi di comunicazione, la stessa che
dal Decreto conciliare "Inter mirifica" ha attraversato e
attraversa ancor oggi la Chiesa, ma anche una grande
saggezza nel portare all'essenziale una riflessione che
potrebbe rimanere impigliata nella rete di illusioni, di
solitudini e di egoismi virtuali.
"Sarebbe triste - aggiunge il Papa - se il nostro desiderio
di sostenere e sviluppare on-line le amicizie si
realizzasse a spese della disponibilità per la famiglia, per
i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni
giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero".
Comunicazione tra volti e comunicazione tra video: due
percorsi che, soprattutto per "la generazione digitale",
hanno come meta la ricerca di qualcuno che ascolti, di
qualcuno che dica parole di autentica speranza.
Qualcuno, aggiunge il Papa, che dica, con la propria, che
"la vita non è un semplice succedersi di fatti e di
esperienze: è piuttosto ricerca del bene e del bello".
Esaurire quest'esperienza solo nel "continente digitale" non
è comunque possibile perché "il desiderio di connessione e
l'istinto di comunicazione, che sono così scontati nella
cultura contemporanea, non sono in verità che manifestazioni
moderne della fondamentale e costante propensione degli
esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in
rapporto con gli altri. In realtà, quando ci apriamo agli
altri, noi portiamo a compimento i nostri bisogni più
profondi e diventiamo più pienamente umani".
È di fronte a questa umanità ritrovata o da ritrovare che
emergono una preoccupazione e un monito: "Non lasciarsi
ingannare da quanti cercano semplicemente dei consumatori".
Parole che richiamano la questione della differenza tra
consumatore e cittadino, differenza che non raramente si
cerca di annullare anche nella mediasfera.
Una confusione pericolosa e inaccettabile: sempre più
invitati a consumare e sempre meno a pensare, sempre più
condizionati dall'apparenza e sempre meno liberi di essere
se stessi. Il Papa propone una strada di consapevolezza e di
responsabilità e si rivela attento lettore dei segni dei
tempi nell'indicarla soprattutto ai giovani. Guardandoli
alle prese con computer e cellulari li vede costruttori di
un mondo "dove la libertà trovi il proprio significato nella
verità".
[Fonte: SIR 23 gennaio 2009]