|
IL CRISTIANESIMO E LE RELIGIONI
< Precedente
| Indice | Successivo >
I. TEOLOGIA DELLE RELIGIONI
(status quaestionis)
I.6. MISSIONE E DIALOGO INTERRELIGIOSO
23. Le diverse posizioni di fronte alle religioni determinano comprensioni differenziate
riguardo all''attività missionaria' della chiesa e al 'dialogo interreligioso'. Se le
religioni sono anch'esse vie alla salvezza (posizione pluralista), allora la conversione
non è più l'obiettivo primario della missione, in quanto ciò che importa è che
ciascuno, animato dalla testimonianza degli altri, viva profondamente la propria fede.
24. La posizione inclusivista da parte sua non considera più la missione come un impegno
per impedire la dannazione dei non evangelizzati (posizione esclusivista). Riconoscendo
anche l'azione universale dello Spirito Santo, osserva che essa, nell'economia salvifica
voluta da Dio, possiede una dinamica di incarnazione che la porta a esprimersi e ad
oggettivarsi: in tal modo la proclamazione della parola conduce a pienezza questa stessa
dinamica. Non significa soltanto una tematizzazione della trascendenza, ma la sua maggiore
realizzazione, ponendo l'uomo di fronte a una decisione radicale: l'annuncio e
l'accettazione esplicita della fede fa aumentare le possibilità di salvezza e anche la
responsabilità personale. Inoltre la missione si considera oggi come rivolta non soltanto
agli individui, ma soprattutto ai popoli e alle culture.
25. Il dialogo interreligioso si fonda teologicamente sia sulla comune origine di tutti
gli esseri umani creati a immagine di Dio, sia sul comune destino che è la pienezza di
vita in Dio, sia sull'unico piano divino di salvezza mediante Gesù Cristo, sia sulla
presenza attiva dello Spirito divino tra i seguaci di altre tradizioni religiose ('Dialogo
e annuncio', n. 28). La presenza dello Spinto Santo non si dà allo stesso modo nella
tradizione biblica e nelle altre religioni, poiché Gesù Cristo è la pienezza della
rivelazione. Tuttavia esperienze e intuizioni, espressioni e comprensioni diverse,
provenienti a volte dallo stesso "avvenimento trascendentale", danno grande
valore al dialogo interreligioso. Proprio attraverso questo si può svolgere il processo
personale di interpretazione e di comprensione dell'azione salvifica di Dio.
26. "Una fede che non si è fatta cultura è una fede che non è stata pienamente
recepita, non è stata interamente pensata, non è stata fedelmente vissuta". Queste
parole di Giovanni Paolo II in una lettera al cardinale segretario di stato (20 maggio
1982; 'Regno-doc'. 13,1986,386s) precisano l'importanza dell'inculturazione della fede. Si
costata che la religione è il cuore di ogni cultura, come istanza di senso ultimo e forza
strutturante fondamentale. In tal modo l'inculturazione della fede non può prescindere
dall'incontro con le religioni, che dovrebbe realizzarsi soprattutto attraverso il dialogo
interreligioso.(1)
< Precedente
| Indice | Successivo >
|