IL CRISTIANESIMO E LE RELIGIONI

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II. I PRESUPPOSTI TEOLOGICI FONDAMENTALI

II.3. L'UNIVERSALITÀ DELLO SPIRITO SANTO



50. L'universalità dell'azione salvifica di Cristo non si può comprendere senza l'azione universale dello Spirito Santo. Un primo elemento di tale universalità dell'opera dello Spirito si incontra già nella creazione. L'Antico Testamento ci mostra lo Spirito di Dio sopra le acque (Gen 1,2); e il libro della Sapienza (1,7) segnala che "lo Spirito del Signore riempie l'universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce".

51. Se questo si può dire di tutto l'universo, vale specialmente per l'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, secondo Gen 1,26-27. Dio crea l'uomo per essere presente in lui, per avere in lui la sua dimora; guardare qualcuno con benevolenza, essere unito a lui, vuol dire essere suo amico. Così si può parlare di amicizia originale ('amicitia originalis') dell'uomo con Dio e di Dio con l'uomo (conc. Trid., sess. VI, cap. 7- Denz.-Schönm. 1528- ) come frutto dell'azione dello Spirito. La vita in generale e quella dell'uomo in particolare è messa in relazione più o meno esplicita con lo Spirito di Dio in vari passi dell'Antico Testamento (cf. Sal 104,29-30; Gb 34,14-15; Qo 12,7). Giovanni Paolo II mette in relazione con la comunicazione dello Spirito la creazione dell'uomo a immagine di Dio e nell'amicizia divina (cf. Giovanni Paolo II, lett. enc. 'Dominum et vivificantem', nn. 12 e 34).

52. La tragedia del peccato consiste nel fatto che, invece della vicinanza tra Dio e l'uomo, viene la distanza. Lo spirito delle tenebre ha presentato Dio come nemico dell'uomo, come minaccia (cf. Gen 3,4-5; 'Dominum et vivificantem', n. 38). Ma Dio si è avvicinato all'uomo mediante le diverse alleanze di cui ci parla l'Antico Testamento. L'immagine e la somiglianza significano fin dall'inizio capacità di relazione personale con Dio e, quindi, capacità di alleanza. Così Dio si è avvicinato gradualmente agli uomini, mediante le diverse alleanze, con Noè (cf. Gen 7,1ss), con Abramo e con Mosè, dei quali Dio si è fatto amico (Gc 2,23; Es 33,11).

53. Nella nuova alleanza Dio si è avvicinato così tanto all'uomo che ha inviato il suo Figlio nel mondo, incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno della vergine Maria. La nuova alleanza, diversamente dalla precedente, non è della lettera ma dello Spirito (2Cor 3,6). È l'alleanza nuova e universale, l'alleanza dell'universalità dello Spirito. L'universalità vuol dire 'versus unum' ("verso uno"). La stessa parola "spirito" vuol dire movimento, e questo include il "verso", la direzione. Lo Spirito è chiamato 'dynamis' (At 1,8), e la 'dynamis' include la possibilità di una direzione. Dalle parole di Gesù sullo Spirito paraclito si deduce che l'"essere verso" si riferisce a Gesù.

54. La stretta connessione tra lo Spirito e Cristo si manifesta nell'unzione di Gesù: Gesù Cristo significa precisamente che Gesù è l'unto di Dio con l'unzione che è lo Spirito: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha unto..." (Lc 4,16; Is 61,1-2). Dio ha unto Gesù "in Spirito Santo e potenza", e così "passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo" (At 10,38). Come dice Ireneo: "Nel nome di Cristo si sottintende colui che unge, colui che è unto e la stessa unzione con cui è unto. Colui che unge è il Padre, l'unto è il Figlio, nello Spirito che è l'unzione. Come dice la Parola per mezzo di Isaia: "Lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione" (Is 61,1-2), indicando il Padre che unge, il Figlio unto e l'unzione che è lo Spirito" (24).

55. L'universalità dell'alleanza dello Spirito è pertanto quella dell'alleanza in Gesù. Egli si è offerto al Padre in virtù dello Spirito eterno (Eb 9,14), nel quale è stato unto. Questa unzione si estende al Cristo totale, ai cristiani unti con lo Spirito e alla chiesa. Già Ignazio di Antiochia indicò che Gesù ricevette l'unguento "per infondere incorruttibilità nella sua chiesa" (25). Gesù è stato unto nel Giordano, secondo Ireneo, "perché noi fossimo salvati ricevendo l'abbondanza della sua unzione" (26). Gregorio di Nissa ha espresso questo con un'immagine profonda e bella: "La nozione di unzione suggerisce (...) che non c'è nessuna distinzione tra il Figlio e lo Spirito. Infatti, come tra la superficie del corpo e l'unzione con l'olio né la ragione né i sensi conoscono intermediari, così è immediato il contatto del Figlio con lo Spirito; perciò chi sta per entrare in contatto con il Figlio mediante la fede, deve necessariamente entrare prima in contatto con l'olio. Nessuna parte è priva dello Spirito Santo" (27). Il Cristo totale include in un certo senso ogni uomo, poiché Cristo si è unito a tutti gli uomini ('Gaudium et spes', n. 22). Lo stesso Gesù dice: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

56. La chiesa è il luogo privilegiato dell'azione dello Spirito. In essa, corpo di Cristo, lo Spirito suscita i diversi doni per l'utilità comune (cf. 1Cor 12,4-11). È nota l'espressione di Ireneo: "Dov'è lo Spirito del Signore, lì c'è la chiesa; e dov'è la chiesa, c'è lo Spirito del Signore e ogni grazia" (28). E san Giovanni Crisostomo: "Se lo Spirito Santo non fosse presente, non esisterebbe la chiesa; se la chiesa esiste, è un chiaro segno della presenza dello Spirito" (29).

57. Alcuni testi del Nuovo Testamento sembrano insinuare la portata universale dell'azione dello Spirito, sempre in relazione con la missione evangelizzatrice della chiesa che deve giungere a tutti gli uomini. Lo Spirito Santo precede e guida la predicazione, è all'origine della missione ai pagani (At 10,19.44-47). Il superamento del peccato di Babele avverrà nello Spirito. Diversamente dal tentativo dei costruttori della torre di Babele, che con i loro sforzi vogliono arrivare al cielo, la dimora di Dio, ora lo Spirito Santo scende dal cielo come un dono e dà la possibilità di parlare tutte le lingue e di ascoltare, ciascuno nella propria lingua, le grandezze di Dio (cf. At 2,1-11). La torre di Babele era uno sforzo per realizzare l'unità senza l'universalità: "Facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra" (Gen 11,4). La Pentecoste fu il dono dell'universalità nell'unità: "Essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi" (At 2,4). Nel dono dello Spirito di Pentecoste si deve vedere anche il compimento dell'alleanza del Sinai (cf. Es 19,1ss), che diventa così universale.

58. Il dono dello Spirito è il dono di Gesù risorto e salito al cielo alla destra del Padre (At 2,32; cf. Gv 14,15.26; 15,26; 16,7; 20,22): questo è un insegnamento costante nel Nuovo Testamento. La stessa risurrezione di Gesù si realizza con l'intervento dello Spirito (cf. Rm 1,4; 8,11). Lo Spirito Santo ci è dato come Spirito di Cristo, Spirito del Figlio (cf. Rm 8,9; Gal 4,6; Fil 1,19; At 16,7). Perciò non si può pensare un'azione universale dello Spirito che non sia in relazione con l'azione universale di Gesù: i padri continuamente lo hanno messo in rilievo (30). Soltanto con l'azione dello Spirito noi uomini possiamo essere resi conformi all'immagine di Gesù risorto, nuovo Adamo, nel quale l'uomo acquista definitivamente la dignità a cui era chiamato fin dalle origini: "E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito" (2Cor 3,18). L'uomo, che è stato creato a immagine di Dio, con la presenza dello Spirito è rinnovato a immagine di Dio (o di Cristo) secondo l'azione dello Spirito. Il Padre è il pittore; il Figlio è il modello secondo il quale l'uomo viene dipinto; lo Spirito Santo è il pennello con il quale viene dipinto l'uomo nella creazione e nella redenzione.

59. Perciò lo Spirito Santo conduce a Cristo. Lo Spirito Santo dirige tutti gli uomini verso Cristo, l'unto; Cristo, a sua volta, li dirige verso il Padre. Nessuno va al Padre se non attraverso Gesù, perché egli è la via (Gv 14,6); però è lo Spirito Santo che guida i discepoli alla verità intera (Gv 16,12-13). La parola "guiderà" ('hodegesei') include la via ('hodos'): quindi lo Spirito guida per la via che è Gesù, il quale conduce al Padre. Perciò nessuno può dire "Gesù è il Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo (1Cor 12,3). E la terminologia del Paraclito usata da Giovanni ci indica che lo Spirito è l'avvocato nel giudizio che cominciò in Gerusalemme e continua nella storia. Lo Spirito paraclito difenderà Gesù dalle accuse che gli sono rivolte nei suoi discepoli (cf. Gv 16,8-11). Lo Spirito Santo è così il testimone di Cristo, e grazie a lui possono esserlo i discepoli: "Egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio" (Gv 15,26-27).

60. Perciò lo Spirito è dono di Gesù e conduce a lui, anche se la via concreta per la quale conduce gli uomini è nota soltanto a Dio. Il Vaticano II lo ha formulato chiaramente: "Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale" (Vaticano II, cost. past. 'Gaudium et spes' sulla chiesa nel mondo contemporaneo, n. 22). Non ha senso affermare un'universalità dell'azione dello Spirito che non si trovi in relazione con il significato di Gesù, il Figlio incarnato, morto e risorto. Invece in virtù dell'opera dello Spirito tutti gli uomini possono entrare in relazione con Gesù, che visse, morì e risuscitò in un luogo e in un tempo concreti. D'altra parte l'azione dello Spirito non si limita alle dimensioni intime e personali dell'uomo, ma si estende anche a quelle sociali: "Questo Spirito è lo stesso che ha operato nell'incarnazione, nella vita, morte e risurrezione di Gesù e opera nella chiesa. Non è, dunque, alternativo a Cristo, né riempie una specie di vuoto, come talvolta si ipotizza esserci tra Cristo e il 'Logos'. Quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e religioni, assume un valore di preparazione evangelica e non può non avere riferimento a Cristo" (Giovanni Paolo II, lett. enc. 'Redemptoris missio', 7.12.1990, n. 29).

61. L'ambito privilegiato dell'azione dello Spirito è la chiesa, corpo di Cristo; ma tutti i popoli sono chiamati, in vari modi, all'unità del popolo di Dio che lo Spirito promuove: "Questo carattere di universalità che adorna e distingue il popolo di Dio, è dono dello stesso Signore, e con esso la chiesa cattolica efficacemente e senza soste tende a ricapitolare tutta l'umanità, con tutti i suoi beni, in Cristo capo nell'unità del suo Spirito. (...) Tutti gli uomini sono quindi chiamati a questa cattolica unità del popolo di Dio, che prefigura e promuove la pace universale, e alla quale in vario modo appartengono e sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia infine tutti gli uomini, dalla grazia di Dio chiamati alla salvezza" (Vaticano II, cost. dogm. 'Lumen gentium' sulla chiesa, n. 13). È la stessa universalità dell'azione salvifica di Cristo e dello Spirito che conduce a interrogarsi sulla funzione della chiesa come sacramento universale di salvezza.

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