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IL CRISTIANESIMO E LE RELIGIONI
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II. I PRESUPPOSTI TEOLOGICI
FONDAMENTALI
II.4. "ECCLESIA, UNIVERSALE SALUTIS
SACRAMENTUM"
62. Non si può sviluppare una teologia delle religioni senza tener conto della missione
salvifica universale della chiesa, attestata dalla Sacra Scrittura e dalla tradizione di
fede della chiesa. La valutazione teologica delle religioni fu impedita per molto tempo a
causa del principio 'extra Ecclesiam nulla salus', inteso in senso esclusivista. Con la
dottrina sulla chiesa come 'sacramento universale di salvezza' o 'sacramento del regno di
Dio', la teologia cerca di rispondere alla nuova impostazione del problema. Questo
insegnamento, che fu accolto anche dal concilio Vaticano II, si collega con la visione
sacramentale della chiesa nel Nuovo Testamento.
63. La questione principale non è oggi se gli uomini possano raggiungere la salvezza
anche se non appartengono alla chiesa cattolica visibile: questa possibilità è
considerata come teologicamente certa. La pluralità delle religioni, di cui i cristiani
sono sempre più coscienti, una migliore conoscenza di queste religioni e il necessario
dialogo con esse, senza tralasciare in ultimo luogo una più chiara coscienza delle
frontiere spaziali e temporali della chiesa, ci pongono la questione se si possa ancora
parlare della necessità della chiesa per la salvezza, e se questo principio sia
compatibile con la volontà salvifica universale di Dio.
A) "Extra Ecclesiam nulla salus"
64. Gesù ha unito l'annuncio del regno di Dio con la sua chiesa. Dopo la morte e la
risurrezione di Gesù si ricompose l'unione del popolo di Dio, nel nome di Gesù Cristo.
La chiesa degli ebrei e dei gentili fu intesa come un'opera di Dio e come la comunità
nella quale si sperimenta l'azione del Signore elevato al cielo e del suo Spirito. Alla
fede in Gesù Cristo, mediatore universale della salvezza, si unisce il battesimo nel suo
nome, come mediazione per partecipare alla sua morte redentrice, per ricevere il perdono
dei peccati e per entrare nella comunità di salvezza (cf. Mc 16,16; Gv 3,5). Perciò il
battesimo è paragonato all'arca salvatrice (1Pt 3,20-21). Secondo il Nuovo Testamento la
necessità della chiesa per la salvezza si fonda sull'unica mediazione salvifica di Gesù
Cristo.
65. Si parla della necessità della chiesa per la salvezza in due sensi: la necessità
dell'appartenenza alla chiesa per quelli che credono in Gesù, e la necessità, per la
salvezza, del ministero della chiesa che, per incarico di Dio, dev'essere al servizio
della venuta del regno di Dio.
66. Nell'enciclica 'Mystici corporis' Pio XII affronta la questione della relazione con la
chiesa di quelli che raggiungono la salvezza fuori della comunione visibile con essa, e
dice che questi sono ordinati al corpo mistico di Cristo attraverso un non consapevole
anelito e desiderio (Denz 3821). L'opposizione del gesuita americano Leonard Feeney, che
insiste nella sua interpretazione esclusivistica della frase 'extra Ecclesiam nulla
salus', dà occasione alla lettera del sant'Uffizio all'arcivescovo di Boston dell'8
agosto 1949, la quale respinge l'interpretazione di Feeney e precisa l'insegnamento di Pio
XII. La lettera distingue tra la necessità dell'appartenenza alla chiesa per la salvezza
('necessitas praecepti') e la necessità dei mezzi indispensabili per la salvezza
('intrinseca necessitas'). Riguardo a tali mezzi, la chiesa è un aiuto generale per la
salvezza (Denz 3867-3869): nel caso di un'ignoranza invincibile, basta il desiderio
implicito di appartenere alla chiesa, e questo desiderio è sempre presente quando un uomo
aspira a conformare la sua volontà a quella di Dio (Denz 3870). La fede però, nel senso
di Eb 11,6, e l'amore sono sempre necessari con necessità intrinseca (Denz 3872).
67. Il concilio Vaticano II fa sua la frase 'extra Ecclesiam nulla salus', ma con essa si
rivolge esplicitamente ai cattolici e ne limita la validità a coloro che conoscono la
necessità della chiesa per la salvezza. Il concilio osserva che l'asserto si fonda sulla
necessità della fede e del battesimo affermata da Cristo ('Lumen gentium', n. 14). In tal
modo il concilio si colloca in continuità con l'insegnamento di Pio XII, però mette in
rilievo più chiaramente il carattere parenetico originale di questa frase.
68. A differenza di Pio XII, il concilio rinuncia a parlare di 'votum implicitum' e
applica il concetto di 'votum' soltanto al desiderio esplicito dei catecumeni di
appartenere alla chiesa ('Lumen gentium', n. 14). Dei non cristiani si dice che, in modo
diverso, sono ordinati al popolo di Dio. Secondo i vari modi in cui la volontà salvifica
di Dio abbraccia i non cristiani, il concilio distingue quattro gruppi: in primo luogo gli
ebrei; in secondo luogo i musulmani; in terzo luogo quelli che senza colpa ignorano il
Vangelo di Cristo e non conoscono la chiesa, ma cercano Dio con cuore sincero e si
sforzano di compiere la sua volontà conosciuta attraverso la coscienza; in quarto luogo
quelli che, senza colpa, non sono ancora giunti a conoscere espressamente Dio, ma ciò
nonostante si sforzano di condurre una vita retta ('Lumen gentium', n. 16).
69. I doni che Dio offre a tutti gli uomini per condurli alla salvezza si fondano, secondo
il concilio, sulla sua volontà salvifica universale ('Lumen gentium', nn. 2.3.16; 'Ad
gentes', n. 7). L'affermazione che anche i non cristiani sono ordinati al popolo di Dio si
fonda sul fatto che la chiamata universale alla salvezza include la vocazione di tutti gli
uomini all'unità cattolica del popolo di Dio ('Lumen gentium', n. 13). Il concilio
osserva che l'intima relazione delle due vocazioni si fonda sull'unica mediazione di
Cristo, che si rende presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la chiesa ('Lumen
gentium', n. 14).
70. Così si restituisce alla frase 'extra Ecclesiam nulla salus' il suo senso originale:
esortare alla fedeltà i membri della chiesa (31).
Questa frase, integrata all'interno di quella più generale 'extra Christum nulla salus',
non è più in contraddizione con la chiamata di tutti gli uomini alla salvezza.
B) "Paschali mysterio consociati"
71. La costituzione dogmatica sulla chiesa 'Lumen gentium' parla di un
"ordinamento" graduale alla chiesa dal punto di vista della chiamata universale
alla salvezza, che include la chiamata alla chiesa. Invece la costituzione pastorale
'Gaudium et spes' apre una più ampia prospettiva cristologica, pneumatologica e
soteriologica. Quello che si dice dei cristiani vale anche per tutti gli uomini di buona
volontà, nel cuore dei quali opera in modo invisibile la grazia. Anche questi, mediante
lo Spirito Santo, possono essere associati al mistero pasquale e quindi possono essere
assimilati alla morte di Cristo e andare incontro alla risurrezione ('Gaudium et spes', n.
22).
72. Quando i non cristiani, giustificati mediante la grazia di Dio, sono associati al
mistero pasquale di Gesù Cristo, lo sono pure al mistero del suo corpo, che è la chiesa.
Il mistero della chiesa di Cristo è una realtà dinamica nello Spirito Santo. Anche se a
questa unione spirituale manca l'espressione visibile dell'appartenenza alla chiesa, i non
cristiani giustificati sono inclusi nella chiesa "corpo mistico di Cristo" e
"comunità spirituale" ('Lumen gentium', n. 8). In questo senso i padri della
chiesa possono dire che i non cristiani giustificati appartengono alla 'ecclesia ab Abel'.
Mentre questi sono riuniti nella chiesa universale con il Padre ('Lumen gentium', n. 2),
non saranno invece salvati quelli che appartengono soltanto "al corpo" ma non
"al cuore" della chiesa, perché non hanno perseverato nell'amore ('Lumen
gentium', n. 14).
73. Perciò si può parlare non soltanto di un "ordinamento" alla chiesa dei non
cristiani giustificati, ma anche di un loro vincolo col mistero di Cristo e del suo corpo,
la chiesa. Non si dovrebbe però parlare di appartenenza e neppure di graduale
appartenenza alla chiesa, o di una comunione imperfetta con la chiesa, riservata ai
cristiani non cattolici ('Unitatis redintegratio', n. 3; 'Lumen gentium', n. 15); la
chiesa infatti per sua essenza è una realtà complessa, costituita dall'unione visibile e
dalla comunione spirituale. Ciò non toglie che i non cristiani che non sono colpevoli di
non appartenere alla chiesa entrino nella comunione dei chiamati al regno di Dio
praticando l'amore per Dio e per il prossimo; questa comunione si rivelerà come 'Ecclesia
universalis' nel compimento del regno di Dio e di Cristo.
C) "Universale salutis sacramentum"
74. Quando si partiva dal presupposto che tutti gli uomini venivano a contatto con la
chiesa, la necessità di questa per la salvezza era intesa soprattutto come necessità di
appartenere a essa. Da quando la chiesa ha preso coscienza della sua condizione di
minoranza, sia diacronicamente sia sincronicamente, è venuta in primo piano la necessità
della funzione salvifica universale della chiesa. Questa missione universale e questa
efficacia sacramentale in ordine alla salvezza hanno trovato espressione teologica nella
qualifica della chiesa come sacramento universale di salvezza. Come tale la chiesa è al
servizio della venuta del regno di Dio, nell'unione di tutti gli uomini con Dio e
nell'unità degli uomini tra loro ('Lumen gentium', n. 1).
75. Dio si è rivelato di fatto come amore non soltanto perché fin d'ora ci fa
partecipare al regno di Dio e ai suoi frutti, ma anche perché ci chiama e ci libera per
collaborare alla venuta del suo Regno. Così la chiesa è non soltanto segno, ma anche
strumento del regno di Dio che irrompe con forza. La chiesa compie la sua missione come
sacramento universale con la 'martyria', la 'leiturgia' e la 'diakonia'.
76. Attraverso la 'martyria' del Vangelo della redenzione universale portata a compimento
da Gesù Cristo, la chiesa annuncia a tutti gli uomini il mistero pasquale di salvezza che
viene offerto loro e del quale già vivono senza saperlo. Come sacramento universale di
salvezza, la chiesa è essenzialmente una chiesa missionaria. Infatti Dio, nel suo amore,
non soltanto ha chiamato gli uomini a raggiungere la salvezza finale in comunione con lui;
ma appartiene alla piena vocazione dell'uomo che la sua salvezza non si realizzi nel
servizio delle cose che sono "ombra delle future" (Col 2,17), bensì nella piena
conoscenza della verità, nella comunione del popolo di Dio e nell'attiva collaborazione
per la venuta del suo Regno, rafforzato dalla sicura speranza nella fedeltà di Dio ('Ad
gentes', nn. 1-2).
77. Nella 'leiturgia', celebrazione del mistero pasquale, la chiesa compie la sua missione
di servizio sacerdotale in rappresentanza di tutta l'umanità. Questa rappresentanza,
secondo la volontà di Dio, è efficace per tutti gli uomini e rende presente Cristo, che
"Dio trattò da peccato in nostro favore" (2Cor 5,21) e che al nostro posto fu
appeso al legno (Gal 3,13) per liberarci dal peccato ('Lumen gentium', n. 10). Infine
nella 'diakonia' la chiesa dà testimonianza del dono amorevole di Dio agli uomini e
dell'irruzione del Regno di giustizia, di amore e di pace.
78. Alla missione della chiesa come sacramento universale di salvezza appartiene pure
"che ogni germe di bene che si trova nel cuore e nella mente degli uomini, o nei riti
e culture propri dei popoli, non solo non vada perduto, ma sia purificato, elevato e
perfezionato" ('Lumen gentium', n. 17). Infatti l'azione dello Spirito precede, a
volte anche visibilmente, l'attività apostolica della chiesa ('Ad gentes', n. 4), e la
sua azione si può manifestare pure nella ricerca e nell'inquietudine religiosa degli
uomini. Il mistero pasquale, nel quale tutti gli uomini possono essere incorporati nel
modo che Dio conosce, è la realtà salvifica che abbraccia tutta l'umanità, che unisce
preventivamente la chiesa con i non cristiani a cui si rivolge e ai quali ha sempre il
dovere di trasmettere la rivelazione. Nella misura in cui la chiesa riconosce, discerne e
fa proprio quanto di vero e di buono lo Spirito Santo ha operato nelle parole e nelle
azioni dei non cristiani, diventa sempre più la vera chiesa cattolica, "che parla
tutte le lingue e tutte le lingue nell'amore intende e comprende, superando così la
dispersione babelica" ('Ad gentes', n. 4).
79. "Perciò il popolo messianico, pur non comprendendo di fatto tutti gli uomini e
apparendo talora come piccolo gregge, costituisce per tutta l'umanità un germe
validissimo di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo in una comunione di
vita, di carità e di verità, è pure da lui preso per essere strumento della redenzione
di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (cf. Mt 5,13-16), è inviato a tutto
il mondo" ('Lumen gentium', n. 9).
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