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Le ombre del Cammino Neocatecumenale
di Gianluca Barile

CITTÀDEL VATICANO - È il 28 Marzo del 2008 quando sul Monte delle Beatitudini, presso la ‘Domus Galileae’, da anni faraonica cittadella dei Neocatecumenali in Terra Santa, si consuma un evento che rischia di passare sotto silenzio ai più, ma che segna una vera e incompresa ‘rivoluzione’: quella di un movimento che si definisce Ecclesiale e che riesce in tal modo a cooptare ed irretire centinaia di prelati e porporati, il cui iniziatore laico riceve, addirittura, una ‘visita ad limina’, neanche fosse il Papa.

Ben 160 Vescovi e 9 Cardinali europei, infatti, hanno partecipato ad una ‘Convivenza’, così viene chiamata in gergo neocatecumenale, durante la quale, nel tempio massimo del neocatecumenato in Terra Santa, sono stati impressionati e suggestionati con la potenza dell'architettura, con i simbolismi delle forme e degli spazi pieni di simbologie giudeo-luterano-gnostiche, con le presenze massicce di seguaci, con il clima carismatico e coinvolgente dei rituali messi in atto, le testimonianze e l'opera imbonitoria - così definita dai suoi critici - di Kiko Arguello, l’iniziatore del movimento cui, negli anni, si sono affiancati Carmen Hernandez e Don Mario Pezzi.

La presenza di così tanti alti rappresentanti della Chiesa al cospetto di Kiko sembrerebbe dare il via all'evangelizzazione neocatecumenale dell'Europa, avallando un movimento, dai metodi quantomeno ‘discutibili’ in materia di Dottrina e Liturgia, ormai pesantemente infiltrato nel mondo ecclesiastico con le sue ritualità anomale che, malgrado i continui richiami di Papa Benedetto XVI, non sono state ancora né riviste né modificate né - tantomeno - soppresse.

E che al Santo Padre questo non sia per niente piaciuto lo si capisce dal fatto che gli Statuti ‘ad experimentum’ del Cammino, scaduti ormai da 10 mesi dopo la concessione del periodo di prova di 5 anni da parte del Servo di Dio Giovanni Paolo II, non sono stati ancora approvati dal Vaticano. Una delle prove evidenti di ciò che non va nel Cammino Neocatecumenale, e che il Papa non tollera più, è contenuta nella foto che pubblichiamo, nella quale è documentata una Eucaristia (!?) celebrata con la ritualità contestata dallo stesso Benedetto XVI attraverso una Lettera del Cardinale Francis Arinze del Dicembre 2005, in cui si richiamava il Cammino ad adeguare la liturgia a quella ufficiale della Chiesa cattolica, ma di fatto avallata, purtroppo, dai Vescovi e dai Cardinali presenti. Una ritualità che in molti si rifiutano di chiamare Eucaristia, nella quale, sulla grande ‘mensa’ usata in luogo dell'Altare cristiano, non si celebra il Sacrificio di Gesù ma un convitto di festa tra fratelli uniti dalla medesima fede nella Risurrezione, che non si inginocchiano mai (atteggiamento ritenuto da schiavi) neppure durante la Consacrazione. Ecco perché possiamo notarvi simboli estranei alla Sacra e alla Divina Liturgia cattolica: al posto della Croce, campeggia una enorme channukkià, che rappresenta i ‘ricostruttori della vera Chiesa’; al posto delle tradizionali particole, calici e pani che saranno distribuiti ai ‘commensali’ seduti; poi manca il ‘corporale’, dal momento che la visione teologica che l'iniziatore trasmette dell'Eucaristia riguarda la Presenza del Signore intesa luteranamente come ‘transignificazione’ (testuali parole di Kiko Arguello) e non ‘transustanziazione’; nella celebrazione, quindi, non si recitano mai il credo Niceno e il Canone Romano, l'offertorio viene ritenuto una pratica pagana; e al termine della cerimonia i presenti eseguono ‘danze davidiche’ intorno alla ‘mensa’. Questo non sarà forse accaduto per pudore (?) alla presenza dei Vescovi e dei Cardinali lo scorso 28 Marzo, ma avviene ad ogni celebrazione parcellizzata in salette distinte per ogni comunità Neocatecumenale. Si tratta di riti con tanta esaltazione emotiva (favorita dai canti ritmici, coinvolgenti) ma poco raccoglimento e quindi con una evidente banalizzazione del Mistero.

È, nei fatti, una ritualità che cementa la comunità, nella convinzione che (testuali parole dell'iniziatore Kiko Arguello) "non c’è Eucaristia senza assemblea. È un’assemblea intera che celebra la festa e l’Eucaristia; perché l’Eucaristia è l’esultazione dell’assemblea umana in comunione; perché il luogo preciso in cui si manifesta che Dio ha agito è in questa Chiesa creata in questa comunione. È da questa assemblea che sgorga l’Eucaristia". E che fine fa il vero celebrante, che è il Signore Gesù?

Che dire, inoltre, del caleidoscopio multiforme offerto dal tempio mondiale del Neocatecumenato sul Monte delle Beatitudini? Esso ha uno scopo ben preciso: intimorire, impressionare, suggestionare il visitatore, per convincerlo della bontà, della grandiosità del cammino Neocatecumenale e della sua ‘predicazione’. La macchina propagandistica del Cammino, perfettamente rodata ed oliata nel corso dei decenni, produce proprio i risultati attesi dai capi: l'adesione acritica di alti prelati, i quali sposano la causa Neocatecumenale ricacciando in qualche anfratto remoto della propria coscienza eventuali dubbi nutriti prima della visita al centro mondiale d'irragiamento del pensiero ‘kikiano’, abbagliati e soggiogati definitivamente dalla messinscena trionfalmente dispiegata per fare colpo sugli illustri ospiti.

Tali prelati e porporati, ignari delle svariate aberrazioni di questa realtà (nessuno di loro può conoscere le catechesi originali che costituiscono la ‘tradizione orale’ del Cammino NC), ci mettono di fronte ad una nefasta conseguenza della laicizzazione progressiva della Chiesa iniziata con l’errata interpretazione del Concilio Vaticano II e proseguita nei decenni successivi: ciò che sarebbe stato impedito ad un religioso, spostare ed attrarre la Chiesa verso un'altra teologia, è stato invece consentito ad un laico. Non ci resta che pregare e confidare in un intervento energico del Papa. Lui - solo Lui - è Pietro, ed è su di Lui che Gesù ha edificato la sua Chiesa che, lo ricordiamo, è ‘una, Santa, cattolica e apostolica’. Dunque, il Papa è uno e la Chiesa è una: lo ha stabilito Cristo consegnando le chiavi a Pietro. E’ proprio il caso che chi intende contrastare la Dottrina della Chiesa dall’interno, si metta l’anima in pace. ‘Non praevalebunt’, l’ha promesso Gesù. A buon intenditor, poche parole.

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