Stranezze liturgiche neocatecumenali
La Croce di Kiko
Tra le tante trovate pubblicitarie del
cammino neocatecumenale, abbiamo trovato una
foto molto emblematica appena sopra il titolo
"ULTIME DA TUTTO IL MONDO". Vi si
vede appoggiata su una delle ringhiere che
delimitano piazza San Pietro, "puntata" quasi contro la Basilica, una
croce astile neocatecumenale disegnata da Kiko
(uno degli emblemi del Cammino Neocatecumenale),
come per indicare che il neocatecumenato preme
da ogni parte del mondo verso il centro del
potere cattolico.
Non è difficile interpretarla cosi. È
inaudito, anzi repellente!
Abbiamo già fatto notare in
altra pagina del sito come Kiko sia solito
predicare impugnando la sua 'croce astile',
simbolo del potere spirituale dei Vescovi...
Tratto da una catechesi
di Kiko Argüello
(testuali parole)
La Croce è tutta una catechesi.
Il tripode è formato
da tre serpenti. Che cosa significa ciò?
Salendo nell’asta incontriamo un globo,
questo rappresenta il Mondo. Tra il globo e la
Croce c’è l’immagine di Maria che prega
Cristo per noi peccatori. LEI È LA DONNA CHE
SCHIACCIA LA TESTA DEL SERPENTE, come dice
Genesi (3,15), per questo motivo ci sono
serpenti nel tripode della Croce. Il Cristo ha
il capo eretto perché è un Cristo Vivo. Non
è morto. Risuscitò. Inoltre il Cristo ha una
corda nella cintura... questo è un riferimento
a Isacco, che è la prefigurazione di Cristo.
AKEDA’ (in ebraico 'legatura': infatti è
più esatto dire legatura di Isacco che
sacrificio di Isacco. Non si comprende
tuttavia questa, come tante altre commistioni
- oltretutto forzose - con l'Antico Testamento -ndR). Nelle quattro punte (lati) della
croce ci sono le figure dei quattro
Evangelisti. San Marco: il leone / San
Luca: il bue / San Matteo: l’angelo / San
Giovanni: l’aquila.
Osservazioni:
Ci chiediamo che senso ha mettere sulla
Croce il segno della 'prefigurazione' di
Cristo (la legatura di Isacco), quando abbiamo proprio Lui... Ed è
vero che il Signore risuscitò; ma il momento
della Croce è troppo drammatico e troppo 'forte'
per snaturarlo in questo modo... Possiamo
trovare una qualche analogia con le più
antiche Croci astili. Esse riportavano sul recto
il Cristo 'vivente' con gli occhi aperti, ma sul verso
lo rappresentavano nel momento solenne e
tragico della sua morte, con la testa e gli occhi chiusi.
Forse perché chi lo guardava da dietro erano
nella processione i suoi discepoli...
"chi vuol venire dietro a me...",
mentre l'annuncio alle genti (da davanti) è
quello del Vivente e risorto? Non a caso i
'suoi discepoli' nella Chiesa durante
l'Eucaristia lo ricevono recandosi
processionalmente all'altare e vivono la
sequela come Lui ha insegnato "Se
qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se
stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt
17, 24), mentre los kikos se lo passano di
mano in mano seduti a mensa perché venga 'a
servirli'... (lettera di Kiko al Papa [vedi]).
In ogni caso il segno della 'legatura" di
Isacco è ancor più inquietante se accostato
agli 'occhi aperti' del Cristo, dal momento
che Isacco è il figlio non più sacrificato...
Quanto meno qualcuno dovrebbe chieder conto di
queste ambiguità...
Continuando con la chiave
di lettura "croce rovesciata", [vedi]
ovvero l'odio verso la gerarchia ecclesiastica
che perseguiterebbe i santi e non
permetterebbe lo sviluppo dei carismi, la
croce astile neocatecumenale si spiega
ulteriormente; i tre serpenti di cui è
formato il tripode hanno una
funzione statica, anche nelle croci astili non
neocatecumenali ci sono tre piedi di metallo ritorto:
ma perché tre serpenti? Se la gerarchia
ecclesiastica è la Babilonia dell'apocalisse,
il simbolo del male, i tre serpenti
simboleggiano tre ecclesiastici molto molto in
alto, tre Papi, che hanno dovuto sostenere
"loro malgrado" il cammino
neocatecumenale nella sua ascesa ai vertici
della Chiesa. Il messia crocifisso nella
versione neocatecumenale ha gli occhi aperti, non è
morto, "risuscitò" certo, ma NON È
MORTO, non ancora: ricordiamo parte della
formulazione del "Credo": Fu
crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì
e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.", sembra una
sottigliezza, ma l'affermazione kikiana
scardina uno dei fondamenti della Fede
cattolica, e questo ci introduce all'ulteriore
problema del messianismo kikiano.
Kiko ha letto Dostoevskij, cita a modo suo una
molto controversa frase
dall'"Idiota" a sostegno della sua
estetica, se odia la gerarchia ecclesiastica
perché non ammettere che abbia letto,
naturalmente a modo suo, "Il grande
inquisitore" tratto da "I fratelli
Karamazov"? Che succederà alla Gerarchia
cattolica quando il cammino avrà carta bianca
e potrà tranquillamente modificare teologia e
liturgia, potrà portare a termine quello
"svuotamento" progressivo dei
Sacramenti della Chiesa cattolica che traspare
sia dalle catechesi segrete del CNC sia dalla
prassi attuale neocatecumenale? Dopo i tre
"serpenti" un quarto non si dà?
A proposito di "la bellezza salverà il
mondo: che significa "Mir spasët
krasotà" (la stessa frase in russo)? Chi
dice la frase? Sapete che nella costruzione
russa della frase, l'autore con una anastrofe
inverte oggetto e soggetto, "Il mondo
salverà la bellezza", quasi a voler
sottolineare che il punto centrale in tutto
ciò di cui si sta parlando non è esattamente
la bellezza? Sapete che "mir", in
russo ha due significati: "mondo" e
"pace"? Sapete a quale personaggio
fa riferimento l'autore (il principe Miškin)
e di che tipo è il suo cristianesimo?
Conoscete l'obiezione fondamentale a questa
affermazione posta dallo stesso Dostoevskij
per bocca di Ippòlit: "Il principe
afferma che il mondo sarà salvato dalla
bellezza! (...) Quale Bellezza salverà il
mondo? Siete un cristiano fervente voi? Kolja
dice che voi stesso vi attribuite il titolo di
cristiano"?
Queste riflessioni rivelano l'origine di molte
suggestioni kikiane, che in questa luce
appaiono tutt'altro che originali... Riteniamo
sia opportuno approfondire questi aspetti con
il riferimento anche alla sofiologia, pure
sviluppatasi nella spiritualità russa, alla
quale il 'nostro' molto sembra aver attinto,
pensiamo in particolare alla 'nuova estetica'
con la quale pensa di salvare la Chiesa...
Saremo presto più precisi e circostanziati.
Tornando alle 'croci
astili', il cambio iconografico dal Christus
triumphans al Christus patiens è
avvenuto nel XIII secolo ad opera degli ordini
mendicanti verosimilmente per motivi
pastorali: era necessario abbandonare una
iconografia tendenzialmente più
"monofisita" che aveva fatto il suo
tempo per insistere più sull'umanità
sofferente del Cristo. Un ritorno alle origini
sarebbe già di per sé un assurdo. Consideriamo
solamente il crocifisso del pastorale del Papa
Giovanni Paolo II, così come la maggior parte
dei nostri crocifissi che hanno anche la
ferita al costato: la prova più evidente
della vera morte di Nostro Signore Gesù
Cristo sulla croce, alla quale seguì la sua
vera resurrezione.
Nel nostro caso però,
quello della 'croce astile' neocatecumenale
disegnata da Kiko su cui ci siamo soffermati
all'inizio, il Crocifisso non è
"descrittivo", artistico, non
rappresenta neppure una fase della
crocifissione, ma per stessa circostanziata
ammissione dell'ideatore, è UNA CATECHESI; il
che significa che insegna una o più VERITÀ
DI FEDE, solo il guardarlo è teologicamente
rilevante.
Qui il crocifisso non è morto (al presente),
ma vivo, e chi non è morto non può
risuscitare. Ciononostante
"risuscitò" (al passato): forse che
il messia risorto è salito sulla croce una
seconda volta? Si tratta di una seconda
venuta? La prima è prefigurazione della
seconda, così come Isacco lo è della prima?
Sono solo svarioni teologici? O c'è di più?
Non c'è forse un legame
anche con l'uso della famigerata 'mensa'
(banchetto escatologico) in luogo dell' 'altare'
(sacrificio negato)? [vedi]
Per completezza, riguardo
alla raffigurazione del Cristo nelle croci
astili, è bene
conoscere anche la dichiarazione dei Padri del
Concilio Trullano (692) che sta alla base
delle prime raffigurazioni dello stesso Christus
triumphans:
“Dopo aver accolto dapprima queste figure e
queste ombre come segni ed emblemi, noi oggi
preferiamo ad essi la grazia e la verità vale
a dire la pienezza della fede. In conseguenza,
e perché la perfezione sia esposta a tutti
gli sguardi anche per mezzo delle pitture, noi
decretiamo che in futuro nelle immagini si
dovrà rappresentare il Cristo nostro Dio
sotto la forma umana al posto dell'agnello. È
necessario che il pittore ci conduca per mano
al ricordo di Gesù vivente nella carne,
sofferente, che muore per la nostra salute e
opera così la redenzione del mondo “.
L'ultima frase ci pare illuminante.
Kiko, la Domus Galileae.
Osservazioni e commenti
Veduta della Domus dal
lato ovest
Kiko dice:
«Molti anni fa, i Francescani ci avevano
offerto la possibilità, di utilizzare questo
terreno, che era un terreno agricolo. Siamo
venuti a vederlo era tutto sulla montagna
all’alto del Monte delle Beatitudini. Era
pieno di pietre e il posto era fantastico. Da
qui si vede tutto il lago di Kinneret.
In principio pensavamo di fare qualcosa, forse
una cosa piccola, ecc. Non sapevamo cosa
voleva il Signore. Il sensum fidei dei
fratelli… noi abbiamo chiesto una colletta
ai fratelli... la maggior parte dei fratelli
del Cammino sono gente povera, sono comunità
di gente povera delle periferie… Sono stati
i fratelli più poveri con le loro piccole
collette che hanno contribuito poco a poco.
Tutta questa casa tiene un punto fondamentale
l’Estetica cioè l’amore all’Uomo. Qui
dovranno venire i fratelli alla fine del
Cammino, come un viaggio di nozze con il
Signore, noi vogliamo che si sentano come dei
principi, come dei re. Allora volevamo fare
una cosa soprattutto dove, attraverso la
bellezza, si sentano amati.
E Cristo stesso dirà: “Andate a dire ai
miei discepoli che vadano in Galilea che là
mi vedranno”. In questo monte Cristo risorto
apparirà e farà la missione universale,
invierà essi a tutte le nazioni del mondo che
ritorneranno a questa terra, ai gentili, e si
adempie (la parola) del profeta Isaia (Is. 61)
“Io vengo a riunir tutte le nazioni”.
Cristo dice: “Andate e fateli battezzare nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo. Insegnandoli a mettere in pratica tutto
quello che io vi ho comandato. Ecco che io
sono con voi fino alla fine del mondo".
Per questo vedete che nella chiesa (della
Domus Galileae) ho fatto nell’abside, un
dipinto del Giudizio Finale alla fine del
mondo. Cioè è importantissima questa
missione universale a tutto il mondo a tutte
le nazioni. Tra qualche anno saremo tutti
morti e resterà qui come un monumento per
quei fratelli che Dio ha scelto da prima della
creazione del mondo per aprire il Cammino
Neocatecumenale, che sarà un cammino molto
importante per tutte le nazioni in tutte le
Chiese».
Prima osservazione:
Notate il grande spazio rosso vuoto,
dove campeggia solo la figura di un demone?
L'inferno è vuoto... Logica conclusione
della concezione: se l'uomo non può non
peccare perché è sotto il potere del maligno
dov'è la sua responsabilità e quindi la sua
possibile condanna? E che posto ha in tutto
questo la nostra Redenzione?
Osserviamo:
Sembra
l'elucubrazione di un folle, il cui senso finale
davvero appare la sostituzione in Galilea del Vaticano...
Non è poi plausibile che
un'opera del genere sia stata realizzata con
le collette delle povere comunità di
periferia, che pure dal canto loro si
saranno dissanguate non poco...
Di
fatto si tratta di una costruzione faraonica
piena di simboli che non hanno nulla di
ecclesiale, ma sono di esclusiva invenzione di
Kiko e ad uso (e abuso) nel cammino... L'ultimo
periodo del discorso sopra riportato parla chiaro.
In effetti i neocatecumenali,
arrivati all'ultima tappa del cammino
diventano 'veri' cristiani con questi (ed
altri) segni, ma questi sono i più
eclatanti in un contesto che vuol dirsi
cristiano cattolico:
passando dalla Domus Galileae, ricevono
l'Eucaristia nel Cenacolo, il battesimo nel
Giordano... Alla faccia del Credo:
"Professo un
solo battesimo..." . Non è ininfluente
quindi che nella lettera di Arinze li si
inviti anche a seguire le rubriche del
Messale Romano (Gloria, Credo, Lavabo, Orate
fratres, Agnus Dei... ) nelle liturgie... Se poi colleghiamo il
tutto al documento che presenta l'immagine del
'ruolo' del cammino nella salvezza, da portare
anche ai cattolici (!), che ripubblichiamo qui
sotto per
maggiore chiarezza, non possono non aumentare
le perplessità e anche lo sconcerto...
Legenda: Nel
"grafico" che raffigura i credenti
nel mondo che c'è a destra, il mondo
religioso si divide in:
Inscritto in questi ultimi
sta il punto nero, il CNC, una scritta con
freccia lo qualifica: "pueblo de Dios,
luz" con le frecce (l'evangelizzazione)
che raggiungono tutti i settori, compreso
quello dei... cattolici.
Questo
documento ci induce a introdurvi in una
ulteriore riflessione. Nella pagina che
osserviamo sulla nostra sinistra troviamo lo scritto "ancla" inscritto in
un rettangolo, a fianco è disegnata l'ancora,
la croce del cammino, che poi Kiko evolve
successivamente in una variante del
crismon o monogramma
di Costantino (composto dalle lettere greche
maiuscole X e Ro,
le iniziali di Cristo, ma in questo caso c'è
solo la croce e mancano alfa e omega ai lati).
Attenzione al fatto che esiste una derivazione
di ankh (simbolo egizio della vita eterna) che
rappresenta il pianeta Venere (e la donna), è
una croce greca con alla sommità un circolo,
sotto certi aspetti molto somigliante.
Questo dell'ancora è il simbolo iniziale
della croce del cammino, forse potremmo dire
un albero con le radici che partono da terra
(no hay vida cristiana sin comunidad), la
"comunità di chi viene dall'inferno
pieno di ferite e di disprezzo", tramite
la quale per Kiko si arriva al cielo ed alla
vita eterna.
La croce che simboleggia la parrocchia e
quella posta sul seggio del servo di Dio
Giovanni Paolo II [vedi]
sono invece rovesciate: mentre il cammino
prenderebbe dalla terra e porterebbe al cielo,
la gerarchia ecclesiastica prenderebbe dal
cielo e porterebbe alla terra, esalterebbe la
carne a detrimento dello spirito.
Con la croce rovesciata
viene verosimilmente indicata la “grande
prostituta che siede sui sette colli”, la
città grande che regna su tutti i re della
terra vedi Ap. 17, 1-18 ed Ap. 18, 1-8, in
assoluto contrasto con la “Galilea delle
genti” del CNC e probabilmente con la città
santa, Gerusalemme, di Ap. 21, 10-27, che
sarebbe prefigurata dal testo di Isaia 9,
1-3(4) cui si riferisce Matteo 4, 12-16 che i
NC citano sempre a proposito della Domus...
Naturalmente tutte queste interpretazioni sono
fondamentaliste ed errate, tuttavia darebbero
ragione della Domus e della basilare
importanza della “Galilea delle genti”
neocatecumenale.
Dato che un simbolo fa sempre riferimento ad
un sostrato culturale condiviso, è molto
difficile da sostenere che la croce rovesciata
di Kiko sia un simbolo medievale dell'apostolo
Pietro (martirizzato a testa in giù), dato che Kiko rifiuta questo periodo
della storia della Chiesa e dato che oggi
questo significato è irrimediabilmente
perduto anche perché attualmente il simbolo
possiede un significato denotativo fortemente
negativo che anche gli atei conoscono: chi lo
avesse nel proprio stemma (che non fosse
satanista) si affretterebbe a toglierlo.
Il
simbolo kikiano ha un suo sostrato condiviso,
ma è solo per una sua ristrettissima cerchia.
I comuni mortali ne sono esclusi, come in ogni
setta che si rispetti.
Sapete, lo sanno i nostri
Pastori, che Kiko ha già
stabilito i suoi "apostoli" che
devono portare il suo "verbo" fino
agli estremi confini della terra? Sono guarda
caso
dodici, gli "illuminati"; li chiamano,
sempre guarda caso, i "dodici Cefa", hanno
un nome ed un cognome...
:: Che cosa ci si può aspettare da chi ha come
principio la frase "questo non ditelo
alla gente" (vedi catechesi segrete del
CNC)?
:: Da chi afferma in faccia al Papa che la
bellezza salverà il mondo, quando il mondo è
già stato salvato da Nostro Signore Gesù
Cristo morto e risorto?
:: Da chi critica in faccia al Papa la
gerarchia ecclesiastica ( e quindi il Papa
stesso che ne è il vertice) che non accetta
il suo personale
"carisma"?
:: Da chi dà lui stesso le proprie sembianze
al messia e le propone all'adorazione dei
fedeli? Li espone nelle chiese cattoliche?
Copre o
sostituisce con esse il Tabernacolo?
Kiko ha molto potere, ma ancora non abbastanza
per imporre a tutti i cattolici la sua
"visione". La segretezza dei
contenuti del CNC è per i vertici vaticani,
che ancora (ma per quanto?) possono impedire
il cammino.
Sveglia, aprite gli occhi, leggetevi gli
articoli del "portavoce" Gennarini
sul Foglio che guarda caso parlano di
messianismo e della "Galilea delle
genti": ai vertici del cammino i giochi
sono già fatti, si aspetta solo il momento
opportuno!"
Maria (non la Beata Vergine
Maria!) è forse la quarta ipostasi, la Sofia,
la donna [ mutuata dalla 'sofiologia', branca
della spiritualità russa, alla quale la
'visionarietà' kikiana molto ha attinto.
Tutti questi dati saranno oggetto di
approfondimento nella sintesi in corso di
preparazione -ndR] (vedi segno di Venere sull'ancla, che
a quanto pare deriva da
un
ankh, simbolo egizio della vita eterna): la
vita eterna si ha solo nella comunità. Dice Kiko: "Tra qualche anno saremo tutti morti e
resterà qui come un monumento per quei fratelli che
Dio ha scelto da prima della creazione del
mondo per aprire il Cammino Neocatecumenale,
che sarà un cammino molto importante per
tutte le nazioni in tutte le Chiese"...
Si parla qui della memoria? Di che tipo di
memoria? Che rapporto ha per Kiko il concetto
di memoria o memoriale con la vita eterna?
Forse esageriamo, ma... Maria è la comunità che
gesta, la sofia, la donna bellissima con la
quale conversare (forse che non si dice che
Kiko abbia avuto a che fare con Maria ?) Ma
non in senso "magico", cioè nel
senso di Medjugorje per esempio, di Lourdes,
insomma nel "nostro" senso di
cristiani della domenica (ed anche degli altri
giorni!). Tutto nella Chiesa è magico per
lui, mentre (vedi Orientamenti, fase
conversione) è la comunità che perdona i
peccati (senso del saluto "la pace").
Ed è la comunità kikiana che fa l'eucaristia. Sapete il perché dopo aver
letto Kiko/Carmen rimane sempre l'impressione
che un po' abbiano ragione? Perché lui usa
gli involucri (parole, concetti, dogmi...) per
riempirli con un contenuto totalmente altro,
così che in un certo senso li riconosciamo
come nostri ma non lo sono. Il trucco è la
chiave, la "rivelazione" kikiana,
solo "in Cammino" si può entrare in
questa vera e propria distorsione della
realtà, ma non sei più in grado di
riconoscerla perché travolto dalla propaganda
e dalla pressione psicologica. Kiko è sicuro
di sé, la teologia di supporto può essere
adattata se attaccata, perché non si fa altro
che giocare con le parole, riempire le parole
con significati "ALTRI". La
costruzione è teologicamente inattaccabile,
nel castello kikiano ci entri solo con la sua
chiave, che solo lui conosce, che è la sua
rivelazione. Il fatto che si tratti di una
vera e propria 'gnosi' alla quale si accede per gradi, non dà la possibilità
di riconoscere 'l'inganno sottile' fin dall'inizio, soprattutto se già non si
conoscono gli insegnamenti della Chiesa come, si è già sottolineato, accade
soprattutto per molti cosiddetti 'lontani'... andando oltre, se mancano
sufficienti capacità critiche, si resta invischiati in questa realtà
totalmente 'altra' e ammaliati dalle sue immagini 'forti', canti trascinanti,
contenuti affascinanti, che strumentalizzano e sovvertono la Scrittura e i
simboli più sacri dell'universo spirituale ebraico-cristiano.
Come
altro si spiegherebbe che un kikiano in cammino da vent'anni non abbia mai
visto nulla che non sia in accordo con il CCC? Il Papa parla di
"cammino"? Bene, parla del CNC! Esempio banale, ma non è solo
propaganda, è che al concetto di cammino si è sostituito il concetto di CNC,
solo la comunità kikiana è in cammino, gli altri no. La distinzione è
sottile, ma mentre la propaganda si potrebbe vincere con una contropropaganda,
la sostituzione concettuale no perché scende decisamente più in profondità
nell'adepto. Se si esce dal CNC, i concetti
kikiani non possono essere sostituiti con quelli della Chiesa cattolica, perché
si dovrebbero risvuotare e riempire del loro (vero) significato. Come altro
spiegare che ci sono neocat intelligenti che si leggono S. Agostino e le
encicliche dei papi, e non ci trovano nulla di strano? È per questo che chi
tra di loro è in buona fede e perché negarlo, è disperato perché non
capisce perché noi non capiamo: ma è perché stiamo parlando di cose
completamente diverse, solo l'involucro (il significante) è lo stesso, ma il
significato è diverso e spesso opposto.
Il CNC, almeno ad un certo
livello, non vuole essere fondamentalismo
biblico (lo è probabilmente solo per i quadri
inferiori) ma una vera e propria "gnosi", le
parole avrebbero infiniti significati,
sarebbero segni senza un significato univoco,
privi di denotazione ma con infinite
connotazioni, le parole assumerebbero un senso
estetico, come i movimenti in una danza: che
importano le parole quando tu "sai", hai la
chiave per l'interpretazione, hai la "linfa"
che scorre in te, ti nutre, ti trasforma...
Temiamo che la Chiesa qui dovrà
fare come fecero con Al Capone, che è andato
dentro per le tasse e non per i suoi
innumerevoli ed efferati delitti (ci si scusi
il paragone). Le "tasse"
caponiane di Kiko sono al momento gli abusi
liturgici: Kiko ha già ingannato tre papi con
il suo giochetto, ha fatto vedere gli
involucri da tutti accettati ed i
"frutti". Giovanni Paolo II era
buono, gli ha creduto, solo nel suo Magistero
si vede l'assistenza dello Spirito Santo, per
il resto pensiamo (è nostra opinione, ma di
certo era anche male informato) che
non si sia mai accorto di nulla. Anche il
Cardinal Ratzinger agli inizi gli ha creduto,
pensiamo che poi ne abbia valutato gli errori
teologici ma anche sotto la pressione
dell'allora Papa non ha potuto far molto.
Ora
Kiko, conscio del pericolo dottrinale che
corre di fronte a papa Benedetto, cambierà il
cambiabile nel direttorio catechetico. Il
giochetto è sempre lo stesso. Ma ci sono cose
su cui non può retrocedere, e su quelle
bisogna metterlo alla corda, allora
sbaglierà: una seria e severa riforma
liturgica aiuterebbe non poco. Dottrinalmente
si può far poco: il significato delle
proposizioni dottrinali, come anche delle
disposizioni della Chiesa vedi lettera di
Mons. Arinze, ha la sua debolezza nel fatto
che sono involucri, si possono riempire di
altri significati, che altro è l'arrampicata
sugli specchi di Gennarini? Che altro è l'uso
fuori contesto dei simboli?
Sarà una dura lotta, ma le porte degli inferi
non prevarranno. E non lo diciamo noi, ma lo
ha detto il nostro Signore, Gesù...
E
ancora sulla Domus... Non
possiamo passare sotto silenzio alcune delle
altre svariate 'stranezze liturgiche' riscontrate
proprio nella Domus... La
prima, una visione della imponente Aula Magna, sormontata da un'immensa cupola, nella quale è anche presente la 'mensa'
di dimensioni rapportate all'importanza
dell'ambiente, sulla quale fa bella mostra di
sé una grande channukkià [abbiamo
parlato più diffusamente in un'altra pagina
dell'uso improprio di simboli ebraici e
del significato dato dai necatecumenali a
questo oggetto].
Così si presenta la cosiddetta "Sala dei
500"
(Gesù si manifestò
dopo la resurrezione a più di cinquecento
discepoli -ndR) durante le affollate
celebrazioni: nell'immagine pubblicata a lato si
notano anche gli elementi circolari della
cupola, che stanno a simboleggiare 'i cieli'). Il che ci
ricorda il “cielo stellato” a coronamento
dell’edificio, nonché le ripetute allusioni
all’Architetto dell’Universo che per
fabbricare il mondo avrebbe usato la Torah
come un architetto usa mappe e piante, citate dal
portavoce NC Gennarini in un articolo su
"il
Foglio" (22 gennaio 2005)… Non
vi ricorda qualcosa?... Cliccando
sull'immagine diventa ben visibile,
ingrandendo, anche l'enorme channukkià...
Il 'cielo stellato'
comunque è un altro elemento sinagogale,
presente nelle sinagoghe come lucernario,
che consente a chi studia la Torah di
guardare il cielo stellato...
In tutti i catechumenium
si incontrano 'lucernari' realizzati con
materiali trasparenti...
A conferma delle
dichiarazioni per nulla velate di Kiko, sul
fatto che al luogo scelto per la loro
cittadella i neocatecumenali attribuiscono
esplicite valenze messianiche: è la
“Galilea dei pagani”, la “terra di
Zabulon e di Neftali” annunciata da Isaia
come il luogo della venuta del Messia,
Gennarini, in un altro suo intervento su
“il Foglio” del 27 gennaio 2004, ha
scritto: ""Questo monte è un luogo centrale nella storia della
salvezza ed è come una cerniera tra
l'attesa del Messia e la sua venuta, tra
Israele e cristianesimo. Isaia lo aveva
annunziato: "Terra di Zabulon e Neftali:
in passato coperta di obbrobrio, in avvenire
sarà coperta di gloria. La Galilea dei
pagani, il popolo che camminava nelle
tenebre ha visto una gran luce": poiché
questo fu il luogo della terra promessa dove
venne sperimentato l'esilio e dove l'oscurità
si fece più grande, quando verrà il Messia
la sua luce brillerà per prima proprio qui,
in Galilea.""
Pubblichiamo ancora, qui sotto, l'immagine
della enorme inquietante
channukkià in bronzo disegnata dall'immaginifico
iniziatore dei NC Crediamo
che queste immagini si commentino da sole...
Stando a quanto dice Kiko, un giorno andremo
tutti da lui sul monte a pregare. Avevamo già
sentito dire qualche anno fa, da alcuni
Neocatecumenali di SFC, che alla Domus
sarebbero andati i vescovi di tutto il mondo a
pregare! Parola di Kiko! Il
gregge neocatecumenale, a frotte, seguirà i
pastori inquadrati da Kiko.
Se si andrà avanti di questo passo, i vescovi
non andranno più a Roma dal Papa per fare la
loro visita ad limina apostolorum, ma andranno
in Galilea da Kiko!
I principali elementi
costitutivi della Sinagoga sono: la Bimah
(chiamata Tevah dai sefarditi) che è il
pulpito da cui viene letta la Torah e l'Arón,
Arón ha-Kodes: "armadio sacro".
È l'armadio posto sulla parete orientale
della sinagoga, volta verso Gerusalemme. Vi
sono custoditi i rotoli della Torah,
rivestiti dei loro ornamenti. Ebbene,
guardate le due foto che seguono!
Che dire quindi dell'esistenza, nella Domus, del
Santuario della Parola (l'Arón ha-Kodes), e della grande enfasi
che lo accompagna? Basti pensare, ad esempio,
alle celebrazioni con Rabbini
che danzano intorno alla Torah compiaciuti per
lo stile antico-testamentario della
costruzione. Dobbiamo tener conto che il
giudaismo dei tempi di Gesù, centrato sul
Tempio e sul sacrificio dell’agnello
pasquale, è scomparso col Tempio; e dal II
secolo dopo Cristo, è stato sempre più
decisamente sostituito dal “culto della
Torah”. Questa importanza data alla
Parola è tipica del popolo Ebraico ed inoltre
l'uso
dell'adorazione della Parola in luogo di
quella del Santissimo, di cui non riconosce
la Presenza, è tipica di una certa parte del
Protestantesimo. La nostra non è una “religione
del Libro”, e la divinizzazione di un
Testo, bensì è Fede nel Verbo fatto Uomo, il
Signore Gesù, che non ci
sembra trovi adeguata dignità in mezzo a tanti
orpelli e in tutta questa
immaginifica costruzione fatta di
un'accozzaglia di simboli tratti
dall'ebraismo, di sapore qabbalistico. È il
motivo per cui sentiamo l'urgenza di dover promuovere una adeguata
opposizione religiosa innanzitutto, ma anche
culturale a questo, a dir poco, 'confusionismo'.
Nella
foto a lato, a destra, vi mostriamo anche la Bimah della
Domus Galileae. Questo elemento trova
riscontro anche nei Seminari Redemptoris Mater.
Lo dimostra una foto pure pubblicata più in
basso in questa stessa pagina. Vi rimandiamo,
per ulteriori interessanti approfondimenti,
alle pagine del sito dedicate proprio alle manie
pseudo-ebraiche da noi già
ampiamente stigmatizzate...
[Uso improprio di simboli ebraici]
e
[Appunti sulla mania dell'ebraismo
nel CNC]
C'è un altro elemento
architettonico che diventa 'luogo' simbolico e
che
suscita la nostra inquietudine e il nostro
sconcerto per la sua presenza nella Domus,
perché contribuisce a completare l'idea di
realtà 'altra', di separatismo dalla Chiesa
che i neocatecumenali rappresentano, perché
sono francamente troppi sia i contenuti
dottrinali che le prassi a differenziarli. Lo
potete vedere nella foto qui a lato. Viene
indicato come il luogo in cui "En esas
escaleras que bajan se irán poniendo los
nombres de todos los que vayan acabando el
Camino".
Dobbiamo pensare a qualcosa come i 144.000
salvati dell'Apocalisse?
Immagine della
Cappella del Santissimo. Non mancano i tappeti;
in compenso la usuale totale assenza di inginocchiatoi,
che eloquentemente
dimostra come l'Adorazione sia durante che
dopo la celebrazione è comunque bandita. Del
resto è risaputo che i neocatecumenali rimangono
inesorabilmente in piedi anche durante la
Consacrazione... “Una
fede o una liturgia che non conoscano più
l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in
un punto centrale” (Joseph Ratzinger,
“Introduzione allo spirito della
liturgia”, pagina 190).
È rilevabile inoltre dalla posizione dei
sedili, anch'essi in puro stile sinagogale con
il leggìo al posto dell'inginocchiatoio, che l'Assemblea guarda se stessa e non
è 'rivolta' verso il Signore! Ci ricorda
l'affermazione di Kiko "Non c'è
eucaristia senza Assemblea [...] è da questa
festa che sgorga l'Eucaristia" in totale
dissonanza con gli insegnamenti della Chiesa: "Si capisce, dunque, quanto sia importante
per la vita spirituale del Sacerdote, oltre
che per il bene della Chiesa e del mondo, che
egli attui la raccomandazione conciliare di
celebrare quotidianamente l’Eucaristia, la quale è sempre un atto di Cristo e
della Sua Chiesa, anche quando non è
possibile che vi assistano fedeli" (Giovanni
Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 31).
Vogliamo parlare dell'inaugurazione della biblioteca e dell'enfasi a dir poco
inquietante data ai rotoli della legge 'vestiti' alla maniera ebraica ed
esposti con la solennità che i cattolici riservano al Santissimo? Che senso ha
tutto questo in un contesto che si definisce cristiano? Sotto ancora inseriamo
due immagini della avveniristica biblioteca somigliante ad una ardita navicella
spaziale...
Che dire anche della struttura, di notte sempre
illuminata, che chiamano "Il calice". per non parlare della zona dedicata alle
"Tavole della legge"?
cliccare per ingrandire |
|
Alla faccia della colletta delle povere parrocchie di
periferia!!!
Che dire poi del
particolare visibile nella foto a destra che in qualche
modo ci ricorda la segnalazione pubblicata qui
sotto,
per il 'nero' che caratterizza le porte del Tabernacolo? Clicca
per ingrandire l'immagine --->
Pubblichiamo un
interessante e sorprendente contributo di Roberto
Sul sito della parrocchia NC di S. Catalina
Labourè
www.archimadrid.es/laboure
c'è una curiosa foto della cappella - che
pubblichiamo a lato - (sul sito segnalato è
visibile cliccando alla voce "capilla"):
il colore liturgico davanti al leggìo è
verde, quello del tempo ordinario, ma la tendina del
tabernacolo (il conopeo [1]),
normalmente presente quando dentro il tabernacolo
sono custodite le particole consacrate e che
viene cambiata secondo i tempi dell’anno
seguendo la regola dei colori liturgici, è...
nera!!! Mai visto! Cosa significa?
In http://it.wikipedia.org/wiki/Colori_liturgici
si dice:
"Per la celebrazione delle esequie
prima del Concilio Vaticano II si utilizzava
il nero [ma mai per il conopeo:
vedi nota]. Pur non essendo del tutto scomparso,
è ora sostituito dal colore violaceo, anche
nelle altre celebrazioni per i defunti
(veglia, rosario, commemorazione di tutti i
fedeli defunti il 2 novembre).[...]"
Scelta liturgica... "preconciliare"???
Conopeo post-tridentino???
Ma in una cappella non si celebra
solitamente la messa dei defunti, per questo
c'è la chiesa parrocchiale, né sono visibili
nella foto le corone e i cavalletti. Di più
ancora: per una foto da pubblicare su internet
nessuno sano di mente avrebbe fotografato
subito prima o subito dopo un funerale... Il
conopeo nero salta all'occhio! E poi perché
il colore del leggio è diverso (verde)?
Che sia una scelta? Ed in base a quali
criteri? Che significa l'uso del colore nero
sul tabernacolo se slegato dall'uso liturgico?
Il conopeo nero non esiste
nel culto cattolico. È
espressamente vietato da ogni norma liturgica,
in ogni tempo, poiché Cristo è il Pane Vivo,
non morto.
Da quello che ho letto sul Cammino mi pare
che le difformità liturgiche nel CNC rivelino
ben più gravi difformità teologiche, e forse
qui siamo in presenza di un effetto della
dottrina kikiana dell'Eucaristia ('non Presenza'
eucaristica fuori dalla Messa).
La mia impressione
"a pelle" è che un simile conopeo
potrebbe stare tranquillamente in
"assemblee tutt'altro che
cristiane"... (quelle della croce
rovesciata tanto per intenderci): ma forse
esagero.
Sullo stesso sito c'è la foto
della chiesa parrocchiale (tempio): nessun
colore liturgico sull'ambone (dove campeggia
un'icona kikiana) e il tabernacolo non sembra
proprio che ci sia: quasi uno shock per chi
come me non è abituato alle sinassi kikiane
[1]
Conopeo di tabernacolo. Copertura in stoffa
del tabernacolo contenente la riserva
eucaristica. Generalmente è una semplice
tendina posta davanti allo sportello, di
colore bianco, laminato d'oro o d'argento, o
del colore liturgico, eccetto il nero
sostituito dal viola o dal rosso. (Dal
Thesaurus del corredo ecclesiastico di culto
cattolico)
Riceviamo questa precisazione da un
lettore, che pubblichiamo volentieri: Mi
permetto un piccolo commento: nell'articolo
sulla Domus Galileae c'è una piccola
rettifica che mi permetto di fare. Il
conopeo nero: secondo il Vetus Ordo
(Messale Preconciliare, per capirci) nelle
messe pro defunctis si usavano i
paramenti neri ad esclusione del conopeo che
rigorosamente doveva essere viola, poiché il
nero è il colore della morte ma colui che è
risorto illumina la morte della speranza
della risurrezione quindi il conopeo è viola
poiché rappresenta solo il dolore del
distacco terreno illuminato dal Signore
della Vita e la penitenza per l'anima dei
defunti. Grazie per quello che fate.
Un ricordo nella Preghiera in Cristo Davide
Rastello
Che
dire dell'uso della Bimah, come nelle
Sinagoghe?
Lo abbiamo già mostrato
per la Domus Galileae, ma ne abbiamo un
ulteriore esempio: nella foto pubblicata qui sotto
è visibile la Bimah del
seminario Redemptoris Mater di Macerata. Fa parte delle
manie pseudo-ebraiche che abbiamo già
ampiamente stigmatizzato... [vedi]
e [inoltre]
Un'altra
"stranezza", che poi è ancora estraneità...
Vi invitiamo a guardare
quest'altra immagine, tratta ci dicono dalla
cripta della Parrocchia della SS.
Trinità di Piacenza. Che sia una Cappella ce lo fanno pensare tanti simboli
liturgici: il cero pasquale, in primis; la
'mensa' - anche se non è l'altare - per le
celebrazioni; la grande icona della Trinità
che campeggia sullo sfondo. Ma mi dite che
c'azzeccano in un'assemblea cattolica le due
enormi menorah ai lati?
Notate, inoltre, sulla
sinistra, la grande 'croce astile' (vedi
sopra) neocatecumenale disegnata da Kiko e
presente in tutti i suoi incontri? Che senso
dobbiamo darle, visto che è presente e
visibile, a destra, un crocifisso?
E
ancora...
Guardate, ancora, l'altra
immagine qui sotto (un momento del megaraduno di Marsiglia,
febbraio 2006): è sparito l'altare
sostituito dall'ipertrofica 'mensa'; tappeti;
in compenso totale assenza di inginocchiatoi,
che eloquentemente
dimostra come l'Adorazione sia durante che
dopo la celebrazione è comunque bandita. Del
resto è risaputo che i NC restano
inesorabilmente in piedi anche durante la
Consacrazione... “Una
fede o una liturgia che non conoscano più
l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in
un punto centrale” (Joseph Ratzinger,
“Introduzione allo spirito della
liturgia”, pagina 190).
Oltre alla mancanza di
inginocchiatoi, notate la disposizione delle
panche che orientano l'Assemblea verso se
stessa, e non verso il Signore, anche
perché manca l'altare sostituito
dalla grande 'mensa'. Questo orientamento
delle panche, rigorosamente senza
inginocchiatoi e tra l'altro tipicamente
sinagogale (è una vera mania, abbiamo visto
in una foto sopra anche la bimah), è una costante di TUTTE le
chiese neocatecumenali. C'è contrasto
evidente col pensiero del Papa e della
Chiesa: "Nella liturgia eucaristica il
sacerdote guida il popolo nelle preghiera ed
è rivolto, insieme ai fedeli, verso il
Signore..." (Joseph Ratzinger,
Prefazione a: Uwe Michael Lang, Rivolti
al Signore - l'orientamento nella preghiera
liturgica, ed Cantagalli 2004)
Le difformità cultuali,
le difformità catechetiche, le strutture,
metodi, gerarchie, ruoli, simboli,
totalmente 'altri' rispetto alla Chiesa
cattolica, non fanno che avvalorare
l'ipotesi che Kiko più che 'riformare' la
Chiesa, abbia inteso e intenda 'rifondarla'.
Non dimentichiamo il messianismo della Galilea
delle genti e quanto evidenziato in
altre parti di questa pagina... e in tutte le
altre!
A
proposito dei tappeti...
"... vedendo la sala
coperta di tappeti sa che appartiene a Dio e
non al mondo. I tappeti riflettono la
regalità e, contemporaneamente, l’appartenenza.
Tutti i re possiedono tappeti nei loro
palazzi, ne sono adornati, e quando i re
partono per una visita, al metter piede fuori
dal palazzo gli viene steso un largo tappeto
che impedisce che i suoi piedi vengano
contaminati come quelli della gente mondana. L’uomo
che è stato creato dalla Bellezza ed è stato
fatto per la Bellezza… l’uomo ha bisogno
dell’estetica per reincontrarsi con Dio."
[Kiko, dalla catechesi sul cammino
dell'"ostiario", colui che
prepara la sala per le celebrazioni]
Anche questo elemento
contribuisce a creare 'appartenenza' e
contemporaneamente 'distinzione': (noi - gli
altri)
Ci è
stata inviata la foto che pubblichiamo qui
sotto, con l'indicazione che è stata
scattata nella chiesa Notre-Dame de Bonne
Nouvelle a Parigi, il cui parroco ha
conosciuto il Cammino circa 30 anni fa e ha
lavorato per lo sviluppo delle comunità
neocatecumenali in Francia. Elemento
ricorrente, l'ipertrofica 'mensa' al posto
dell'altare... E non c'è traccia del
Tabernacolo! Davanti al vecchio altare, spoglio e
abbandonato, campeggia la loro croce; infatti non
manca, in fondo a sinistra, l'inquietante croce
astile [vedi]...
Altre eloquenti immagini
della davvero ipertrofica (!) mensa, tratte da
Porto S. Giorgio, la prima e da Namur, la
seconda, con in primo piano la channukkiàh [vedi]:
Cliccare sulle immagini per ingrandirle
C’è da
chiedersi il perché della creazione nonché
dell'uso esclusivo, uniforme per ogni
comunità, di simboli nuovi, soprattutto se
ci si definisce 'realtà ecclesiale' come nel
caso dei NC nel cui ambito si è introdotti e
si vive in un 'ambiente' - luogo di culto
compreso - in cui tutto parla di Kiko e
della sua suggestiva e personalissima
costruzione, inventata e voluta sia nei
nuovi oggetti di arte sacra che nei dettagli
architettonici. Vedi i nuovi canoni
dell'architettura delle chiese che, in luogo
dei simboli millenari che riproducono il
tempio gerosolimitano, acquistano una
bizzarra mappatura ginecomorfa. Infatti, la navata
simboleggia il corpo di una gestante,
gravida dei suoi figli rinati; "la testa" è
l'ambone che ha totalmente prevalso sul
presbiterio, dove il leggio è "la bocca". Il
vecchio altare sparisce e più giù c'è
"lo stomaco", una grande tavolata quadrata
su cui si dice messa e si fa la comunione
con focacce non lievitate e gran numero di
calici di vino. E più giù ancora "l'utero",
la vasca scavata nel pavimento, dove il
battezzato si immerge per uscirne fatto uomo
nuovo.
Il paradosso è che la loro mania per
l'ebraismo si manifesta in tanti dettagli,
ma non coglie l'essenziale e cioè che la
disposizione architettonica delle chiese,
più vicina alla tradizione giudaica, è
quella tradizionale: il tempio di
Gerusalemme era costituito da cortili
concentrici ed in successione, in modo che
si dovessero attraversare, per avvicinarsi
al sancta sanctorum. Si
attraversavano in modo graduale, a seconda
dell'appartenenza: il primo cortile, dei
pagani, era frequentato da tutti; ad esso
corrisponde l'atrio delle basiliche
cristiane (un tempo di tutte le chiese, ora
sostituito dal sagrato), in cui potevano
entrare tutti, anche i catecumeni; la
seconda divisione era data dal cortile delle
donne, in cui potevano stare uomini e donne
israeliti, ma non altre persone; ad esso
corrisponde la navata della chiesa, in cui
possono stare tutti i battezzati, maschi e
femmine (un tempo gli ostiari avevano il
compito di fare uscire fuori dalla navata i
non battezzati, prima della celebrazione
sacrificale); vi era poi il cortile di
Israele, in cui potevano transitare solo i
leviti, prospiciente al tabernacolo
dell'alleanza, sede della presenza di Dio
(in questo cortile si trovava l'altare dei
sacrifici sopraelevato); ad esso corrisponde
il presbiterio, separato dagli altri
ambienti dalla balaustra (o da altre
strutture, e sopraelevato). In questo luogo
si trova l'altare per il sacrificio,
sopraelevato da terra. Oltre il cortile di
Israele, si trovava il tabernacolo
dell'alleanza, accanto al quale ardevano
incessantemente le lampade ad olio, ed era
coperto da un velo (squarciato dalla morte
di Cristo). Poteva entrarvi solo il sommo
sacerdote (non i leviti) e solo per la festa
dell'espiazione. L'omologo è ovviamente il
tabernacolo, accanto a cui ardono
incessantemente le lampade, davanti al quale
vi è il velo del conopeo, simbolo tangibile
dell'identità della chiesa cattolica con il
Tempio di Gerusalemme, figura dei templi
cristiani. Tempio del sacrificio cruento e
preparatorio, senza grazia, ma figura del
tempio in cui avviene il vero sacrificio,
con la grazia. Poiché l'eucaristia è sempre
un sacrificio propiziatorio ed espiatorio, è
sempre possibile per il sacerdote (un tempo
di norma solo per lui), aprire il
tabernacolo. Ovviamente anche nel
tabernacolo vi è la presenza di Dio: mentre
nel sancta sanctorum era simbolica e
figurale, in questo caso è reale e
sostanziale.
La perfetta identità tra tempio
ierosolimitano e chiesa, è talmente evidente
che ogni commento è superfluo. È solo per
ottusa superbia da parte dei "dotti "
liturgisti, che si è pervertita una
tradizione risalente a Salomone, ma nei suoi
archetipi addirittura a Mosè. 3500 anni di
tradizione buttati via, perchè qualche
emerito signor nessuno preferisce un
tavolino con sopra fiori sparsi, candelabri
ebraici (ma non la Croce)!!!
Le difformità
cultuali e architettoniche, quelle
catechetiche, le strutture, metodi,
gerarchie, ruoli, simboli, totalmente
'altri' rispetto alla Chiesa cattolica, non
fanno che avvalorare l'ipotesi che Kiko più
che 'riformare' la Chiesa, abbia inteso e
intenda 'rifondarla'. Non dimentichiamo il
messianismo della Galilea delle genti
enfatizzato nella Domus Galileae, frutto di
un sincretismo davvero ‘anomalo’, nella
quale recentemente è avvenuto il raduno di
150 vescovi asiatici (una visita ad
limina?) e quanto evidenziato in altre
parti di questa pagina... e in tutte le
altre!
Abbiamo
appreso con dolore e rammarico che Kiko ha
guidato a Firenze, nella scorsa estate, uno
stage per architetti, illustrando loro la
sua ‘nuova estetica’ e i suoi nuovi canoni
da seguire per la costruzione di Chiese!
Quella che segnaliamo non è
una vera e propria 'stranezza liturgica'; ma
stranezza è certamente. Dobbiamo imparare a
decodificare i simboli, specialmente quelli
che vengono contrabbandati come simboli
cristiani! Prescindendo da ogni considerazione riferita ai valori 'estetici'
tanto sbandierati da Kiko, che non ci sembrano
presenti nella grafica asimmetrica e
forzatamente inserita nella cornice, la
scritta
del logo riporta, da destra in altro: Nuova evangelizzazione - Comunità
- Liturgia - Parola... Osserviamo: la Chiesa
Cattolica, Apostolica, Romana alla quale non
siamo così sicuri che i neocatecumenali
appartengano, in effetti non appare! Ci sembra
che, al suo posto, sia indicata la
Comunità... Le scale stilizzate raffigurate ai lati del
tondo centrale, che conducono ad una 'vasca'
con la croce immersa nelle acque (del nuovo
battesimo, quello dell'appartenenza alla
Comunità, senza la quale, dicono, non c'è
salvezza?), fanno pensare alla miqwé, la
vasca delle abluzioni purificali praticate dai
nostri fratelli ebrei. Un altro dei simboli
ebraici 'importati' del tutto impropriamente?
Si potrebbe pensare anche agli antichi fonti
battesimali; ma la Chiesa ha fatto un cammino
di secoli e ci sembra che con la scusa di
tornare all'antico, si voglia distruggere la
tradizione ecclesiale, creandone una nuova del
tutto arbitraria, che mette insieme simbologie
ebraiche vetero-testamentarie, reinterpretate
dalla immaginifica fantasia dell'iniziatore
del cammino...
Per
chi fosse interessato, di questo abbiamo parlato un
un'altra pagina.
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