Gerusalemme è la chiave del problema mediorientale
Youssef Hourany da Beirut, su AsiaNews 23 maggio 2006

I cristiani del Medio Oriente non debbono “piangere e limitare il loro ruolo con il pretesto di essere perseguitati, ma devono insistere sul loro diritto all'esistenza” e mirare alla loro formazione religiosa e culturale. L’importanza del “modello libanese”.
 
È Gerusalemme “la chiave” per risolvere il problema mediorientale: la Città santa che “deve essere aperta a tutti e governata dai suoi cittadini”: ne è convinto il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, che, in una conversazione con AsiaNews, critica la comunità internazionale, che si schiera sempre col più forte, e quindi in Medio Oriente con i musulmani, ed invita i cristiani a sentirsi portatori “di una civiltà e di una fede”. Mons. Sabbah rivela anche un progetto per un consiglio superiore cristiano-musulmano-giudaico, che coordini la vita dei fedeli nella Città santa e sottolinea l’importanza del “modello libanese”, che oggi “è minacciato più che mai”.

Parlando della liberta religiosa in Medio-Oriente, mons. Sabbah ha indicato il Libano come “l'unico Paese arabo nel quale la Chiesa può opporsi e può imporre se stessa, grazie all'esistenza di pensatori cristiani libanesi, capaci di trasmettere il pensiero cristiano”. Egli ha chiesto alle comunità  cristiane del Paese di intraprendere “una via di perdono e di accettazione dell'altro, perché siamo tutti cristiani che vivono in una società araba, dobbiamo costruire una società tollerante e riconciliata e aperta verso l'altro”. Per rispondere alla necessità di dare un ruolo ed un vasto spazio ai cristiani per rafforzare la loro presenza, il patriarca ha sottolineato la necessità di una “completa formazione, al posto delle lacrime e delle grida”. I cristiani d'oriente insomma hanno “l’obbligo di capire che il numero non costituisce l'unico elemento che può assicurare e garantire la loro presenza in Medio Oriente”. Essi appartengono “a pieno titolo” alle loro terre d'origine, e non debbono “piangere e limitare il loro ruolo con il pretesto di essere perseguitati, ma devono insistere sul loro diritto all'esistenza”. Né va dimenticato il ruolo dei musulmani nei riguardi della minoranza cristiana esistente in Medio Oriente.

D’altro canto, la comunità internazionale collabora sempre con il più forte e “in Medio Oriente il più forte nel periodo presente è il musulmano e questa comunità è pronta ad offrire i cristiani come sacrificio se potesse risolvere il conflitto”. Rispondendo a una domanda sul futuro del problema mediorientale, il patriarca latino di Gerusalemme ha definito la città di Gerusalemme “la chiave della soluzione”: la Città Santa “deve essere aperta a tutti e governata dai suoi cittadini”. Il patriarca ha rivelato l’esistenza di un progetto “per formare un consiglio superiore cristiano-musulmano-giudaico, che mira a coordinare la vita dei fedeli nella Città santa” ed ha sottolineato lo stato di paura che regna nei territori palestinesi, parlando “dell'odio dei musulmani nei riguardi dei cristiani e dello stato d'angoscia dei cristiani nei riguardi dei musulmani”.

Il patriarca ha infine rinnovato il suo appello al governo di Tel Aviv a riconoscere il nuovo patriarca greco-ortodosso Ireneo, esprimendo fiducia in una soluzione prossima.

[Meraviglia la dichiarazione finale del Patriarca Sabbah che, se non si tratta di un refuso, sembra ignorare la deposizione di Ireneo e l'elezione del nuovo Patriarca greco ortodosso Teofilo. -ndR]


v.anche
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