«Islam a Milano. Una Scuola, due Stati»
Magdi Allam, su Corriere della Sera 1 settembre 2006

Sul piano rigorosamente formale, la nascita di una scuola araba a Milano è del tutto legittima. Ma sul piano sostanziale essa pone dei seri problemi all'integrazione dei figli di immigrati musulmani che percepiscono se stessi con una identità separata e conflittuale.

Una sorta di Stato islamico in fieri da preservare il più possibile dalla contaminazione dello Stato italiano di cui disconoscono e rifiutano i valori fondanti della comune identità nazionale.

Siamo di fatto all'atto secondo della «guerra santa» sferrata dagli islamici «duri» e «puri» che non vogliono assolutamente che i loro figli studino nella scuola pubblica, che è il principale veicolo di integrazione e di trasmissione della lingua, della cultura e dei valori condivisi dalla società italiana. Ebbene non è forse singolare che lo zoccolo duro della sedicente scuola islamica di via Quaranta, ovvero i genitori di un centinaio di bambini sui circa 500 che la frequentavano, affermino oggi di voler dar vita a una nuova scuola araba «laica»? Può non far riflettere il fatto che diversi tra coloro che promuovano questa iniziativa siano gli stessi che ingaggiarono uno strenuo e lungo braccio di ferro con le autorità comunali e governative per difendere la scuola dal nome altamente evocativo «Alba dell'islam»?

Oggi tutti, sinceramente o per convenienza, riconoscono la giustezza della battaglia civile culminata nel settembre 2005 nella chiusura forzata di quel centro di indottrinamento all'ideologia dell'estremismo islamico, dopo aver operato per ben 15 anni nella più totale illegalità all'ombra della moschea di viale Jenner, la più inquisita e collusa con il terrorismo islamico globalizzato. Un risultato indubbiamente positivo è che la grande maggioranza dei circa 500 studenti originari si siano iscritti nella scuola pubblica, mentre sono un centinaio coloro che hanno perseverato nella linea della «fermezza ideologica», escogitando la soluzione dell’istruzione paterna di massa, anche se a rigore potrebbe essere adottata solo su base individuale.

Il fatto che la nuova scuola araba, che sorgerà in uno stabile affittato dalle Acli in via Ventura, seguirà l'ordinamento scolastico egiziano, con l'integrazione della lingua, storia e geografia in italiano, non è affatto sufficiente per rassicurarci sulla compatibilità di quell'insegnamento con i nostri valori. Ricordiamoci che nei testi scolastici in Egitto, al pari degli altri Paesi arabi, persiste una ideologia dello scontro e dell'odio nei confronti di Israele e dell’Occidente che, non a caso, generano un male profondo nella gioventù araba. Non tranquillizza il fatto che il direttore scolastico regionale, Mario Dutto, dica: «Sui programmi non possiamo intervenire».

Tutto ciò non sarebbe potuto accadere se questo nucleo inflessibile di islamici che osteggiano l'integrazione dei loro figli in seno alla società italiana, non avessero avuto il sostegno attivo di forze presenti in seno all'opposizione di centrosinistra nel consiglio comunale di Milano, di organizzazioni cattoliche di base schierate politicamente a sinistra, di accademici e docenti che predicano e perseguono l'ideologia del multiculturalismo. Senza tenere conto del fatto che il multiculturalismo, insieme all'assimilazionismo, sono sostanzialmente falliti in tutt'Europa perché hanno prodotto dei ghetti etnico-confessionali- identitari e lacerato il comune collante identitario nazionale.

L'argomentazione addotta dai sostenitori nostrani del multiculturalismo è che non si può negare ai musulmani e agli arabi ciò che si consente ai cattolici e agli ebrei o agli americani e agli svizzeri. E' un parallelismo profondamente sbagliato perché mentre i cattolici e gli ebrei sono italiani da sempre e sono perfettamente integrati, il 98% dei musulmani non sono cittadini e non sono integrati. Così come è sbagliato il parallelismo tra scuole occidentali che diffondono gli stessi valori condivisi dagli italiani e scuole islamiche e arabe che predicano l'odio contro l'Occidente e mirano a una identità separata e conflittuale. Nonc'è da parte mia, italiano e musulmano laico, alcuna preclusione ideologica nei confronti delle scuole islamiche o arabe in Italia. Ma sono convinto che oggi la priorità dei musulmani e degli arabi sia l'integrazione, che solo la scuola pubblica può garantire.


Vedi anche:
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L'integrazione: la trappola delle scuole islamiche
Gli autosegregati nella scuola di tutti

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