"Così arriviamo a un nuovo tipo di
Parrocchia, una parrocchia atomica,
costituita da piccole comunità cristiane,
tutte in cammino di conversione, in cammino
catecumenale... anche se voi avete comunità
molto povere e non lo vedete ancora, credete
che questo è vero, perché giungeremo a
questo..." (Cammino NC: Orientamenti alle
equipes dei catechisti per le catechesi
dell'annuncio)
Volendo essere chiari e coerenti, mettendo
un po' da parte il politically correct,
dovremmo dire che dopo il
13 giugno scorso e, a maggior ragione,
dopo il
10 gennaio di quest'anno, anche il
concetto stesso di Parrocchia potrà avere
una correzione fortissima in senso
neocatecumenale. In effetti la Chiesa NC si
fonda, come ben si vede dal grafico che dai
neocatecumenali viene solennemente e
dettagliatamente proposto ai catechizzandi
durante la " fase di conversione", su una
struttura che della vecchia giurisdizione
parrocchiale conserva ben poco. O stiamo
sbagliando?
In effetti, tutte le parrocchie NC sono strutturate sul modello della
figura inserita (scannerizzata dal testo originale), che - certo non
ufficialmente - sarà imposto a tutta la Chiesa se riusciranno a
proliferare come stanno tentando di fare tuttora. Noterete che non c'è
spazio per nessun altro Gruppo né per nessun'altra realtà ecclesiale
che, di fatto, nei loro insegnamenti sono pesantemente criticate e
ritenute superate e da sostituire: altro che unità nella diversità come
indicato dal Papa!
Forse siamo anche un pochino confusi, come gli oltre quattro milioni
di persone che hanno lasciato scandalizzati il Cammino in questi
quarant'anni, al termine dei quali solo 600.000 persone nel mondo (cifre
ufficiali) restano ancora "in Cammino".
Si tratta però di 600.000 privilegiati, mentre i quattro milioni e passa
di fuorusciti siamo evidentemente soltanto degli "sfigati" , o prede del
demonio, per usare espressioni con cui spesso siamo apostrofati su
questo blog: la seconda è destinata a tutti coloro che abbandonano il
Cammino NC, ai quali viene minacciato che "se lasciano il Cammino,
lasciano Cristo", ribadendo così l'elitarietà e l'unicità dello stesso e
non certo il fatto che esso è "una delle tante vie" per la nuova
evangelizzazione post-conciliare, come indicato dal Papa nel recente
discorso del 10 gennaio.
In Veritate summa Charitas. C'è poco da girare intorno al
problema. Amiamo parlar chiaro: L'APPROVAZIONE DEL CAMMINO
NEOCATECUMENALE E IL PUBBLICO ELOGIO AD ESSO RIVOLTO IN SAN PIETRO
EQUIVALE CONCRETAMENTE ALL'INIZIO DELLO SMANTELLAMENTO DELLE PARROCCHIE.
Difatti il Cammino Neocatecumenale, com'è risaputo ormai da tutti,
intende sostituire alla parrocchia un catechumenium, vale a dire un
coacervo di comunità neocatecumenali guidate dai catechisti, secondo la
figura scannerizzata dal testo originale. Infatti noterete che non c'è
spazio per nessun altro Gruppo né per nessun'altra realtà ecclesiale
che, di fatto, nei loro insegnamenti sono pesantemente criticate e
ritenute superate e da sostituire: altro che unità nella diversità come
indicato dal Papa!
Sosteniamo ciò non per continuare una sterile polemica, ma per amor di
chiarezza: non si può infatti considerare il Cammino Neocatecumenale "una
delle tante vie della nuova evangelizzazione", come sottolinea il
Papa, in quanto esso tuttora si pone solo e soltanto come via
ALTERNATIVA a quella tracciata da secoli dalla Chiesa Cattolica!
Il Cn non fa teologia, dice Arguello.
Il Cn non è un movimento, associazione o gruppo laicale, ripetono in
coro i nc.
Il Cn è un itinerario, uno strumento, aggiungono ripetendo una lezione
perfettamente integrata .
Dobbiamo dedurne che il Cn è un'entità evanescente, spirituale, formata
da entità impalpabili ?
Ma si vuole prendere in giro chi?
E lo Statuto a chi è stato dato e da chi ?
È stato consegnato a dei laici dal PCL.
Tuttavia il Cn pretende
non assomigliare da vicino o da lontano a qualcosa di già esistente.
Il cammino è sostanzialmente differente, pretendono i nc.
È logico che considerandosi legittimati dalla Chiesa come i detentori di
uno strumento unico, il più efficace per la nuova evangelizzazione,
secondo loro e i loro amici e protettori, i neocatecumenali non abbiano
alcuna voglia di collaborare, il loro scopo non è di collaborare ma di
espandersi.
Il Cn assorbe non collabora.
Questo i vescovi lo sanno, la Santa Sede lo sa. Ma hanno lasciato fare.
Vorremmo però anche aggiungere che malgrado i numeri agitati da Arguello
in San Pietro, il Cn è sconosciuto in molte parti del mondo e chi ne ha
sentito parlare lo considera sovente una setta vicina agli evangelisti.
Eda loro è toccato spiegare che esso non è considerato tale da Roma!
Si può sempre comunque sperare che i richiami di Benedetto XVI ricevano
un'accoglienza diversa da quella che hanno avuto i suoi precedenti
richiami e le sue prescrizioni, sperare che nel Cn si trovino persone di
buona volontà, capaci anche di opporsi a Kiko Arguello.
Sì amici, desideriamo con tutta la buona volontà cercare, nella
speranza di trovarla, la fiammella della fiducia, la Fiducia, quella
fondamentale non l'abbiamo di certo persa.
Ricordiamo che in realtà la Parrocchia nc è una parrocchia concepita
come comunità di comunità, ognuna 'in cammino', richiede anche spazi
opportuni, tante salette, una per ogni comunità. Tutto questo è stato
costruito per la prima volta
a Scandicci,
e poi nelle altre chiese nc.
C’è da chiedersi il perché della creazione nonché dell'uso
esclusivo, uniforme per ogni comunità, di simboli nuovi, soprattutto
se ci si definisce 'realtà ecclesiale' come nel caso dei NC nel cui
ambito si è introdotti e si vive in un 'ambiente' - luogo di culto
compreso - in cui tutto parla di Kiko e della sua suggestiva e
personalissima costruzione, inventata e voluta sia nei nuovi oggetti
di arte sacra che nei dettagli architettonici. Vedi i nuovi canoni
dell'architettura delle chiese che, in luogo dei simboli millenari
che riproducono il tempio gerosolimitano, acquistano una bizzarra
mappatura ginecomorfa. Infatti, la navata simboleggia il corpo di
una gestante, gravida dei suoi figli rinati; "la testa" è l'ambone
che ha totalmente prevalso sul presbiterio, dove il leggio è "la
bocca". Il vecchio altare sparisce e più giù c'è "lo stomaco", una
grande tavolata quadrata su cui si dice messa e si fa la comunione
con focacce non lievitate e gran numero di calici di vino. E più giù
ancora "l'utero", la vasca scavata nel pavimento, dove il battezzato
si immerge per uscirne fatto uomo nuovo.
Quando i vescovi hanno consacrato le loro chiese, hanno visto
certamente anche le salette per le Eucarestie in contemporanea, una per
ogni comunità. Pensiamo solo a quello che c'è nella cripta dei Martiri
Canadesi, dove ci sono una trentina di comunità che celebrano
contemporaneamente in due turni. Idem per S.Francesca Cabrini e molte
altre, sempre a Roma.
Tutto questo non può che aggiungere una mattonella alla nostra
incomprensione, ma come la Chiesa di Roma, ha potuto permettere, a Roma
stessa, in Italia, non ai confini del mondo, una tale struttura così
evidentemente, palesemente separatrice?
È anche per questo che pensiamo che l`avanzata trionfante del Cn non
data da oggi. Se questo gruppo ha potuto crescere è perché ha trovato
gli appoggi necessari, in un momento storico e sociale particolare, è
nato e cresciuto nel terriccio postconciliare, è stato facile trovare
gli appoggi e i consensi in quel momento di contestazione in cui
bisognava rivoluzionare tutto, gettare il passato alle ortiche.
È anche per questo che ci diciamo che forse, diciamo forse, il nodo
centrale, contro il quale nemmeno i diversi Papi hanno potuto e-o voluto
lottare è il consenso, l'aiuto che il CN ha ricevuto dalla gerarchia
ecclesiastica. Basta pensare alla
creazione dei seminari
quando non esisteva nessuno statuto, pur sapendo che i seminaristi
avrebbero obbedito all`insegnamento di Kiko Arguello ignorato da chi ha
dato l'autorizzazione o forse, peggio ancora, malgrado l`ideologia
kikiana.
Basta pensare all`autorizzazione per la costruzione di chiese nc con
l'estetica kikiana, costruite da architetti nc, quando non esisteva
alcuno statuto, impressionante ma vero, purtroppo. Il potere nc,
l'influenza nc, presso la gerarchia ecclesiastica era già all'opera, i
suoi medodi molto convincenti pure. E questo potere non ha fatto che
aumentare.
Apparentemente che il Cn portasse la separazione, che le prassi
"liturgiche" e catechetiche fossero anomale, non hanno pesato molto di
fronte ad altri argomenti molto più convincenti.
Ora bisognerà attendere gli sviluppi dell’invito del Papa al Cammino
di partecipare alla comunità ecclesiale in termini di aggregazione,
collaborazione e, soprattutto di obbedienza alla gerarchia.
Si può essere Chiesa sul modello trinitario: Dio è uno, canta lo
shema Israel, laddove “uno” è tradotto da “echad”, vale a dire,
“unità composta”, come i due che, lasciati padre e madre saranno una
carne sola, o come le tribù di Israele che saranno un solo popolo.
Così, la Chiesa è “echad”, cioè “unità composta” da diverse componenti
dai diversi carismi.
L’auspicio è che il Cammino si basi sull’echad e non sull’altro termine
che la Bibbia usa per dire “unità”, che è “yachid”. In questo senso,
yachid vuol dire “unità assoluta”, come, ad esempio, nel salmo 24,
16: sono solo e infelice…
L’assolutezza dello yachid, potrebbe assumere un aspetto
fagocitante: un conto è dire da parte di un movimento: voglio essere
echad, uno nell’unità composta e composita della Chiesa, che è
quella del Dio Uno e Trino. Altro è dire: voglio essere yachid,
unità assoluta, non composta e non composita. Io e basta…
Ci sembra, che san Tommaso Moro soleva
ripetere: “Il tempo prova la verità…”
Appendice
Si è detto: “Il problema del Cammino, dal punto di vista
religioso, è TEOLOGICO”. Potrebbe invece prendersi in considerazione
l’inversione del concetto: “il problema del Cammino, dal punto di vista
teologico, è RELIGIOSO”.
Dal punto di vista teologico, basta leggere i due poderosi volumi di R.
Gibellini relativi alle Teologie del XX secolo e a quelle che
influenzeranno il XXI (Queriniana) per rendersi conto che sono molte le
teologie, o meglio, gli sguardi prospettici verso l’unica Rivelazione.
La teologia della speranza, quella dialettica, quella narrativa, quella
femminista, quella dell’Africa o dell’Asia, quella americana, quella
della liberazione… Sono tutte modalità interpretative che usano
l’intelligenza della fede (teologia) per leggere la relazione tra mondo
e Mistero. Ognuna si è sviluppata in seno a delle problematiche
esistenziali e, conseguentemente, di fede. Alcune sono di matrice
cattolica, altre protestante, spesso si influenzano, si intersecano, si
relazionano, ma mai divengono “definitive”, prevalenti. La Teologia è
sempre in fieri, sempre fluttuante tra i marosi che agitano la barca di
Pietro e chi in essa si ritrova, alle vele o al timone, ai remi o nella
sentina, poco importa dove.
Il compito del Magistero è di valutare le diverse teologie sull’esempio
paolino di esaminare tutto e trattenere ciò che è buono: ciò che è buono
deve essere in sintonia col
Depositum Fidei, esserne un valore
aggiunto, una nuova modalità interpretativa delle ricchezze della
Rivelazione.
La “religione”, che preferiamo definire come “vita di fede” o “fede”
tout-court, si alimenta primariamente con la vita sacramentale e, in
aggiunta, con la teologia che mi dice per quale motivo io mangio il
corpo di Cristo e rinasco dal sangue e dall’acqua del suo costato,
perché Dio mi è Padre e perché io gli sono figlio, perché lo Spirito del
Padre e del Figlio soffiano sulle piccole braci della mia anima per
alimentare fuoco e calore.
Il lavoro teologico rende ragione della speranza di ognuno e, non
ultimo, spiana le grinze di riti e gesti che sono antropologicamente
condivisi da altre culture, li orienta al senso cristiano, ne sublima la
direzione alta che gesti e riti, pur nella loro semplicità, possiedono
intrinsecamente.
Se la Chiesa evolve linguisticamente, dialetticamente,
massmediaticamente, non vuol dire che “modernizza” i suoi riti, ma cerca
di trasportarne l’originalità originaria in un’originalità attuale. Ogni
documento ecclesiale, se ci fate caso, è sempre ricco di note che
partono dalla Scrittura, passano per i Padri, si arricchiscono della
testimonianza dei Santi, come dire: la questione è questa, cerchiamo di
vedere nel patrimonio della fede quel che hanno detto persone più grandi
di noi.
Non sempre questa fatica sortisce gli effetti sperati e accontenta
tutti…
Ora, con tutto il rispetto, non ci sembra che il Cammino possieda una
“teologia” nel senso finora tentato di descrivere, vale a dire una
rilettura della fede al lume dell’intelligenza che la scruta. Ci sembra,
piuttosto, un movimento nel quale l’originalità originante sia quella di
rileggere motivi antropo-teologici di varia provenienza per farli
convergere verso un
unicum, uno “stare a sé”, sia nelle
celebrazioni, sia nelle forme di catechesi, sia nei gesti e nei simboli.
Non ci sembra di leggere relazione con le altre realtà ecclesiali, né di
scorgere in questo movimento il
continuum storico che vede in
Israele il luogo da cui tutto è scaturito per orientarsi nella tappa
finale, universale, escatologica, cattolica, quanto di voler ricondurre
il cammino verso la Patria nel Cammino verso una terra in cui ebraismo,
luteranesimo, evangelismo sembrano formare una Gerusalemme senza mura e
per nulla celeste.
In questo senso, ci pare, il problema sia “religioso”, nel senso di
una vita “di fede” orientata da slogan, formulari, tradizioni orali
ripetute a memoria ma senza un sostrato teologico, se per sostrato
teologico si intende una riflessione che si sviluppa e matura con
l’apporto di formatori preparati attraverso cicli accademici di studio
serio e impegnativo e che, quindi, sarebbero in grado di discernere gli
elementi spuri e quelli impropri da quelli sviluppati e arricchiti da
senso cristiano.
Speriamo che nessuno si senta offeso, ma la nostra idea è questa: il
problema del Cammino nc è “religioso”, cioè di voler vivere la fede in
maniera massificata e massificante, in cui il singolo è parte di un
insieme, ma che questo insieme si sente il tutto, escludendo l’idea di
accettare, almeno per umiltà, il ruolo di servo inutile che ognuno
invece, singolo o gruppo, dovrebbe avvertire come contributo creaturale
alla realizzazione di un disegno di salvezza comune. Una
“esclusività”, insomma, senza “inclusione” (“yachid”,
invece di “echad”, come spiegato sopra) che può essere letta come
“opzione religiosa”, ma non come “teologia”.
E beh caspita, se le cose stanno così tutto ciò non dovrebbe destare
allarme? Questo è il progetto massonico per eccellenza. Si chiedono i
tanti sfegatati neocatecumenali chi ha messo in testa la retorica dell'unità a
tutti i costi prima della realtà dei contenuti? Si chiedono come mai il
CNC va così bene nelle zone a forte influenza massonica?
Inoltre chi è che chiarisce a coloro che entrano nel Cammino che
certi elementi sono, per così dire, deviazioni vere e proprie? Chi
accetta tali deviazioni, spesso le vive in senso di "religiosa
innocenza" proprio perché nessuno spiega cosa ci sta a monte. Ecco
perché dicevamo: far formare i formatori a contatto della teologia
"vera" per discernere l'errore.
Ma, d'altronde, ci rendiamo conto che per il Cammino sarebbe come fare
hara-kiri...
Ora, inquadrato il problema del Cnc religioso piuttosto che teologico -
tant'è che più volte abbiamo definito quella di Kiko una pseudo-teologia,
piena di psicologismi e di un mixer di flash scritturistici conditi di
esistenzial-antropologismo - non è che per questo il problema venga
ridimensionato e di fatto si realizza esattamente che il problema è nei
catechisti 'formati' da Kiko e non dalla Chiesa, anche se - già a
partire dal Giovanni Paolo II - si invocava per loro una formazione
teologica agganciata alla pastorale diocesana. E non esiste solo il
problema della 'formazione', ma anche quello del 'ruolo' che i
catechisti hanno nel cammino, che prevarica quello del
sacerdote-presbitero (anche qui in barba alle direttive altrettanto
chiare di Giovanni Paolo II); ruolo peraltro nemmeno sfiorato dalle
tenui modifiche apportate agli statuti, che in ogni caso non inquadrano
TUTTA l'attività del cammino.
Premesso questo, come la mettiamo? Gira che ti rigira i problemi sono
rimasti tutti insoluti, a fronte di una approvazione in pompa magna con
tanto di "missiones" a perpetuare il disastro...
A questo punto non possiamo far altro che tenercelo il disastro,
continuando almeno a chiamarlo con il suo nome finché ci sarà dato di
farlo. Né ci consola e a nulla serve ai fini risolutivi che il disastro
NC non sia l'unico problema della Chiesa come più volte è stato
sottolineato... Che si inquadri in parte nelle derive post-conciliari
serve solo a chiarirci meglio i termini della questione ma non scalfisce
di una virgola la realtà la cui soluzione è solo nelle mani del Signore.
Si dà nel frattempo il caso che questi 'formatori' deformati da tutto
quanto ormai conosciamo a menadito, si apprestano, insieme alle loro
truppe al completo, a deformare 130 (se non ricordo male) parrocchie di
periferia solo a Roma... e questo non dovrebbe essere che l'inizio!
Comunque proprio perché riconosciamo rigorosamente esatta questa
analisi, pensiamo alla responsabilità di chi, a qualunque livello -
abbiamo smesso da un pezzo perfino di chiedercene i motivi - non
chiarisce che si tratta di 'deviazioni' dalla retta fede e da una prassi
umanamente non rispettosa della dignità della persona e, oltre a non
chiarirlo, nemmeno provvede...
Che pensare? Che dire? Sinceramente non vogliamo lasciarci prendere
dallo sconforto e andiamo avanti e aspettiamo e preghiamo e speriamo...
vedremo.
Poiché non ci sono dubbi, per chi come noi lo ha conosciuto
dall'interno, che il Cammino è un unicum perché ha fatto una
'sintesi' originale kikarmeniana di teologie vecchie e nuove su un
substrato giudaizzante, ora, di nuovo, c'è solo che il Papa
apparentemente non ne è sconvolto come noi e come quanti lo hanno
conosciuto... ma questo non cambia la realtà né cambia il nostro
rapporto col Papa che in questa occasione non ha parlato ex cathedra e
comunque ha dato gli insegnamenti che doveva... il fatto che
difficilmente saranno seguiti e saranno problemi non solo di quelle
parrocchie di periferia costrette a beccarsi le cosiddette missiones,
beh, questo è il dramma di oggi nel dramma generale e vedremo come andrà
a finire e se la temuta fagocitazione avverrà. Molto dipenderà dai
parroci... vedremo. Sarebbe interessante, come verifica, raccogliere le
testimonianze al tempo opportuno...
Certo il Papa predica bene, mentre i NC razzolano male. La nostra
funzione è continuare a verificare cosa davvero succede per mettere in
guardia chi potrebbe cascarci.
E naturalmente il discorso si allarga anche al resto della Chiesa, nella
quale le derive moderniste hanno operato una protestantizzazione
selvaggia e il Papa sta cercando di recuperare proprio questo aspetto
gravissimo della diluizione, per non dire della perdita dell'identità
cattolica, determinata dall'applicazione di un "falso spirito del
concilio".
Sono DUE gravi e seri problemi, perché minano il cattolicesimo
dall'interno anche perché - non nascondiamocelo - i NC operavano
dall'interno come Chiesa fin dai primordi, avallati dalla famosa "nota
laudatoria" di Bugnini (!?) degli anni '70. [Sapete chi è Bugnini, vero?
Un Massone dichiarato. Colui al quale Paolo VI ha dato ogni potere per
realizzare la riforma liturgica sfociata nel Novus Ordo... -ndR]
Ma c'è una differenza: la teologia del Cnc non deriva solo dal
modernismo insito nelle arbitrarie applicazioni dello "spirito del
concilio", che ha in qualche modo favorito il proliferare del Cammino
stesso, ma dalla pseudo-rivelazione giudeo-luterano-gnostica del Marrano
cripto-giudeo che ne è l'iniziatore; ed inoltre sono stati introdotti
metodi e prassi che costituiscono un aggravamento e problemi
supplementari. E molte persone ne vengono sviate rimanendone vittime, se
non si insiste nel dare una informazione corretta.
Se poi ci sarà dato registrare cambiamenti - non isolati e possibilmente
non solo formali come finora - conformi alle direttive del Papa, ben
vengano... saremo felici di constatarlo! Dal comportamento degli
iniziatori in S.Pietro e dalle recenti dichiarazioni da loro fatte
sembrerebbe impossibile; ma non mettiamo limiti alla Provvidenza e
vedremo...