Kiko Argüello "spiega" il motivo teologico della Comunione nel
Cammino neocatecumenale! Ed ecco le prime, sconcertanti ambiguità dopo
l'approvazione...
http://korazym-neocat.blogspot.com/2008/06/cammino-neocatecumenale-giallo-in.html
“Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo –
ha affermato - ma perché per noi è sempre stato molto importante
comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti
infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane
azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del
vino a significare la Terra promessa”. E qui, aprendo una lunga
parentesi, l’iniziatore ha riassunto la sua catechesi sull’ultima cena,
sul pane e sul vino: “Quando nelle cena della Pasqua ebraica si
scopre il pane si parla di schiavitù, quando si parla della Terra
promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due
momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è
il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo
all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la
realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – ha
continuato Kiko – i cristiani toglieranno la cena e metteranno
insieme il pane e il vino [ma che diamine sta dicendo?]. Ora,
nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata,
e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo
visibilità a quei significati”. “Abbiamo scelto di fare la
comunione seduti – ha affermato Kiko avvicinandosi al cuore della
questione - soprattutto per evitare che si versasse per terra il Sangue
di Cristo. La nostra paura era che se si versasse il Vino per terra: se
fosse successo per tre volte, saremmo stati denunciati e ce la avrebbero
vietata”. Invece, con il fedele seduto, questi ha il tempo – ha spiegato
Kiko - di “accogliere il Calice con tutta calma e senza movimenti
bruschi, di portarlo alla bocca, di comunicarsi con tranquillità e in
modo solenne”. “Seduti come seduto era anche Gesù”, ha specificato
Carmen alla sua destra. Dal canto suo padre Mario Pezzi rilevava che la
decisione originaria di comunicarsi seduti era stata presa di comune
accordo con la Congregazione per il Culto Divino e con il cardinal Mayer,
prefetto fra il 1984 e il 1988.
.....
Argüello ha insomma messo in evidenza soprattutto il fatto che il papa
avesse dato il suo via libera a quella sorta di compromesso che prevede da
un lato la Comunione in piedi, come richiesta dalla Congregazione del Culto
Divino, e che dall’altro però esenta il Cammino dalla processione [ma se
l'ha chiesta il Papa stesso!], che la lettera del card Arinze invece
imponeva. “Ora è il papa a dover combattere con Arinze”, esclamava Kiko
in conclusione, senza specificare nulla – ancora una volta – riguardo a
presunte differenze fra “pane” e “vino”.
E vogliamo ancora discutere su quale sia il pensiero teologico di Kiko
Argüello?
Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla
Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita
dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa”
Capito? Questo non solo non è la Messa cattolica, non è nemmeno un
rito cristiano è un rito EBREO!!! La nostra Terra Promessa, la nostra Pasqua
è Cristo. La nostra salvezza è il Suo Corpo Offerto, il Suo Sangue versato
"in Sacrificio" per noi...
È vero che Gesù nella Cena pasquale con i suoi discepoli probabilmente ha
pronunciato la benedizione finale sulla quarta coppa; ma ha dato a tutto un
significato NUOVO, quello che hanno vissuto e vivono i cristiani da
sempre...
Il cosiddetto ritorno alle origini di Kiko non è un ritorno alle nostre
origini ebraiche, è un ritorno all'ebraismo tout court!
Se la Messa è un Sacrificio è un sacrificio, non è solo il memoriale della
Cena... mi viene in mente ora una
cosa: Kiko nega l'"espiazione" (è scritto nero su bianco nei "mamotreti").. Ebbene, cosa viene
detto nella formula di Consacrazione? "...versato "in sacrificio" per
voi...". Sapete che parola usano gli ebrei cristiani per indicare questo
termine? "kippur".. e allora?
Agnus Dei qui "tollit"= non tolse, ma "prese su di sé"... il capro
espiatorio, il Kippur... ricorda niente?
Strano che la giudaizzazione, così spinta nel Cammino, non sia arrivata almeno ad
ammettere questo...
Non serve fare notazioni sulle sottolineature di Carmen e di P. Mario
Pezzi... che sono gravi, ma di fronte a questa pseudo-teologia kikiana sul
cuore della nostra fede, impallidiscono
In sostanza, oggi, abbiamo da una parte la Tradizione viva della Chiesa e
l`insegnamento profondo, chiaro e costante di Benedetto XVI sulla Santa
Liturgia, il suo senso, i suoi simboli, i suoi tesori, e la Liturgia da lui
celebrata … e…dall`altra parte abbiamo uno statuto che non solo non rispetta
la dottrina della fede cattolica ma non segue neppure l`insegnamento del
Papa (e neppure le sue prescrizioni), uno Statuto che fa unicamente
riferimento alll`insegnamento di Kiko Argüello e alla sua pseudo teologia
che ha inventato un nuovo rito e un nuovo iter catechetico.
Ci domandiamo che nome porta il ponte che collega, non osiamo dire che
unisce… un insegnamento e il suo contrario ? Che cosa è successo su questo
ponte perché si arrivi a quello Statuto con quel contenuto e sopratutto con
quell`articolo 13 che istituzionalizza le celebrazioni private del CNC e la
nozione kikiana di Eucaristia con il suo relativo rito ?
Più i giorni passano e più ci interroghiamo, anche perchè ogni giorno
veniamo a conoscenza di elementi che non possono che aumentare le
perplessità che già sono tante !
la "lettera di Arinze" fa parte dello Statuto "definitivo" del Cammino.
Dallo
Statuto del Cammino Neocatecumenale - edizione 2008:
Articolo 13, comma 3: «Nella celebrazione dell'Eucarestia nelle piccole
comunità si seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta
eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede (49). Per quanto
concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i
neocatecumeni la ricevono in piedi, restando al proprio posto».
Nota 49 a pié di pagina: Cfr. Benedetto XVI, discorso alle Comunità del
Cammino Neocatecumenale del 12 gennaio 2006: Notitiae 41 (2005) 554-556;
Congregazione per il Culto Divino, Lettera del 1' dicembre 2005: Notitiae 41
(2005) 563-565; Notificazione della congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino
Neocatecumenale, in L'Osservatore Romano, 24 dicembre 1988: «la
Congregazione consente che tra gli adattamenti previsti dall'Istruzione
Actio Pastoralis, nn. 6-11, i gruppi del menzionato "Cammino" possano
ricevere la comunione sotto le due specie, sempre con pane azzimo, e
spostare, "ad experimentum", il rito della pace dopo la Preghiera
universale.
L'articolo 13 comma 3 impone ai neocatecumenali di celebrare la Messa solo
con i libri liturgici approvati.
Le sole due eccezioni riguardano la comunione sotto le due specie "con pane
azzimo" e lo spostamento dello scambio della pace.
La seconda parte del comma 3 ricorda, per l'ennesima volta, che non si può
fare la comunione seduti in nessun caso.
La nota 49 contiene il breve elenco delle "concessioni esplicite della Santa
Sede":
- papa Benedetto XVI, il 12 gennaio 2006,
ricordò ai neocatecumenali di aver impartito loro, tramite il
cardinale Arinze, delle importanti decisioni sulla liturgia
- le decisioni sono contenute nella
lettera del cardinale Arinze del 1' dicembre 2005
- le «decisioni del Santo Padre» contenute nella lettera di Arinze
sono tutte di carattere restrittivo, tranne l'estensione del permesso
temporaneo dello spostamento dello scambio della pace
- l'unica altra eccezione è la Notificazione del dicembre 1988 sullo
scambio della pace e sulla possibilità di usare pane azzimo e comunione
sotto le due specie
- l'istruzione
Actio Pastoralis indicata nella stessa nota va a precisare
che «il pane azzimo, unico ammesso nella chiesa latina... sarà
confezionato nella stessa forma che si usa abitualmente per le altre
messe». Condanna inoltre «la tendenza alla separazione, alle chiesuole,
al privilegio»... e condanna nella liturgia le «novità, talvolta
bizzarre» e le «forme arbitrarie di celebrazioni liturgiche».
In breve, lo Statuto "definitivo" dei neocatecumenali:
- include esplicitamente la famosa "lettera di Arinze"
- precisa che i neocatecumenali non possono straziare la liturgia ma
devono seguire i libri liturgici approvati
- descrive esplicitamente le uniche due eccezioni ammesse (l'uso di
pane azzimo e lo spostamento dello scambio della pace)
I neocatecumenali perciò non hanno motivo di cantare vittoria, e la loro
proverbiale disobbedienza è evidenziata perfino dal loro stesso Statuto.