Giov 10,1

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.»

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Reazioni alla lettera: “Sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre...”

[Lettera del tripode al Santo Padre]


Abbiamo già analizzato in un'altra pagina il contenuto della Lettera della Congregazione per il Culto Divino al Cammino Neocatecumenale (a firma del cardinale Francis Arinze e destinata a Kiko, Carmen e padre Pezzi).

11 novembre 2005
Kiko, Carmen e Pezzi ricevono personalmente comunicazioni sulla liturgia dalla Congregazione per il Culto Divino.

La lettera che verrà inviata venti giorni dopo farà riferimento a questo incontro e metterà per iscritto le conclusioni (cioè le decisioni del Santo Padre, che possiamo supporre già annunciate in dettaglio a Kiko, Carmen e Pezzi in questo stesso 11 novembre).

19 (o 20) novembre 2005

Papa Benedetto XVI riceve in udienza privata Kiko, Carmen e Pezzi. 
L'udienza, in quanto “privata”, non viene citata nella lettera; a giudicare però dai tempi (a pochi giorni dall'incontro dell'11 novembre e a ridosso della lettera di Arinze) è davvero difficile ritenere che non si sia parlato di liturgia.

1 dicembre 2005
Il cardinale Francis Arinze scrive a Kiko, Carmen e Pezzi la fatidica lettera con le “decisioni del Santo Padre” (vedi pagina dedicata su questo stesso sito).

La lettera non sembra una “lettera privata”: non contiene indicazioni di questo genere, contiene decisioni riguardanti la vita di tutte le comunità del Cammino, e c'è pertanto da aspettarsi che in poche settimane verrà pubblicata dalla Santa Sede su Notitiae.

22 dicembre 2005
La notizia trapela sulla stampa: il giornalista “vaticanista” (e con molte conoscenze in Vaticano) Andrea Tornielli pubblica su “Il Giornale” l'articolo «La messa è una sola: adeguatevi».

Tornielli parla di «una lettera ancora riservata» in cui si chiede a Kiko, Carmen e Pezzi di «modificare alcune stravaganze liturgiche».

27 dicembre 2005
Articolo su Il Giornale: La Messa Neocatecumenale e le stravaganze liturgiche.

Vi è contenuta una risposta di Giuseppe Gennarini, “incaricato per le relazioni con la stampa del Cammino Neocatecumenale”, all'articolo originale di Tornielli, e la sommessa risposta di Tornielli stesso.

Gennarini è anche responsabile del Cammino per gli USA, e pertanto è della cerchia di responsabili più alta, immediatamente dopo Kiko, Carmen e Pezzi.

Incredibilmente, l'interpretazione di Gennarini stravolge il contenuto della lettera. Commentiamo alcune sue affermazioni:

(la lettera doveva essere) «mantenuta “riservata” per espresso desiderio della Congregazione»

Questo non si evince dal testo della lettera.

Potremmo ipotizzare che tale desiderio sia stato espresso oralmente. Ma se la lettera contiene quanto anticipato da Tornielli, non ha senso tenerla “riservata”.

Del resto, se la lettera fosse davvero “riservata”, perché mai Gennarini si è incaricato di spiegarla con questo suo intervento (e con i successivi)?

Disposizioni pontificie così palesi, che riguardano milioni di persone, non vengono mai trasmesse raccomandando di mantenerle “riservate”. I destinatari della lettera non potevano ignorare che di lì a poco sarebbe stata pubblicata sugli organi della Santa Sede (tipicamente Notitiae).

Gennarini e Tornielli non sono tra i destinatari della lettera ma sono entrambi a conoscenza dell'esistenza e del contenuto. Perché mai Gennarini può spiegarla e Tornielli no?

«nessun laico delle Comunità Neocatecumenali ha mai fatto l’omelia al posto del sacerdote»

Questa prima affermazione è quantomeno allarmante. Se davvero nessun laico ha “mai fatto l'omelia”, perché nella lettera viene ricordato che è proibito?

E poi: quali comunità ha mai conosciuto Gennarini? In quanto uno dei vertici del Cammino, Gennarini dovrebbe conoscerne bene sia gli usi che gli abusi. Sarebbe stato più intelligente (seppure altrettanto menzognero) minimizzare: e invece Gennarini nega fermamente in maniera assoluta.

O forse dobbiamo ipotizzare che per “laico” Gennarini intenda “persona esterna alla comunità”?

«tutti possono partecipare alle liturgie delle comunità»

Questa è un'affermazione di Gennarini, ma la realtà che conosciamo è purtroppo diversa: Gennarini sta elevando a regola ciò che al più è l'eccezione (se lo chiedano anzitutto i neocatecumenali che leggono questa pagina: le Messe della mia comunità sono aperte a tutti? spesso? raramente? mai? e da quando hanno smesso di essere chiuse ai non neocatecumenali?)

Altri movimenti ecclesiali non solo hanno aperte a tutti le loro liturgie, ma insistono molto a che vi si partecipi, per far conoscere la loro esperienza di fede. Curiosamente, questo è proprio il contrario di ciò che accade con le comunità neocatecumenali. Perché?

Non si può dire che le liturgie del Cammino «sono aperte a tutti» e poi altrove giustificarne la chiusura e il separatismo affermando che ogni comunità celebra liturgie proprie perché è ad una determinata tappa del Cammino...

«l'articolo svisa completamente il contenuto della lettera, che non è “un richiamo” alle comunità per delle presunte “stravaganze liturgiche” ma...»

Il testo della lettera smentisce completamente Gennarini.

C'è da chiedersi: Gennarini, scrivendo ad Il Giornale, aveva davvero letto la lettera? Dato che è uno dei massimi responsabili del Cammino, immediatamente dopo Kiko, Carmen e Pezzi, pensiamo di sì, poiché se la stesse commentando senza averla letta, basandosi sulle sole impressioni di Kiko, Carmen e Pezzi, allora dovremmo dedurre che questi ultimi gli hanno mentito. Quale delle due ipotesi è la meno vergognosa?

«...ma costituisce invece il punto d’arrivo di un processo durato diversi anni e che si è concluso molto positivamente per la prassi liturgica del Cammino Neocatecumenale proprio grazie a Benedetto XVI e alla sua stima per le Comunità Neocatecumenali»

Il punto d'arrivo di questo “processo” concluso “molto positivamente per la prassi liturgica” consiste in una serie di decisioni restrittive con il solo prolungamento temporaneo di un indulto temporaneo su un fattore liturgicamente non di primaria importanza (il momento dello scambio della pace).

Se si citasse solo la frase qui a sinistra, pur nel contesto delle affermazioni di Gennarini, la vedremmo come un'uscita sarcastica decisamente ben riuscita: la stima di Benedetto XVI per le comunità è tale da concludere «molto positivamente» con quelle decisioni messe nero su bianco dal cardinale Arinze.

(la stima di Benedetto XVI) «fin da quando era ancora professore a Tubinga... si adoperò per introdurre il Cammino Neocatecumenale in Germania... e testimoniata in molti dei suoi libri»

L'argomento è del tutto fuori luogo, ed addirittura controproducente.

Fuori luogo, perché il professor Ratzinger conosceva il Cammino meno bene di quanto papa Ratzinger lo conosca oggi. Papa Ratzinger ha potuto vedere di persona come si è evoluto il Cammino, e quali linee guida ha seguìto da allora ad oggi... e quindi il fatto di aver giudicato positivamente qualcosa dell'epoca non implica che sia costretto a giudicarlo positivamente anche oggi.

Controproducente, perché con quest'affermazione Gennarini sembra insinuare che eventuali approvazioni del Cammino dipendano da un'amicizia personale con Ratzinger piuttosto che dalle caratteristiche richieste per essere approvate dalla Chiesa: ma il “favore” non sostituisce mica l'ortodossia della fede!

(la lettera è) «un documento di grande importanza che accetta ufficialmente alcune varianti presenti nella prassi liturgica del Cammino»

Leggendo la lettera, si vede che l'unica “variante” accettata è il momento dello scambio della pace.

Inoltre, tale “variante” non è una novità venuta con la lettera, ma un indulto già concesso al Cammino, peraltro in via del tutto temporanea (la lettera dice: “fino a nuova disposizione”).

«la grande novità della lettera è che essa riconosce il principio fondamentale - fino a oggi da molti contestato - della piena legittimità di celebrazioni speciali nel Dies Domini per le comunità neocatecumenali»

Qui Gennarini sembrerebbe dimostrare definitivamente di non aver letto la lettera: le “celebrazioni speciali” sarebbero le Messe del Cammino con tutti gli abusi connessi, che la lettera non va a “legittimare” ma a correggere.

Gennarini utilizza il pomposo termine Dies Domini per evitare di precisare che si tratta di Messe non della domenica, e neppure dei primi vespri della domenica (sabato sera), ma del “sabato sera tardi” del Cammino.

Comunque, il problema del “sabato sera tardi” e del “separatismo” sono problemi che vengono dopo quelli degli abusi liturgici.

Gennarini vede (e vuole far vedere) una legittimità che non c'è. Volontariamente o involontariamente, sta mentendo.

«la richiesta di partecipare una volta al mese alle celebrazioni generali della parrocchia è già pratica diffusa nelle Comunità Neocatecumenali, dato che in occasione del Natale, dell’Epifania, della Missa in Coena Domini, della festa Patronale, dell’Immacolata e di molte altre solennità le comunità celebrano con tutta la parrocchia».

Divertente argomento di Gennarini: la richiesta di partecipare “una volta al mese” (oops! e quell'almeno che fine ha fatto? nella lettera si parlava di “almeno una volta al mese”...) significherebbe esattamente dodici presenze all'anno in parrocchia, ma i neocatecumenali “hanno già dato” marcando presenza a Natale (la Messa della notte? o una di quelle del giorno?), all'Epifania, alla Missa in Coena Domini (e il resto della settimana santa no?), all'Immacolata...

Dunque il Cammino “ha già dato” e può restarsene comodamente separato e spezzettato in tante piccole comunità?

«sono state permesse le monizioni prima delle letture e la «risonanza» prima dell’omelia, anch’esse da molti contestate»

Gennarini prosegue questa sua interpretazione “sindacale” del testo della lettera, affermando che siano state “permesse” le monizioni e le “risonanze” (cioè le testimonianze).

Ma il testo della lettera dice il contrario: erano già da anni ammesse sia le monizioni che le testimonianze, ma con una tale quantità di vincoli e restrizioni (ricordate dalla lettera) che è decisamente più facile toglierle che metterle.

Ancora una volta Gennarini estrae “permessi” laddove c'erano restrizioni, e presenta come “novità” ciò che la lettera ricorda essere già possibile da tempo e a determinate condizioni.

«il modo di distribuzione della comunione viene permesso per un tempo lungo che, se pur ad experimentum, dimostra che non si tratta di una pratica irrispettosa»

Qui le contorte menzogne (volontarie o involontarie) di Gennarini toccano il vertice.

Il periodo di “transizione” di “non più di due anni” viene concesso non ad experimentum, ma solo come atto di generosità al fine di eliminare quel modo non normale e tornare al “modo normale di tutta la Chiesa”.

Se la pratica non fosse stata “irrispettosa”, sarebbe stata permessa, non proibita. È per pura carità pastorale, per pura generosità pontificia, che viene concesso un tempo di transizione di non più di due anni (attenzione: non un tempo “di due anni”, ma di “non più di due anni”! pertanto, prima si elimina e meglio sarà).

«se si pensa che siamo di fronte all’unico caso di una realtà ecclesiale alla quale vengono permesse alcune importanti varianti liturgiche...»

No, non si può “pensarlo”, perché l'unica variante liturgica ammessa (e neanche importante) è il momento dello scambio della pace, ammessa già da tempo, ammessa solo temporaneamente.

Se vogliamo parlare di un qualche “unico caso” relativo al Cammino, dobbiamo necessariamente parlare del caso più unico che raro di esperienza religiosa che prima vede (dopo grande fatica) l'approvazione dei propri statuti, e a distanza di alcuni anni subisce una prevedibile tirata d'orecchi quanto agli abusi liturgici (e da ciò cosa dovremmo dedurre? L'approvazione degli Statuti è arrivata troppo in fretta, o più semplicemente il Cammino vuole l'approvazione della Chiesa ai propri abusi?) mentre ancora è tutt'altro che chiara e rosea la questione del contenuto dottrinale e andrebbe ancora discussa la metodologia catechistica...


Pertanto restano due ipotesi: o Gennarini ignorava completamente il testo della lettera (e allora perché si azzarda a spiegarla? e perché dopo tanti giorni e tante interviste ancora insiste con la stessa interpretazione, sempre senza leggerla?), oppure la conosceva bene (e allora perché ne stravolge furiosamente il contenuto?)


27 dicembre 2005
Nello stesso giorno della pubblicazione della risposta di Gennarini a Tornielli su Il Giornale, Sandro Magister (giornalista de L'Espresso che pure vanta molte fonti in Vaticano), pubblica e commenta la lettera sul suo sito, in italiano ed inglese.

Il giornalista sintetizza affermando: «dei sei punti in cui si articolano le direttive del Papa, uno solo concede ai neocatecumenali di continuare come fanno (...) Su tutti gli altri punti il Cammino Neocatecumenale dovrà azzerare gran parte delle sue innovazioni liturgiche».

È più corretta l'interpretazione “azzerare” di Magister, o l'interpretazione di Gennarini sopra citata?


1 gennaio 2006
L'agenzia di stampa Zenit pubblica il testo della lettera (solo in lingua italiana) ed un'intervista a Giuseppe Gennarini sia in italiano che in inglese sul contenuto della lettera.

Il titolo dell'intervista lascerebbe ben sperare: «il Cammino Neocatecumenale accoglie con entusiasmo le disposizioni della Santa Sede».

Diamine, se c'è entusiasmo, vuol dire che le liturgie del Cammino si sono allineate subito a quelle di tutta la Chiesa!

E invece no, ci sbagliavamo. Quel termine «entusiasmo» è la prima menzogna. Su due pagine consecutive di Zenit compaiono il testo della lettera ed il suo stravolgimento, non dissimile dallo scritto in risposta a Tornielli sopra citato.

Vediamo alcune affermazioni di Gennarini (riportate fedelmente anche nella traduzione inglese dell'intervista):

«è la prima volta che si accettano alcune variazioni presenti nel modo di celebrare l'Eucarestia nel Cammino»... (si accetta) «il principio che le comunità Neocatecumenali tengano delle celebrazioni speciali il sabato sera»... «le liturgie del cammino sono aperte a tutti»...

Stesse menzogne della lettera pubblicata su Il Giornale pochi giorni prima.

La lista delle solennità liturgiche da usare come “bonus” per pagare le dodici presenze annuali in parrocchia si accresce con «le feste patronali» (al plurale, dunque più d'una) e la solennità di «Tutti i Santi». Anche in quest'altra intervista è scomparso quell'«almeno»: infatti Gennarini parla di «partecipare una volta al mese a celebrazioni generali della parrocchia» anziché di “almeno una volta al mese” e vi allega la lista delle festività come «esempio» dell'“abbiamo già dato”.

(le monizioni, nella lettera, sono state trasformate) «da una pratica straordinaria ad una d'uso ordinario. Anche le “risonanze” prima dell'omelia sono state accettate»

Ancora menzogne: la lettera ribadisce il carattere eventuale, “straordinario” (e non “ordinario”) di monizioni e testimonianze, ribadendo anzi le numerose restrizioni già pubblicate.

Ma Gennarini mente sapendo di mentire, o mente per semplice ignoranza? In quest'ultimo caso, dato che sono passati alcuni giorni dalla pubblicazione su Il Giornale della sua risposta a Tornielli, Kiko, Carmen e Pezzi non hanno avuto nulla da obiettargli? nulla da rettificare?

Leggendo la lettera, emerge nettamente la falsificazione di Gennarini (e comincia a farsi strada la preoccupazione che Kiko, Carmen e Pezzi non abbiano da dissentire). Cosa dobbiamo pensare?

(alla domanda che la lettera della Congregazione per il Culto Divino sia «come una correzione e un rifiuto da parte di Benedetto XVI nei confronti del Cammino», Gennarini risponde...) «niente di più lontano dalla realtà»

Crediamo di aver già abbondantemente documentato i motivi per cui l'interpretazione «più lontana dalla realtà» sia quella di Gennarini.

«chi vuole mettere Benedetto XVI contro Giovanni Paolo II sta alterando la realtà»...
«Benedetto XVI ha confermato la visione di Giovanni Paolo II, concedendo questo permesso per iscritto al Cammino Neocatecumenale, perché è molto cosciente della situazione drammatica della secolarizzazione e della necessità di evangelizzare»...

Mistificazione.

Nessuno vuole mettere un Papa contro l'altro. Gennarini sembra voler propugnare con questa frase sibillina l'artificiosa idea “Giovanni Paolo II ci approva, pertanto Benedetto XVI non ci può disapprovare”. Tradotto in italiano: “abbiamo lo Statuto, non dobbiamo avere restrizioni”.

Per di più, «questo permesso per iscritto» è un “permesso” (e per giunta preesistente, e per di più temporaneo e solo “fino a nuova disposizione”) solo per quanto riguarda lo scambio della pace.

Ma Gennarini parla incredibilmente di “permessi” (quelli mistificati) in relazione alla secolarizzazione e all'evangelizzazione.

Gennarini dà cioè ad intendere che a causa del problema reale della secolarizzazione e dell'urgenza dell'evangelizzazione il Cammino addirittura godrebbe di questi “permessi” di fare a modo suo. In pratica, fa “dire” al Papa che ciò che fa comodo al Cammino sarebbe ciò che più urgentemente serve alla Chiesa.

«è in questo contesto che bisognerebbe capire questi permessi»

Piccolo scivolone di Gennarini: le restrizioni che lui definisce “permessi” (cioè le decisioni del Santo Padre) dovrebbero essere... «capite». «Bisognerebbe... capire... questi permessi»...?

Cosa vuol dire? Vuol dire forse che sarebbero difficili da capire? (o forse addirittura incomprensibili?)

Il dubbio che ci viene è: sono da «capire» le restrizioni, o sono da «capire» i permessi?

Gennarini mistifica ancora. Perché? Verrà presto scoperto (è stato già effettivamente scoperto), lo sapeva, ma è andato avanti lo stesso: perché? Chi vuole prendere in giro?

Le domande ci sorgono spontanee: lo avrà fatto autonomamente? Kiko e Carmen e Pezzi non hanno avuto nulla da ridire? Gennarini avrà mai pubblicato una correzione o una smentita? Kiko e Carmen e Pezzi gliel'avranno mai chiesta? Nell'ambiente dei neocatecumenali è più nota e seguìta l'intervista di Gennarini o il testo della lettera stessa? Tra i neocatecumenali che hanno letto la lettera, nessuno è rimasto perplesso dello stravolgimento che ne ha operato Gennarini?

A tutt'oggi, a molti mesi di distanza dai fatti, sul sito ufficiale del Cammino campeggia la mistificazione di Giuseppe Gennarini rilasciata all'agenzia Zenit, ma non la lettera, e neppure il link alla lettera stessa (il testo su Zenit lo conteneva).


3 gennaio 2006
Il blogger cattolico americano Jimmy Akin pubblica sul suo sito un articolo Neocatechumenal Spin (letteralmente: «il raggiro neocatecumenale»).

Akin legge l'articolo di Magister (e dunque la lettera di Arinze), e legge poi l'intervista di Gennarini su Zenit. E commenta allo stesso nostro modo, con termini ancor meno gentili, concludendo con due ipotesi: o la clamorosa ignoranza di Gennarini del contenuto della lettera, o la mistificazione deliberata.

Come mai ci interessa questo blogger americano, “famoso” solo su alcuni siti cattolici americani? Abbiamo un motivo valido: Gennarini legge le sue pagine, e si è premurato di rispondergli.


6 gennaio 2006
Gennarini scrive una lunga e-mail ad Akin (in inglese, e chiedendogli di pubblicarla), per rimproverargli l'attitudine «ostile» e ribadire le proprie affermazioni già contenute nell'intervista a Zenit.

Su diversi argomenti vediamo Gennarini arrampicarsi sugli specchi: per esempio, quanto alle celebrazioni attorno ad un altare ridotto a tavola imbandita, afferma che Giovanni Paolo II avrebbe concelebrato in almeno due occasioni a Messe del genere (ma davvero? e quando? e questo sarebbe sufficiente per stabilire definitivamente il diritto del Cammino a celebrare così?)

Ma Gennarini riesce a superare sé stesso tirando quattro importanti conclusioni:

«This is a private letter whose real contents are known only by Cardinal Arinze, Kiko Arguello, Carmen Hernandez and Father Mario Pezzi. Any use of a private document to enforce a public policy is completely illegitimate and improper»:

Dice che si tratterebbe di una lettera privata i cui veri contenuti sarebbero noti solo ad Arinze, Kiko, Carmen, Pezzi, per cui sarebbe “illegittimo” ed “improprio” utilizzarla pubblicamente e tirarne conclusioni.

Ma davvero?

E allora perché Gennarini pretende di spiegarla in tante interviste e addirittura prende iniziativa a scrivere ad Akin?

Se accettiamo per vero che i veri contenuti siano noti solo al mittente ed ai tre destinatari, dovremmo immediatamente dedurre che Kiko, Carmen e Pezzi hanno turlupinato Gennarini quanto alla lettera (e Gennarini è il responsabile per i rapporti con la stampa per il Cammino!)

«If someone of the above mentioned people should confirm that the contents of this letter are authentic, this does not change its nature of a confidential and internal instrumentum laboris (working instrument)»:

Se qualcuno dei quattro sopracitati (Arinze, Kiko, Carmen, Pezzi) dovesse confermare che il contenuto di questa lettera è autentico, ciò non cambierà la sua natura di «strumento di lavoro» interno e confidenziale.

Ma davvero?

Gennarini, dopo aver rilasciato numerose interviste per spiegare il contenuto della lettera, afferma che la lettera stessa è falsa perché non ancora «confermata» come «autentica» dal mittente e dai tre destinatari?

E se il contenuto della lettera non è stato ancora “autenticato”, cosa gli fa dire con tanta sicurezza che si tratta di uno “strumento di lavoro”, per di più “confidenziale”?

Per la cronaca, Gennarini sarà accontentato dallo stesso Arinze il 15 febbraio 2006, quando quest'ultimo, in un'intervista alla Radio Vaticana, parlerà dettagliatamente della lettera («autenticandola» come prescritto da Gennarini).

«This letter is just a moment of the proceedings of the Interdicasterial»:

questa lettera sarebbe solo uno dei passi del lavoro congiunto della commissione dei vari dicasteri e congregazioni (laici, fede, liturgia, educazione cattolica, ecc.ecc.)

Ma davvero?

Dunque il fatto che contenga “le decisioni del Santo Padre” è solo una faccenda secondaria? «just a moment»?

«The only document approved conjunctly until now are the Statutes, which are much more explicit than the contents of the letter» (...) «What is for now the actual norm is the confirmation by the Holy Father of the liturgical praxis of the Way»:

finora l'unico documento approvato congiuntamente sono gli Statuti, che sono molto più espliciti del contenuto della lettera; ciò che attualmente è norma è la conferma del Santo Padre sulla prassi liturgica del Cammino

Ma davvero?

Dunque la lettera (con le “decisioni del Santo Padre”) non vale niente perché non è stata “approvata” da tutti i dicasteri? (e da quando in qua questi sono superiori al Papa?)

C'è da notare che la «conferma del Santo Padre sulla prassi liturgica del Cammino» sarebbe il cosiddetto “permesso orale”, che i neocatecumenali hanno sempre vantato di avere, che avrebbero ottenuto chissà quando, e che non è mai stato messo per iscritto.

Però, ora che ci sono per iscritto “le decisioni del Santo Padre” sulla prassi liturgica del Cammino, Gennarini afferma che la lettera non vale niente e che la norma resta ancora la “conferma” (orale, presunta) della prassi invalsa.

Per Gennarini, dunque, neppure il Papa ha il diritto di decidere qualcosa sulle liturgie del Cammino.



Notiamo che Gennarini, responsabile del Cammino per gli USA, ha una buona padronanza della lingua inglese e pertanto è improbabile che in quella email si sia espresso male (email peraltro scritta in modo chiaro ed elegante).



6 gennaio 2006
Nello stesso giorno arriva la documentata risposta di Jimmy Akin.

Akin premette che non ha nulla contro il Cammino, non lo conosce, non ha ancora un'opinione, e che tutta la questione è attorno all'interpretazione di Gennarini. Ma prosegue citando la lettera ed evidenziando i passi salienti, ricordando che l'incoraggiamento di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non cambia le carte in tavola né sugli abusi del Cammino, né sul contenuto della lettera, ecc.ecc.

In particolare, afferma che non c'è nulla nella lettera che faccia pensare che sia un documento privato e personale, e che questo genere di documenti finisce tipicamente su Notitiae a stretto giro di posta.

Ricorda inoltre che Gennarini ha rilasciato un'intervista a Zenit allo scopo di spiegare il senso della lettera, ma Gennarini non era nei destinatari della lettera. Per di più, se Arinze scrive “sono qui a comunicarVi le decisioni del Santo Padre”, vuol dire che non è un mero strumento di lavoro (come insinuava Gennarini).

Tralasciamo per brevità le altre osservazioni di Akin (comicissime per chi conosce un po' di inglese; per esempio: “non puoi dire che la lettera di Arinze è autoritativa quando ti concede qualcosa e non autoritativa quando ti nega qualcos'altro”).



12 gennaio 2006
Il 12 gennaio, duecento famiglie neocatecumenali in partenza per la missione ottengono udienza dal Papa per ricevere un saluto ed un incoraggiamento, e Benedetto XVI rivolge loro questo discorso.

Negli ambienti neocatecumenali circolerà la falsa voce che sia stato Benedetto XVI a “mandarle” in missione, ma l'inizio del discorso (“Cari fratelli e sorelle! Grazie di cuore per questa vostra visita, che mi offre l'opportunità di inviare uno speciale saluto anche agli altri membri del Cammino...”) dimostra che non è stata iniziativa del Papa incontrare le famiglie, ma è stata iniziativa del Cammino stesso.

Verso la fine del discorso papa Benedetto XVI ricorda ai neocatecumenali presenti di aver “impartito” alcune norme al Cammino, dicendosi “certo” che saranno “attentamente osservate”. Riportiamo testualmente:

«Proprio per aiutare il Cammino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate. Grazie all'adesione fedele ad ogni direttiva della Chiesa, voi renderete ancor più efficace il vostro apostolato in sintonia e comunione piena con il Papa e i Pastori di ogni Diocesi».



17 gennaio 2006
Kiko, Carmen e Pezzi inviano al Papa una lettera di risposta alla lettera di Arinze, dicendo che accolgono «contentissimi» le norme impartite. Il testo di questa lettera trapelerà solo il 27 febbraio; il solito Sandro Magister, il 6 marzo, commenterà con l'articolo I neocatecumenali obbediscono al Papa. Ma a modo loro.

Commentiamo alcuni estratti del testo della lettera di Kiko, Carmen e Pezzi:

Dopo l'Udienza ci siamo riuniti assieme, da tutte le nazioni, i 700 catechisti itineranti e siamo contentissimi delle “norme” che a Suo nome ci ha impartito il Cardinale Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Al riguardo noi vogliamo esprimere la nostra gratitudine a Lei, al Cardinale Arinze e alla Congregazione, per quanto è scritto nella lettera.

Dopo l'udienza ricevuta da papa Benedetto per la partenza delle famiglie in missione, i livelli più alti del Cammino e i catechisti si sono riuniti per affermarsi «contentissimi» e «grati» per le «norme» ricevute.

Se la lingua italiana è ancora la lingua italiana, quando uno è «contentissimo» di ricevere una norma, significa che non vede l'ora di obbedirvi, no? Se uno dichiara «gratitudine» per quanto è scritto nella lettera, vuol dire che prima brancolava nel buio ed ora finalmente vede bene in quale direzione deve andare, no?

Vediamo invece cosa significa «contentissimi» e «gratitudine» nella lingua di Kiko, Carmen, Pezzi e dei neocatecumenali...

Abbiamo rinnovato insieme la disponibilità a seguire in tutto, con grande rispetto e obbedienza, le rubriche del Messale Romano (Gloria, Credo, Lavabo, Orate fratres, Agnus Dei... ).

Per decenni, con spiegazioni “teologiche” ampiamente discutibili, i Neocatecumenali hanno fatto aggiunte, omissioni, modifiche alla liturgia della Messa, nonostante le critiche.

Dunque, cos'è che è stato “rinnovato”? Per caso la “disponibilità” c'era già prima? E dov'è documentata? E perché mai, pur disponibili a seguire «rispettosi» ed «obbedienti» il Messale Romano, per decenni (ed anche per anni dopo l'approvazione degli Statuti) hanno fatto di testa loro al punto da indurre il Papa a far mettere nero su bianco le sue decisioni?

Ora che il Papa ha parlato chiaro, dichiarano anche loro per iscritto la «disponibilità a seguire in tutto, con grande rispetto e obbedienza», il Messale.

Ebbene, il neocatecumenale che sta leggendo questa pagina, cominci a chiedersi: nella mia comunità, ciò sta succedendo o no? E da quando? E con che spirito? (di tutto cuore, o sopportando?)

Con rispetto al primo punto della lettera (“almeno una domenica al mese le Comunità del Cammino Neocatecumenale devono partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale”), ogni équipe di catechisti itineranti parlerà con il Vescovo di ogni Diocesi per concordare detta partecipazione, soprattutto tenendo conto dei fratelli più piccoli e più lontani.

I catechisti itineranti «parleranno» (?) con i Vescovi per «concordare» (??) detta partecipazione, «soprattutto» (???) tenendo conto dei fratelli «più piccoli e più lontani» (????).

Qui Kiko, Carmen e Pezzi già dimostrano di considerare la Messa del Cammino diversa dalla Messa della Chiesa. Se la Messa del Cammino fosse allineata a quella di tutta la Chiesa, non ci sarebbe bisogno di «parlare» per «concordare»: si parteciperebbe alla Messa in parrocchia senza alcuna difficoltà.

La precisazione del «concordare» implica perciò la volontà di Kiko, Carmen e Pezzi di conservare una netta distinzione tra la Messa della Chiesa (quella che nel Cammino spesso si etichetta sprezzantemente Messa “dei cristiani della domenica”) e la Messa del Cammino.

La conseguenza diretta è che il Cammino considera la Messa della Chiesa (e l'unità con la Chiesa) non come obiettivo da raggiungere al più presto e da conservare per sempre, ma come fastidiosa ubbidienza da sopportare temporaneamente per tacitare le accuse, almeno fino al momento in cui potranno “gloriarsi” di un'approvazione dall'apparenza sufficientemente maestosa da poter spavaldamente respingerle anziché cercare di nasconderle.

Il punto è che il Papa non ha ordinato chissà che sacrifici e sforzi: il Papa ha detto che la Messa del Cammino non dev'essere differente da quella di tutta la Chiesa. Altrimenti il Cammino sarà un itinerario di fede che porta... al Cammino stesso, non alla fede della Chiesa.

La questione dei «fratelli più piccoli e più lontani» (condita da quel tanto sospetto quanto enfatico «soprattutto») dà altri motivi di preoccupazione a chi ha già criticato il cammino.

Possibile che i “catechisti itineranti” debbano «concordare» coi vescovi la semplice partecipazione alla Messa? In quale complicato modo dovranno essere preparati gli aderenti al Cammino (e soprattutto i fratelli «più piccoli e più lontani») per la semplice partecipazione alla Messa? Attraverso quale situazione traumatica devono passare gli aderenti al Cammino per riassaggiare la Messa della Chiesa dopo aver provato quella del Cammino?

Il testo è fin troppo chiaro: Kiko, Carmen e Pezzi non solo ammettono che le Messe del Cammino servono a formare non dei cattolici ma dei “neocatecumenali” (traumatizzabili da una normalissima Messa della Chiesa), non solo dichiarano al Papa che obbediranno secondo le loro condizioni, ma addirittura rivendicano la superiorità della Messa neocatecumenale, rivendicano l'uso della Messa neocatecumenale (sia pure temporaneamente epurata da un po' di abusi) per tutto il periodo in cui dovrebbero “estinguerla”.

Ciò è in netto contrasto con quel «contentissimi» di appena qualche riga più sopra. Se siete «contentissimi» e «grati», perché ponete condizioni? Perché rivendicate – con atteggiamento più da sindacalista in agitazione che da fedele obbediente – la liturgia che vi è stata appena condannata e della cui condanna vi siete pure dichiarati «contentissimi» e «grati»?

Vorremmo anche ringraziarLa per la benevolenza, misericordia e bontà che ha mostrato verso i più lontani nel concedere lo spostamento del gesto della pace e i due...

Lo “spostamento del gesto della pace” (nulla di liturgicamente clamoroso) sarebbe davvero un atto di «benevolenza, misericordia e bontà che ha mostrato verso i più lontani»?

Oppure, correggetemi se sbaglio, «i più lontani» sarebbero i dirigenti e i catechisti del Cammino?

...della pace e i due anni per adeguare il modo della distribuzione della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore: noi abbiamo sempre mostrato a tanti fratelli che vengono dall’inferno, pieni di ferite e di disprezzo verso se stessi, che nella Santa Eucaristia il Signore fa presente il suo amore, morendo e risuscitando per loro; non solo, ma preparando una mensa, un banchetto escatologico, che fa presente il Cielo e dove Lui stesso, pieno di amore, li fa sedere e passa a servirli: “Li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc 12,37).

In questo modo ogni volta che celebrano l'Eucaristia sperimentano la forza che ha il sacramento per trascinarli nella Pasqua di Cristo, facendoli passare dalla tristezza all'allegria, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita...

Dunque anche Kiko, Carmen e Pezzi hanno difficoltà a leggere una lettera scritta in italiano (specialmente se proviene da Arinze, e ancor più se contiene “le decisioni del Santo Padre”).

Nella lettera c'è scritto “non più di due anni”, e Kiko, Carmen e Pezzi ringraziano la «benevolenza, misericordia e bontà che ha mostrato verso i più lontani» per «i due anni» concessi per l'adeguamento.

«I due anni»? È forse la stessa cosa di «non più di due anni»?

Lo sproloquio sui «fratelli che vengono dall'inferno», con annessa esegesi scritturistica per catechizzare il Papa, suggerisce però ciò che Kiko, Carmen e Pezzi non possono permettersi di dire a chiare lettere. E cioè che la prassi liturgica del Cammino sia servita a trascinare «i fratelli che vengono dall'inferno» alla «Pasqua di Cristo» (le Messe del Cammino sono migliori della Messa della Chiesa?), a trascinare i fratelli «dalla tristezza all'allegria» (le Messe del Cammino saranno spettacolini comici o di cabaret?), a trascinare i fratelli «dalle tenebre alla luce» (le Messe del Cammino sono veicolo di Grazia più che quelle normali della Chiesa?), a trascinare i fratelli «dalla morte alla vita» (ma si “vive” solo all'interno del Cammino? si passa «dalla morte alla vita» solo nella Messa del Cammino? è così traumatico per questi “fratelli” andare a qualche Messa “non del Cammino” tanto da necessitare che i catechisti «concordino» coi vescovi?)...

Riassumiamo: Kiko, Carmen e Pezzi trasformano l'ultimatum “non più di due anni” in un bonus di “due anni per celebrare ancora con la loro strampalata prassi liturgica (sia pure ripulita qua e là: Gloria, Credo, ecc.ecc.), la quale – ardiscono dire al Papa proprio in risposta al sentirsela vietare – trascinerebbe i fratelli (specialmente quelli “piccoli e lontani”) dalla morte alla vita, dall'inferno alla Pasqua, eccetera, eccetera, eccetera.

In soldoni, Kiko, Carmen e Pezzi annunciano (velatamente, ma in modo consistente) che le direttive del Papa (di cui erano «contentissimi» e «grati») le accettano solo alle loro condizioni, e che continueranno imperterriti per almeno altri due anni con la prassi liturgica di ridurre il Sacrificio Eucaristico ad un banchetto di «allegria».

La domanda terribile a questo punto è: ma ci si può rivolgere al Papa in questo modo?

Il Signore sta preparando un popolo per evangelizzare i pagani. Sono milioni gli uomini che oggi non conoscono Cristo. La realtà è che il Signore ci chiama a evangelizzare come comunità cristiane che fanno presente la vita celeste in noi.

È da venti secoli che il Signore ha preparato personalmente un popolo per evangelizzare fino agli estremi confini della terra. Questo popolo è la Chiesa.

Il Signore si è permesso in venti secoli qualche pennellata artistica suscitando carismi particolari adeguati ai tempi, ai luoghi e alle mentalità: dai santi militari ai santi della clausura, dai santi re ai santi contadini, dai santi anziani a quelli bambini, dai santi analfabeti ai dottori della Chiesa...

Kiko, Carmen e Pezzi, a nome di tutto il Cammino, affermano di essere chiamati ad evangelizzare: ma lo affermano un attimo dopo aver trovato un alibi per stabilire le condizioni entro cui obbedirebbero... proprio a colui che ha avuto il mandato di pascere la Chiesa.

L'evangelizzazione a cui si sentono chiamati i massimi dirigenti del Cammino è perciò (e purtroppo, e inevitabilmente) non quella della Chiesa (alla quale con questa lettera mostrano una velata ma significativa ostilità che non avrebbe senso neppure se fosse stato loro imposto un carico gravoso anziché il semplice rientro alla liturgia di tutta la Chiesa), ma quella del Cammino (il Cammino non vuol far crescere la Chiesa, ma vuole far crescere il Cammino).


Kiko, Carmen e Pezzi mandano una lettera al Papa dicendo che accolgono «con gratitudine» le norme impartite loro dal Papa, affermando però che il loro abuso liturgico avrebbe condotto «dall'inferno alla Pasqua» tanta gente. Sembra proprio di sentire il sottinteso: «caro Papa, stai sbagliando, e noi pertanto ci sentiamo liberi di continuare».

Se ci chiediamo quale può essere la logica di tutto questo, ci viene purtroppo una sola risposta: il Cammino Neocatecumenale è un nucleo “completo” di dottrina, liturgia, aspetti pastorali, che pretende di essere nato come dono dello Spirito (e perciò nell'alveo della Chiesa) e promette di portare a Cristo, ma è arduo comprendere a quale “Cristo” e a quale “Spirito” si riferisca, visti gli attriti con la Chiesa stessa (per di più occultati o artificiosamente minimizzati).

Non si può applicare al Cammino neppure quanto riportato dall'evangelista Luca, che descrive il dramma di chi umilmente obbediente alla Chiesa si vede ostacolato dalla Chiesa stessa:
(Lc 9,49-50) «Giovanni prese la parola dicendo: “Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci”. Ma Gesù gli rispose: “Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi”».

Il Cammino afferma di operare per la Chiesa, pretende di essere riconosciuto dalla Chiesa ma non vuole essere corretto dalla Chiesa, fa buon viso a cattivo gioco ma prosegue nella propria interpretazione, addirittura permettendosi agitazioni sindacali e dichiarazioni velate di disobbedienza. Somiglia per certi versi più a Simon Mago (nella pretesa di vedersi riconosciuti i doni costitutivi della Chiesa) che al tale che scacciava demòni in nome di Gesù.

Chi ha un'esperienza cristiana, necessariamente desidera essere unito alla Chiesa, corretto dalla Chiesa, guidato dalla Chiesa: meglio seguire il Pastore stabilito dal Signore che seguire le proprie bellissime religiosissime spiritualissime ispiratissime idee.

 Conclusione

Da quanto sopra esposto, abbiamo ragionevole certezza su questi punti:

la “lettera di Arinze” del 1' dicembre 2005 con le “decisioni del Santo Padre” conferma la presenza di abusi liturgici nel Cammino Neocatecumenale;

la lettera citata condanna gli abusi ricordando tutte le limitazioni esistenti: il Papa esige che il Cammino celebri la Messa allo stesso modo di tutta la Chiesa;

la posizione del Cammino è almeno ambigua; il solo caso Gennarini, corredato dall'assenza di rettifiche da parte di Kiko, Carmen, Pezzi, è già sufficiente a confermarlo ampiamente;

nella lettera spedita al Papa il 17 gennaio, pur dichiarandosi «contentissimi» e «grati» per la lettera, Kiko, Carmen e Pezzi rispondono lasciando intendere che obbediranno a modo loro.

Ora, proviamo a fare alcune ipotesi sul “caso Gennarini”.

Ipotesi 1: in buona fede.

Gennarini non conosce il testo della lettera di Arinze se non per un'interpretazione fornitagli in fretta e furia da Kiko, Carmen o Pezzi; Gennarini si scatena a inviare articoli e rilasciare interviste con la propria interpretazione tra fine dicembre e inizio gennaio. Due pagine consecutive di Zenit del 1' gennaio 2006 presentano la lettera e l'interpretazione della lettera da parte di Gennarini, da cui però si deduce che Gennarini continua a non conoscere la lettera e continua in buona fede ad interpretarla a modo suo. Nel frattempo Kiko, Carmen e Pezzi, per sopraggiunti impegni, non hanno tempo di chiedere conto a Gennarini del suo operato (che prosegue infaticabile e sempre ignorando il testo della lettera), tanto meno di rettificare alcunché delle affermazioni di Gennarini; scrivono infine una lettera al Santo Padre dicendo la loro sulla questione, ma non soppesano bene le parole e quindi danno involontariamente l'impressione di aver intenzione di obbedire a modo loro; nel frattempo i manutentori del sito ufficiale del Cammino hanno sempre lasciato on-line l'intervista di Gennarini a Zenit ma non hanno mai avuto tempo di pubblicare anche la lettera.

Ipotesi 2: sull'onda dell'ira.

Gennarini ottiene copia della lettera da Kiko, Carmen o Pezzi, che rifiutano di pubblicare qualsiasi loro commento. Gennarini la legge, s'infuria (poiché non se l'aspettava che il Papa fosse “Faraone”), e comincia a rilasciare, spinto dall'umana ira, interpretazioni di comodo per difendere il Cammino. Kiko, Carmen e Pezzi non lo rimproverano né lo approvano, perché impegnati in altre faccende; oppure, Kiko, Carmen e Pezzi sono a loro volta infuriati e non sanno far altro che dirgli “hai fatto bene”, per cui Gennarini nei giorni successivi prosegue imperterrito anche contro l'evidenza: il Cammino è in pericolo, e Gennarini può ben sacrificare il suo buon nome per salvare il prestigio del Cammino. Nel frattempo, sempre sull'onda dell'ira, giunge al manutentore del sito ufficiale del Cammino la direttiva inderogabile di pubblicare l'intervista di Gennarini ma non il testo (né il link) della lettera, lasciando le cose così fino ad oggi.

Ipotesi 3: il complotto dei vertici.

Kiko, Carmen e Pezzi decidono di spargere disinformazione sulla lettera (autonomamente o su pressione di Gennarini), perché nella memoria collettiva dei neocatecumenali resti un altro “successo” del Cammino, che i soliti “Faraoni” tenteranno vigliaccamente di denigrare. Kiko, Carmen e Pezzi non possono sporcarsi le mani, non possono fare una figuraccia mondiale, e mandano in avanscoperta Gennarini (in modo da poterlo smentire in caso di necessità), sufficientemente sconosciuto all'esterno del Cammino, considerato pressoché infallibile all'interno del Cammino. Gennarini assolve stoicamente l'ingrato compito, forse perfino con entusiasmo. Poco importa cosa diranno “fuori”, poco importa se i “Faraoni” e i “Giuda” ci andranno a nozze: importa anzitutto che le comunità del Cammino siano tenute all'oscuro del vero contenuto della lettera, in attesa di trovare alibi e stratagemmi perché nulla cambi (tranne qualche apparenza per qualche breve periodo), e un Gennarini può ben essere sacrificato per il prestigio del Cammino. Dopo che il Papa il 12 gennaio rivela la lettera, Kiko, Carmen e Pezzi non possono più esimersi dal ringraziarlo «contentissimi» infilando però una considerazione per dichiarare che obbediranno comunque a modo loro.

 

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Pagina inserita 13  luglio 2006