“Sono a
comunicarVi le decisioni del Santo Padre...”
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Riportiamo tra virgolette l'esortazione rivolta dal Papa alle famiglie del Cammino ricevute in udienza il 26 gennaio 2006.
« ... Proprio per aiutare il Cammino Neocatecumenale a rendere ancor più incisiva la propria azione evangelizzatrice in comunione con tutto il Popolo di Dio, di recente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti vi ha impartito a mio nome alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica, dopo il periodo di esperienza che aveva concesso il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme, che riprendono quanto è previsto nei libri liturgici approvati dalla Chiesa, saranno da voi attentamente osservate. Grazie all'adesione fedele ad ogni direttiva della Chiesa, voi renderete ancor più efficace il vostro apostolato in sintonia e comunione piena con il Papa e i Pastori di ogni Diocesi.» |
Qui sotto, il testo della lettera (evidenziazioni nostre) ed i nostri commenti a lato.
Dalla Città del Vaticano, 1
dicembre 2005 Egregi Signor Kiko Argüello, Sig.na Carmen Hernandez e Rev.do Padre Mario Pezzi, a seguito dei dialoghi intercorsi con questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità del Cammino Neocatecumenale, in linea con gli orientamenti emersi nell’incontro con Voi dell’11 novembre c.a., sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre. |
La lettera non è una novità
improvvisa, ma mette per iscritto gli
orientamenti emersi nell'incontro
dell'11 novembre 2005 tra i
massimi responsabili del Cammino e
la Congregazione per il Culto
Divino. Si tratta delle decisioni del santo Padre: decisioni, non suggerimenti. Decisioni che giungono ad oltre tre anni dalla prima approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale. Decisioni che riguardano tutti gli aderenti del Cammino (altrimenti la lettera non sarebbe stata inviata ai tre massimi responsabili): pertanto è lecito supporre che nei giorni successivi questa lettera sia stata letta in tutte le comunità. In realtà, invece, nelle comunità se ne è parlato, e in versione edulcorata, solo quando le clamorose dichiarazioni di Gennarini hanno reso il caso di dominio pubblico. Il neocatecumenale che si trovi a leggere questa pagina provi a ricordare in che modi e tempi è stata letta e commentata questa lettera nella propria comunità di appartenenza. Magari provi anche ad interrogarsi sui motivi per cui di una lettera così importante non c'è traccia sul sito del Cammino, su cui invece è in bella vista l'innegabile 'risposta disobbediente' che scaturisce dall'intervista a Gennarini, il quale ha asserito che quegli ordini erano in realtà un’approvazione. Quando il 27 dicembre www.chiesa.espressonline.it ha pubblicato la lettera di Arinze integrale, lo stesso Gennarini ne ha messo in forse addirittura l’autenticità. Ha aggiunto che, se anche la lettera fosse autentica, “questo non cambia la sua natura di instrumentum laboris confidenziale ed interno”, privo di forza normativa. Ha ribadito che l’unica norma valida “è la conferma della prassi liturgica del Cammino da parte del Santo Padre”. E a riprova ha citato la benedizione che il papa avrebbe concesso di lì a pochi giorni alle famiglie neocatecumenali in partenza per le missioni, nell’udienza del 12 gennaio. L’udienza infatti c’è stata. E anche la benedizione. Ma c’è stato anche un secondo, sonoro richiamo di Benedetto XVI ad obbedire. E soprattutto, provi ad interrogarsi se, come e quando tali decisioni abbiano influito sulla liturgia della sua comunità. |
Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né aggiungere nulla. | Ecco la prima decisione del
Santo Padre: il Cammino non può
modificare la Messa “omettendo”
o “aggiungendo”. Il Papa ha deciso che il Cammino accetterà e seguirà i libri liturgici approvati. Perché mai c'è bisogno di specificarlo ufficialmente? Perché mai il Papa scomoda i massimi responsabili del Cammino? Se il Cammino già accettasse e seguisse, senza omettere né aggiungere, non ci sarebbe alcuna necessità di chiederlo. A meno di ipotizzare che il Papa sia completamente disinformato sulle liturgie del Cammino, la logica più elementare suggerisce che in molte (possibilmente tutte) le comunità del Cammino si celebri una Messa che “omette” alcune cose, ne “aggiunge” altre, con la motivazione che “non accetta” e “non segue” i libri liturgici approvati dalla Chiesa. Questa decisione del Santo Padre è una conferma indiretta delle critiche che sono state rivolte ai neocatecumenali per le loro liturgie. Il neocatecumenale che legge questa pagina, provi a chiedersi se le liturgie della sua comunità abbiano mai seguito i libri liturgici approvati, e – nel frequente caso di risposta negativa – provi a domandarsi se dalla pubblicazione della lettera ad oggi la sua comunità si sia adeguata alle decisioni del Papa. |
Inoltre, circa alcuni elementi si sottolineano le indicazioni e precisazioni che seguono: | La lettera potrebbe già essere conclusa, ma vengono fatte di proposito alcune sottolineature. |
1. La Domenica è il “Dies Domini”, come ha voluto illustrare il Servo di Dio, il Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica sul Giorno del Signore. Perciò il Cammino Neocatecumenale deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano affinché traspaia anche nel contesto delle celebrazioni liturgiche la testimonianza dell’inserimento nella parrocchia delle comunità del Cammino Neocatecumenale. Almeno una domenica al mese le comunità del Cammino Neocatecumenale devono perciò partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale. | Almeno una domenica al
mese? Dunque vuol dire che chi
entra nel Cammino trascura
completamente la Messa che non sia
celebrata dal Cammino? Chi ha accusato il Cammino di ergersi a una sorta di “chiesa parallela” trova in questa lettera una conferma indiretta. Il Cammino deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano poiché, se la lettera ha da rimarcarlo, vuol dire che nelle liturgie del Cammino finora traspare che le comunità “inserite” in parrocchia lo siano solo... geograficamente. Qui il neocatecumenale ha un bel po' di domande da porsi. Nei panni del neocatecumenale mi chiederei: «ma la mia comunità, ci va a Messa in parrocchia o no? almeno una volta al mese?» (c'è da supporre che le festività solenni non possano valere da “bonus” per aggirare la norma, altrimenti ad aprile c'era Pasqua, a dicembre c'erano Natale e l'Immacolata, ad agosto c'era l'Assunzione, ecc.ecc., e quindi ad aprile “no, abbiamo già dato”, ad agosto “no, abbiamo già dato”, a dicembre “no, abbiamo già dato, e dato pure per gennaio”, ecc.ecc.) Naturalmente, quell'almeno è un valore minimo consentito, non il valore medio auspicato. |
2. Circa le eventuali monizioni previe alle letture, devono essere brevi. Occorre inoltre attenersi a quanto disposto dall’“Institutio Generalis Missalis Romani” (nn. 105 e 128) e ai Praenotanda dell’”Ordo Lectionum Missae” (nn. 15, 19, 38, 42). | Le eventuali monizioni:
dunque non possono avere carattere
di sistematicità. “Eventuale”
significa che non ci deve essere sempre,
e neppure molto spesso
(altrimenti sarebbe stato usato un
aggettivo diverso: “le frequenti
monizioni” è ben diverso da
“le eventuali monizioni”). Leggiamoci le indicazioni dei Praenotanda citati: «15. Nella liturgia della Parola si possono premettere alle letture, e specialmente alla prima di esse, delle brevi e opportune monizioni. Si deve porre attenzione al genere letterario di queste monizioni: devono essere semplici, fedeli al testo, brevi, ben preparate e variamente intonate al testo a cui devono servire come introduzione». «19. (...) Potranno recare un certo aiuto brevi monizioni che illustrino la scelta del salmo e del ritornello e la loro concordanza tematica con le letture». «38. Colui che presiede la Liturgia della Parola... riserva di norma a se stesso sia alcune monizioni, per ravvivare l'attenzione dei fedeli, sia specialmente l'omelia, per favorire nei fedeli stessi una più feconda recezione della parola di Dio». «42. Spetta a colui che presiede introdurre talvolta i fedeli alla liturgia della Parola con opportune monizioni prima che vengano proclamate le letture. (...) Il compito delle monizioni può essere però affidato anche ad altri, per esempio al diacono o al commentatore». Si “possono”, capite? E devono essere brevi e opportune, e possono essere talvolta introdotte, e solo da persona qualificata... Nei panni di un neocatecumenale, comincerei anzitutto a chiedermi se dal giorno in cui Kiko, Carmen e Pezzi hanno ricevuto la lettera, le monizioni siano diventate eventuali (cioè càpitino di quando in quando, e solo negli spazi e tempi previsti dall'Institutio e dai Praenotanda citati nella lettera) e se quelle eventuali siano diventate brevi. Faccio un esempio: dato che le letture della Messa durano circa uno-due minuti ognuna, scommetterei che con tutta la buona volontà quel “brevi” non possa essere interpretato più largamente di una trentina-quarantina di secondi. Ciò è avvenuto o no? E se non è avvenuto – se cioè nel Cammino le “monizioni” siano sempre onnipresenti e lunghe – perché non è avvenuto? |
3. L’omelia, per la sua importanza e natura, è riservata al sacerdote o al diacono (cfr. C.I.C., can. 767 § 1). | Chi ha accusato il Cammino di
stravolgere la liturgia
eucaristica facendo “predicare i
laici”, trova qui una conferma. Questa precisazione (fondata sul canone 767 del Diritto Canonico) può essere dovuta solo alla preoccupazione (evidentemente condivisa dal Papa) che nel Cammino viga in modo generalizzato l'abitudine di far predicare certi laici riducendo o eliminando del tutto l'omelia del sacerdote celebrante. Questo canone del Codice di Diritto Canonico infatti dice: «Can. 767 - §1. Tra le forme di predicazione è eminente l'omelia, che è parte della stessa liturgia ed è riservata al sacerdote o al diacono; in essa lungo il corso dell'anno liturgico siano esposti dal testo sacro i misteri della fede e le norme della vita cristiana». |
Quanto ad interventi occasionali
di testimonianza da parte dei
fedeli laici, valgono gli spazi e
i modi indicati nell’Istruzione
Interdicasteriale “Ecclesiae de
Mysterio”, approvata “in forma
specifica” dal Papa Giovanni
Paolo II e pubblicata
il 15 agosto 1997. In tale
documento, all’art. 3, §§ 2 e
3, si legge: § 2 - “È lecita la proposta di una breve didascalia per favorire la maggior comprensione della liturgia che viene celebrata e anche, eccezionalmente, qualche eventuale testimonianza sempre adeguata alle norme liturgiche e offerta in occasione di liturgie eucaristiche celebrate in particolari giornate (giornata del seminario o del malato, ecc.) se ritenuta oggettivamente conveniente, come illustrativa dell’omelia regolarmente pronunciata dal sacerdote celebrante. Queste didascalie e testimonianze non devono assumere caratteristiche tali da poter essere confuse con l’omelia”. §3 - “La possibilità del ‘dialogo’ nell’omelia (cfr. Directorium de Missis cum Pueris, n. 48) può essere, talvolta, prudentemente usata dal ministro celebrante come mezzo espositivo, con il quale non si delega ad altri il dovere della predicazione”. |
Gli interventi di testimonianza
da parte dei laici devono dunque
avvenire occasionalmente,
anzi, eccezionalmente
e comunque sempre adeguatamente alle
norme liturgiche e offerti solo in
particolari giornate e solo
se ritenuti oggettivamente
convenienti... ed in ogni caso
non devono confondersi con
l'omelia. Ugualmente si raccomanda prudenza per le omelie “dialogate”, sempre precisando che possono capitare “talvolta”. In poche parole: le testimonianze sono la rara ed adeguata eccezione, non la regola! Non c'è scampo: se c'è bisogno di ripetere tutte queste raccomandazioni e precisazioni, vuol dire che nel Cammino la funzione dell'omelia è stata almeno svilita fino a preoccupare seriamente il Papa e la Congregazione. C'è inoltre da notare che queste disposizioni risalgono almeno al 1997, cioè a cinque anni prima dell'approvazione degli Statuti e oltre otto anni prima la lettera di Arinze che stiamo commentando. Non sono perciò “concessioni” al Cammino, tanto meno “novità”. |
Si tenga inoltre attentamente conto di quanto esposto nell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”, al n. 74. | Rileggiamoci attentamente
il numero 74 della Redemptionis
Sacramentum: «Se vi fosse l’esigenza di fornire informazioni o testimonianze di vita cristiana ai fedeli radunati in Chiesa, è generalmente preferibile che ciò avvenga al di fuori della Messa. Tuttavia, per una grave causa, si possono offrire tali informazioni o testimonianze quando il Sacerdote abbia pronunciato la preghiera dopo la Comunione. Questo uso, tuttavia, non diventi consueto. Tali informazioni e testimonianze, inoltre, non abbiano un senso tale da poter essere confuse con l’omelia, né si può a causa loro totalmente sopprimere l’omelia stessa». |
4. Sullo scambio della pace, si concede che il Cammino Neocatecumenale possa usufruire dell’indulto già concesso, fino ad ulteriore disposizione. | Questo è l'unico punto della
lettera che non ha un carattere
restrittivo. Però ci ricorda che il momento dello scambio della pace (anticipato nelle liturgie neocatecumenali all'offertorio) era un permesso già concesso da tempo (un indulto) e che comunque conserva il carattere di approvazione temporanea, visto che il Cammino ne potrà usufruire solo fino ad ulteriore disposizione. |
5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo. | Questo è un vero e proprio
“ultimatum” dato al Cammino.
Viene dato un “tempo di
transizione” per passare dal
modo invalso nel Cammino al
modo normale di tutta la
Chiesa. Viene ribadito ancora
una volta che il Cammino deve
camminare non a modo suo,
ma verso il modo previsto dai
libri liturgici. Dunque il modo invalso nel Cammino non è normale: se ne deduce che andrebbe corretto subito. L'abuso contestato viene brevemente riassunto in “seduti” (la Messa è la ripetizione incruenta del sacrificio della Croce, non un “banchetto” conviviale; l'Ultima Cena non fu mica un'allegra mangiata tra amici con annessa chiacchieratina religiosa) ed in “uso di una mensa addobbata ecc. ecc.” (la tradizione liturgica della Chiesa ha un significato che non può essere ignorato ed insultato). Il Pontefice si rende conto dello sforzo richiesto alle comunità del Cammino (il che non torna certo a loro onore) e concede generosamente un breve “tempo di transizione”, non più di due anni a partire da dicembre 2005. Pertanto il termine ultimo è dicembre 2007. Domanda retorica: se il Papa vuole un cambiamento, per giunta sulla liturgia (àmbito serissimo) e per di più entro “non più di due anni”... si può forse interpretare questo tempo di transizione come una sorta di “bonus” da sfruttare fino all'ultimo? Oppure è “più cattolico” chi intende obbedire subito al Papa senza sfruttare la moratoria concessa? Ci vien facile supporre che un cattolico – che si dichiara tale, e dichiara di seguire un itinerario di fede cattolica che lo porti ad essere ancora più tale – subito accolga con gioia le indicazioni del Papa, specialmente quando sono così precise, specialmente quando sono restrittive (e perciò urgenti), specialmente per un ambito così importante (quale la liturgia), e le metta in pratica immediatamente dopo averle accolte con gioia (altrimenti che “accoglimento” è? «Ah, caro Papa, grazie delle indicazioni di ubbidienza; decideremo poi se, quando e come ubbidire»). Quando il Papa dà un ultimatum di “non più di due anni”, il buon cattolico che ama il Papa ed obbedisce al Papa, che fa? aspetta i due anni e si adegua all'ultimo minuto? oppure obbedisce subito? Sarebbe davvero allarmante sapere di cattolici che dicessero di accogliere con gioia le indicazioni del Papa e poi... aspettare, procrastinare, rinviare... oppure, peggio, dare un'apparenza di obbedienza, conservando in cuor loro l'errore che il Papa aveva esplicitamente condannato, trovando sempre ogni sorta di scuse, giustificazioni, alibi... (magari, tu che leggi, ti starai chiedendo: «questa storia l'ho già sentita»; è esatto, è una storia vecchia, molto comune nella storia della Chiesa; anche lo scismatico Lefebvre, per esempio, aveva buone intenzioni, dichiarava di sentirsi in condizione di necessità, trovava ogni sorta di alibi per proseguire secondo la “tradizione” così come intesa da lui anziché dal Papa). Insomma, a chi di tutto cuore intende seguire il Papa, non occorrono né il rinviare l'obbedienza, né degli stratagemmi per aggirarla! |
6. Il Cammino Neocatecumenale deve utilizzare anche le altre Preghiere eucaristiche contenute nel messale, e non solo la Preghiera eucaristica II. | Anche quest'ultima precisazione va correggere un eccesso dei neocatecumenali. |
In breve, il Cammino Neocatecumenale, nella celebrazione della Santa Messa, segua i libri liturgici approvati, avendo tuttavia presente quanto esposto sopra ai numeri 1, 2, 3, 4, 5 e 6. | Ancora una volta la lettera
torna a ribadire la necessità di
seguire i libri liturgici (questa
lettera comincia e finisce dicendo
qualcosa come: “basta con le
liturgie neocatecumenali, potete
celebrare la Messa solo nello
stesso modo di tutta la Chiesa”),
avendo “tuttavia” presente i
sei punti esposti. Osserviamo che quel “tuttavia” è formalmente riferibile al solo punto 4 (l'indulto temporaneo per lo scambio della pace), poiché tutti gli altri punti non fanno altro che confermare ed appoggiare quanto esposto nei libri liturgici. |
Riconoscente al Signore per i
frutti di bene elargiti alla
Chiesa mediante le molteplici
attività del Cammino
Neocatecumenale, colgo
l’occasione per porgere distinti
saluti. + Francis Card. Arinze Prefetto Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum |
Conclusione della lettera: la
condanna degli errori dei
Neocatecumenali non implica
(ancora, per adesso) una condanna
definitiva del Cammino. Si spera – con questo ennesimo atto di generosità e pazienza – che i fratelli del Cammino smettano di andare avanti di testa loro e procedano con la Chiesa anziché nonostante la Chiesa. Il ritorno alla normalità nel campo liturgico darà i suoi frutti a suo tempo (sempre nella speranza che a questa lettera si obbedisca di cuore). |
Considerazioni conclusive
La sola lettura di questa lettera e delle citazioni contenute porta necessariamente ad alcune conclusioni:
-
la Messa dei neocatecumenali non è buona per la Chiesa cattolica; (stiamo predisponendo la pagina relativa all'approfondimento dei perché teologici)
per la Chiesa cattolica, la Messa è solo quella definita dai libri liturgici approvati; non sono ammesse “omissioni” o “aggiunte”; -
le più importanti critiche che il Cammino aveva ricevuto sulla liturgia preoccupano anche il Papa, che con tutta evidenza ha deciso di porre un freno;
-
il fatto che una lettera del genere arrivi dopo tre anni e mezzo dall'approvazione dello Statuto indica che nonostante quest'ultimo gli abusi del Cammino continuavano (e –temiamo– continuano);
-
alcune osservazioni valgono evidentemente anche per altri ambienti; qui ci siamo limitati a commentare la lettera al Cammino;
-
lex orandi, lex credendi!