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Ci risiamo: sul tappeto sempre gli stessi problemi. Fino a quando, Signore?
 

Già nel febbraio scorso commentavamo questa 'lettura' in chiave neocatecumenale di un evento ecclesiale: la nomina di Mons. Leonard come primate del Belgio, che oggi ci si ripropone, per effetto delle recenti vicende molto dibattute anche sui media (1) e dell'attenzione e delle attese sulla 'rievangelizzazione' di quella nazione e dell'intero Occidente, affidata anche alla nuova nomina di Mons. Fisichella al Pontificio Consiglio per la Nuova Rievangelizzazione.

Riproduciamo di seguito, con alcune chiose, il testo del presbitero neocatecumenale, Don Antonello Iapicca: "Tradizionalisti e progressisti spiazzati dal soffio dello spirito", che abbiamo a suo tempo già commentato (vedi link sopra), ma che ora appare in una luce ancor più inquietante, nella consapevolezza che molto potrebbe dipendere da se e quanto il Cammino NC -conoscendone l'intraprendenza ed il grande potere in Curia- riuscirà ad 'ammaliare' il nuovo responsabile designato dal Papa. Non è pensabile, tuttavia, che si proponga una nuova evengelizzazione con tanto di responsabile, se tutto ciò che è disponibile è reputato sufficiente. Questo sembra già un segnale significativo. Questa volta il responsabile risponde al papa in persona. Fisichella non è un portaborraccia qualsiasi. Può darsi che porterà l'acqua al solito mulino , ma per ora non è affatto scontato.

Testo intrecciato con l' analisi

"Tradizionalisti e progressisti spiazzati dal soffio dello spirito"
Cerchiamo di capire. La nomina di Mons. Leonard a Bruxelles getta un fascio di luce sulla complicata geografia teologico-pastorale della Chiesa contemporanea. Esultano i cosiddetti tradizionalisti, i loro blog plaudono alla nomina, vagheggiando una reconquista e lo sbiadimento definitivo del Concilio. Piangono i cosiddetti progressisti, immaginando un futuro nero per lo spirito del Concilio. Eppure il Papa ha parlato e scritto chiaramente su di esso, sottolineandone la provvidenzialità e stigmatizzandone le interpretazioni e i compimenti fuori carreggiata, in un campo e nell'altro. Emerge purtroppo come i nostalgici del Papa Re e gli intellettuali della novelle vague conciliare abbiano un punto in comune: la tiepedizza nei confronti dell'annuncio del Vangelo.


Esprime solo pesanti e stereotipati luoghi comuni: è esatto parlare nostalgia del Papa Re o non si tratta piuttosto di fedeltà alla Tradizione Apostolica, cioè al Signore? Ed inoltre, bisogna per forza essere 'itineranti' NC per aver a cuore la 'nuova evangelizzazione', talmente "nuova", la loro, da essere "altra"?

Gli uni rinchiusi nei templi ad incensare se stessi, gli altri persi tra dialoghi e zone grigie.

Vedete bene con che abilità si mettono 'fuori' dai tradizionalisti, identificandoli -riduttivamente- col rito Tridentino visto solo nella sua esteriorità, non avendo evidentemente orecchie (spirituali) per intenderne e assaporarne la indicibile grandezza e, soprattutto, l'autentico Culto a Dio che esso rappresenta. E si mettono fuori dai progressisti cogliendone i discorsi tanto fumosi quanto altisonanti, ma non accorgendosi di farne parte a pieno titolo, nonostante tutti i richiami ad una 'concretezza', che viene nutrita proprio da quel 'fumo'.

Definire i "tradizionalisti" "rinchiusi nei templi ad incensare se stessi" e addirittura "nostalgici del Papa Re", dimostra un pressapochismo, ma soprattutto un'ignoranza, difficilmente sanabile perché accompagnata da pregiudizi, estremamente difficili se non impossibili da scardinare. I progressisti "immersi tra i dialoghi e zone grige" è abbastanza azzeccato, ma non si capisce con quale criterio l'autore dell'articolo sottragga la sua realtà di appartenenza alla schiera progressista, che di facce ne ha molte. Certo il Cammino non fa parte di chi dialoga, dal momento che in esso è vietato fare e farsi domande mentre gli insegnamenti vengono dispensati apoditticamente da catechisti, ripetitori degli iniziatori, la cui onnipotenza si estende agli stessi presbiteri. Non è escluso che lui stesso, in queste parole non faccia altro che ripetere le strumentali considerazioni pro-cammino, che sfociano nelle conclusioni che stiamo stigmatizzando. Ma quanto a "zone grige", il Cammino NC ne presenta fin troppe....

Entrambi avversi ai carismi.

Ecco, l'ha pronunciata la parola magica che apre tutte le porte: i "carìsmi", dimenticando che i carìsmi sono i doni dello Spirito Santo che nei secoli non sono mai mancati alla Chiesa se è potuta arrivare fino alle soglie del III millennio e non sono certo una scoperta del Vaticano II. Di nuovo c'e solo l'enfasi autopromozionale con cui oggi c'è chi può arrogarsi la prerogativa di "carismatico", come se la Chiesa non fosse TUTTA carismatica.

Il Papa invece pensa alla fede e a come annunciarla. Mons. Leonard incarna l'ideale di Vescovo che ha in mente il Papa e la rotta che sta imprimendo alla Chiesa. Fedele alla tradizione, esposto sui principi non negoziabili, lanciato con zelo nell'evangelizzazione. È nominato nel cuore dell'Europa scristianizzata, dove c'è la Commissione Europea, centrale massonica e laboratorio sperimentale per ridurre all'insignificanza la Chiesa, e con essa la famiglia e la vita. È la neo-linea Maginot della Chiesa in Europa, e Leonard è chiamato a dirigere difesa e contrattacco. Come? Annunciando il Vangelo, preparando presbiteri e comunità adulte nella fede, attingendo alla Tradizione e fedele al Magistero

Quale Tradizione se nel cammino NC da Costantino al Vaticano II è totalmente bypassata e quale Magistero se (rigorosamente solo "ad intra") viene espressamente dichiarato che esso non li riguarda, perché hanno gli indulti che consentono loro di essere quello che sono?.

Inoltre si attribuiscono al Papa atteggiamenti univoci: è evidente che il Papa difende il concilio; ma non senza esprimere ed esplicitare già da quando era cardinale riserve e approfondimenti critici davvero sapienziali, soprattutto riguardo alla liturgia (punctun dolens tra i tanti del Cammino nc), recentemente richiamando tutti al necessario rinnovamento (perché Tradizione non è fissismo) ma nella 'continuità', unica garanzia di fedeltà alla Tradizione che preserva da aberranti derive sincretistiche con sapore forte di eresia.
 

È un caso che al cuore di tutto ciò vi siano, come è stato a Namur da dove Leonard proviene, il Cammino Neocatecumenale, il Seminario Redemptoris Mater, [vedi Seminari RM] e gli altri movimenti post-conciliari? Per capire che gli schemi ecclesiali non rispondono alle alchimie giornalistiche e ai desiderata delle nicchie elitarie, ed evaporano immancabilmente al soffio dello Spirito.
Don Antonello Iapicca

Ecco come saranno risolti i problemi della "nuova evangelizzazione" in Belgio. Come del resto sta accadendo in tutte le parti del mondo, in cui vengono formate cellule del Cammino che non si integreranno mai con la Chiesa Locale e che diventano esse 'Chiesa cattolica' (!?) nei luoghi in cui una Chiesa locale non c'è o è ridotta i minimi termini. Come di fatto accade ad Antiochia in Turchia, nella culla del cristianesimo, in Terra Santa e, ora, anche nelle nostre diocesi, che la CEI -per giustificare l'introduzione della pastorale neocatecumenale- ha dichiarato bisognose di "conversione pastorale" presentata come "Rinnovamento dell'iniziazione cristiana"... Speriamo che a nessuno sfugga l'ambiguità oltre che l'inesattezza dell'espressione conversione pastorale...

Spieghiamo ora perché riteniamo ambiguo oltreché inesatto il termine "conversione pastorale" usato dalla CEI.

Iniziamo col ricordare che si ha conversione quando si passa dallo stato di peccato, cioè dalla perdita della Grazia allo stato di Grazia. E si tratta di un passaggio, che è un'inversione di tendenza, sancisce un cambiamento di vita, un ri-orientamento al Padre, che avviene una volta per tutte.

Poi c'è il percorso successivo, di perfezionamento e per questo è necessario fortificarsi e rimanere nella fedeltà, ma non ancora e sempre convertirsi, a meno che non si inverta di nuovo la rotta...

Una volta che si è fatta la scelta fondamentale per Dio e si rimane nella vita di Fede, fortificandosi nella Chiesa, nessuno ti può dire "devi convertirti", come inesorabilmente chiunque entra nel Cammino si sente dire, anche se è un religioso che ha già fatto la sua scelta prendendo addirittura i voti... il fatto è che si pretende ci si converta al Cammino.

Ed è improprio parlare di conversione-continua (come nel gergo dei camminanti), una volta avvenuta la prima -a volte i santi parlano di "seconda conversione" quando si sentono chiamati ad una scelta ulteriore e più mirata della propria missione.

Infatti non deve parlarsi di conversione, ma di 'perferzionamento'; termine tra quelli più sospetti' ed addirittura espunti dal lessico neocatecumenale, perché l'idea di "perfezione" -che non è peregrina, se Gesù ha detto: "Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro che è nei cieli"- è del tutto inconciliabile con una teologia e corrispondente antropologia neo-protestante del cammino Nc, che vuole l'uomo inesorabilmente peccatore e non richiede nessuno sforzo personale per la propria maturazione spirituale, ma soltanto l'adeguamento alle prassi richieste dai vari stadi di "iniziazione"...

Inoltre parlare di "conversione pastorale", significa che non sono i singoli che devono convertirsi, ma che tutta la Pastorale ecclesiale deve "cambiare rotta", come se dopo il concilio non l'abbia già cambiata abbastanza!

  • e si continua a parlare di "conversione pastorale" che non significa, come già spiegato, conversione al Signore, ma ad un 'medoto' di cosiddetta "iniziazione cristiana"...
  • e, se consideriamo che la NUOVA PASTORALE sarebbe il catecumenato (parola che ha ragione di rimanere nel lessico cattolico solo per i non battezzati) neocatecumenale, abbiamo forti dubbi che di conversione al Signore -e non al Cammino nc- si tratti...

C'è chi continua a guardare indifferente, chi continua a ignorare (nel senso che non sa), chi continua ad essere connivente e chi continua a custodire la propria fede cattolica a confidare nel Signore e a pregare!

Questo è quanto sta succedendo, subdolamente, in tante diocesi in tutto il mondo: dove e a cosa potrà portare? L'abbiamo detto molte volte. Ebbene, ora lo ridiciamo per riportarlo all'attenzione di chi può intendere...

Torniamo sul testo aggiungendo ulteriori riflessioni:

"Come? Annunciando il Vangelo, preparando presbiteri e comunità adulte nella fede, attingendo alla Tradizione e fedele al Magistero."

Nulla di nuovo. Tra quello che si "proclama" e quello che si attua c'è sempre di mezzo il mare...
Saremmo felicissimi che questo fosse vero.

Inoltre la parola "attingere" è troppo tenue. Ci si radica nella Tradizione. Ed è quello che speriamo tutti, non solo per il Cnc. Questa proclamata "fedeltà", infatti, dovrebbe uscire dai proclami ed essere visibile. Infatti nella Chiesa si parla sempre di "unità visibile di copri vivi e veri", visibili e tangibili, anche perchè se l'Unità non fosse qualcosa di visibile e constatabile, non si capisce per che cosa abbia pregato Gesù nella sua preghiera Sacerdotale! Perchè siano UNO e a causa di questo IL MONDO CREDA.

Unità visibile IN COSA? Si parla di Unità nella diversità, credendo il Cnc elemento "diverso" di uno stesso insieme! Ma anche questa "unità nella diversità" deve essere visibile! Altrimenti stiamo parlando al vento! Come è visibile? Lo dice il Compendio del Catechismo al 248:

248. Qual è il criterio, che assicura l'unità nella multiformità?
È la fedeltà alla Tradizione Apostolica, cioè la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli, comunione che è significata e garantita dalla successione apostolica. La Chiesa è cattolica: può quindi integrare nella sua unità tutte le vere ricchezze delle culture.

Questa "comunione nella fede" deve essere vera. Non frutto di una disquisizione giornalistica, come l'articolo del presbitero neocat che stiamo commentando! La sequela al Papa deve essere visibile, perché il mondo creda! L'Unità deve radicarsi visibilmente nella Tradizione, perchè il mondo creda! È una necessità impellente, non è una questione di "elites"! E certo non si può liquidare sbrigativamente così! Unità di fede è unità di catechesi e soprattutto di Liturgia... ma quale "communicatio in sacris" può trovarsi col sincretistico rito NC e quale uniformità con gli insegnamenti tuttora in buona parte 'segreti'?

I Movimenti sarebbero (e magari molti lo sono) davvero SOLUZIONI alla perdita di fede se si radicassero visibilmente nella Tradizione Apostolica ininterrotta. Avviene? Avviene nel Cnc? Avviene visibilmente? Nella sostanza e nella forma che essa esprime? Non ci risulta...

Torniamo ancora su queste affermazioni:

1) Come? Annunciando il Vangelo, preparando presbiteri e comunità adulte nella fede, attingendo alla Tradizione e fedele al Magistero…
2) Per capire che gli schemi ecclesiali non rispondono alle alchimie giornalistiche e ai desiderata delle nicchie elitarie, ed evaporano immancabilmente al soffio dello Spirito…


Queste domande, possono considerarsi “retoricamente” corrette ma “teologicamente” invertite e, quindi, scorrette. Vediamo di capire meglio.

Sembrerebbe, al punto 1) che l’annuncio attinga giustamente ad alcuni di quei “loci theologici” che, spero, l’Autore sappia esser frutto d’epoca tridentina (vedi Melchior Cano e, per certi aspetti, anche il buon Melantone).

Però non si accenna allo Spirito come anima di ogni evangelizzazione: allo Spirito, anziché il ruolo di “soffio vivificante” di ogni carisma (per annunciare il Vangelo occorre essere animati da un “soffio” che non è il nostro…) viene assegnato il ruolo “evaporatore” e disgregatore come si nota al punto 2).

Senza rileggerla tutta, proviamo a fissare lo sguardo sulla Prima Lettera di Pietro che da sola basterebbe a smontare gran parte delle teologie settarie oggi presenti.

Dice Pietro : 1) “Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio.”

Vale a dire che la grazia ricevuta come annunciatore ed evangelizzatore è solo un dono della molteplice attività della Grazia come frutto dello Spirito. Lo Spirito, dunque, non dissolve la fedeltà al Vangelo, semmai dissolve ciò che al Vangelo si oppone, anche se i tempi di Dio non sono i nostri. Ci si chiede, ora, se questa “nuova evangelizzazione” possa esser considerata dono di quello stesso Spirito evocato come Golem distruttore.

Ma prosegue Pietro: “Chi parla, lo faccia come con parole di Dio…” Ora, siamo sicuri che questa nuova e rivoluzionaria evangelizzazione parli la lingua di Dio (sì, perché quel “come” vuol dire questo: non svirgolate di uno iota dal Vangelo) e non la lingua degli uomini?

Siamo sicuri che questa nuova evangelizzazione sia messa a servizio degli altri e non esiga, nascostamente, di mettere gli altri al suo servizio? E siamo sicuri che chi parla di Dio lo fa “come con parole di Dio”?

Non c’è polemica in questi nostri semplici interrogativi, solo il dubbio -che questo intero sito mostra quanto legittimo- di una possibile strumentalizzazione dell’Annuncio. Solo questo…



Una luce ci viene dall'omelia di Benedetto XVI del 29 giugno scorso, commentata dai vaticanisti con questo titpolo: Papa: il male inquina la chiesa. No a divisione tra cristiani, ricercare la piena unità:

"...In effetti, se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che - come aveva preannunciato il Signore Gesù - non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l'integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto".

Ebbene, l'unità non nasce da sola né dal volontarismo umano, ma si "realizza" tra coloro che condividono lo Spirito del Signore Risorto... quindi le divisioni non possono essere sanate né dalle buone volontà, né dell'orizzontalistico e superficiale 'volemose bene', né dal "guardare ciò che ci unisce" quando ciò che ci divide riguarda i fondamenti della fede. Le divisioni vengono sanate solo dalla vera 'comunione' in Cristo Gesù...

Comunione non è una 'consorteria' né un'appartenenza a costruzioni umane, ma appartenenza a Lui, Vivo e Vero e vita sacramentale in Lui nella Sua Chiesa

.Dice ancora il Papa. "Questo appare evidente nel caso di Chiese segnate da persecuzioni, oppure sottoposte a ingerenze politiche o ad altre dure prove. Ma ciò non è meno rilevante nel caso di Comunità che patiscono l’influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo."

Molto, molto chiaro... per noi... ma siamo perfettamente consapevoli che, finché il Papa continuerà a parlare per allusioni e a non nominare l'errore col suo nome, nessun neocatecumenale riconoscerà mai che un Pontefice, del quale gli magnificano ogni giorno le lodi e le approvazioni, quando pronuncia parole così forti e belle e vere si riferisce -non solo, ma anche- al Cammino NC!

Questo è ciò che suscita i nostri interrogativi più laceranti e aumenta la nostra sofferenza anche per chi in questo modo non è messo in condizioni di distinguere il Vero dal falso (tra l'altro molto ben confezionato e coinvolgente).

Inoltre, e più essenzialmente, il ministero petrino è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità. Mi viene in mente: "quel che legherai sulla terra...". È un potere che Cristo ha conferito a Pietro come suo rappresentante: devo pensare che nel giudizio di Pietro si attua e si esprime quello divino. Non mi sembrano bazzecole! Una responsabilità dunque da esercitare per comando di Cristo e per il bene delle anime.

Anche noi nella Chiesa abbiamo ricevuto un mandato, insieme a contenuti di verità ed a strumenti per la salvezza dell'uomo. Non abbiamo alcuna libertà di modificare, di addolcire, di tradire il tesoro che ci è stato affidato. Non distinguere il bene dal male, non giudicare più se una cosa è secondo lo spirito del vangelo o no, se in ogni ambito che riguarda il destino dell'uomo non si dice ciò che il Signore ha detto e stabilito per essere più graditi o per un malinteso senso dell'obbedienza, equivarrebbe a tradire le anime, a non formare né rispettare le coscienze, per quanto ci è dato... pensiamo alla sentinella di Ezechiele: "...se tu non parli per distogliere l'empio dalla sua condotta, egli l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te".

E, guarda caso, di fronte alle reazioni scandalizzate ed indignate di porporati, per l'apertura di tombe in Belgio, (fatto, certamente inusuale e gravissimo in sé) comunque oggi il Papa ha puntualizzato quel che è citato prima... Sono messaggi molto chiari, in linea con quel che abbiamo puntualizzato qualche giorno fa, e cioè che non sono gli scandali esterni che devono far impensierire, ma gli scandali interni dell'apostasia nella Chiesa.

Infatti, ci colpiva e ci colpisce tuttora che si parli tanto di morale e non ci si preoccupi di salvaguardare le Verità di Fede che sono il Fondamento di ogni comportamento morale che sia autentica connaturalità col Signore e non sterile moralismo e siamo felici che il Papa ora abbia parlato forte e chiaro proprio in questi termini.

C'è da dire che quanto ha dovuto affrontare nell'ultimo periodo e come lo sta facendo lo sta rivelando una persona veramente speciale!

D'altronde, cosa dovrebbe dire per essere più chiaro Benedetto XVI? Se si fanno orecchie da mercante è perchè non si vuol capire. E forse anche pretendere una nomina esplicita a questo o a quello diventa un pallino che alcune volte un certo mondo "tradizionalista" pone come un vezzo, non cogliendo l'essenza degli atti pontificali. Che sono chiarissimi anche alla luce delle nuove nomine, per le quali non si può che gioire, almeno per ora.
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(1) (ASCA) - Città del Vaticano, 25 giugno - I vescovi cattolici del Belgio sono stati ieri tutti interrogati dalla polizia, durante la perquisizione della sede della Conferenza episcopale del Paese condotta nell'ambito di un'inchiesta sulla pedofilia. Lo riferisce un comunicato del portavoce dell'episcopato belga, Eric de Beukelaer, diffuso oggi dalla Segreteria di Stato vaticana.

''I vescovi del Belgio - riferisce il comunicato - erano riuniti presso l'arcivescovado di Malines-Bruxelles verso le 10.30, questa mattina, per la riunione mensile della Conferenza Episcopale. Verso le 10.30 le autorità giudiziarie e le forze di polizia sono entrate ed hanno significato che ci sarebbe stata una perquisizione dell'arcivescovado, in seguito a delle denunce per abuso sessuale nel territorio dell'arcidiocesi. Non è stata data nessun'altra spiegazione, ma tutti i documenti ed i telefoni portatili sono stati confiscati ed è stato significato che nessuno poteva lasciare l'edificio. Questo stato di fatto è durato fino alle 19.30 circa''.

''Tutti - prosegue il testo del portavoce dei vescovi belgi - sono stati interrogati, sia i membri della Conferenza Episcopale, sia i membri del personale. Non è stata un'esperienza piacevole, ma tutto si è svolto in modo corretto''. ''I Vescovi - conclude - hanno sempre detto di avere fiducia nella giustizia e nel suo lavoro. La presente perquisizione viene accolta con la stessa fiducia e perciò, per il momento, essi si astengono dal fare ulteriori commenti''.

Il card Bertone si è poi espresso con queste parole: "Un sequestro, un fatto inaudito e grave". Queste le parole del segretario di Stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, a proposito dei vescovi belgi trattenuti per nove ore dagli inquirenti. "Sono stati senza mangiare e senza bere", ha denunciato. "Non ci sono precedenti, neanche nei regimi comunisti di antica esperienza", ha proseguito riferendosi anche alla perquisizione di due tombe di cardinali.
 

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