Benedetto XVI fa proprio l'appello del patriarca Caldeo

Emmanuel Delly, patriarca caldeo, dice grazie a Benedetto XVI per il sostegno ai due giorni di preghiera e digiuno per la pace e la sicurezza in Iraq. All’appello partecipano anche i musulmani del paese. Ogni giorno nel paese vengono uccise centinaia di persone.


Benedetto XVI aderisce e rilancia a tutto il mondo l’appello del patriarca caldeo di Baghdad, Sua Beatitudine Emmanuel III Delly. Il patriarca e tutti i vescovi irakeni hanno proposto per il 3 e il 4 aprile due giorni di preghiera e digiuno “per chiedere a Dio il dono della pace e della concordia in Iraq e nel mondo intero”. Parlando dalla finestra del suo studio, alla fine della preghiera dell’Angelus di oggi, Benedetto XVI ha detto: “Invito tutti ad aderire all'iniziativa dei nostri fratelli di quel martoriato Paese, affidando tale intenzione all’intercessione di Maria Santissima, Regina della Pace”. L’appello, nelle intenzioni del papa e del patriarca, è rivolto “ai fedeli, ai credenti e agli uomini di buona volontà”. “È un appello importante, rivolto al nostro cuore – ha aggiunto il papa – e invito anche da parte mia”.

Da diverse settimane l’Iraq è segnato da attentati a carattere etnico-religioso: uccisione di sciiti e sunniti, attacchi esplosivi a moschee e santuari. Le violenze a carattere religioso coincidono con la difficoltà a creare il nuovo governo e con le pressioni alle dimissioni di Ibrahim al-Jafaari, legato all’integralismo sciita che le altri componenti – sunniti, curdi e sciiti laici – vedono come un pericolo per il nuovo Iraq. La situazione è resa instabile dalla presenza di terroristi stranieri, legati ad al Qaeda e all’Iran.

L’inquietudine e la mancanza di sicurezza hanno una ricaduta anche fra i cristiani, tentati di emigrare. Alcune settimane fa, lo stesso patriarca Delly ha confermato ad AsiaNews che molti cristiani “cercano riparo in Giordania, Turchia, Libano, altri raggiungono i parenti negli Usa, in Europa”. “Tutti vogliono avere un posto più sicuro”, ha aggiunto, anche se “quasi nessuno vuole lasciare la sua patria in modo definitivo”.

Sua Beatitudine Emmanuel III Delly dice anzitutto grazie al papa Benedetto XVI per aver aderito ai due giorni di preghiera e digiuno per la pace e la sicurezza dell’Iraq. E subito dopo sottolinea che il gesto da lui proposto e condiviso e diffuso anche dalle comunità sciite e sunnite nel Paese che stanno diffondendo l’evento attraverso i media, in Iraq e nel mondo arabo. In un’intervista ad AsiaNews, il patriarca caldeo fa notare che alla fine dei due giorni di digiuno egli celebrerà una messa in cattedrale, dove saranno presenti anche personalità musulmane che “vogliono pregare con noi”.

“Non abbiamo altra via per arrivare alla pace nella famiglia irakena”, ha ancora detto il patriarca. Negli ultimi mesi, dopo il varo positivo della costituzione e le elezioni parlamentari, dopo il rientro del boicottaggio sunnita, una serie di uccisioni e attentati terroristi di stampo religioso fra sunniti e sciiti, rende difficile la formazione del governo irakeno. “Quanti morti, quanti assassini ogni giorno!”, ha detto il Patriarca Delly “non si può continuare così”. Secondo dati ufficiali, nel mese di marzo sono stati uccisi 900 irakeni. A causa dell’insicurezza, soprattutto nella capitale e nelle zone miste, circa 35 mila persone sono migrate in altre parti del Paese. Ecco di seguito l'intervista integrale che il patriarca Delly ha rilasciato ad AsiaNews.

Beatitudine, qual è il senso di queste due giornate di preghiera e digiuno?
Non abbiamo altra via per arrivare alla pace nella famiglia irakena, se non la preghiera e il digiuno. Tutte le altre vie sono chiuse per interessi particolari. Vogliamo rivolgerci al Signore perché Lui ci dia la pace e la sicurezza. Quanti morti, quanti assassini ogni giorno! Ogni giorno centinaia di persone vengono uccise. Non si può continuare così. Allora mi sono rivolto al Signore e ho designato questi due giorni, il 3 e il 4 aprile per pregare e digiunare per l’Iraq ma anche per tutto il mondo. Io ringrazio di cuore il Santo Padre che ha voluto condividere le nostre sofferenze e le nostre angosce.

Questo suo gesto è condiviso anche dalle comunità musulmane e sciite?
Il gesto l’abbiamo proposto noi, ma è piaciuta anche a tutti i nostri fratelli e sorelle dell’Iraq, cristiani e musulmani. In tutte le trasmissioni televisive e nei giornali, in Iraq e fuori dell’Iraq, stanno diffondendo questo messaggio.

Ha ricevuto qualche segno particolare di apprezzamento da parte dei musulmani?
Tutti i musulmani lo hanno accolto e lo stanno diffondendo. Dopodomani, quando concluderò questi due giorni di preghiera e digiuno con una messa in cattedrale, ad essa interverranno i cristiani, ma vi assisteranno anche personalità musulmane. Anche i musulmani vogliono pregare con noi.

Qual è il bisogno più urgente per l’Iraq?
Il bisogno più urgente per tutti gli irakeni, cristiani e musulmani, è la sicurezza. Tutte le nazioni ci aiutano offrendo tanti aiuti alimentari ed altro, ma abbiamo bisogno della pace e della sicurezza.  Ormai, tutte le volte che usciamo di casa non sappiamo se ritorneremo vivi o morti.

Cosa possiamo fare noi occidentali?
Fate tutto il possibile per assicurarci la sicurezza e lavorate per la pace nel mondo. Continuate a pregare: oggi abbiamo bisogno noi; domani potrebbe avere bisogno un altro paese. L’umanità è una sola famiglia.


V. anche, nel sito:
.La Chiesa caldea piange p. Ragheed Ganni e i suoi martiri
.Bombe contro i cristiani. Tensione in Iraq
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