Capitolo VIII
Comunicazione e Teologia
Nel giorno della creazione, mentre Dio stabilisce la natura dell'uomo e impone il proprio volere nelle leggi del cosmo, lo jahvista mette sulla Sua bocca questa perentoria affermazione: "Non è bene che l'uomo sia solo" (Gen 2,18).
In questo modo, una delle prime pagine della Bibbia avverte che la comunicazione esprime una volontà positiva di Dio e si inserisce nel tessuto originario delle cose.
È dunque necessario che l'uomo, per essere se stesso, vinca il dramma della solitudine, aprendosi alla compagnia del mondo, che non acquista il suo significato pieno, fino a quando non è popolato dall' "altro-da-sé " con cui entrare in relazione.
L'applicazione delle tematiche comunicative alla teologia è consequenziale e necessaria. Non tanto per il più che opportuno, indispensabile adattamento alla sensibilità dei tempi, ma per ri-affermare, in maniera espressiva, fenomeni religiosi di particolare importanza, come la creazione, la rivelazione e persino lo stesso mistero di Dio a proposito del quale la teologia ha sempre usato un linguaggio fortemente comunicativo, parlando di processioni, relazioni, pericoresi, missione.
Quando il Concilio di Firenze sintetizza il mistero della Comunicazione Trinitaria non fa altro che presentare, pur in maniera inconsapevole, un modello perfetto di comunicazione: "per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio è tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio" (DS 1331).
Per S. Tommaso il concetto di 'missione' si identifica con la libera comunicazione divina nella storia degli uomini. Dio assume l'iniziativa di comunicarsi, ha addirittura creato l'uomo rendendolo strutturalmente predisposto a questa relazione comunicativa, ma la realizza nel farsi carne, tempo, divenire, come l'uomo con il quale vuole entrare in contatto dialogico.
Possiamo dire dunque che valgono anche per Dio due degli assiomi fondamentali del processo comunicativo: è impossibile non comunicare ed è impossibile comunicare senza definire correttamente la relazione.
Dio non si comunica tenendo conto della natura del proprio essere, ma secondo quella dell'essere, sua creatura, con il quale vuole entrare in relazione. L'incarnazione del suo Figlio ha un posto tutto particolare, conferendo agli umili segni della vita il linguaggio proprio della autocomunicazione di Dio, che è ordinata oltre che alla salvezza, anche alla realizzazione in pienezza dell'essere-uomo secondo il progetto di Dio.
Dio non trasmette teorie o informazioni su di sé, trasmette se stesso.
La storia è il 'luogo' in cui avviene l'incontro. L'intera dinamica comunicativa ha un motivo profondo: l'amore.
E' per questo che l'amore, in ambito cristiano, diventa la chiave di lettura e interpretazione,. sostanziandosi nella concretezza della prassi, per accedere all'origine, al contenuto ed al fine della comunicazione divina.
L'espressione suprema, piena e definitiva dell'autocomunicazione divina è Cristo. Egli cancella l'idea di un Dio incomunuicabile, permettendo all'uomo di entrare in contatto - rapporto con Lui attraverso una pluralità di dimensioni: la Presenza, il sacramento, l'incontro, che sono proprie di una comunicazione religiosa.
La sollecitudine di Dio non si realizza più attraverso strumenti e mediatori esterni, ma nella concreta esistenza di un Uomo che è anche Dio.
Comunicazione e fede. L'uso della telematica
C'è nei Vangeli una frase suggestiva di Gesù: "Quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti" (Mt 10,27). Il senso immediato è quello della proclamazione pubblica che la comunità cristiana deve fare, affacciandosi alle terrazze - per rimanere nell'immaginario che ci riporta ai luoghi mediorientali - che costituivano il tetto delle case, per rivolgersi alla folla della strada e della piazza, superando ogni tentazione esoterica e integrista, tanto più che il Signore aveva anche comandato: "Andate in tutto il mondo e portate il messaggio del Vangelo a tutti gli uomini" (Mc 16,15)
Per mettere in atto questo mandato, da sempre sono stati adoperati moduli comunicativi efficaci, capaci di incidere negli ascoltatori, secondo stili e modalità propri dei vari contesti culturali e storici.
Pensiamo alla funzione del kerygma, cioè all'annuncio radicale del vangelo destinato ad orizzonti vergini o già connotati da altre tipologie religiose, alle stesse parabole usate da Gesù per trasmettere in modo vivo ed efficace il Regno, alla catechesi, alle omelie, alla stessa arte sacra, il tutto sempre finalizzato alla comunicazione del messaggio.
Un messaggio spirituale, ma profondamente "incarnato" e quindi anche attento all'attualizzazione, alla prassi. Naturalmente ai nostri giorni le modalità di comunicazione e incidenza sono molto mutate anche per la religione che, dopo l'appannamento provocato dalla secolarizzazione, sta registrando una tumultuosa reviviscenza.
C'è da dire, però, che la nuova religiosità presenta aspetti a dir poco sconcertanti: da un lato le grandi religioni, pur avendo masse enormi di seguaci, sembrano arrancare nei confronti di una società in continua e celere evoluzione; dall'altro, esplodono - a volte inedite, a volte si riproducono filoni vecchi di secoli - espressioni religiose dai contorni non ben definibili, inclini spesso a sconfinare in sette, in movimenti sincretisti oppure fondamentalisti.
La religiosità si sta stemperando in un pout-pourri di componenti spirituali occidentali e orientali, in un incrocio di suggestioni che risalgono fino all'antico Egitto per approdare nell'esoterismo, attraverso manipolazioni dottrinali di ogni genere.
Si assiste perfino al fiorire di proposte religiose simili a melasse panteistico-gnostiche con l'aspetto di fitness dello spirito. Significativo in questa temperie è il fenomeno della New Age - già evolutosi in Next Age - ed altri, che ben si spiegano come "figli" dei fermenti che seguono il crollo delle costruzioni "troppo perfette" delle ideologie, che hanno prodotto una vera e propria frammentazione, tanto che Aleksàndr Isaevic' Solz'enicyn ha descritto il momento attuale con la significativa espressione di "mondo in frantumi", ripresa dal Santo Padre in Reconciliatio et Poenitentia. E' un mondo in cui ognuno "dice la sua" e questa "sua" è "verità": il culmine del relativismo, per cui non esiste la verità; ciascuno piuttosto si crea e si inventa il mondo che preferisce.
Caratteristica principale della New Age è che in teoria essa potenzia i valori dell'armonia, dell'equilibrio, della pace; ma il tutto si riduce ad un irenismo sincretistico che si risolve in una religione debole nella quale l'autentica esperienza di incontro religioso si sostituisce con quella di incontro dei propri desideri umani che costruiscono una religione su misura.
Questo movimento, che qualcuno definisce neppur tanto movimento quanto piuttosto come un metanetwork, cioè una rete di reti, senza organizzazione né gerarchie, senza regole né dogmi, che in maniera subdola e strisciante si insinua nella necessità insopprimibile, perché strutturale, dell'uomo che è la sua sete di Infinito, afferma di aiutare l'uomo ad avere esperienza viva e personalizzata di Dio. Tuttavia esso, per contro, porta e esperienze che realizzano una totale immanentizzazione del Dio Vivo.
In esso, inoltre, viene riservato un posto al significato universale e cosmico di Cristo come simbolo salvifico e non come Persona; il che lo riduce ad una energizzazione a-storicizzante ed a-personale.
Le ingannevoli espressioni - nessuna falsa in sé, ma ognuna riduttiva e quindi sviante se presa a sé - "Cristo Guru" (vi si riconosce l'influenza della cultura orientale), "Cristo Cosmico", "Cristo Taumaturgo" ed altre, provocano una totale dissoluzione della densità storica dell'evento salvifico Gesù di Nazareth, ridotto ad un simbolo al pari degli altri, per un uomo che persegue una pienezza di coscienza integrale, ma che, non entrando nell'incarnazione di Cristo, non realizza la sua personale incarnazione, che è il voler essere-nel-mondo con le radici nel cielo - cioè fondato nella vera fede, di cui sempre più la Chiesa si rivela come Madre e custode - ma con realismo e concretezza secondo la volontà del Padre.
La proliferazione dell'interesse religioso avviene anche perché i filari della comunicazione si sono infittiti e, accanto a quelli tradizionali delle varie confessioni, si sono aperti nuovi percorsi, dalle ramificazioni molto articolate e tutte molto presenti nel mondo telematico: dire mondo telematico significa parlare della Rete Internet, sulla quale e' impressionante la galassia di siti religiosi e affini raggiungibili.
Se le religioni si affidano ancora agli strumenti classici della comunicazione, oggi ormai esse si avviano contemporaneamente sui nuovi percorsi mediatici e si cimentano in una presenza, non solo informativa, ma anche interattiva sulla Rete.
Anche da parte della Chiesa si riscontra una grande attenzione su queste tematiche, nella convinzione - come affermava Giovanni Paolo II - che si tratti del "primo aeropago del mondo moderno".
Nella Chiesa cattolica è già presente un'azione ed una riflessione che denotano attenzione e consapevolezza: basta riferirsi al Documento, datato 22.2.1992, "Le Comunicazioni Sociali" del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il Dicastero vaticano istituito allo scopo.
Già nel 1989 un altro testo era stato dedicato alla Collaborazione ecumenica ed interreligiosa nei mass-media. Numerosi altri documenti sono stati diramati dalle Conferenze Episcopali e dai singoli vescovi nelle loro diocesi (uno, notissimo: la Lettera pastorale del 1991 Il lembo del mantello dell'arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini sulla televisione).
Per svolgere alcune considerazioni generali di taglio etico-pastorale, specifico della prospettiva teologica, dobbiamo prendere come punto di partenza quello della globalizzazione, di cui ho parlato in altre parti del lavoro per esaminarlo anche nella prospettiva di un fenomeno forse eccessivamente esaltato, ma certamente decisivo e del resto costante nel corso della storia dell'umanità, anche se in forme meno eclatanti di quelle rese possibili dalla telematica.
Tutte le principali scoperte - basta pensare al fuoco, alla ruota, alla navigazione, alla scrittura, alla stampa, alla identificazione delle leggi fisiche e così via - si sono diffuse creando sistemi globali. Si deve anche sottolineare che la globalizzazione attuale non è soltanto spaziale, ma anche storico-culturale, non meramente sincronica, ma anche diacronica e permette in tal modo a tutti di scoprire le radici comuni e di aprire l'umanità a progetti unitari. Si riconosce poi, all'interno della stessa globalizzazione - a livello sincronico - una sottile ricerca di comunione, di corresponsabilità verso i viventi.
Questa tendenza rivela implicitamente, e talora esplicitamente, dimensioni spirituali (etica, estetica, fiducia, speranza, amore) tipiche delle esperienze religiose.
I contatti allargati, come succede sulla Rete, generano infatti, per loro natura, possibilità di scambi, di collaborazione, di corresponsabilità, di comunione e di dialogo.
Certo queste relazioni acquistano particolare rilievo se sono le varie fedi a entrare nei circuiti telematici e a confrontarsi e a scambiarsi i loro messaggi. Ed è un discorso che vale per tutti i rapporti personali che vengono costruiti attraverso questi strumenti, nelle liste di discussione, nelle mailing list, che assemblano, talora in maniera più che semplicemente aggregante, persone accomunate dagli stessi interessi.
Io stessa ne ho maturato una buona esperienza partecipando attivamente al newsgroup it.cultura.cattolica ed alle mailing list cattoliche "Piccolo Gregge", moderata (cioè i messaggi vengono filtrati da un 'moderatore'e piu' tradizionalista e "Ippona" che si dichiara cattolica, ma resta aperta al dialogo con chiunque faccia domande o proponga contenuti. I suoi iscritti (attualmente un centinaio), oltre a 'incontrarsi' da tutte le città italiane, dialogano dal Canada, dagli Stati Uniti, dalla Svezia
In questi ambiti viene esaltata la tendenza della persona ad aprirsi oltre il proprio orizzonte, valicando i confini non solo nazionali, ma anche sociali e culturali. Si tratta di un 'moltiplicatore' di esperienza e di conoscenza non indifferente.
La natura non fa salti, ma la tecnologia non si preoccupa molto di seguire la natura e così incontriamo sempre più spesso novità che esplodono a bruciapelo ed altre invece che per lievitare hanno bisogno di secoli.
Non vi è dubbio che la parabola delle reti telematiche, ormai sotto gli occhi di tutti, nel volgere di pochi mesi soltanto ha stravolto letteralmente il settore della comunicazione, segnando uno snodo epocale tra il prima e il dopo Internet. E stiamo ancora vivendo il periodo esagerato e convulso dell'assestamento e della comprensione. Periodo entusiasmante e complesso che richiede certamente la presenza e la partecipazione culturale del mondo cristiano.
E' una scommessa che molti stanno raccogliendo, con un tempismo migliore, se confrontato con l'attenzione decretata in altri tempi ad altri strumenti (i giornali, la radio, la televisione ). Per rendersene conto bastano pochi colpi di 'mouse', ad esempio esplorando uno dei tanti trampolini di lancio del mondo cattolico, come il http://www.catholic.net/
Riscontriamo quindi la presenza del sito pontificio, ricchissimo di informazioni, ma che solo ora si sta aprendo al confronto e allo scambio sentendo aria di Concilio e può essere anche interessante accennare a quanto la CEI sta proponendo dalle sue pagine. Nnumerose sezioni ed un'interfaccia grafica molto curata attirano l'attenzione. Sono già presenti i rimandi ai vari Uffici, a vari documenti, alle varie pagine di diocesi, ordini, congregazioni e movimenti.
Una interessante iniziativa, che si avvale della partecipazione diretta degli utenti, è la rubrica telematica, che mira a facilitare contatti selezionati: basta riempire un modulo (elettronico, s'intende) descrivendo generalità e funzioni di persone o istituzioni operative in ambito ecclesiale.
Per maggiore completezza, è utile conoscere anche la Lista dei siti cattolici in Italia, tenuta lodevolmente e costantemente aggiornata da Francesco Diani, a questo indirizzo: http://www.siticattolici.it
Modelli culturali stabili ci hanno accompagnato a lungo e consideriamo normale che l'evoluzione debba seguire la strada classica dell'integrazione del nuovo nell'esperienza precedente; l'ipotesi di una rottura che muti radicalmente questo modello ci trova per lo meno dubbiosi: era il problema di fondo perfino nella Chiesa primitiva.
Se si pensa che sui canali telematici ogni giorno si affacciano milioni di persone,
molte di esse hanno la possibilità di imbattersi in una parola di speranza, di avere accesso ad una proposta di spiritualità fino allora disattesa, ma ben presente nella sete d'Infinito anche dell'uomo di oggi relegato dalla cultura dominante sulle sponde della materialità. E' una ragione in più per una presenza massiccia della Chiesa, proprio per evitare che questo bisogno sia colmato dai tanti surrogati ugualmente presenti (vedi New Age o peggio ancora).
Non meno importante ed arricchente è la contestuale possibilità si scavalcare barriere ideologiche, superare stereotipi, scoprire consonanze ed anche nuovi orizzonti.. Per certi versi in questo immenso aeropago, come ha affermato Gianfranco Ravasi, si diventa partecipi di quella "sterminata moltitudine di ogni nazione, razza, popolo e lingua" celebrata nell'Apocalisse (7,9) come appartenente alla Gerusalemme celeste ma già insediata nella città terrena.
Detto questo bisogna però subito tenere presente che neppure la comunicazione telematica sfugge a quella specie di danza costante che l'uomo conduce sul crinale che divide senso e non senso, vita e morte, comunione e divisione.
Il rischio principale è quello che noi chiamiamo 'idolatria', cioè la trasformazione del computer in Moloch che divora i suoi devoti, perché non è poi troppo difficile, come già detto in altra parte del lavoro, lasciarsi 'assorbire' dal mezzo che può divenire totalizzante. Non è detto che non si debbano aggiornare i trattati teologici con un capitolo dedicato alla morale telematica.
Un limite di questo tipo di comunicazione è che, pensando alle significative riflessioni di Lévinas per una "filosofia del volto", il contatto può correre il rischio di arrestarsi al silenzio di parole dette su un'assenza di volti incontrati. Se l'incontro si svolge in un orizzonte esclusivamente telematico, non fa che peggiorare le solitudini, esasperare l'incomunicabilità, e perfino condurre ad una particolare forma di autismo spirituale. Ma si tratta pur sempre di evenienze patologiche, non certo della regola.
L'impalpabile, ma potente reticolo telematico che ormai avvolge la nostra terra, potrebbe essere paragonato ad una collana di perle che, pur nella diversità l'una dall'altra, rivelano armonia; ma essa potrebbe anche trasformarsi in una catena di anelli strettamente intersecati capace di soffocare la creatività, la libertà, il dialogo.
Tutto questo dipende da noi, nel senso di proporci - nel servirci della comunicazione telematica - con una presenza che non sia auto-affermazione, ma servizio da offrire ai popoli, alle nazioni, ai singoli: questo è l'orizzonte impensabilmente allargato della nostra attività telematica. Come sempre e da sempre le cose in sé sono buone. Tutto dipende dall'uso che ne facciamo noi.
Per concludere in chiave ottimistica: il cristiano è l'uomo della speranza e dell'impegno per realizzare il Regno, potremmo dire - con immagini evangeliche - che la nostra presenza è quella del seme, del lievito e del sale all'interno della pasta della storia e della massa enorme e confusa delle comunicazioni, per impedire che la città globale si trasformi in Babele e cerchi, invece, di rassomigliare alla Gerusalemme della comunione e della pace.