|
|
|
|
|
Qual è il fondamento che vedrebbe superata
la lettera del card Arinze sulla Liturgia neocatecumenale?
L'ostinazione con cui il Cammino NC continua a praticare ed
a difendere strenuamente il proprio "Rito", che presenta
contaminazioni sincretistiche introdotte dall'iniziatore,
rende ineludibili alcune precisazioni.
Innanzitutto occorre
rilevare che le innovazioni, anzi i veri e propri abusi
liturgici introdotti, sono opera di un laico, peraltro né
teologo né liturgista. Egli si arroga la prerogativa di parlare
in nome di Dio, che trasferisce ai suoi catechisti,
'formati' esclusivamente dalle sue catechesi e dalle sue
prassi iniziatiche. Essi risultano poi formalmente 'mandati'
a catechizzare nelle diocesi da vescovi ignari o ammaliati o
conniventi.
Prima di riproporre di seguito il testo da noi commentato
della Lettera
del Culto Divino del 1 dicembre 2005, che quasi
certamente molti 'camminanti' non conoscono o ne hanno
sentito parlare in termini di 'concessioni' e non di 'prescrizioni',
inseriamo una breve premessa alla luce dei fatti successivi
all'approvazione dello Statuto e qualche osservazione su
alcune anomalie logiche e giuridiche di questo documento.
Inoltre, la Lettera,
nonostante le contorsioni mentali dei legulei del Cammino NC,
tendenti a delegittimarla e che certamente riemergeranno,
resta perfettamente valida su tutte le prescrizioni che non
riguardano le 'formalità' di assunzione della comunione,
essendo tra l'altro citata, sia pure in nota, nello Statuto.
Pertanto, dopo aver esaminato le due anomalie più evidenti
dello stesso, riprendiamo l'esame della lettera e le sue
implicazioni.
Le due anomalie più macroscopiche dello Statuto
riguardano
il riferimento all'art. 2 e quello art. 13 (in rosso le
nostre annotazioni sul testo dello statuto)
- ... il Cammino Neocatecumenale si attua nelle diocesi:
1°. sotto la giurisdizione, la direzione del Vescovo diocesano e con
l’assistenza, la guida dell’Équipe Responsabile internazionale del
Cammino, o dell’Équipe responsabile delegata, di cui all’art. 3, 7º;
[si
parla della direzione del Vescovo, ma ci piacerebbe conoscere quanti
vescovi hanno letto le catechesi 'segrete' e conoscono le prassi che
violano l'intimità della persona negli scrutini. Di fatto quella che
entra in campo è la “guida dell'Equipe responsabile internazionale del
cammino”, cioè il suo vertice, che garantisce la ferrea disciplina e la
rigida struttura e prassi imposte dagli iniziatori, compreso il
'segreto' di evidente matrice gnostica, dell'intero lunghissimo percorso
iniziatico a tappe. Ciò avviene attraverso catechisti-ripetitori
acritici degli insegnamenti kicarmeniani, totipotenti sulla vita e sulla
psiche delle persone della loro comunità, compresi i presbiteri,
assoggettati ad essi con
l'obbligo di percorrere lo stesso iter di formazione di ogni
camminante, ad onta del triplice munus sacerdotale ricevuto al
momento dell'ordinazione (Docendi-Insegnamento, Regendi-Guida,
Sanctificandi-celebrazione Sacramenti) ]
2º. secondo «le linee proposte dagli iniziatori», contenute nel presente
Statuto e negli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti.
[Testi
rimasti invariati dal oltre 40 anni, con alcune modifiche solo di
facciata, sommariamente approvati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede
e mai resi pubblici. Anzi la loro
pubblicazione viene negata per espresso divieto del Cammino
registrato dal PCL come se fosse normale... Di conseguenza lo Statuto fa riferimento e si
basa su testi segreti! Inoltre non esiste alcuna Associazione
laicale che nella Chiesa usi un catechismo proprio... e che senso ha
l'utilizzazione di un catechismo proprio, che veicola insegnamenti
"altri" e prassi anomale che non rispettano il 'foro interno' delle
persone e sviluppano una identità di gruppo anziché far maturare una
fede personale prima ancora che comunitaria? Di conseguenza la comunità
risulta costituita da persone in simbiosi, strutturate secondo uno
schema pre-definito e non da persone libere, che abbiano maturato un
sano processo di individuazione che non può essere lo stesso per tutti,
altrimenti è massificazione.]
- Art. 13 [Eucaristia] § 2. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia
domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica.
Tale celebrazione ha luogo secondo le disposizioni del Vescovo
diocesano. Le celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità
neocatecumenali al sabato sera fanno parte della pastorale liturgica
domenicale della parrocchia e sono aperte anche ad altri fedeli.
[
Notare che il Papa, attraverso il Culto Divino,
prescriveva l'inverso: i neocatecumenali erano tenuti a partecipare
saltuariamente anche alle altre celebrazioni parrocchiali. Quanto
all'essere le comunità aperte agli altri fedeli, resta solo sulla carta,
perché la messa comunitaria, finalizzata alla cementazione della
comunità, attraverso le risonanze, l'"esultazione dell'Assemblea" e
l'esaltazione emotiva indotta dai canti e dalla danza finale, ammette
solo chi aderisce al cammino ed entra quindi nella comunità]
§ 3. Nella celebrazione dell’Eucaristia nelle piccole comunità si
seguono i libri liturgici approvati del Rito Romano, fatta eccezione per
le concessioni esplicite della Santa Sede. Per quanto concerne la
distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, i neocatecumeni
la ricevono in piedi, restando al proprio posto.
[estenuanti
trattative hanno ottenuto solo questa minima variazione formale, che non
rende neppure ragione della diversa teologia che sottende il rito,
peraltro modificando - senza averne titolo - una prescrizione già data
in base alla propria competenza dalla Congregazione del Culto Divino -
peraltro citata alla nota 49 di questo comma - ma di essa resta solo
questo fantasmatico accenno e nulla più. A riprova di ciò, Kiko poteva
esclamare: "ora è il Papa a dover combattere con Arinze!",
nella conferenza stampa
della presentazione degli statuti 2008. Vi invito a leggere i nostri
commenti sull'intera intervista di cui al link... Di conseguenza la
"norma" risulta di fatto vanificata dall'approvazione dello statuto nei
termini di cui all'articolo citato, frutto di snervanti e annose
trattative e evidente compromesso, come se la Verità possa essere
oggetto di trattative e frutto di compromessi! Oltretutto persiste
l'anomalia della comunione in simultanea, che non ha senso, perché
-secondo i libri liturgici- si comunica prima il sacerdote e, dopo e
singolarmente avviene la comunione dei fedeli. Anche questo gesto è
strumentale alla cementazione della comunità: fare tutti insieme la
stessa cosa sottolinea e rafforza i legami di appartenenza, che non sono
lo scopo del cristiano, ma del sistema-cammino. Ricordiamo che il
rispetto dei libri liturgici non è giuridismo, ma fedeltà a qualcosa di
grande che ci è stato consegnato dal Signore fino alla fine dei tempi.]
§ 4. La celebrazione dell’Eucaristia nella piccola comunità è preparata
sotto la guida del Presbitero, da un gruppo della comunità
neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture,
sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e
la dignità dei segni liturgici.
[N.B. Si parla di
'monizioni' e non delle 'risonanze' e abbiamo visto che c'è differenza e
cosa comporta anche riguardo al rispetto dalla 'forma' Liturgica
[vedi],
che è sacra e tale dovrebbe essere considerata da chiunque voglia dirsi
cattolico. Ma vedremo meglio a proposito delle "Testimonianze"]
TESTO DELLA LETTERA DEL CULTO DIVINO E COMMENTI
(Il testo della lettera è evidenziato dai caratteri in blu e vi sono
inseriti i nostri commenti)
A seguito dei dialoghi intercorsi con questa
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la
celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità del Cammino
Neocatecumenale, in linea con gli orientamenti emersi nell’incontro con Voi
dell’11 novembre c.a., sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre.
Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e
seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né
aggiungere nulla.
Ecco la prima decisione del Santo Padre: il Cammino non può modificare la
Messa “omettendo” o “aggiungendo”.
Il Papa ha deciso che il Cammino accetterà e seguirà i libri liturgici
approvati. Perché mai c'è bisogno di specificarlo ufficialmente? Perché mai
il Papa scomoda i massimi responsabili del Cammino? Se il Cammino già
accettasse e seguisse, senza omettere né aggiungere, non ci sarebbe alcuna
necessità di chiederlo.
A meno di ipotizzare che il Papa sia completamente disinformato sulle
liturgie del Cammino, la logica più elementare suggerisce che in molte
(probabilmente tutte) le comunità del Cammino si celebri una Messa che
“omette” alcune cose, ne “aggiunge” altre, con la motivazione che “non
accetta” e “non segue” i libri liturgici approvati dalla Chiesa.
Questa decisione del Santo Padre è una conferma indiretta delle critiche che
sono state rivolte ai neocatecumenali per le loro liturgie.
Il neocatecumenale che legge questa pagina, provi a chiedersi se le liturgie
della sua comunità abbiano mai seguito i libri liturgici approvati, e – nel
frequente caso di risposta negativa – provi a domandarsi se dalla
pubblicazione della lettera ad oggi la sua comunità si sia adeguata alle
decisioni del Papa.
Inoltre, circa alcuni elementi si sottolineano le indicazioni e precisazioni
che seguono:
La lettera potrebbe già essere conclusa, ma vengono fatte di proposito
alcune sottolineature.
1. La Domenica è il “Dies Domini”, come ha voluto
illustrare il Servo di Dio, il Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera
Apostolica sul Giorno del Signore. Perciò il Cammino Neocatecumenale deve
entrare in dialogo con il Vescovo diocesano affinché traspaia anche nel
contesto delle celebrazioni liturgiche la testimonianza dell’inserimento
nella parrocchia delle comunità del Cammino Neocatecumenale. Almeno una
domenica al mese le comunità del Cammino Neocatecumenale devono perciò
partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale.
Almeno una domenica al mese? Dunque vuol dire che chi entra nel Cammino
trascura completamente la Messa che non sia celebrata dal Cammino? Chi ha
accusato il Cammino di ergersi a una sorta di “chiesa parallela” trova in
questa lettera una conferma indiretta.
Il Cammino deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano poiché, se la
lettera ha da rimarcarlo, vuol dire che nelle liturgie del Cammino finora
traspare che le comunità “inserite” in parrocchia lo siano solo...
geograficamente.
Qui il neocatecumenale ha un bel po' di domande da porsi. Nei suoi panni mi
chiederei: «ma la mia comunità, ci va a Messa in parrocchia o no? almeno una
volta al mese?» (c'è da supporre che le festività solenni non possano valere
da “bonus” per aggirare la norma, altrimenti ad aprile c'era Pasqua, a
dicembre c'erano Natale e l'Immacolata, ad agosto c'era l'Assunzione,
ecc.ecc., e quindi ad aprile “no, abbiamo già dato”, ad agosto “no, abbiamo
già dato”, a dicembre “no, abbiamo già dato, e dato pure per gennaio”,
ecc.ecc.) Naturalmente, quell'almeno è un valore minimo consentito, non il
valore medio auspicato.
2. Circa le eventuali monizioni previe alle letture,
devono essere brevi. Occorre inoltre attenersi a quanto disposto dall’“Institutio
Generalis Missalis Romani” (nn. 105 e 128) e ai Praenotanda
dell’”Ordo Lectionum Missae” (nn. 15, 19, 38, 42).
Le eventuali monizioni: dunque non possono avere carattere di
sistematicità. “Eventuale” significa che non ci deve essere sempre, e
neppure molto spesso (altrimenti sarebbe stato usato un aggettivo
diverso: “le frequenti monizioni” è ben diverso da “le eventuali monizioni”).
Leggiamoci le indicazioni dei Praenotanda citati:
«15. Nella liturgia della Parola si possono premettere alle letture, e
specialmente alla prima di esse, delle brevi e opportune monizioni. Si deve
porre attenzione al genere letterario di queste monizioni: devono essere
semplici, fedeli al testo, brevi, ben preparate e variamente intonate al
testo a cui devono servire come introduzione».
«19. (...) Potranno recare un certo aiuto brevi monizioni che illustrino la
scelta del salmo e del ritornello e la loro concordanza tematica con le
letture».
«38. Colui che presiede la Liturgia della Parola... riserva di norma a se
stesso sia alcune monizioni, per ravvivare l'attenzione dei fedeli, sia
specialmente l'omelia, per favorire nei fedeli stessi una più feconda
recezione della parola di Dio».
«42. Spetta a colui che presiede introdurre talvolta i fedeli alla liturgia
della Parola con opportune monizioni prima che vengano proclamate le
letture. (...) Il compito delle monizioni può essere però affidato anche ad
altri, per esempio al diacono o al commentatore».
Si “possono”, capite? E devono essere brevi e opportune, e possono essere
talvolta introdotte, e solo da persona qualificata...
Nei panni di un neocatecumenale, cominceremmo anzitutto a chiederci se dal
giorno in cui Kiko, Carmen e Pezzi hanno ricevuto la lettera, le monizioni
siano diventate eventuali (cioè càpitino di quando in quando, e solo negli
spazi e tempi previsti dall'Institutio e dai Praenotanda
citati nella lettera) e se quelle eventuali siano diventate brevi.
Facciamo un esempio: dato che le letture della Messa durano circa uno-due
minuti ognuna, scommetterei che con tutta la buona volontà quel “brevi” non
possa essere interpretato più largamente di una trentina-quarantina di
secondi. Ciò è avvenuto o no? E se non è avvenuto – se cioè nel Cammino le
“monizioni” siano sempre onnipresenti e lunghe – perché non è avvenuto
3. L’omelia, per la sua importanza e natura, è
riservata al sacerdote o al diacono (cfr. C.I.C., can. 767 § 1).
Chi ha accusato il Cammino di stravolgere la liturgia eucaristica facendo
“predicare i laici”, trova qui una conferma. Questa precisazione (fondata
sul canone 767 del Diritto Canonico) può essere dovuta solo alla
preoccupazione (evidentemente condivisa dal Papa) che nel Cammino viga in
modo generalizzato l'abitudine di far predicare certi laici -magari
attraverso monizioni di portata abnorme- riducendo o eliminando del tutto
l'omelia del sacerdote celebrante.
Questo canone del Codice di Diritto Canonico infatti dice:
«Can. 767 - §1. Tra le forme di predicazione è eminente l'omelia, che è
parte della stessa liturgia ed è riservata al sacerdote o al diacono; in
essa lungo il corso dell'anno liturgico siano esposti dal testo sacro i
misteri della fede e le norme della vita cristiana».
Quanto ad interventi occasionali di testimonianza da
parte dei fedeli laici, valgono gli spazi e i modi indicati nell’Istruzione
Interdicasteriale “Ecclesiae de Mysterio”, approvata “in forma specifica”
dal Papa Giovanni Paolo II e pubblicata il 15 agosto 1997.
In tale documento, all’art. 3, §§ 2 e 3, si legge:
§ 2 - “È lecita la proposta di una breve didascalia per favorire la maggior
comprensione della liturgia che viene celebrata e anche, eccezionalmente,
qualche eventuale testimonianza sempre adeguata alle norme liturgiche e
offerta in occasione di liturgie eucaristiche celebrate in particolari
giornate (giornata del seminario o del malato, ecc.) se ritenuta
oggettivamente conveniente, come illustrativa dell’omelia regolarmente
pronunciata dal sacerdote celebrante. Queste didascalie e testimonianze non
devono assumere caratteristiche tali da poter essere confuse con l’omelia”.
§3 - “La possibilità del ‘dialogo’ nell’omelia (cfr. Directorium de Missis
cum Pueris, n. 48) può essere, talvolta, prudentemente usata dal ministro
celebrante come mezzo espositivo, con il quale non si delega ad altri il
dovere della predicazione”.
Gli interventi di testimonianza [le
famose "risonanze"] da parte dei laici devono dunque avvenire
occasionalmente, anzi, eccezionalmente e comunque sempre adeguatamente alle
norme liturgiche e offerti solo in particolari giornate e solo se ritenuti
oggettivamente convenienti... ed in ogni caso non devono confondersi con
l'omelia.
Ugualmente si raccomanda prudenza per le omelie “dialogate”, sempre
precisando che possono capitare “talvolta”. In poche parole: le
testimonianze sono la rara ed adeguata eccezione, non la regola!
Non c'è scampo: se c'è bisogno di ripetere tutte queste raccomandazioni e
precisazioni, vuol dire che nel Cammino la funzione dell'omelia è stata
almeno svilita fino a preoccupare seriamente il Papa e la Congregazione. C'è
inoltre da notare che queste disposizioni risalgono almeno al 1997, cioè a
cinque anni prima dell'approvazione degli Statuti e oltre otto anni prima la
lettera di Arinze che stiamo commentando. Non sono perciò “concessioni” al
Cammino, tanto meno “novità”.
Si tenga inoltre attentamente conto di quanto esposto
nell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”, al n. 74.
Rileggiamoci attentamente il numero 74 della Redemptionis Sacramentum:
«Se vi fosse l’esigenza di fornire informazioni o testimonianze di vita
cristiana ai fedeli radunati in Chiesa, è generalmente preferibile che ciò
avvenga al di fuori della Messa. Tuttavia, per una grave causa, si possono
offrire tali informazioni o testimonianze quando il Sacerdote abbia
pronunciato la preghiera dopo la Comunione. Questo uso, tuttavia, non
diventi consueto. Tali informazioni e testimonianze, inoltre, non abbiano un
senso tale da poter essere confuse con l’omelia, né si può a causa loro
totalmente sopprimere l’omelia stessa».
4. Sullo scambio della pace, si concede che il Cammino
Neocatecumenale possa usufruire dell’indulto già concesso, fino ad ulteriore
disposizione.
Questo è l'unico punto della lettera che non ha un carattere restrittivo.
Però ci ricorda che il momento dello scambio della pace (anticipato nelle
liturgie neocatecumenali all'offertorio) era un permesso già concesso da
tempo (un indulto) e che comunque conserva il carattere di approvazione
temporanea, visto che il Cammino ne potrà usufruire solo fino ad ulteriore
disposizione.
5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al
Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per
passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione
(seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece
dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di
ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale
deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la
distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo.
Questo è un vero e proprio “ultimatum” dato al Cammino. Viene dato un “tempo
di transizione” per passare dal modo invalso nel Cammino al modo normale di
tutta la Chiesa. Viene ribadito ancora una volta che il Cammino deve
camminare non a modo suo, ma verso il modo previsto dai libri liturgici.
Dunque il modo invalso nel Cammino non è normale: se ne deduce che andrebbe
corretto subito. L'abuso contestato viene brevemente riassunto in “seduti”
(la Messa è la ripetizione incruenta del sacrificio della Croce, non un
“banchetto” conviviale; l'Ultima Cena non fu mica un'allegra mangiata tra
amici con annessa chiacchieratina religiosa ed in “uso di una mensa
addobbata ecc. ecc.” La tradizione liturgica della Chiesa ha un significato
che non può essere ignorato ed insultato.
Il Pontefice aveva tenuto conto dello sforzo richiesto alle comunità del
Cammino (il che non torna certo a loro onore) e aveva concesso generosamente
un breve “tempo di transizione”, non più di due anni a partire da dicembre
2005. Pertanto il termine ultimo sarebbe stato dicembre 2007.
Domanda retorica: se il Papa vuole un cambiamento, per giunta sulla liturgia
(àmbito serissimo) e per di più entro “non più di due anni”... si può forse
interpretare questo tempo di transizione come una sorta di “bonus” da
sfruttare fino all'ultimo? Oppure è “più cattolico” chi intende obbedire
subito al Papa senza sfruttare la moratoria concessa?
Ci è più facile supporre che un cattolico – che si dichiara tale, e dichiara
di seguire un itinerario di fede cattolica che lo porti ad essere ancora più
tale – avesse subito accolto con gioia le indicazioni del Papa, così
precise, specialmente per il fatto che esse sono restrittive (e perciò
urgenti), specialmente per un ambito così importante (quale la liturgia), e
le mettesse in pratica immediatamente dopo averle accolte con gioia
(altrimenti che “accoglimento” è? «Ah, caro Papa, grazie delle indicazioni
di ubbidienza; decideremo poi se, quando e come ubbidire»). E poi abbiamo
visto com'è andata a finire: prescrizione vanificata dal PCL nell'approvare
lo statuto che concede diversamente quanto alla comunione
6. Il Cammino Neocatecumenale deve utilizzare anche le
altre Preghiere eucaristiche contenute nel messale, e non solo la Preghiera
eucaristica II.
Anche quest'ultima precisazione va a correggere un eccesso dei
neocatecumenali. Non a caso la "preghiera eucaristica II" è quella in cui
risulta più diluito l'aspetto sacrificale della Messa
In breve, il Cammino Neocatecumenale, nella
celebrazione della Santa Messa, segua i libri liturgici approvati, avendo
tuttavia presente quanto esposto sopra ai numeri 1, 2, 3, 4, 5 e 6.
Ancora una volta la lettera torna a ribadire la necessità di seguire i libri
liturgici (questa lettera comincia e finisce dicendo qualcosa come: “basta
con le liturgie neocatecumenali, potete celebrare la Messa solo nello stesso
modo di tutta la Chiesa”), avendo “tuttavia” presente i sei punti esposti.
Osserviamo che quel “tuttavia” è formalmente riferibile al solo punto 4
(l'indulto temporaneo per lo scambio della pace), poiché tutti gli altri
punti non fanno altro che confermare ed appoggiare quanto esposto nei libri
liturgici.
Riconoscente al Signore per i frutti di bene elargiti
alla Chiesa mediante le molteplici attività del Cammino Neocatecumenale,
colgo l’occasione per porgere distinti saluti.
+ Francis Card. Arinze Prefetto Congregatio de Cultu Divino et Disciplina
Sacramentorum
Conclusione della lettera: la condanna degli errori dei Neocatecumenali non
implica (ancora, per adesso) una condanna definitiva del Cammino.
Si sperava – con questo ennesimo atto di generosità e pazienza – che i
Camminanti smettessero di andare avanti di testa loro e procedessero con la
Chiesa anziché nonostante la Chiesa. Il ritorno alla normalità nel campo
liturgico non poteva che dare i suoi frutti a suo tempo (sempre nel caso che
a questa lettera si obbedisse di cuore).
Considerazioni conclusive:
Quanto all'ufficialità tuttora attuale della Lettera di Arinze, essa è stata
emanata da una Congregazione di Curia, e già per questo è ufficiale!
Inoltre, come evidenziato dallo stesso Statuto, essa è stata pubblicata
integralmente sull'Organo Ufficiale della Congregazione per il Culto Divino,
"Notitiae"! Questo il riferimento Statuto-Curia:
Art.13Nota 49 : Cfr. BENEDETTO XVI, Discorso alle Comunità del
Cammino Neocatecumenale del 12 gennaio 2006: Notitiae 41 (2005)
554-556; CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Lettera del 1° dicembre 2005:
Notitiae 41 (2005) 563-565; Notificazione della Congregazione per il
Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulle celebrazioni nei
gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L’Osservatore Romano, 24 dicembre
1988: «la Congregazione consente che tra gli adattamenti previsti
dall’Istruzione Actio pastoralis, nn. 6-11, i gruppi del menzionato
“Cammino” possano ricevere la comunione sotto le due specie, sempre con pane
azzimo, e spostare, “ad experimentum”, il rito della pace dopo la Preghiera
universale».
Per non parlare del Discorso al Cammino Neocatecumenale del 12 gennaio 2006,
il quale è presente integralmente negli Atti della Sede Apostolica, e dove
si specifica in modo netto il RICHIAMO alle Norme impartite tramite il Culto
Divino A NOME DEL PAPA.
Inoltre, una Norma Abrogata, che potrebbe esserlo solo da una norma
uguale e contraria (quindi da parte della stessa congregazione che l'ha
emessa), dovrebbe SCOMPARIRE dallo Statuto, invece di essere presente come
RICHIAMO.
La sola lettura di questa lettera e delle citazioni contenute porta
necessariamente ad alcune conclusioni:
- la Messa dei neocatecumenali non è buona per la Chiesa cattolica;
(chi è interessato può consultare
la pagina relativa
all'approfondimento dei motivi teologici)
- per la Chiesa cattolica, la Messa è solo quella definita dai libri
liturgici approvati; non sono ammesse “omissioni” o “aggiunte”;
- le più importanti critiche che il Cammino aveva ricevuto sulla
liturgia preoccupano anche il Papa, che con tutta evidenza ha deciso di
porre un freno;
- il fatto che una lettera del genere arrivi dopo tre anni e mezzo
dall'approvazione del primo Statuto indica che nonostante quest'ultimo
gli abusi del Cammino continuavano (e –purtroppo– continuano anche oggi
dopo l'approvazione dello
Statuto definitivo);
- alcune osservazioni valgono evidentemente anche per altre realtà;
qui ci siamo limitati a commentare la lettera al Cammino;
- lex orandi, lex credendi!
Pubblicato da Mic 20 luglio a 9:19 AM
Vedi anche, nel sito:
Conseguenze
dell'approvazione
13 giugno
2008, primi commenti
Il pragmatismo uccide la
fede Sono
approvati. Da vedere come...
Precisazioni sugli Orientamenti e sullo Statuto
Intervista
di Kiko Arguello sui nuovi Statuti
Interpretazioni del
Cnc sulla validità e l'applicabilità concreta della Lettera
di Arinze
|
|
| |
| |