Comunicato stampa o spot pubblicitario?
Cosa potevamo mai aspettarci dal
comunicato stampa del Cammino a proposito dello Statuto?
Menzogne. E qualche piccola ammissione di verità, che però conferma
totalmente ciò che abbiamo sempre detto. Sostanzialmente potremmo definirlo
un vero e proprio spot pubblicitario, a riprova del 'sapiente' marketing con
cui viene enfatizzato tutto quanto riguarda il Cammino e la sua spiccata
propensione ad autocelebrarsi...
La prima menzogna è nella primissima frase: si ringrazia «...Pietro,
nella persona di Benedetto XVI», per aver approvato «in forma definitiva gli
Statuti del Cammino Neocatecumenale».
Non c'è da nessuna parte né la
firma del Papa, né qualcosa che indichi tale volontà, che onestamente non si
può presumere a causa di numerosi indizi. Anche se il Papa è propenso ad
accoglierli, dando loro delle indicazioni e correzioni, come ha già fatto.
Citiamo qui solo il silenzio assordante di papa Benedetto XVI che non ne sta
facendo menzione in nessuno dei suoi interventi pubblici: se il Papa aveva
tanto voluto l'approvazione, perché mai tace prima durante e dopo
l'approvazione? Come mai neppure un minuscolo riferimento al Cammino? Tutto
ciò ci ricorda il silenzio assordante di papa Giovanni Paolo II nel 2002 con
gli
Statuti di allora, pubblicati "ad experimentum" ed
incompleti (mancava -e manca ancora oggi- il Direttorio Catechetico): anche
lì il Papa evitò di commentare l'approvazione; solo mesi dopo ne fece
menzione per dire che... che il Cammino doveva impegnarsi ancora di più ad
obbedire al Papa e alla Chiesa!
Non ci dilunghiamo sugli altri indizi, per esempio sul fatto che proprio
nelle settimane dell'approvazione, papa Benedetto XVI ha ripristinato l'uso
della comunione in ginocchio nelle sue celebrazioni: nulla di più lontano
dalle abitudini neocatecumenali, dove si fa la comunione comodamente seduti
(ora in piedi per pochi istanti) e serviti dal cameriere liturgico. Proprio
questo Papa che ha liberalizzato col famoso
Motu Proprio del
luglio 2007 la messa tradizionale e che intende farla insegnare anche nei
seminari (esattamente la messa che i neocatecumenali hanno sempre detestato
e criticato: e i neocatecumenali detestano anche la messa "in italiano",
tant'è che l'hanno modificata fino allo strazio, aggiungendo e togliendo
secondo le invenzioni dei fondatori del Cammino)... Tutto stride con ciò che i neocatecumenali vantano di aver ricevuto.
Insomma, lo Statuto del 2008 non rispecchia né la volontà del Papa, né il
suo "stile", né il suo Magistero, né quelli dei predecessori (per esempio, i
neocatecumenali sono agli antipodi di quanto esplicitamente chiesto dalla
Sacramentum
Caritatis di Benedetto XVI e dalla
Ecclesia de
Eucharistia di Giovanni Paolo II), e neppure il Concilio
Vaticano II (la
Sacrosanctum
Concilium sulla liturgia in modo particolare).
I neocatecumenali possono urlare quanto vogliono, ma i fatti non si
cancellano con le parole. La loro frenesia nel ripetere "il Papa ci approva"
dimostra infatti il loro maggior punto debole: e cioè il fatto che
l'approvazione che hanno ricevuto nel 2008, così come quella del 2002,
rispecchia non la volontà di un Papa, ma nel migliore dei casi solo un percorso giuridico entro il quale devono cominciare ad obbedire al
Papa.
La seconda menzogna ha la stessa forma della prima: "appropriarsi" di
un Papa, descrivendolo come utile strumento del Cammino. Prima è toccato a
Benedetto XVI, e ora non può non toccare a Giovanni Paolo II: «...Giovanni
Paolo II, come un angelo inviato da Dio, ci ha difeso e sostenuto fino a
scrivere nella Lettera Ogniqualvolta a Mons. Cordes...»
Abbiamo
sempre ricordato la
mistificazione neocatecumenale per eccellenza: estrapolare
una frase, da una lettera privata, provocata da Cordes, su imprecisata
documentazione, fatta firmare al Papa in fretta e furia, e poi riciclata
ossessivamente fino ad oggi.
Per chi non lo ricordasse, la frase "Riconosco il Cammino..." attribuita a
Giovanni Paolo II si trova in una lettera indirizzata a mons. Cordes (non
agli iniziatori del Cammino). Inoltre è preceduta dalle precisazioni "avendo
preso visione della documentazione da lei presentata" (Giovanni Paolo II,
non conoscendo bene il Cammino, ha dovuto fidarsi di una documentazione
ricevuta da Cordes) e "accogliendo la richiesta rivoltami" (Giovanni Paolo
II ha espresso quel "riconosco" non di sua volontà, ma "accogliendo una
richiesta" interessata). Infine, come precisato al momento della
pubblicazione della lettera, "l'intento del Santo Padre... non è quello di
dare indicazioni vincolanti" ai vescovi, "ma soltanto di incoraggiarli"
lasciando loro tuttavia libertà di operare. Infatti incoraggiamento non
significa approvazione (ma questo i neocatecumenali si ostinano a fingere di
non saperlo).
La terza menzogna riprende la prima: "appropriarsi" di papa Benedetto
XVI, descrivendolo come utile strumento del Cammino anche per quel che
riguarda il passato.
È noto che il Papa ha affermato di aver conosciuto il Cammino da molto
tempo, ma nessuno - tranne le interessate "fonti" neocatecumenali - ha mai
confermato che Ratzinger davvero non solo li «...accolse con grande affetto
e interesse, ma aiutò in maniera determinante l’introduzione del Cammino in
Germania...»
Non ci illudiamo che il Papa perda tempo smentendo ogni più piccola
approssimazione detta sulla sua vita (sappiamo per esempio che c'è gente che
ha costruito grossi castelli di fantasie a causa di una foto che lo ritrae
in giacca e cravatta).
E ricordiamo bene anche l'abitudine dei neocatecumenali a spacciare per
"sostegno" e "approvazione" ciò che al più è un incoraggiamento (è avvenuto
praticamente con qualsiasi prelato che non contesta il Cammino).
La menzogna neocatecumenale va oltre, parlando delle catechesi segrete (e
piene
di gravissimi errori), insinuando che il Papa le abbia
approvate, citando però l'approvazione di un solo volume (“Orientamenti alle
équipes dei catechisti”) il 1' marzo 2003, come si evincerebbe da una
"Comunicazione scritta del Card. J.F. Stafford agli Iniziatori del Cammino
Neocatecumenale, 1 marzo 2003, Prot. N. 219/03 AIC-110", della quale fino ad
oggi solo i vertici neocatecumenali e il cardinale Stafford conoscono
l'esistenza.
Abbiamo fatto esperienza moltissime volte di come il Cammino sappia
"vendere" fischi per fiaschi (inclusi gli esempi sopra citati). Ma anche
assumendo per veritiera la citazione della comunicazione, restano le solite
perplessità: come mai un solo volume anziché tutti e quattordici? Con quali
numerose e massicce correzioni ha potuto essere approvato quel volume? Come
mai dal marzo 2003 ad oggi ancora non è stato pubblicato nulla? Come mai il
Pontificio Consiglio per i Laici ha avuto tanta urgenza di approvare
uno statuto "definitivo" in mancanza dell'approvazione del Direttorio?
Queste domande paiono retoriche proprio a causa del contenuto del comunicato
stampa che stiamo esaminando: «...la Santa Sede ha voluto l’esame
dettagliato dei contenuti teologici di tutte le catechesi relative alle
diverse tappe del Cammino e il Card. Ratzinger, come Prefetto della
Congregazione per la Fede, lo guidò in prima persona, fino all’approvazione
degli “Orientamenti alle équipes dei catechisti” nel 2003...» (corsivi
nostri). "Tutte le catechesi", sì, ma... approvato solo un volume degli
Orientamenti?
La quarta menzogna ricorda il proverbio "chi si scusa, si accusa".
Nel comunicato stampa si dice che l'iter di approvazione «si è protratto
perché il Cammino... produce frutti di diversa natura... interessando con
ciò le competenze di ben 5 diversi dicasteri vaticani».
In questi casi, quanto più è grossa la menzogna, tanto più è faticoso
rettificare. Com'è possibile che si dica una falsità del genere in un
comunicato stampa ufficiale? Possibile che abbiano mentito?
Possibile, possibilissimo. Il comunicato stampa è solo uno dei tanti spot
pubblicitari del Cammino, e - come al solito - non intende riassumere la
verità e i fatti, ma solo presentare come "buono" il Cammino.
Per cui, per mascherare i problemi creati dal Cammino in quasi mezzo
secolo (comicamente definiti "frutti": dopotutto dai frutti si riconosce
l'albero), occorre dire che hanno interessato le competenze di "ben cinque
dicasteri".
Infatti i "frutti di diversa natura" del Cammino sono ormai alquanto noti
(grazie anche alle critiche di vescovi e cardinali di diversissima
estrazione), non solo per quel che riguarda
le stranezze
liturgiche neocatecumenali.
Dallo sfascio delle parrocchie (nel comunicato è detto "rinnovamento"), alla
figura dei catechisti itineranti (promotori delle eresie neocatecumenali nel
mondo), dalle famiglie in missione neocatecumenale (la implantatio
Cammini dietro il falso nome di "implantatio Ecclesiae") alla formazione
di presbiteri nei seminari
Redemptoris Mater
(dove liturgia, dottrina e vita di comunità sono ispirate agli strafalcioni
liturgici, alle corbellerie dottrinali, e all'oppressione settaria del
Cammino), dalle
confessioni
pubbliche agli errori sull'Eucarestia...
L'unica verità di rilievo è l'ammissione di essere stati accusati,
già nei primi anni Settanta, di "ripetere il battesimo": ammissione resa al
solo scopo di presentare anche papa Paolo VI come sostenitore del Cammino.
Arriviamo perciò alla quinta menzogna del comunicato: "appropriarsi"
di papa Paolo VI, per il solo fatto che quest'ultimo aveva intenzione di
incoraggiare non i contenuti delle catechesi, ma l'idea del fare
catechesi di preparazione alla fede anche a chi aveva già ricevuto il
battesimo.
Se papa Paolo VI avesse saputo cosa c'era in quelle catechesi segrete
avrebbe reagito in modo molto diverso. Ma solo Giovanni Paolo II potrà
farsene un'idea verso la fine degli anni Novanta, e solo grazie alla
denuncia circostanziata e dettagliata del passionista p.
Enrico Zoffoli. E nell'autunno
del 2002 il Papa insisterà (per l'ennesima volta, e non fu l'ultima) perché
i neocatecumenali obbediscano e si adeguino.
Nel comunicato stampa neocatecumenale, naturalmente, si tace del fatto che
al termine di decenni di Cammino, l'adepto neocatecumenale viene
praticamente "ribattezzato" nel fiume Giordano, equipaggiato con i
costosissimi gadget griffati da Kiko, ottenendo finalmente la patente
di "fede adulta".
Si tace anche delle consistenti critiche di vescovi e cardinali sui problemi
pastorali che il Cammino ha creato ovunque si è impiantato nel mondo, senza
eccezioni. Divisioni, tensioni, disobbedienze: una vera setta ostile alla
Chiesa, definitivamente incapace di rispettare coloro che non aderiscono al
Cammino... e tutto ciò non in un particolare periodo di tempo, ma fin dai
primissimi anni del Cammino.
Si tace inoltre delle fondatissime critiche di p. Zoffoli e di numerosi
altri sacerdoti e teologi, che hanno evidenziato il fondo dottrinale
completamente inquinato da eresie ed ambiguità, ed hanno raccolto una
sterminata quantità di testimonianze che confermano che quell'insegnamento
non è mai cambiato nel tempo (e che Kiko ha potuto propinare solo grazie
alla sistematica trasmissione orale).
Si tace per di più delle serissime critiche sulla liturgia neocatecumenale,
raffazzonata e squinternata, ridotta ad una chiassata da osteria e
miseramente spacciata per messa cattolica con bislacche "variazioni"
(peraltro vietate da papa Benedetto XVI attraverso la famosa
lettera del cardinale Arinze...
lettera che è parte integrante dello Statuto del 2008 nonostante le
reticenze neocatecumenali).
Si tace infine del tipico
atteggiamento ostile degli
iniziatori del Cammino nei confronti del Papa (e del loro modo di "usare" il
Papa per esprimere i loro
simboli quanto meno equivoci).
In sintesi:
- il Comunicato Stampa del 13 giugno 2008 è uno spot pubblicitario zeppo di
menzogne
- le menzogne sono dette per "appropriarsi" delle figure dei papi Paolo VI,
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per presentarli enfaticamente come
sostenitori del Cammino
- i neocatecumenali hanno una lunghissima tradizione di disobbedienze alla
gerarchia ecclesiale e al Papa (cfr. in particolare il caso della
lettera di Arinze)
- incoraggiare il Cammino non significa approvarlo, tanto meno approvarne
gli errori
- lo Statuto del 2008, come quello del 2002, non è un desiderio del Papa, ma
solo un percorso giuridico entro il quale devono cominciare ad
obbedire al Papa.
«Il Santo Padre vuole che l’antica forma di messa divenga un caso normale
nella vita liturgica della Chiesa»
(card.
Castrillon Hoyos)
Altro che le bislacche messe-messinscena neocatecumenali!
Ancora Castrillon Hoyos: «Le due forme d’uso del Rito Romano possono
arricchirsi reciprocamente».
Non è una sua idea. Lo ha già anticipato largamente il Papa nei suoi libri
(incluso "Introduzione allo spirito della liturgia").
Dunque la "messa in italiano" può arricchirsi traendo spunti dalla "messa in
latino", e viceversa (ed infatti il
Motu Proprio permette
di fare le letture in italiano).
Insomma, nella vera liturgia non c'è posto per gli strafalcioni liturgici
neocatecumenali, che hanno straziato anche la "messa in italiano", andando
nella direzione opposta da quella intesa dal Papa.
27 giugno, 2008 22:10