I
neocatecumenali 'distinti' dagli altri
credenti, compresi i cattolici...
Dal sito
http://www.intelnova.com/id/inispain.html
(la URL risulta disattivata in corrispondenza
dell'ordine di Kiko di chiudere i siti internet
del cammino; quelli rimasti hanno subito un
radicale processo di mimesi da siti cattolici.
Sul cammino, risultano solo informazioni
generiche, mentre molti contenuti sono
'secretati'... - ndr)
che riportava la storia del CNC, abbiamo tratto e pubblichiamo uno dei primi documenti del
cammino
Noterete riportata la
visione ecclesiale del nostro eresiarca: la
frase "no hay vida cristiana sin comunidad",
afferma la comunità neocatecumenale come unica
possibilità di vita cristiana.
Nel "grafico" che raffigura i credenti nel mondo
che c'è a destra, il mondo religioso si divide
in:
Inscritto in questi ultimi sta il punto nero,
il CNC, una scritta con freccia lo qualifica:
"pueblo de Dios, luz" con le frecce
(l'evangelizzazione) che raggiungono tutti i
settori, compreso quello dei... cattolici.
Questo documento ci induce a introdurvi in
una ulteriore riflessione. Nella pagina che
osserviamo sulla nostra sinistra troviamo lo
scritto "ancla" inscritto in un
rettangolo, a fianco è disegnata l'ancora,
la croce del cammino, che poi Kiko evolve
successivamente in una variante del
crismon o monogramma di Costantino (composto
dalle lettere greche maiuscole X e Ro, le
iniziali di Cristo, ma in questo caso c'è
solo la croce e mancano alfa e omega ai
lati). Attenzione al fatto che esiste una
derivazione di ankh (simbolo egizio della
vita eterna) che rappresenta il pianeta
Venere (e la donna), è una croce greca con
alla sommità un circolo, sotto certi
aspetti molto somigliante.
Questo dell'ancora è il
simbolo iniziale della croce del cammino,
forse potremmo dire un albero con le radici
che partono da terra (no hay vida cristiana
sin comunidad), la "comunità di chi
viene dall'inferno pieno di ferite e di
disprezzo", tramite la quale per Kiko si
arriva al cielo ed alla vita eterna.
La croce che simboleggia la parrocchia e
quella posta sul seggio del servo di Dio
Giovanni Paolo II [vedi]
sono invece rovesciate: mentre il cammino
prenderebbe dalla terra e porterebbe al cielo,
la gerarchia ecclesiastica prenderebbe dal
cielo e porterebbe alla terra, esalterebbe la
carne a detrimento dello spirito.
Con la croce rovesciata
viene verosimilmente indicata la “grande
prostituta che siede sui sette colli”, la
città grande che regna su tutti i re della
terra vedi Ap. 17, 1-18 ed Ap. 18, 1-8, in
assoluto contrasto con la “Galilea delle
genti” del CNC e probabilmente con la città
santa, Gerusalemme, di Ap. 21, 10-27, che
sarebbe prefigurata dal testo di Isaia 9,
1-3(4) cui si riferisce Matteo 4, 12-16 che i
NC citano sempre a proposito della Domus...
Naturalmente tutte queste interpretazioni sono
fondamentaliste ed errate, tuttavia darebbero
ragione anche della Domus Galileae e della
basilare importanza della “Galilea delle
genti” neocatecumenale. [vedi]
Dato che un simbolo fa
sempre riferimento ad un sostrato culturale
condiviso, è molto difficile da sostenere che
la croce rovesciata di Kiko sia un simbolo
medievale dell'apostolo Pietro (martirizzato a
testa in giù), dato che Kiko rifiuta questo
periodo della storia della Chiesa e dato che
oggi questo significato è irrimediabilmente
perduto anche perché attualmente il simbolo
possiede un significato denotativo fortemente
negativo che anche gli atei conoscono: chi lo
avesse nel proprio stemma (che non fosse
satanista) si affretterebbe a toglierlo.
Il simbolo kikiano ha un
suo sostrato condiviso, ma è solo per una sua
ristrettissima cerchia. I comuni mortali ne
sono esclusi, come in ogni setta che si
rispetti.
Sempre riguardo al
documento, crediamo sia utile un'altra
osservazione: a fianco dell'àncora vi è una
citazione da Eb. 6 (18-20). Se la leggiamo con
ciò che immediatamente precede, cioè Eb.5,
11-14 e Eb. 6, 1-20, vediamo che si parla
dell'apostasia come di una catastrofe
irreparabile, in contrapposizione agli
"eredi della promessa, che appunto hanno
"l'àncora... sicura e salda".
Se leggiamo il brano nel
modo fondamentalistico ed errato di cui stiamo
parlando, otteniamo che la croce rovesciata,
la gerarchia ecclesiastica che avrebbe
apostatato, è irrimediabilmente perduta e che
solo il CNC è erede della promessa.
La citazione è seguita da "luz del mundo
sal de la tierra fermento, e dalla
"cartina" con la freccia anche sul
settore dei "cattolici" che ormai
conosciamo.
Questa chiave di lettura (tragicamente
erronea) apre molte porte chiuse del CNC...
che è un cammino gnostico, di iniziazione;
oltreché nei rapporti con l'esterno lo
"scivolamento" concettuale viene praticato
anche all'interno. Si passa ad esempio da una
concezione "carnale", materiale del demonio
(quella di Don Amorth, tanto per intenderci)
ad una sua progressiva psicologizzazione, ma
per gradi successivi e solo se l'adepto è
ritenuto "pronto". Lo stesso vale per
l'eucaristia neocatecumenale, prima presenza
reale bruta e materiale (per chi ci crede),
poi per gradi si passa ad una concezione
sempre più psicologizzata... si arriva poi a
credere che è la comunità neocatecumenale e
solo essa che "fa" l'eucaristia, e che solo
essa può perdonare i peccati, che diventano
peccati contro la comunità neocatecumenale. In
questo modo una realtà, come "messia",
"comunione", "peccato", "chiesa", "demonio"
vengono ad assumere significati sempre diversi
e sempre più "perfetti". Fino ad arrivare ai
vertici dove si sa molto bene cosa si intende
per "messia".
È inutile cercare di far giustificare
razionalmente la sua fede a un neocatecumenale,
di fargli definire concetti dottrinali. Il
neocatecumenale, all'annuncio del kerygma
(spoglio da "preconcetti dottrinali"), scopre
dentro di sé, nella propria psiche, un anelito
religioso. Questo anelito è qualcosa di "vivo"
ma di generico. Le catechesi (che si basano su
una teologia eterodossa, vedi gli orientamenti neocatecumenali
e gli accenni dati sopra) servirebbero non a dare un
fondamento razionale a questa "fede" psichica,
ma a "farla crescere", in modo "personale" e
"vivo": che sia qualcosa di psichico (nel
senso dato al termine dalle scienze
sperimentali) lo dimostra la cura compulsiva
dello spazio e delle modalità liturgiche
proprie, il clima iniziatico, l'iconografia
propria e la propria musica.
Da ricordare: per
un neocatecumenale "illuminato" Dio non è
conoscibile razionalmente in modo oggettivo,
mai e in nessun caso: questo lo "assimila" ai
laicisti e "facilita" l'"evangelizzazione
neocatecumenale". Il neocatecumenale disprezza
le definizioni dottrinali e dogmatiche (anche
se per convenienza rimanda a quelle della
chiesa cattolica) perché imprigionano questo
suo modo "vivente" di sviluppare il proprio
sentire religioso, ad esempio dà valore a
"comunione" e "penitenza", due termini
generici che egli non finirà mai di precisare
in questo suo approccio "vivo" Questa è la
teoria. Ma in pratica la liturgia e le
catechesi neocatecumenali, unite alle letture
che circolano all'interno del cammino e che
ben conosciamo e alla propaganda, conducono ad
un progressivo "scivolamento" del significato
di tutti i termini religiosi in senso
fortemente eterodosso. Molti concetti
subiscono provvisoriamente un "trattamento"
similprotestante,che sfrutta abilmente certe
posizioni ambigue di una certa gerarchia
sull'ecumenismo, ma non è questo l'obiettivo
dei capi. L'importante è che non si insegni
ufficialmente una dottrina, ma che il
neocatecumeno abbia l'impressione di
sviluppare egli stesso in modo "vivente"
questa sua "religione".
Naturalmente i concetti religiosi
neocatecumenali ci sono eccome e nel loro
"pieno significato" li conosce solo Kiko,
colui che per primo è stato "illuminato" e che
"è la via", e pochi suoi strettissimi
collaboratori. L'arte di Kiko consiste nel suo
"carisma personale" e nella incredibile
poliedricità dei suoi discorsi che si
comprendono in modo differente a seconda
dell'"illuminazione": il Papa li capirà in un
modo, l'adepto (a seconda del livello
d'illuminazione) in un altro, il prelato
ancora in un altro. Per questo, dalla Carmen
in giù, tutti i neocatecumenali dicono che chi
non ha fatto il cammino non può capire: e
certo! E questo vale anche per il Papa,
SOPRATTUTTO PER IL PAPA! D'altra parte si deve
riconoscere che, in un periodo storico pervaso
dal relativismo culturale e pratico, riesce
ancora più difficile a chi ne è preposto
riconoscere l'eterodossia del cammino se si
considera che tutti i suoi concetti religiosi
sono per loro stessa natura camaleontici.
Ricordiamo infine che il cammino
forma i suoi
propri presbiteri secondo i dettami sopra
esposti e li immette nella gerarchia
ecclesiastica.
Restiamo fedeli al Papa ed al suo Magistero!!!
Certo, non c'è
scritto comunità neocatecumenale, ma in
un'altra foto (qui a lato) che c'è nella stessa pagina internet indicata
e che fa parte dello stesso documento
(contraddistinto col numero 1) c'è la
comunidad sul tripode, cioè il CNC.
Ci pare un altro punto a favore della tesi
della tendenza del CNC a presentarsi come unica
possibilità per la salvezza, quel "non
c'è vita cristiana senza comunità" unita
a quella cartina è un (ci si consenta)
programma di "invasione napoleonica"
del globo terracqueo da parte del CNC, non il
programma di un movimento ecclesiale che vuole
rinnovare la vita cristiana, ma di una realtà
che si presenta con chiare linee di
demarcazione rispetto alla Chiesa cattolica
(sono loro stessi infatti a tenerci a non
qualificarsi come movimento ma come
"Il" Cammino). Se uniamo questa
osservazione ai contenuti delle catechesi di
Kiko e Carmen, contrari agli insegnamenti
della Chiesa, per molti anni rimasti 'segreti'
e ora anche da noi resi noti e
documentati in altre pagine del sito,
non dovrebbero esserci dubbi sul loro porsi
come la VERA chiesa... in antitesi, sia pur
ostentando di esserne all'interno, con la
Chiesa cattolica.
Se pensiamo poi che, nel
corso degli anni, il tripode è raffigurato
anche nelle persone
dei tre responsabili del cammino, in luogo
degli angeli della Trinità, forse qualche
inquietudine dovrà pur cogliere chi non è
indifferente a quel che accade nella Chiesa di
Cristo!
Ed è così che è la
comunità che diventa l'idolo, il Moloch, cui
viene sacrificata anche la coscienza
personale, i cui sacerdoti sono i catechisti
e "ierofanti" gli iniziatori del cammino...
I "Mamotreti"
segreti...
Non dimentichiamo che la
mistificazione è iniziata tenendo "segreti" i
contenuti delle catechesi, riservate solo ai
super-catechisti i quali, per trasmissione
orale, ripetevano (e ripetono) acriticamente
quanto da loro ascoltato. Altra grave
mistificazione era (e lo è tuttora, ma è più
facile smentirla con i documenti)
l'affermazione che i catechisti parlavano in
quanto ispirati dallo Spirito Santo e non con
contenuti già 'prefabbricati' da Kiko e
Carmen.
Già nel "Dizionario del
Cristianesimo" (edizioni Synopsis, Genova
1992), P. Enrico Zoffoli, Passionista in Roma,
riassumendo tutte le loro eresie, alla voce "Neocatecumenali"
(pag. 338) aveva scritto: "Risulta che
il loro fondo dottrinale è gravemente
compromesso da errori che colpiscono i dogmi
fondamentali del Cristianesimo qual è stato
interpretato e proposto dal Magistero dei Papi
e dei Concili. Si nega la Redenzione, il
carattere sacrificale della morte di Cristo e,
quindi, il "Sacrificio dell'altare", con il
relativo culto eucaristico
(transustanziazione, adorazione...); si
sostiene l'unico sacerdozio di Cristo,
annullando la distinzione essenziale tra
"sacerdozio ministeriale" e "sacerdozio
comune", restando perciò soppressa la
Gerarchia, fondata su questa distinzione. Si
nega il dovere e la possibilità
dell'imitazione di Cristo; si altera
gravemente la nozione di peccato, della
Grazia, del libero arbitrio...; si fantastica
"un perdono" concesso a tutti da Dio e che
implica il rifiuto dell'inferno... (...). È
certo che la dottrina fondamentalmente errata
del movimento costituisce una gravissima
minaccia per tutti".
Egli aveva avuto occasione
infatti di avere fra le mani e studiare i
testi delle catechesi di cui per anni è stata
tenacemente smentita l'esistenza; il famoso
"Libro azzurro" di una copia del quale anche
noi siamo in possesso, degli "Orientamenti
alle equipes di catechisti per la catechesi
dell'annuncio" nella edizione pro
manuscripto del luglio 1986 tratta dagli
appunti presi dai nastri degli incontri di
Madrid nel febbraio del 1972. Ne pubblichiamo
alcune immagini su cui potete cliccare per
ingrandirle e meglio visualizzare.
Alla sua intercessione
affidiamo questo delicato momento di svolta.
Un altro
sconcertante documento...
Nell'immagine che pubblichiamo di seguito
potete notare il tracciato della Storia della
Salvezza Neocatecumenale: si pone Abramo intorno al 1850 a.C.; intorno al 1250 l'evento dell'esodo con
Mosè; al 1000 Davide, e poi Salomone, subito
dopo Israele si divide in due regni: Israele al
nord e Giuda al sud. Nel 721 il regno del nord
viene vinto da Sargon II ed è condotto in
esilio a Babilonia e nell'anno 586
Nabucodonosor assedia Gerusalemme, capitale del
regno del sud e li porta pure in esilio. Nel
538 Ciro permette loro di ritornare nuovamente
in Palestina. Nel secolo IV Esdra e Neemia
fanno la ricostruzione del giudaismo e
incominciano la composizione definitiva di
questi libri. Nell'anno zero "appare" Gesù Cristo e poi le
comunità cristiane. Nel 314 si converte
Costantino. Nel 1962 ha luogo il concilio
Vaticano II. [Tratto da:
Orientamenti per la fase di conversione,
testo riservato, Roma 1982, pagg. 247-248]
È molto interessante notare come, oltre a
saltare bellamente 1648 anni tra Costantino e
il Concilio Vaticano II, si faccia cenno alla nascita di Cristo
(anzi, Gesù a quanto pare è "apparso", non si è
incarnato e non è nato...) non si faccia cenno
alcuno alla Sua morte e risurrezione (ah già,
se non è nato mica poteva morire...). Sarà
questa la ragione del segno della 'legatura' di
Isacco e del Cristo con gli occhi aperti nelle
loro 'croci astili' [vedi]
usate anche al posto della "Croce da altare"
sul quale, trasformato in ipertrofica 'mensa' [vedi] -
si spiega così anche il perché i NC insegnano
che la Messa non è un sacrificio? - campeggia,
al posto della croce, la channukkiàh simbolo
dei ricostruttori della 'vera' Chiesa visibile
sulla mensa nella foto linkata... [vedi]
per maggiori notizie.
L'uso
smodato e del tutto arbitrario dei simboli...
Il fondatore del CNC è
molto sensibile ai "segni" ed ai
"simboli", il segno è composto da
un significato ed un significante, il simbolo
è un tipo speciale di segno: tra il segno
(es. la parola) e ciò che esso significa vi
è un rapporto di convenzionalità; nel
simbolo invece il contenuto non è
indifferente, poiché tra simbolo e oggetto
simbolizzato si pongono relazioni di
somiglianza o analogia. Del concetto di
simbolo si avvale la riflessione teologica
cristiana, non ci dilunghiamo qui sul suo rapporto con
l'allegoria nella storia del pensiero
teologico medievale e barocco. Il simbolo nel
pensiero moderno passa poi ... nella
riflessione estetica (ma guarda un po'...)
avete presente la 'nuova estetica' kikiana?
Per il kikismo nella dimensione del simbolo è
probabilmente racchiuso uno sfondo metafisico
che presuppone segrete affinità, quasi una
mistica compenetrazione reciproca, tra il
mondo visibile e il divino invisibile. Il
simbolo qui non ha un contesto di tipo
storico, non attinge ad immagini in qualche
modo socialmente condivise sfociando
nell'allegoria (la quale appartiene sempre
alla sfera del logos), ma sarebbe un mezzo
atto a penetrare l'infinita ricchezza
dell'unità divina.
Il CNC, almeno ad un certo livello, non vuole
essere fondamentalismo biblico (lo è
probabilmente solo per i quadri inferiori) ma
una vera e propria "gnosi", le
parole avrebbero infiniti significati,
sarebbero segni senza un significato univoco,
privi di denotazione ma con infinite
connotazioni, le parole assumerebbero un senso
estetico, come i movimenti in una danza: che
importano le parole quando tu "sai",
hai la chiave per l'interpretazione, hai la
"linfa" che scorre in te, ti nutre,
ti trasforma...
Guardate che si dice di fare nel CNC:
ritrovare i significati dei simboli che
sarebbero stati perduti e/o che nessuno
conosce né vive più. Vale per i simboli
cristiani, e vale anche per quelli ebraici. Ma
questi simboli sono scelti non casualmente e
non tanto in rapporto al significato che il
loro contesto offre (ammesso e non concesso
che il simbolo in questione abbia perduto il
suo contesto o lo abbia snaturato), ma in
rapporto al significato originario della
"rivelazione kikiana". Ecco perché
da fuori viene spontaneo dire che certi
simboli sono fuori dal loro contesto: certo,
ma sarebbero entrati in un contesto
"altro", "nuovo", quello
di Kiko, avrebbero un significato che è lo
stesso ma nello stesso tempo
"altro".
Ci dà da pensare la mania di Kiko della
disposizione degli elementi nello "spazio
liturgico", fissa, quasi una coazione a
ripetere. Anche gli elementi architettonici,
così come materiale e forma delle sedie e
degli elementi "liturgici", rigorosamente
simbolici, impiegati nella messinscena.
Wittgenstein, il famoso filosofo del
linguaggio, afferma che è il contesto che dà
il significato. Peter Handke in una sua pièce
teatrale (Kaspar) se ben ricordiamo aveva ben
descritto l'importanza del linguaggio come
dato dall'ambiente e l'importanza del
contesto, che dà il significato, proprio
tramite una descrizione minuta dello spazio e
soprattutto l'importanza della disposizione
degli arredi. Ci troviamo di fronte non a una
normale eresia, ma ad uno scardinamento della
teologia da una filosofia di pensiero forte ad
una di pensiero debole, dove il relativismo è
alla base. Naturalmente ci deve essere un'àncora,
un punto fisso, altrimenti il tutto sarebbe
relativo e fluttuante, Kiko parla di cammino
"serio", e ci sono regole che non possono
essere disattese, ad esempio (vedi discorso
quaresimale) la "loro" messa.
Ora il problema è: qual è quest'àncora, come
Kiko sfugge al relativismo nichilista del
movimento? Parliamo naturalmente delle "alte
sfere" neocatecumenali, non certo dei poveri "babbani"
che tirano la carretta.
Ecco il nostro problema sull'àncora (v.
simbolo documento n.1). Che cosa simboleggia?
Che cosa Kiko ha trovato nel suo ateismo
precedente per sopravvivere al nichilismo e
fondare il movimento?
È veramente solo
culto della personalità? È
magnetismo naturale?
Ricordiamo una testimonianza secondo cui
Kiko avrebbe convinto un neocatecumenale che il
colore di un oggetto (presente ai due) era
diverso da quello reale!!!
Ma da dove prende Kiko le sue certezze? Solo
ferrea disciplina e propaganda martellante?
Forse. Ma Kiko stesso? Soggiace lui stesso alla
sua propaganda? Eppure anche Kiko deve avere il
problema, e lo ha avuto, il problema dell'àncora,
altrimenti perchè impegnare tutta la propria
vita in un'impresa che se fatta "da furbo" cioè
riportando il movimento all'obbedienza alla
gerarchia lo avrebbe reso ricco e famoso?
Perché senza alcuni elementi fissi
l'incantesimo kikiano non può aver luogo o
perde la sua forza (si dice pure nel movimento
che più il cammino è vissuto fedelmente agli
inizi kikiani più è efficace...)?
È rivelazione? Che
rapporto c'è col suo messianismo?
Tutte queste domande ci portano a pensare
che nel cnc non ci sia assolutamente nulla da
salvare, è tutto "altro" sia dal cattolicesimo
sia dal cristianesimo in generale. Speriamo che
il Papa abbia gli elementi per porre il cnc
fuori dalla Chiesa prima possibile. Dato il
potere economico del cnc pensiamo che uno
scisma sia inevitabile, Kiko continuerà a
predicare la sua religione universale, e forse
solo allora sapremo di più, quando tutta la
segretezza di ora non sarà più necessaria. O,
forse, nemmeno allora perché una vera setta non
rivela i suoi segreti...
Una delle più
famose mistificazioni neocatecumenali
I neocatecumenali non
perdono mai occasione di dire che Giovanni
Paolo II avrebbe «riconosciuto il Cammino»,
citando una lettera del 30 agosto 1990 di papa
Giovanni Paolo II a mons. Paul Josef Cordes
(vicepresidente del Pontificio Consiglio per i
Laici dal 1980 al 1995), che aveva incaricato
personalmente di occuparsi del Cammino. La
lettera “Ogniqualvolta” (reperibile sul
sito del Cammino), è stata pubblicata in Acta
Apostolicae Sedis (periodico della Santa
Sede), numero 82, anno 1990, pagine 1513-1515.
Giovanni Paolo II scrive a Cordes a proposito
delle «Comunità Neocatecumenali, iniziate
dal Signor K. Argúello e dalla Signora C.
Hernandez (Madrid, Spagna)» e parla di «copiosi
frutti di conversione personale e fecondo
impulso missionario» venuti da queste comunità,
citando fra l'altro anche un elogio di Paolo
VI del 1974.
Il Cammino ha sempre fatto ampiamente sfoggio
(perfino nello Statuto) di una frase di
Giovanni Paolo II, presente verso la fine
della lettera, in cui dice: «riconosco il
Cammino Neocatecumenale come un itinerario di
formazione cattolica, valida per la società e
per i tempi odierni».
Ma se esaminiamo meno distrattamente il
contesto, vediamo che la situazione è molto
diversa.
Giovanni Paolo II ha in realtà detto:
«avendo preso visione della
documentazione da Lei presentata, accogliendo
la richiesta rivoltami riconosco il
Cammino Neocatecumenale come un itinerario
di formazione cattolica, valida per la
società e per i tempi odierni. Auspico,
pertanto, che i Fratelli nell'Episcopato valorizzino
e aiutino - insieme con i loro
presbiteri - quest'opera per la nuova
evangelizzazione, perché essa si realizzi
secondo le linee proposte dagli iniziatori,
nello spirito di servizio all'Ordinario del
luogo e di comunione con lui e nel contesto
dell'unità della Chiesa particolare con la
Chiesa universale».
Il testo è stato pubblicato in
Acta
Apostolicae Sedis con una nota redazionale
che precisava che:
«l'intento del Santo Padre, nel riconoscere
il Cammino neocatecumenale come valido
itinerario di formazione cattolica, non
è quello di dare indicazioni vincolanti
agli ordinari del luogo, ma soltanto di
incoraggiarli a considerare con attenzione
le comunità neocatecumenali, lasciando
tuttavia al giudizio degli stessi ordinari
di agire secondo le esigenze pastorali delle
singole diocesi».
Cominciamo anzitutto osservando che il Papa
ha incaricato Cordes di seguire il
Cammino e documentarlo, dunque almeno fino al
1990 il Papa non aveva molti elementi sul
Cammino, pur constatandone genericamente
“copiosi frutti”. Giovanni Paolo II ha
infatti conosciuto solo a Roma il
Cammino, dunque solo entro quei dodici anni
scarsi di pontificato dal 1978 fino a
quell'agosto del 1990 (e già all'inizio del
1983 il Papa aveva da redarguire i
neocatecumenali quanto all'isolazionismo e
alle norme liturgiche).
Mons. Cordes raccoglie documentazione presso i
neocatecumenali, ma esprime anche un giudizio:
richiede al Papa di riconoscere il
Cammino come “itinerario” e come “valido
per la società e per i tempi odierni”
(questa è proprio la terminologia del
Cammino, con la sua insistenza pluridecennale
sull'itinerario per i “tempi odierni”).
Non sappiamo quale sia la “documentazione”
presentata: sappiamo che doveva essere
convincente per Cordes e pertanto convincente
per lo stesso Papa (che gli aveva dato
incarico
di procurarla), e che infatti gli risponde
“accogliendo la richiesta” così come era
stata presentata (dunque quel “riconosco
il Cammino come un itinerario di formazione
valida...” era fondato sulla
documentazione citata, non è stata un'idea
del Papa, non è stata un'iniziativa personale
del Papa, quantunque nella stessa lettera il
Papa presenti numerosi elogi al Cammino).
Giovanni Paolo II si augura inoltre che i
vescovi “valorizzino e aiutino” (poteva
auspicare diversamente?) a condizione che
il Cammino sia lì per servire i vescovi, in
comunione coi vescovi, ed in unità
coi vescovi. Anche pensando che queste ultime
siano “formule di rito”, dovremmo
chiederci: la lettera va accettata in ogni
dettaglio o se ne debbono tagliuzzare le
sole parti utili alla propaganda
neocatecumenale? Se quel “riconosco”
è stato tanto pomposamente utilizzato dal
Cammino, allora queste raccomandazioni sul
rapporto coi vescovi hanno lo stesso peso, no?
Ma andiamo avanti: la lettera è stata scritta
a Cordes, il vescovo che il Papa scelse
all'epoca per quello specifico scopo. Dunque
non è stata scritta al Cammino, non è
stata inviata ai vertici del Cammino, e
perciò non è un riconoscimento al
Cammino.
Il Papa parla a monsignor Cordes del Signor K.
Argüello e della Signora C. Hernández. Non
ha inviato a loro la lettera, l'ha inviata a
Cordes. Esprime un giudizio che, pur
diventando pubblico, resta una questione tra
lui e Cordes, fondata sulla documentazione
prodotta da quest'ultimo.
Quel “riconosco” tanto vantato dal Cammino
è perciò un accettare le richieste di
Cordes (per giunta su invito di quest'ultimo, non
perché il Papa volesse di cuore
“riconoscere” il Cammino), magari
interpretabile come incoraggiamento al
Cammino, ma non è un riconoscimento
pontificio al Cammino.
Infatti, con la pubblicazione su Acta
Apostolicae Sedis qualche settimana dopo,
viene prudentemente precisato il
significato (che pure era ovvio: ma
evidentemente già correva voce tra i
neocatecumenali di una qualche “approvazione
del Papa”): dalla lettera si può cavare al
più un incoraggiamento ai vescovi a considerare
con attenzione il Cammino, senza fornire
loro un'approvazione definitiva: dunque
già nel 1990 la documentazione di Cordes
veniva riconosciuta come insufficiente!
Molta acqua è passata sotto i ponti
dall'invio di quella lettera, e le circostanze
successive fanno pensare che papa Giovanni
Paolo II non sia stato più tanto propenso
come in quell'agosto del 1990.
Nel 1997, infatti, il Papa ancora chiedeva al
Signor Kiko e alla Signora Carmen di proporre
una regolazione statutaria per il Cammino. Nel
giugno 2002, dopo ripetute bocciature, verrà
approvato ad experimentum lo Statuto,
che però è monco perché rinvia ad un
“Direttorio catechetico” tuttora non
pubblicato poiché non approvabile (a
giudicare dall'esagerata quantità di errori,
ambiguità ed eresie che contiene: è infatti
composto dai testi delle “catechesi
segrete”).
Giovanni Paolo II morirà nel 2005, senza che
i neocatecumenali ottengano altro (ancora il
22 febbraio 2006 Kiko si
lamenterà di non aver avuto concessioni
concrete sulla liturgia da parte di Giovanni
Paolo II).
A giudicare dall'ostentazione incessante e
accanita di quel «riconosco il Cammino», tra
i neocatecumenali non sembrano esserci persone
disposte ad ammettere che quel «riconosco»
non è un riconoscimento formale ma è stato
agitato come tale ed usato come slogan.
Perché?
Pubblichiamo, senza commento perché non ce
n'è bisogno, dato che le immagini parlano da
sole, due immagini: la prima, è una di quelle
dipinte da Kiko a Porto S. Giorgio;
la seconda, questa sotto, è una delle vere icone
della "Discesa agli inferi"
Foto
Kiko
- Ratzinger
Sulla Home page del sito Catechumenium,
ha fatto bella mostra di sé fino al momento
del decreto di chiusura dei siti
neocatecumenali [vedi] la foto,
ora presente in una pagina interna, che
pubblichiamo riportando la stessa didascalia.
Da notare come il sito abbia subìto un
radicale restyling, eliminando le
icone kikiane da noi stigmatizzate e
cercando di assumere sempre di più la veste di
un normale sito 'cattolico'...
Kiko
Arguello e Joseph Ratzinger in piena
comunione
fin dai primi anni del Cammino Neocatecumenale
ma "in
piena comunione" vuol dire che il
pensiero di Kiko è il medesimo di quello del
Papa? Questa è mistificazione o anche
millantato credito! Chissà per quale motivo? Cosa
vuole dimostrare? Lasciaci un tuo commento
Osservazioni: notiamo
come lo stile dei siti neocatecumenali sia
quello della 'vetrina' di un leader
idolatrato, del quale vengono enfatizzati atti
e parole, così come viene enfatizzato ogni
genere di evento che riguarda il Cammino. Se
spostiamo l'attenzione ad altri movimenti
quali, ad esempio, Comunità di S. Egidio,
Comunione e Liberazione, ecc., troviamo molte
informazioni sui 'fatti' del movimento, che
sono di volta in volta eventi sociali,
culturali, di spiritualità ed hanno in primo
piano le opere, con semplicità e senza
apologia. La figura degli iniziatori resta
sullo sfondo ed è molto presente nella
sostanza che intesse il quotidiano per effetto
di una solida spiritualità che è una chiara
sequela di Cristo. Nel cammino NC, invece, ci
sembra di vedere senza ombra di dubbio, la
sequela di Kiko...
Foto
Kiko - Giovanni Paolo II
La foto a lato si
riferisce alla visita del Papa Giovanni Paolo
II alla
parrocchia dei SS. Martiri Canadesi,
in Roma. La didascalia riportata dal
sito Catechumenium, dice: “
Giovanni Paolo
II visita le comunità in una Parrocchia romana”, lasciando così
intendere che il Santo Padre li aveva onorati
di una sua visita particolare.
La verità era ed è che il papa
era andato in visita pastorale alla parrocchia
dei SS. Martiri Canadesi, e non alle
Comunità neocatecumenali, come con l'ormai
abituale inganno si vuole far credere. Bisogna chiedersi i
motivi di queste al altre ricorrenti forme di autoesaltazione...
Inoltre, va rilevato che
anche in quella occasione le Comunità di Kiko
si erano distinte per il loro settarismo,
avendo voluto incontrare il papa da soli nella
Cripta dipinta da Kiko, con grande rammarico
dei membri di AC e degli altri gruppi
parrocchiali che assistevano impotenti all’ennesima
dimostrazione di strapotere dei Kikiani in
parrocchia. Le Comunità di Kiko presenti in
parrocchia – ma formate in gran parte da non
parrocchiani - avevano per l’occasione
preparato una grande festa, con rinfresco e
tante, tantissime testimonianze di esaltanti
conversioni avvenute nel Cammino, da ammannire
al Papa. Tutto in stile neocatecumenale,
dunque!
Come si può vedere dalla
foto, Kiko stesso è arrivato dalla Spagna, con
la sua chitarra, per ricevere il Papa e
magnificare il “suo” Cammino. L’inganno
si è ripetuto in tutte le altre parrocchie
romane che accolgono le Comunità
neocatecumenali, perché si è fatto credere al
Santo Padre, in visita pastorale, di essere
delle Comunità cristiane molto attive,
presenti e bene inserite nella Diocesi.
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