Giov 10,1

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.»

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Mistificazioni neocatecumenali

Vien da pensare che quello che il CNC presenta come "iniziazione cristiana" sia in realtà un vero e proprio messianismo, com'è dato dimostrare dagli approfondimenti possibili attraverso le manifestazioni esteriori, dichiarazioni, documenti, immagini e simboli della Domus; l'uso improprio di simboli ebraici; il sincretismo, di per sé nemico della Tradizione  e il conseguente stravolgimento della Liturgia ed altro ancora, decifrati da chi conosce qualcosa di più rispetto a ciò che in superficie appare ai profani?

I neocatecumenali 'distinti' dagli altri credenti, compresi i cattolici...

Dal sito
http://www.intelnova.com/id/inispain.html (la URL risulta disattivata in corrispondenza dell'ordine di Kiko di chiudere i siti internet del cammino; quelli rimasti hanno subito un radicale processo di mimesi da siti cattolici. Sul cammino, risultano solo informazioni generiche, mentre molti contenuti sono 'secretati'... - ndr)

che riportava la storia del CNC, abbiamo tratto e pubblichiamo uno dei primi documenti del cammino

Noterete riportata la visione ecclesiale del nostro eresiarca: la frase "no hay vida cristiana sin comunidad", afferma la comunità neocatecumenale come unica possibilità di vita cristiana. Nel "grafico" che raffigura i credenti nel mondo che c'è a destra, il mondo religioso si divide in:

  • altre religioni

  • cattolici

  • protestanti

  • cattolici che soddisfano il precetto domenicale

Inscritto in questi ultimi sta il punto nero, il CNC, una scritta con freccia lo qualifica: "pueblo de Dios, luz" con le frecce (l'evangelizzazione) che raggiungono tutti i settori, compreso quello dei... cattolici.

Questo documento ci induce a introdurvi in una ulteriore riflessione. Nella pagina che osserviamo sulla nostra sinistra troviamo lo scritto "ancla" inscritto in un rettangolo, a fianco è disegnata l'ancora, la croce del cammino, che poi Kiko evolve successivamente in una variante del
crismon o monogramma di Costantino (composto dalle lettere greche maiuscole X e Ro, le iniziali di Cristo, ma in questo caso c'è solo la croce e mancano alfa e omega ai lati). Attenzione al fatto che esiste una derivazione di ankh (simbolo egizio della vita eterna) che rappresenta il pianeta Venere (e la donna), è una croce greca con alla sommità un circolo, sotto certi aspetti molto somigliante.

Questo dell'ancora è il simbolo iniziale della croce del cammino, forse potremmo dire un albero con le radici che partono da terra (no hay vida cristiana sin comunidad), la "comunità di chi viene dall'inferno pieno di ferite e di disprezzo", tramite la quale per Kiko si arriva al cielo ed alla vita eterna.

La croce che simboleggia la parrocchia e quella posta sul seggio del servo di Dio Giovanni Paolo II [vedi] sono invece rovesciate: mentre il cammino prenderebbe dalla terra e porterebbe al cielo, la gerarchia ecclesiastica prenderebbe dal cielo e porterebbe alla terra, esalterebbe la carne a detrimento dello spirito.

Con la croce rovesciata viene verosimilmente indicata la “grande prostituta che siede sui sette colli”, la città grande che regna su tutti i re della terra vedi Ap. 17, 1-18 ed Ap. 18, 1-8, in assoluto contrasto con la “Galilea delle genti” del CNC e probabilmente con la città santa, Gerusalemme, di Ap. 21, 10-27, che sarebbe prefigurata dal testo di Isaia 9, 1-3(4) cui si riferisce Matteo 4, 12-16 che i NC citano sempre a proposito della Domus...

Naturalmente tutte queste interpretazioni sono fondamentaliste ed errate, tuttavia darebbero ragione anche della Domus Galileae e della basilare importanza della “Galilea delle genti” neocatecumenale. [vedi]

Dato che un simbolo fa sempre riferimento ad un sostrato culturale condiviso, è molto difficile da sostenere che la croce rovesciata di Kiko sia un simbolo medievale dell'apostolo Pietro (martirizzato a testa in giù), dato che Kiko rifiuta questo periodo della storia della Chiesa e dato che oggi questo significato è irrimediabilmente perduto anche perché attualmente il simbolo possiede un significato denotativo fortemente negativo che anche gli atei conoscono: chi lo avesse nel proprio stemma (che non fosse satanista) si affretterebbe a toglierlo.

Il simbolo kikiano ha un suo sostrato condiviso, ma è solo per una sua ristrettissima cerchia. I comuni mortali ne sono esclusi, come in ogni setta che si rispetti.

Sempre riguardo al documento, crediamo sia utile un'altra osservazione: a fianco dell'àncora vi è una citazione da Eb. 6 (18-20). Se la leggiamo con ciò che immediatamente precede, cioè Eb.5, 11-14 e Eb. 6, 1-20, vediamo che si parla dell'apostasia come di una catastrofe irreparabile, in contrapposizione agli "eredi della promessa, che appunto hanno "l'àncora... sicura e salda".

Se leggiamo il brano nel modo fondamentalistico ed errato di cui stiamo parlando, otteniamo che la croce rovesciata, la gerarchia ecclesiastica che avrebbe apostatato, è irrimediabilmente perduta e che solo il CNC è erede della promessa.

La citazione è seguita da "luz del mundo sal de la tierra fermento, e dalla "cartina" con la freccia anche sul settore dei "cattolici" che ormai conosciamo. 

Questa chiave di lettura (tragicamente erronea) apre molte porte chiuse del CNC... che è un cammino gnostico, di iniziazione; oltreché nei rapporti con l'esterno lo "scivolamento" concettuale viene praticato anche all'interno. Si passa ad esempio da una concezione "carnale", materiale del demonio (quella di Don Amorth, tanto per intenderci) ad una sua progressiva psicologizzazione, ma per gradi successivi e solo se l'adepto è ritenuto "pronto". Lo stesso vale per l'eucaristia neocatecumenale, prima presenza reale bruta e materiale (per chi ci crede), poi per gradi si passa ad una concezione sempre più psicologizzata... si arriva poi a credere che è la comunità neocatecumenale e solo essa che "fa" l'eucaristia, e che solo essa può perdonare i peccati, che diventano peccati contro la comunità neocatecumenale. In questo modo una realtà, come "messia", "comunione", "peccato", "chiesa", "demonio" vengono ad assumere significati sempre diversi e sempre più "perfetti". Fino ad arrivare ai vertici dove si sa molto bene cosa si intende per "messia".

È inutile cercare di far giustificare razionalmente la sua fede a un neocatecumenale, di fargli definire concetti dottrinali. Il neocatecumenale, all'annuncio del kerygma (spoglio da "preconcetti dottrinali"), scopre dentro di sé, nella propria psiche, un anelito religioso. Questo anelito è qualcosa di "vivo" ma di generico. Le catechesi (che si basano su una teologia eterodossa, vedi gli orientamenti neocatecumenali e gli accenni dati sopra) servirebbero non a dare un fondamento razionale a questa "fede" psichica, ma a "farla crescere", in modo "personale" e "vivo": che sia qualcosa di psichico (nel senso dato al termine dalle scienze sperimentali) lo dimostra la cura compulsiva dello spazio e delle modalità liturgiche proprie, il clima iniziatico, l'iconografia propria e la propria musica.

Da ricordare: per un neocatecumenale "illuminato" Dio non è conoscibile razionalmente in modo oggettivo, mai e in nessun caso: questo lo "assimila" ai laicisti e "facilita" l'"evangelizzazione neocatecumenale". Il neocatecumenale disprezza le definizioni dottrinali e dogmatiche (anche se per convenienza rimanda a quelle della chiesa cattolica) perché imprigionano questo suo modo "vivente" di sviluppare il proprio sentire religioso, ad esempio dà valore a "comunione" e "penitenza", due termini generici che egli non finirà mai di precisare in questo suo approccio "vivo" Questa è la teoria. Ma in pratica la liturgia e le catechesi neocatecumenali, unite alle letture che circolano all'interno del cammino e che ben conosciamo e alla propaganda, conducono ad un progressivo "scivolamento" del significato di tutti i termini religiosi in senso fortemente eterodosso. Molti concetti subiscono provvisoriamente un "trattamento" similprotestante,che sfrutta abilmente certe posizioni ambigue di una certa gerarchia sull'ecumenismo, ma non è questo l'obiettivo dei capi. L'importante è che non si insegni ufficialmente una dottrina, ma che il neocatecumeno abbia l'impressione di sviluppare egli stesso in modo "vivente" questa sua "religione".

Naturalmente i concetti religiosi neocatecumenali ci sono eccome e nel loro "pieno significato" li conosce solo Kiko, colui che per primo è stato "illuminato" e che "è la via", e pochi suoi strettissimi collaboratori. L'arte di Kiko consiste nel suo "carisma personale" e nella incredibile poliedricità dei suoi discorsi che si comprendono in modo differente a seconda dell'"illuminazione": il Papa li capirà in un modo, l'adepto (a seconda del livello d'illuminazione) in un altro, il prelato ancora in un altro. Per questo, dalla Carmen in giù, tutti i neocatecumenali dicono che chi non ha fatto il cammino non può capire: e certo! E questo vale anche per il Papa, SOPRATTUTTO PER IL PAPA! D'altra parte si deve riconoscere che, in un periodo storico pervaso dal relativismo culturale e pratico, riesce ancora più difficile a chi ne è preposto riconoscere l'eterodossia del cammino se si considera che tutti i suoi concetti religiosi sono per loro stessa natura camaleontici. Ricordiamo infine che il cammino forma i suoi propri presbiteri secondo i dettami sopra esposti e li immette nella gerarchia ecclesiastica.

Restiamo fedeli al Papa ed al suo Magistero!!!

Certo, non c'è scritto comunità neocatecumenale, ma  in un'altra foto (qui a lato) che c'è nella stessa pagina internet indicata e che fa parte dello stesso documento (contraddistinto col numero 1) c'è la comunidad sul tripode, cioè il CNC.

Ci pare un altro punto a favore della tesi della tendenza del CNC a presentarsi come unica possibilità per la salvezza, quel "non c'è vita cristiana senza comunità" unita a quella cartina è un (ci si consenta) programma di "invasione napoleonica" del globo terracqueo da parte del CNC, non il programma di un movimento ecclesiale che vuole rinnovare la vita cristiana, ma di una realtà che si presenta con chiare linee di demarcazione rispetto alla Chiesa cattolica (sono loro stessi infatti a tenerci a non qualificarsi come movimento ma come "Il" Cammino). Se uniamo questa osservazione ai contenuti delle catechesi di Kiko e Carmen, contrari agli insegnamenti della Chiesa, per molti anni rimasti 'segreti' e ora anche da noi resi noti e  documentati in altre pagine del sito,  non dovrebbero esserci dubbi sul loro porsi come la VERA chiesa... in antitesi, sia pur ostentando di esserne all'interno, con la Chiesa cattolica.

Se pensiamo poi che, nel corso degli anni, il tripode è raffigurato anche nelle persone dei tre responsabili del cammino, in luogo degli angeli della Trinità, forse qualche inquietudine dovrà pur cogliere chi non è indifferente a quel che accade nella Chiesa di Cristo!

Ed è così che è la comunità che diventa l'idolo, il Moloch, cui viene sacrificata anche la coscienza personale, i cui sacerdoti sono i catechisti e "ierofanti" gli iniziatori del cammino...

I "Mamotreti" segreti...

Non dimentichiamo che la mistificazione è iniziata tenendo "segreti" i contenuti delle catechesi, riservate solo ai super-catechisti i quali, per trasmissione orale, ripetevano (e ripetono) acriticamente quanto da loro ascoltato. Altra grave mistificazione era (e lo è tuttora, ma è più facile smentirla con i documenti) l'affermazione che i catechisti parlavano in quanto ispirati dallo Spirito Santo e non con contenuti già 'prefabbricati' da Kiko e Carmen.

Già nel "Dizionario del Cristianesimo" (edizioni Synopsis, Genova 1992), P. Enrico Zoffoli, Passionista in Roma, riassumendo tutte le loro eresie, alla voce "Neocatecumenali" (pag. 338) aveva scritto: "Risulta che il loro fondo dottrinale è gravemente compromesso da errori che colpiscono i dogmi fondamentali del Cristianesimo qual è stato interpretato e proposto dal Magistero dei Papi e dei Concili. Si nega la Redenzione, il carattere sacrificale della morte di Cristo e, quindi, il "Sacrificio dell'altare", con il relativo culto eucaristico (transustanziazione, adorazione...); si sostiene l'unico sacerdozio di Cristo, annullando la distinzione essenziale tra "sacerdozio ministeriale" e "sacerdozio comune", restando perciò soppressa la Gerarchia, fondata su questa distinzione. Si nega il dovere e la possibilità dell'imitazione di Cristo; si altera gravemente la nozione di peccato, della Grazia, del libero arbitrio...; si fantastica "un perdono" concesso a tutti da Dio e che implica il rifiuto dell'inferno... (...). È certo che la dottrina fondamentalmente errata del movimento costituisce una gravissima minaccia per tutti".

Egli aveva avuto occasione infatti di avere fra le mani e studiare i testi delle catechesi di cui per anni è stata tenacemente smentita l'esistenza; il famoso "Libro azzurro" di una copia del quale anche noi siamo in possesso, degli "Orientamenti alle equipes di catechisti per la catechesi dell'annuncio" nella edizione pro manuscripto del luglio 1986 tratta dagli appunti presi dai nastri degli incontri di Madrid nel febbraio del 1972. Ne pubblichiamo alcune immagini su cui potete cliccare per ingrandirle e meglio visualizzare.

Alla sua intercessione affidiamo questo delicato momento di svolta.

Un altro sconcertante documento...

Nell'immagine che pubblichiamo di seguito potete notare il tracciato della Storia della Salvezza Neocatecumenale: si pone Abramo intorno al 1850 a.C.; intorno al 1250 l'evento dell'esodo con Mosè; al 1000 Davide, e poi Salomone, subito dopo Israele si divide in due regni: Israele al nord e Giuda al sud. Nel 721 il regno del nord viene vinto da Sargon II ed è condotto in esilio a Babilonia e nell'anno 586 Nabucodonosor assedia Gerusalemme, capitale del regno del sud e li porta pure in esilio. Nel 538 Ciro permette loro di ritornare nuovamente in Palestina. Nel secolo IV Esdra e Neemia fanno la ricostruzione del giudaismo e incominciano la composizione definitiva di questi libri. Nell'anno zero "appare" Gesù Cristo e poi le comunità cristiane. Nel 314 si converte Costantino. Nel 1962 ha luogo il concilio Vaticano II. [Tratto da: Orientamenti per la fase di conversione, testo riservato, Roma 1982, pagg. 247-248]


È
molto interessante notare come, oltre a saltare bellamente 1648 anni tra Costantino e il Concilio Vaticano II, si faccia cenno alla nascita di Cristo (anzi, Gesù a quanto pare è "apparso", non si è incarnato e non è nato...) non si faccia cenno alcuno alla Sua morte e risurrezione (ah già, se non è nato mica poteva morire...). Sarà questa la ragione del segno della 'legatura' di Isacco e del Cristo con gli occhi aperti nelle loro 'croci astili' [vedi] usate anche al posto della "Croce da altare" sul quale, trasformato in ipertrofica 'mensa' [vedi] - si spiega così anche il perché i NC insegnano che la Messa non è un sacrificio? - campeggia, al posto della croce, la channukkiàh simbolo dei ricostruttori della 'vera' Chiesa visibile sulla mensa nella foto linkata... [vedi] per maggiori notizie.

L'uso smodato e del tutto arbitrario dei simboli...

Il fondatore del CNC è molto sensibile ai "segni" ed ai "simboli", il segno è composto da un significato ed un significante, il simbolo è un tipo speciale di segno: tra il segno (es. la parola) e ciò che esso significa vi è un rapporto di convenzionalità; nel simbolo invece il contenuto non è indifferente, poiché tra simbolo e oggetto simbolizzato si pongono relazioni di somiglianza o analogia. Del concetto di simbolo si avvale la riflessione teologica cristiana, non ci dilunghiamo qui sul suo rapporto con l'allegoria nella storia del pensiero teologico medievale e barocco. Il simbolo nel pensiero moderno passa poi ... nella riflessione estetica (ma guarda un po'...) avete presente la 'nuova estetica' kikiana?
Per il kikismo nella dimensione del simbolo è probabilmente racchiuso uno sfondo metafisico che presuppone segrete affinità, quasi una mistica compenetrazione reciproca, tra il mondo visibile e il divino invisibile. Il simbolo qui non ha un contesto di tipo storico, non attinge ad immagini in qualche modo socialmente condivise sfociando nell'allegoria (la quale appartiene sempre alla sfera del logos), ma sarebbe un mezzo atto a penetrare l'infinita ricchezza dell'unità divina.
Il CNC, almeno ad un certo livello, non vuole essere fondamentalismo biblico (lo è probabilmente solo per i quadri inferiori) ma una vera e propria "gnosi", le parole avrebbero infiniti significati, sarebbero segni senza un significato univoco, privi di denotazione ma con infinite connotazioni, le parole assumerebbero un senso estetico, come i movimenti in una danza: che importano le parole quando tu "sai", hai la chiave per l'interpretazione, hai la "linfa" che scorre in te, ti nutre, ti trasforma...
Guardate che si dice di fare nel CNC: ritrovare i significati dei simboli che sarebbero stati perduti e/o che nessuno conosce né vive più. Vale per i simboli cristiani, e vale anche per quelli ebraici. Ma questi simboli sono scelti non casualmente e non tanto in rapporto al significato che il loro contesto offre (ammesso e non concesso che il simbolo in questione abbia perduto il suo contesto o lo abbia snaturato), ma in rapporto al significato originario della "rivelazione kikiana". Ecco perché da fuori viene spontaneo dire che certi simboli sono fuori dal loro contesto: certo, ma sarebbero entrati in un contesto "altro", "nuovo", quello di Kiko, avrebbero un significato che è lo stesso ma nello stesso tempo "altro".

Ci dà da pensare la mania di Kiko della disposizione degli elementi nello "spazio liturgico", fissa, quasi una coazione a ripetere. Anche gli elementi architettonici, così come materiale e forma delle sedie e degli elementi "liturgici", rigorosamente simbolici, impiegati nella messinscena. Wittgenstein, il famoso filosofo del linguaggio, afferma che è il contesto che dà il significato. Peter Handke in una sua pièce teatrale (Kaspar) se ben ricordiamo aveva ben descritto l'importanza del linguaggio come dato dall'ambiente e l'importanza del contesto, che dà il significato, proprio tramite una descrizione minuta dello spazio e soprattutto l'importanza della disposizione degli arredi. Ci troviamo di fronte non a una normale eresia, ma ad uno scardinamento della teologia da una filosofia di pensiero forte ad una di pensiero debole, dove il relativismo è alla base. Naturalmente ci deve essere un'àncora, un punto fisso, altrimenti il tutto sarebbe relativo e fluttuante, Kiko parla di cammino "serio", e ci sono regole che non possono essere disattese, ad esempio (vedi discorso quaresimale) la "loro" messa.

Ora il problema è: qual è quest'àncora, come Kiko sfugge al relativismo nichilista del movimento? Parliamo naturalmente delle "alte sfere" neocatecumenali, non certo dei poveri "babbani" che tirano la carretta.

Ecco il nostro problema sull'àncora (v. simbolo documento n.1). Che cosa simboleggia? Che cosa Kiko ha trovato nel suo ateismo precedente per sopravvivere al nichilismo e fondare il movimento?

È veramente solo culto della personalità? È magnetismo naturale?

Ricordiamo una testimonianza secondo cui Kiko avrebbe convinto un neocatecumenale che il colore di un oggetto (presente ai due) era diverso da quello reale!!!

Ma da dove prende Kiko le sue certezze? Solo ferrea disciplina e propaganda martellante? Forse. Ma Kiko stesso? Soggiace lui stesso alla sua propaganda? Eppure anche Kiko deve avere il problema, e lo ha avuto, il problema dell'àncora, altrimenti perchè impegnare tutta la propria vita in un'impresa che se fatta "da furbo" cioè riportando il movimento all'obbedienza alla gerarchia lo avrebbe reso ricco e famoso? Perché senza alcuni elementi fissi l'incantesimo kikiano non può aver luogo o perde la sua forza (si dice pure nel movimento che più il cammino è vissuto fedelmente agli inizi kikiani più è efficace...)? È rivelazione? Che rapporto c'è col suo messianismo?

Tutte queste domande ci portano a pensare che nel cnc non ci sia assolutamente nulla da salvare, è tutto "altro" sia dal cattolicesimo sia dal cristianesimo in generale. Speriamo che il Papa abbia gli elementi per porre il cnc fuori dalla Chiesa prima possibile. Dato il potere economico del cnc pensiamo che uno scisma sia inevitabile, Kiko continuerà a predicare la sua religione universale, e forse solo allora sapremo di più, quando tutta la segretezza di ora non sarà più necessaria. O, forse, nemmeno allora perché una vera setta non rivela i suoi segreti...

Una delle più famose mistificazioni neocatecumenali

I neocatecumenali non perdono mai occasione di dire che Giovanni Paolo II avrebbe «riconosciuto il Cammino», citando una lettera del 30 agosto 1990 di papa Giovanni Paolo II a mons. Paul Josef Cordes (vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici dal 1980 al 1995), che aveva incaricato personalmente di occuparsi del Cammino. La lettera “Ogniqualvolta” (reperibile sul sito del Cammino), è stata pubblicata in Acta Apostolicae Sedis (periodico della Santa Sede), numero 82, anno 1990, pagine 1513-1515.

Giovanni Paolo II scrive a Cordes a proposito delle «Comunità Neocatecumenali, iniziate dal Signor K. Argúello e dalla Signora C. Hernandez (Madrid, Spagna)» e parla di «copiosi frutti di conversione personale e fecondo impulso missionario» venuti da queste comunità, citando fra l'altro anche un elogio di Paolo VI del 1974.

Il Cammino ha sempre fatto ampiamente sfoggio (perfino nello Statuto) di una frase di Giovanni Paolo II, presente verso la fine della lettera, in cui dice: «riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni».

Ma se esaminiamo meno distrattamente il contesto, vediamo che la situazione è molto diversa.

Giovanni Paolo II ha in realtà detto:

«avendo preso visione della documentazione da Lei presentata, accogliendo la richiesta rivoltami riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi odierni. Auspico, pertanto, che i Fratelli nell'Episcopato valorizzino e aiutino - insieme con i loro presbiteri - quest'opera per la nuova evangelizzazione, perché essa si realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori, nello spirito di servizio all'Ordinario del luogo e di comunione con lui e nel contesto dell'unità della Chiesa particolare con la Chiesa universale».
Il testo è stato pubblicato in Acta Apostolicae Sedis con una nota redazionale che precisava che:
«l'intento del Santo Padre, nel riconoscere il Cammino neocatecumenale come valido itinerario di formazione cattolica, non è quello di dare indicazioni vincolanti agli ordinari del luogo, ma soltanto di incoraggiarli a considerare con attenzione le comunità neocatecumenali, lasciando tuttavia al giudizio degli stessi ordinari di agire secondo le esigenze pastorali delle singole diocesi».

Cominciamo anzitutto osservando che il Papa ha incaricato Cordes di seguire il Cammino e documentarlo, dunque almeno fino al 1990 il Papa non aveva molti elementi sul Cammino, pur constatandone genericamente “copiosi frutti”. Giovanni Paolo II ha infatti conosciuto solo a Roma il Cammino, dunque solo entro quei dodici anni scarsi di pontificato dal 1978 fino a quell'agosto del 1990 (e già all'inizio del 1983 il Papa aveva da redarguire i neocatecumenali quanto all'isolazionismo e alle norme liturgiche).

Mons. Cordes raccoglie documentazione presso i neocatecumenali, ma esprime anche un giudizio: richiede al Papa di riconoscere il Cammino come “itinerario” e come “valido per la società e per i tempi odierni” (questa è proprio la terminologia del Cammino, con la sua insistenza pluridecennale sull'itinerario per i “tempi odierni”).

Non sappiamo quale sia la “documentazione” presentata: sappiamo che doveva essere convincente per Cordes e pertanto convincente per lo stesso Papa (che gli aveva dato incarico di procurarla), e che infatti gli risponde “accogliendo la richiesta” così come era stata presentata (dunque quel “riconosco il Cammino come un itinerario di formazione valida...” era fondato sulla documentazione citata, non è stata un'idea del Papa, non è stata un'iniziativa personale del Papa, quantunque nella stessa lettera il Papa presenti numerosi elogi al Cammino).

Giovanni Paolo II si augura inoltre che i vescovi “valorizzino e aiutino” (poteva auspicare diversamente?) a condizione che il Cammino sia lì per servire i vescovi, in comunione coi vescovi, ed in unità coi vescovi. Anche pensando che queste ultime siano “formule di rito”, dovremmo chiederci: la lettera va accettata in ogni dettaglio o se ne debbono tagliuzzare le sole parti utili alla propaganda neocatecumenale? Se quel “riconosco” è stato tanto pomposamente utilizzato dal Cammino, allora queste raccomandazioni sul rapporto coi vescovi hanno lo stesso peso, no?

Ma andiamo avanti: la lettera è stata scritta a Cordes, il vescovo che il Papa scelse all'epoca per quello specifico scopo. Dunque non è stata scritta al Cammino, non è stata inviata ai vertici del Cammino, e perciò non è un riconoscimento al Cammino.

Il Papa parla a monsignor Cordes del Signor K. Argüello e della Signora C. Hernández. Non ha inviato a loro la lettera, l'ha inviata a Cordes. Esprime un giudizio che, pur diventando pubblico, resta una questione tra lui e Cordes, fondata sulla documentazione prodotta da quest'ultimo.

Quel “riconosco” tanto vantato dal Cammino è perciò un accettare le richieste di Cordes (per giunta su invito di quest'ultimo, non perché il Papa volesse di cuore “riconoscere” il Cammino), magari interpretabile come incoraggiamento al Cammino, ma non è un riconoscimento pontificio al Cammino.

Infatti, con la pubblicazione su Acta Apostolicae Sedis qualche settimana dopo, viene prudentemente precisato il significato (che pure era ovvio: ma evidentemente già correva voce tra i neocatecumenali di una qualche “approvazione del Papa”): dalla lettera si può cavare al più un incoraggiamento ai vescovi a considerare con attenzione il Cammino, senza fornire loro un'approvazione definitiva: dunque già nel 1990 la documentazione di Cordes veniva riconosciuta come insufficiente!

Molta acqua è passata sotto i ponti dall'invio di quella lettera, e le circostanze successive fanno pensare che papa Giovanni Paolo II non sia stato più tanto propenso come in quell'agosto del 1990.

Nel 1997, infatti, il Papa ancora chiedeva al Signor Kiko e alla Signora Carmen di proporre una regolazione statutaria per il Cammino. Nel giugno 2002, dopo ripetute bocciature, verrà approvato ad experimentum lo Statuto, che però è monco perché rinvia ad un “Direttorio catechetico” tuttora non pubblicato poiché non approvabile (a giudicare dall'esagerata quantità di errori, ambiguità ed eresie che contiene: è infatti composto dai testi delle “catechesi segrete”).

Giovanni Paolo II morirà nel 2005, senza che i neocatecumenali ottengano altro (ancora il 22 febbraio 2006 Kiko si lamenterà di non aver avuto concessioni concrete sulla liturgia da parte di Giovanni Paolo II).

A giudicare dall'ostentazione incessante e accanita di quel «riconosco il Cammino», tra i neocatecumenali non sembrano esserci persone disposte ad ammettere che quel «riconosco» non è un riconoscimento formale ma è stato agitato come tale ed usato come slogan.

Perché?

Pubblichiamo, senza commento perché non ce n'è bisogno, dato che le immagini parlano da sole, due immagini: la prima, è una di quelle dipinte da Kiko a Porto S. Giorgio;

la seconda, questa sotto, è una delle vere icone della "Discesa agli inferi"

Foto Kiko - Ratzinger

Sulla Home page del sito Catechumenium, ha fatto bella mostra di sé fino al momento del decreto di chiusura dei siti neocatecumenali [vedi] la foto, ora presente in una pagina interna, che pubblichiamo riportando la stessa didascalia. Da notare come il sito abbia subìto un radicale restyling, eliminando le icone kikiane da noi stigmatizzate e cercando di assumere sempre di più la veste di un normale sito 'cattolico'...


Kiko Arguello e Joseph Ratzinger in piena comunione 
fin dai primi anni del Cammino Neocatecumenale

ma "in piena comunione" vuol dire che il pensiero di Kiko è il medesimo di quello del Papa? Questa è mistificazione o anche millantato credito! Chissà per quale motivo? Cosa vuole dimostrare? Lasciaci un tuo commento

Osservazioni: notiamo come lo stile dei siti neocatecumenali sia quello della 'vetrina' di un leader idolatrato, del quale vengono enfatizzati atti e parole, così come viene enfatizzato ogni genere di evento che riguarda il Cammino. Se spostiamo l'attenzione ad altri movimenti quali, ad esempio, Comunità di S. Egidio, Comunione e Liberazione, ecc., troviamo molte informazioni sui 'fatti' del movimento, che sono di volta in volta eventi sociali, culturali, di spiritualità ed hanno in primo piano le opere, con semplicità e senza apologia. La figura degli iniziatori resta sullo sfondo ed è molto presente nella sostanza che intesse il quotidiano per effetto di una solida spiritualità che è una chiara sequela di Cristo. Nel cammino NC, invece, ci sembra di vedere senza ombra di dubbio, la sequela di Kiko...

Foto Kiko - Giovanni Paolo II

La foto a lato  si riferisce alla visita del Papa Giovanni Paolo II alla parrocchia dei SS. Martiri Canadesi, in Roma. La didascalia riportata dal sito Catechumenium, dice: “Giovanni Paolo II visita le comunità in una Parrocchia romana”, lasciando così intendere che il Santo Padre li aveva onorati di una sua visita particolare. 

La verità era ed è che il papa era andato in visita pastorale alla parrocchia dei SS. Martiri Canadesi, e non alle Comunità neocatecumenali, come con l'ormai abituale inganno si vuole far credere. Bisogna chiedersi i motivi di queste al altre ricorrenti forme di autoesaltazione...

Inoltre, va rilevato che anche in quella occasione le Comunità di Kiko si erano distinte per il loro settarismo, avendo voluto incontrare il papa da soli nella Cripta dipinta da Kiko, con grande rammarico dei membri di AC e degli altri gruppi parrocchiali che assistevano impotenti all’ennesima dimostrazione di strapotere dei Kikiani in parrocchia. Le Comunità di Kiko presenti in parrocchia – ma formate in gran parte da non parrocchiani - avevano per l’occasione preparato una grande festa, con rinfresco e tante, tantissime testimonianze di esaltanti conversioni avvenute nel Cammino, da ammannire al Papa. Tutto in stile neocatecumenale, dunque!

Come si può vedere dalla foto, Kiko stesso è arrivato dalla Spagna, con la sua chitarra, per ricevere il Papa e magnificare il “suo” Cammino. L’inganno si è ripetuto in tutte le altre parrocchie romane che accolgono le Comunità neocatecumenali, perché si è fatto credere al Santo Padre, in visita pastorale, di essere delle Comunità cristiane molto attive, presenti e bene inserite nella Diocesi.

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da parte di Don Gino Conti >>>

Puntualizzazioni
sul RICA, sui catecumeni e il "neocatecumenato" >>>

Inflazione del volto di Kiko nelle immagini di Cristo
Abbiamo notato con sconcerto ed inquietudine, nei dipinti dell'iniziatore del Cammino. >>>

Sono a comunicarvi le decisioni del S. Padre...
Abbiamo inserito il testo della Lettera del card Arinze, comparato con le nostre osservazioni...>>>

Reazioni alla lettera
. Notazioni di un  nostro collaboratore >>>
. Notazioni ulteriori >>>

Kiko va dal Papa a lamentarsi...
Abbiamo inserito, con commento, il testo della discorso di Kiko, P.za S. Pietro, 3 giugno 2006 >>>

Eucaristia, senso del peccato...
Occorre conoscere le difformità dagli insegnamenti della Chiesa... >>>

Sul Sacerdozio e sulla Riconciliazione...
Occorre conoscere le gravi storture introdotte dal Cammino... >>>

Principali difformità
della dottrina del Cammino dagli insegnamenti della Chiesa, in sintesi >>>

Aspetti critici
Sebbene goda del favore di molti ecclesiastici, il Cammino presenta aspetti problematici in campo, dottrinale, liturgico e pastorale... >>>

Manipolazione mentale
nel Cammino NC?

Viene indotto l'affidamento totale, cieco al cammino abbandonando ogni resistenza; la razionalità e il pensiero logico vengono, a volte anche esplicitamente, condannati come idoli. >>>

Relazione psichiatrica 
Il Prof. Antonio Picano, psichiatra presso l'Ospedale S. Camillo di Roma... >>>

Gergo neocatecumenale
Nei culti totalitari, l'ideologia è interiorizzata come "la verità"... >>>

Giovanni Paolo II e la
croce rovesciata disegnata da Kiko...>>>

Tentativi di dialogo
Alcuni saggi delle difficoltà di dialogo con gli aderenti al cammino NC >>>

Registrati
Abbiamo predisposto un questionario che ti preghiamo, se vuoi, di riempire per un contatto iniziale e per dare dignità alla tua storia. >>>

Per sdrammatizzare... «Cronache semiserie della pulce pellegrina»

 

 

 

Pagina inserita 20 agosto 2006 - aggiornata 27 febbraio 2007