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Kiko va dal
Papa a lamentarsi
Il 3 giugno 2006 c'è stato
a piazza san Pietro a Roma l'incontro di
Benedetto XVI con i movimenti ecclesiali e le
nuove comunità (il testo completo degli
interventi, compreso quello di Kiko, è sul sito
del Pontificio Consiglio per i Laici), a
cui hanno partecipato mezzo milione di persone.
L'intervento di Kiko Argüello è di importanza
fondamentale per conoscerne il pensiero: il
breve discorso che ha tenuto, viene qui
esaminato e commentato per intero.
Carissimo Padre, grazie per
l’occasione che mi si offre di dire
una parola.
Abbiamo ascoltato il Salmo 146 nel quale
siamo invitati a lodare Dio perché
“Il Signore ricostruisce
Gerusalemme”.
Gerusalemme e soprattutto
il suo Tempio, è stato
ricostruito da Zorobabele
e Giosuè,
un
laico e un sacerdote. |
Notiamo anzitutto che il salmo 146 non
parla del Tempio di Gerusalemme.
L'inserimento forzoso del “chi ha
ricostruito il Tempio” dimostra dunque
che lo scopo dell'intervento di Kiko non
è commentare il salmo, ma pronunciare
un discorso programmatico
solenne, prendendo a pretesto il Tempio
(in cui identificare la Chiesa),
Zorobabele, governatore della Giudea per
conto del re persiano Dario (in cui
identificare Kiko stesso), e Giosué,
sommo sacerdote (in cui identificare il
Papa).
Kiko ha davanti il Papa, numerosi
ecclesiastici e mezzo milione di
testimoni di tutti i movimenti
ecclesiali e nuove comunità (a
cominciare ovviamente dai
neocatecumenali), senza contare quanti
attraverso i media verranno a conoscenza
di ciò che ha detto. Abbiamo pertanto
la certezza che ogni parola di questo
suo discorso sia stata accuratamente e
lungamente pesata. |
Prima, Mosè e Aronne, poi Pietro e
Paolo che sono i due testimoni di cui
parla l’Apocalisse, possiamo dire:
carisma e istituzione. Carisma e
istituzione, uniti sono co-essenziali
alla missione della Chiesa, ha detto
papa Giovanni Paolo II nella Pentecoste
del 1998. |
Mosè-istituzione, Aronne-carisma
(Aronne sarà il primo sommo sacerdote);
Pietro-istituzione, Paolo-carisma
(scomodando addirittura il libro
dell'Apocalisse).
Questo passaggio di Kiko si può
comprendere solo conoscendo la
pluridecennale velata polemica sui
carismi all'interno della Chiesa. Con
l'etichetta di “carisma”, infatti,
si è spesso cercato di far passare per indispensabile
qualcosa di non creato né previsto
dall'istituzione gerarchica (cioè dai
vescovi).
Giovanni Paolo II, nel tentare di
chiudere la polemica, proprio nella
precedente “giornata del Papa con i
movimenti” (31 maggio 1998), aveva
ricordato che istituzione e carisma sono
“coessenziali” solo se “uniti”:
di conseguenza il carisma non è tale se
non è riconosciuto dalla Chiesa
istituzionale (altrimenti sarebbe
un'idea protestante: il protestantesimo
ha infatti abolito l'istituzione).
Kiko si presenta dunque come
“carisma” necessario a ricostruire
la Chiesa. |
In riferimento alla festa di
Pentecoste che oggi celebriamo, Papa
Giovanni Paolo II, al Simposio dei
vescovi Europei, nell’anno 1986 ha
detto:
«Per realizzare un'efficace opera di
evangelizzazione dobbiamo ritornare a
ispirarci al primissimo modello
apostolico.
Tale modello, fondante e paradigmatico,
lo contempliamo nel Cenacolo: gli
apostoli sono uniti e perseveranti con
Maria in attesa di ricevere il dono
dello Spirito.
Solo con l'effusione dello Spirito
comincia l'opera di evangelizzazione.
Il dono dello Spirito è il primo
motore, la prima sorgente, il primo
soffio dell'autentica evangelizzazione.
Occorre, dunque, cominciare
l'evangelizzazione invocando lo Spirito
e cercando dove soffia lo Spirito (cfr.
Gv 3,8).
Alcuni sintomi di questo soffio dello
Spirito sono certamente presenti oggi in
Europa.
Per trovarli, sostenerli e svilupparli
bisognerà talora lasciare schemi
atrofizzati per andare là dove inizia
la vita, dove vediamo che si producono
frutti di vita «secondo lo Spirito»...»
Questo lo ha detto ai vescovi europei
dopo aver parlato della distruzione
della famiglia e della secolarizzazione
dell’Europa, affermando che lo Spirito
Santo ha già dato la risposta.
Sta
dando la risposta: eccoci Santo Padre,
ecco i nuovi carismi, le nuove realtà
che lo Spirito Santo suscita in aiuto ai
preti, alle parrocchie, ai vescovi, al
papa. “Il Signore ricostruisce
Gerusalemme”. |
Seconda lunga citazione di Giovanni
Paolo II, citazione fatta ovviamente a
sostegno di un'altra forzatura ad uso e
consumo del Cammino: dato che occorre
cercare «dove soffia lo Spirito»,
partendo dal presupposto che «alcuni
sintomi» già sono presenti in Europa,
e dato che vanno trovati, sostenuti e
sviluppati lasciando da parte gli «schemi
atrofizzati», ne risulta ovvio che Kiko
si sta candidando ad essere
“sintomo” dello Spirito per la
“ricostruzione di Gerusalemme”, e
contemporaneamente vittima degli
“schemi atrofizzati”; Kiko si
presenta come «aiuto» alla Chiesa.
E chiude questo passaggio insistendo
nuovamente sul Signore che «ricostruisce
Gerusalemme». Il senso stretto è
esatto: è vero che il Signore
assiste la sua Chiesa, è vero che lo
Spirito la inonda di doni, ma è
anche vero che è la Chiesa a dover
riconoscere tali doni. Presentarsi
al Papa dichiarando di essere un dono
dello Spirito rischia in modo assai
serio di essere un'elegante
presunzione.
Chi è convinto di avere “doni dello
Spirito”, non va a vantarsene presso
la gerarchia ecclesiale, non va a
rivendicare un riconoscimento: va a
chiedere di esserne vagliato, va a
chiedere che la Chiesa (quella che
Cristo ha stabilito sulla roccia di
Pietro) verifichi, riconosca, corregga,
guidi. |
La
Chiesa è sempre in combattimento contro
la bestia. |
Quest'affermazione suggerisce una
pericolosa ambiguità.
Lo scopo primario della Chiesa non è
“combattere la bestia” (cioè il
demonio), ma vivere per Cristo (e di
conseguenza annunciare Cristo).
Il combattimento contro “la bestia”
è di ordine spirituale e di ogni membro
della Chiesa, ed è una delle conseguenze
dell'amare Cristo.
La Chiesa è santa perché istituita da
Cristo, ma è contemporaneamente
peccatrice perché fatta di uomini
capaci di sbagliare. Il “combattimento
contro la bestia” è della vita
personale di ogni cristiano, poiché il
peccato allontana da Cristo. Il
cristiano combatte il peccato non per la
pretesa di essere perfetto e
irreprensibile (questo sarebbe moralismo
puritano), ma perché il peccato
allontana da Cristo, unica vera
salvezza.
Pertanto la sentenza “la Chiesa
combatte contro la bestia” in fin dei
conti presenta una visione moralistica,
protestante e dal sapore un po'
apocalittico. |
Solo
una fede adulta, nei cristiani che
portano nel loro corpo il morire di Gesù,
salverà il mondo. |
Quest'affermazione suggerisce un'altra
serie di pericolose ambiguità ed
inesattezze.
Lo scopo della Chiesa non è “salvare
il mondo”: chi propugnasse quest'assurdità
ha già dimenticato che i singoli uomini
hanno sempre la libertà di scegliere
tra il bene e il male, e pertanto è
impossibile “salvare il mondo” nella
sua interezza; ci sono stati e ci
saranno comunque alcuni che si
ostineranno a volersi dannare.
Del resto, proprio a causa del libero
arbitrio, non c'è un vero rapporto tra
Cristo e coloro che si ostinano a
rifiutarlo; infatti: «non prego per
il mondo, ma per coloro che mi hai dato,
perché sono tuoi» (Gv 17,3).
Lo scopo della Chiesa è annunciare
Cristo, è dare ad ogni uomo la
possibilità di incontrare Cristo,
provocare la libertà dell'uomo al
riconoscimento di Cristo, che solo può
dare la felicità. E, a meno di
miracoli, questo riconoscimento pieno può
verificarsi solo attraverso la Chiesa
che Cristo stesso ha stabilito.
La felicità (più comunemente nota come
“santità”) è solo nella comunione
con Cristo. Ciò che si vuole definire
“fede adulta” (termine
ambiguo, dato l'uso che se ne fa da
qualche decennio a questa parte) in
realtà può al più corrispondere alla
fede vera, convinta, sincera:
esattamente ciò che non ha insegnato
né promosso il Cammino.
E poi... “adulta”? Ma che significa?
Significa forse che c'è bisogno di un
particolare (lunghissimo) cammino per
avere la “patente di fede adulta”? A
giudicare dalla storia della Chiesa,
pare proprio di no. Tra i tanti esempi
di santità tra i bambini, vogliamo
citare qui Nennolina (Antonietta Meo),
che a sei anni aveva già capito tutto
della fede, senza né lauree in chimica
e in teologia, né “cammini”
pluridecennali di “neocatecumenato”.
Il termine “salvare il mondo” ha un
sapore sociologico, sa di progetto
politico. Il “piccolo gregge” che è
la Chiesa può essere del 99% della
popolazione mondiale, o anche solo di un
pugno di persone: non sono i numeri che
contano, ma la vita in Cristo. Quando
gli Apostoli hanno avuto il mandato di
battezzare e fare discepole tutte le
nazioni, la loro preoccupazione non era
né la loro consistenza numerica né
l'insegnamento del galateo, ma solo di
annunciare Cristo a quanta più gente è
possibile.
E poi, cosa diamine significa “i
cristiani portano nel loro corpo il
morire di Gesù”?
I cristiani sanno bene che Gesù Cristo
oltre ad essere morto è anche risorto
(altrimenti non sarebbe fede ma solo il
pio ricordino di un eccentrico
insegnante di galateo). Dissociare la
morte dalla risurrezione denota una
visione pessimistica e cupa, tipica di
alcuni ambienti protestanti.
(Così come dissociano la
risurrezione dalla morte nella
celebrazione eucaristica)
“Nel loro corpo”? Portano “il
morire”? Qui non ci vuole grande
fatica a capire che Kiko sta parlando
dell'inquietudine interiore dell'uomo,
di ogni uomo, e soprattutto di sé
stesso (fermo restando che la
terminologia “portare nel loro corpo
il morire” è quantomeno bizzarra).
Kiko sta velatamente condannando i
cristiani più “tiepidi”
(probabilmente quelli che non
frequentano il Cammino Neocatecumenale),
sprovvisti della “fede adulta” e
pertanto inutili alla missione di
“salvare il mondo”.
Insomma, immediatamente dopo la visione
moralistica, protestante ed un po'
apocalittica della Chiesa, c'è la
presentazione di questa necessità di
“salvare il mondo” (altrettanto
moralistica e protestante), che a sua
volta rende necessaria una fede
“adulta” (eh, già: chissà dove si
fa un “cammino” per ottenere la fede
“adulta”). Tutto questo, alla luce
dell'emergenza presuntuosa di “salvare
il mondo”.
|
Ma
quanto è difficile, Santo Padre, che le
istituzioni capiscano che hanno necessità
dei carismi! |
Questa è l'apoteosi del discorso di
Kiko, che si lamenta e dice
l'equivalente di: “Santo Padre,
tantissimi vescovi ci ritengono inutili
e dannosi, anziché necessari! Li
obblighi lei, a darci più spazio e più
importanza! Loro non capiscono
niente!”
È a tutti gli effetti una rivendicazione
sindacale.
E siccome la rivendicazione proviene da
parte di chi già vanta di avere dalla
sua parte l'appoggio di una quantità
notevole di vescovi e cardinali (per
esempio nel caso degli Statuti furono
mobilitate le firme di ventidue
cardinali), se ne deduce che è una pretesa.
Il centro del discorso di Kiko è:
dateci più importanza! dateci più
spazio! |
Ecco che abbiamo
bisogno che si attui la ecclesiologia
del Vaticano II, una
ecclesiologia di comunione, della Chiesa
come corpo. |
La pretesa sindacale continua: «abbiamo
bisogno»... Chi è il soggetto
della frase “abbiamo
bisogno”? Ma è “noi neocatecumenali”,
ovviamente.
Secondo Kiko Argüello, «le
istituzioni» non «attuano
l'ecclesiologia» di cui «hanno bisogno»
i neocatecumenali.
Infatti «le istituzioni non
capiscono che hanno necessità
dei carismi».
Kiko precisa meglio l'ecclesiologia che
vuole che sia usata nei confronti dei
neocatecumenali: «ecclesiologia di
comunione, della Chiesa come corpo».
Notazione finemente umoristica, a fronte
delle accuse di chiusura e separatismo
che pervengono solitamente al Cammino da
diversi decenni a questa parte. Ma che
comunque non può cancellare la
perplessità dovuta al fatto che Kiko va
a far baccano dal Papa, davanti a mezzo
milione di testimoni, perché si
“attui” una qualche
“ecclesiologia” (come se prima del
Vaticano II la Chiesa non fosse stata «corpo»,
come se si fosse in qualche modo
sbagliata). |
In definitiva è l’attuazione del
Concilio Vaticano II che
ci urge oggi più che mai, così
si capisce come il Papa Giovanni XXIII
nella Costituzione Apostolica “Humanae
salutis” (1961) con cui indiceva il
Concilio esordiva dicendo:
«La Chiesa oggi assiste ad una crisi in
atto della società. Mentre l’umanità
è alla svolta di un’era nuova,
compiti di una gravità e ampiezza
immensa attendono la Chiesa, come nelle
epoche più tragiche della sua storia.
Si tratta di mettere a confronto con le
energie vivificanti e perenni
dell’evangelo il mondo moderno».
Il Papa Giovanni XXIII seppe
profetizzare quello che ci sommerge oggi
“una era nuova”, la postmodernità, l’ateismo
visibile. |
Per chi ancora pensasse che non si
trattava di una pretesa, Kiko insiste
sull'«attuazione» che «ci urge oggi
più che mai».
Paradossalmente, il problema
contemporaneo non è l'ateismo, ma la
nuova religiosità. Kiko cita parole di
Giovanni XXIII e poi vi aggiunge tre
termini curiosi. Primo, l'era nuova che
ci “sommerge”: ma per Kiko cosa
significa “sommerge”? Se tale era ci
“sommerge”, sembra non essere una
cosa buona.
Secondo termine, la postmodernità: è
un concetto filosofico: ma qui, nel
contesto, che c'entra? Cosa c'entra con
«l'attuazione del Concilio Vaticano II
che ci urge oggi più che mai»? Sembra
l'eco della pretesa di cui sopra, sembra
un parolone ad effetto.
E infine, l'ateismo “visibile”: ma
che c'entra? Forse che esiste un ateismo
“invisibile” che non fa problema a
Kiko?
La Chiesa assiste da decenni ad una
scristianizzazione della società. Ma
oggi il problema non è l'ateismo, ma il
ritorno della superstizione e della
religiosità: oggi tutti credono di
capire tutto, tutti credono di saperne
già abbastanza del cristianesimo, tutti
credono che in fondo in fondo una
religione valga l'altra. C'è un
fermento religioso (nuove religioni,
religiosità orientali, riscoperte più
o meno ambigue, settarismi, maghi e
fattucchiere, oroscopi, UFO, ecc.) che
ha spesso come caratteristica l'ostilità
al cattolicesimo. |
Noi
dovremmo capire che solo l’Agnello
sgozzato vince la bestia e perché
i cristiani diventino questo agnello
hanno bisogno dei carismi, hanno
bisogno di una fede adulta, della
iniziazione cristiana: ecco la
missione del Cammino neocatecumenale. |
Anche qui c'è un insalatone misto di
concetti e parole grosse.
L'«agnello sgozzato»? I cristiani
devono «diventare questo agnello»
sgozzato? altrimenti non possono «vincere
la bestia»? L'accostamento di queste
parole della tradizione cristiana (ed il
loro retrogusto veterotestamentario) ha
un certo sapore esotico, che piacerà
–ovviamente– ai neocatecumenali.
Ritorna qui infatti il concetto
moralistico e protestante del
cristianesimo ridotto a una serie di
“cose da fare”, sia pure nella
versione spirituale del “vincere la
bestia”. Ma questo “vincere la
bestia” è decisamente equivoco: non
possiamo, con le nostre forze, liberarci
definitivamente del peccato; finché
vivremo saremo sottoposti a tentazioni,
possiamo sempre peccare. La nostra vita
è una tensione verso Cristo, ed il
nostro “combattere la bestia” (senza
l'illusione di poter chiudere una volta
per tutte la questione) è una pura
conseguenza.
Ed ecco che Kiko ci illumina con le sue
preziose parole: visto che lo scopo
della Chiesa (secondo lui) sarebbe
“vincere la bestia”, e visto che
solo “l'Agnello sgozzato” può
vincerla, i cristiani devono
“diventare questo agnello” (forse
voleva dire che dovrebbero assimilarsi a
Cristo), agnello debitamente «sgozzato».
E come si fa a diventarlo? “Hanno
bisogno dei carismi”, cioè
“hanno bisogno di una fede adulta”, cioè
“dell'iniziazione cristiana”, cioè
“del Cammino Neocatecumenale”.
Senza timore di insinuare troppo,
deduciamo dalle parole del Signor Argüello
che “i carismi” sono copyright del
Cammino, che li ha avuti pressoché in
esclusiva dallo Spirito. Ed “i
carismi” servirebbero per far
diventare “adulta” la fede, la quale
non diventerebbe adulta in virtù dello
Spirito (come per esempio la citata
Nennolina, terribilmente più santa di
un teologo plurilaureato a Tubinga e
dotato di tantissime buone intenzioni e
magari pure una rispettabilissima laurea
in chimica) ma attraverso
“l'iniziazione cristiana” così come
la “fa” il Cammino.
Insomma, Kiko presenta il Cammino
Neocatecumenale come uno strumento che,
dopo un buon numero di anni di percorso,
produce “i carismi” necessari per
diventare “agnelli sgozzati” che
potranno “vincere la bestia” nella
partitissima dei campionati mondiali. |
Termino Santità dicendo che il
Cammino neocatecumenale, insieme a tanti
altri che oggi sono qui presenti in
questa piazza, sono il segno della
attuazione di questo Salmo: “Il
Signore ricostruisce Gerusalemme”.
Spero
che tale fatto, in questo vespro
mirabile della Pentecoste del 2006 sia
per Lei e per tutti noi di grande
consolazione. |
Dopo tante parole Kiko non poteva non
citare “tanti altri che oggi sono qui
presenti”, e che resteranno
“presenti in questa piazza” anche
dopo l'intervento di Kiko.
Infatti, immediatamente al termine
dell'intervento di Kiko, dopo gli
applausi di rito (dai quali si potevano
distinguere i neocatecumenali:
applaudivano fragorosamente, l'unico
applauso che tributavano in giornata, e
in parecchie zone erano i soli ad
applaudire), buona parte dei
neocatecumenali presenti ha ripreso armi
e bagagli ed è andata via, trascurando
perfino l'intervento del Papa che
sarebbe seguìto qualche minuto più
tardi (notizia da testimone oculare);
per di più in serata cominciavano
convivenze e incontri neocatecumenali,
in nome delle quali si poteva ben
sacrificare l'intervento del Papa: erano
lì a Roma per Kiko e Carmen, mica per
Benedetto XVI! |
Seconda versione (più breve), per rivedere i
sottintesi di Kiko:
1) Il Tempio di Gerusalemme è stato
ricostruito da un laico e un sacerdote:
istituzione e carisma sono “coessenziali”. |
I laici (“carisma”) sarebbero
essenziali almeno quanto l'istituzione
(come a dire che non ci sarebbe Chiesa
se non si documenti la presenza di laici
di “carisma”). |
2) Giovanni Paolo II ha detto nel 1986
che “occorre cercare dove soffia lo
Spirito”: ma alcuni “sintomi” sono
già “presenti oggi in Europa”. |
I “sintomi” sarebbero il Cammino. |
3) Per trovare questi sintomi bisogna
“lasciare schemi atrofizzati”. |
Le osservazioni critiche al Cammino
sarebbero “schemi atrofizzati”. |
4) Eccoci, noi “sintomi”: siamo
noi, i “nuovi carismi” che lo
Spirito suscita “in aiuto ai preti,
alle parrocchie, ai vescovi, al Papa: «il
Signore ricostruisce Gerusalemme»”. |
Il Cammino ricostruirebbe la Chiesa
poiché sarebbe un carisma; per di più
il Cammino non sarebbe invadente,
perché viene “in aiuto”. |
5) «Solo
una fede adulta, nei cristiani che
portano nel loro corpo il morire di Gesù,
salverà il mondo» (testuali
parole). |
Solo nel Cammino si riuscirebbe a far
diventare “adulta” la propria fede.
C'è da restare parecchio perplessi.
Cosa significa che una “fede adulta”
debba “salvare il mondo”? Cosa
significa che i cristiani “portano nel
loro corpo il morire di Gesù?”
Viene da obiettare che parecchi santi la
fede non ce l'avevano mica “adulta”:
il buon ladrone (che ha l'onore di
essere canonizzato da Gesù in persona)
non aveva mica fatto un “cammino”. E
la santità dei più piccoli e semplici,
poi? Nennolina, per esempio: sei anni,
che razza di “fede adulta” poteva
mai avere? E san Domenico Savio, a parte
un po' di oratorio e il catechismo,
aveva mica fatto un ventennio di
“cammino” di “neocatecumenato”?
C'è o non c'è il rischio di equivocare
lo scopo della vita cristiana, lasciando
pensare che l'unica cosa importante sia
ottenere la patente di “fede
adulta” (magari dopo decenni di
faticosissimi “passaggi” e
“scrutini” e studio e complicazioni
varie: solo i più bravi ce la faranno)? |
6) «Ma
quanto è difficile che le istituzioni
capiscano che hanno necessità dei
carismi!» (testuali parole). |
Traduzione: «Santo Padre, convinca
lei i vescovi che noi siamo
indispensabili!» - con tutto il
rispetto per i sindacati, questo pare
uno dei più insistenti comizi da
sindacalista che si possano
immaginare.
È davvero un azzardo per Kiko
presentarsi di fronte al Papa a
lamentarsi che “le istituzioni” (cioè
i vescovi) “non capiscono che hanno
necessità” del Cammino
Neocatecumenale.
«Eh, Kiko gliele ha proprio cantate,
al Papa! lo devono capire che noi siamo
necessari!»: non è che a qualche
neocatecumenale sia scappata, anche per
scherzo, una frase del genere?
L'atteggiamento sincero, l'atteggiamento
cristiano nei confronti del Papa,
sarebbe invece il pensare: «con tutta
la fatica che ci può costare, abbiamo
continuamente bisogno
dell'incoraggiamento, delle indicazioni,
delle correzioni, della benedizione del
Papa e dei vescovi». Ma questo genere
di discorsi c'è mai stato da parte del
Cammino? Oppure - facile accusa - ci si
limita a dire «il Papa è dalla
nostra parte, i vescovi sono dalla
nostra parte» agitando come slogan
gli incoraggiamenti e tacendo tutto il
resto? E se sono “dalla vostra
parte”, come mai Kiko si lamenta che
“le istituzioni non capiscono”? |
7) «Abbiamo bisogno che si attui la
ecclesiologia del Vaticano II»
(“abbiamo”: ne hanno bisogno i
neocatecumenali?) |
Ma lo scopo della vita cristiana è la
comunione con Cristo o
“l'attuazione” di una qualche
particolare “ecclesiologia”? e
capiscono veramente tutti (anche i
bambini) cosa significa “attuazione di
un'ecclesiologia”? e solo nei
confronti del Cammino non sarebbe stata
“attuata l'ecclesiologia del Vaticano
II”? |
8) Solo “l'Agnello sgozzato” vince
“la bestia”: ed i cristiani devono
diventare quest'agnello, e per farlo
“hanno bisogno dei carismi, di una
fede adulta, dell'iniziazione cristiana:
ecco la missione del Cammino
Neocatecumenale”. |
Per i cristiani sarebbe dunque
indispensabile tutto ciò che fa il
Cammino... |
9) Conclusione: il Cammino
Neocatecumenale, “insieme a tanti
altri che oggi sono qui presenti in
questa piazza”, sono il segno che il
Signore “ricostruisce Gerusalemme”. |
I “tanti altri” non sarebbero
numerosi come il Cammino e pertanto
sarebbero carismi secondari. |
In sintesi: «Ma
quanto è difficile, Santo Padre, che le
istituzioni capiscano che hanno necessità dei
carismi!»
Conclusione
Pur sostenuti da elogi ed incoraggiamenti, a
distanza di vari anni dalla temporanea e
parziale approvazione degli Statuti, dopo
decenni di sgridate da parte della gerarchia
vescovi, con la questione
della liturgia ancora aperta, in una
situazione tutt'altro che invidiabile dal punto
di vista dell'obbedienza al Papa... Kiko si
permette di fare una rivendicazione
sindacale perché il Cammino abbia più
spazio ed importanza?
Autore di questa pagina: Tripudio |
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