- A proposito della croce
rovesciata -
Sembra una forzatura
considerare un "segno di Pietro" la croce
rovesciata (v. foto a lato) disegnata da Kiko
nella sedia occupata dal Papa durante la
celebrazione (viaggio in Terra Santa 2000),
nella casa del Monte delle Beatitudini, come
quella davanti all'ambone da cui si proclamava
la Parola di Dio. La tradizione della
crocifissione di S. Pietro col capo all'ingiù
è dovuta a S. Girolamo, ed è anche
accettabile, perché quel modo di crocefiggere
era già in uso al tempo di Nerone, come
conferma Seneca ed anche Origene. Non è quindi
esclusivo di S. Pietro.
La croce rovesciata non è
stata mai usata per indicare S. Pietro. Non
c'è in tutta l'iconografia riguardante Pietro
e il suo magistero, il segno della croce
rovesciata. Secondo noi cade la simbologia
data dai neocatecumenali alla croce disegnata
da Kiko e che essi accettano acriticamente
bollando quanti non la ritengono un simbolo
cristiano.
Vogliamo ricordare che, se
il tipo di crocifissione dell'Apostolo Pietro
ha avuto numerose rappresentazioni nell'arte
medioevale, nella rappresentazione di Pietro,
in tutto il medio evo e successivamente, le
caratteristiche iconografiche sono soltanto
due:
- il gallo, che ricorda la triplice
negazione dell'Apostolo
- e le chiavi, simbolo del potere a lui
conferito dal Divino Maestro.
Da sottolineare che Kiko
usa il simbolo della croce rovesciata, non solo
nello schienale della poltrona del Papa per
indicare - dicono i neocatecumenali - che egli
è il successore di Pietro, ma anche nelle sue
catechesi quando parla della Parrocchia, dove
la rappresenta con un circolo con la croce
rovesciata (cfr. "Orientamenti alle equipe dei
catechisti per la fase di conversione", pag.
29), e a pag. 85, dove egli parla dei tre tipi
di persone che formano la Chiesa (secondo
lui). Anche in quelle pagine, dove non c'è un
minimo accenno a S. Pietro, la croce è
disegnata "rovesciata"! Non crediamo che il
fatto non sia motivato!
Se da un lato potrebbe essere tollerata, spiegata (ma non giustificata) la croce rovesciata posta sullo scranno destinato al Papa,
non è assolutamente giustificabile l'uso di tale simbolo,
evidentemente non riferito al martirio
dell'Apostolo - oltre che nelle catechesi su
ricordate - su molti degli arredi liturgici neocatecumenali disegnati da Kiko e diffusissimi
almeno fino a qualche tempo fa in parecchie comunità.
Ci riferiamo, ad esempio, al panno usato quale coprileggìo
o addirittura alle stole usate dai
presbiteri durante le penitenziali o altre
celebrazioni.
Per ogni artista ogni
figura ha un significato, che i seguaci di
Kiko interpretano nel modo appena ricordato
per le catechesi.
Sarebbe opportuno che lo stesso Kiko, essendo
ancora in vita, dicesse qual era il suo,
quando ha disegnato quella croce capovolta.
Fino a quando non ci sarà una sua risposta
tutti sono autorizzati a dare la loro: tanto
più che quel simbolo - la croce rovesciata -
era ed è usato da altri movimenti non
certamente favorevoli alla fede cristiana e
con ben altre finalità; proprio per questo
sarebbe bene che lo stesso non venisse
utilizzato da un movimento che si dice
"ecclesiale".
Comunque è opportuno
aggiunger qualche riflessione. Ebbene, se vi è
una costante nel Cammino neocatecumenale,
questa è il rovesciamento simbolico e
dottrinale.
Nella teorizzazione e prassi del Cammino nulla
viene mantenuto nella configurazione
originaria: le Scritture vengono
reinterpretate, i templi riprogettati, i
luoghi e spazi liturgici cambiati
(tabernacolo, altare, presbiterio, fonte
battesimale, ecc.) le musiche e l'estetica,
fino ad intaccare il simbolo cardine del
cattolicesimo: la croce.
Ora, sebbene i capi neocatecumenali si siano
preparati a rispondere alle eventuali
obiezioni con la giustificazione del richiamo
al sacrificio di Pietro, in realtà- come
ricordato - i simboli dell'apostolo sono il
gallo e le chiavi, non la croce rovesciata.
Considerato che l'inversione simbolica è
tipica di tutte le sette esoteriche e
sataniche, i capi del Cammino non potevano
ignorare che la croce rovesciata è comunemente
inserita nel pentacolo satanico.
Si è mai visto un solo parroco o un ministro
di Dio che abbia introdotto nella propria
parrocchia la croce rovesciata? Sicuramente
no, ben sapendosi che si tratta di simbolo
blasfemo associato tra l'altro all'Anticristo.
E poiché per ogni "artista" - tale infatti si
ritiene l'Argüello - nessun simbolo è
utilizzato a caso, occorre trovare altre
spiegazioni a quelle addotte dai capi del
Cammino.
A nostro parere quel rovesciamento simbolico
condensa altri significati, e precisamente:
-
negare la supremazia di
Cristo sulla morte vincolandolo alla sua
condizione umana e non divina
-
condensare in un segno
chiave tutta la filosofia rivolgimentale del
Cammino, che è quella di capovolgere la
dottrina e la missione della Chiesa
-
dare uno schiaffo alla
Chiesa ed al suo Pastore, sottomettendolo a
tale simbolo nel cuore della
neocatecumenalità quale è la
Domus Galileae
-
lanciare a tutti gli
adepti il messaggio identitario sovversivo
del Cammino stesso, condensato proprio nella
croce rovesciata.
Ora, ciò che stupisce
maggiormente non è quanto messo in atto dai
capi del Cammino, comprensibile nella logica
eretica del movimento, ma che il Papa e
le gerarchie vaticane si siano prestate a
tale gioco.
È mai possibile che, a partire da Giovanni
Paolo II, nessuno si sia accorto di tale
ambiguità? È mai possibile che i consiglieri, i
teologi, gli esegeti del Vaticano non
abbiano segnalato al Santo Padre una cosa
così anomala?
Era così difficile imporre ai
neocatecumenali di eliminare immediatamente
quel simbolo da quel luogo e da
qualsiasi altra collocazione, magari con una
nota scritta?
Anche questo contribuisce a confondere e
sgomentare i credenti...
Una nostra lettrice
siciliana ci ha inviato questa foto (potete cliccare per ingrandirla), che pubblichiamo
come ulteriore documentazione dell'uso di
questo simbolo che, dai
riferimenti ai contenuti negli insegnamenti kikiani,
è legittimo considerare ambiguo
Per completezza vogliamo indicare i tre
autentici simboli del papato:
-
Il primo simbolo che
caratterizza la figura di Pietro e dei suoi
successori è la ‘Cattedra’, segno della
potestà di insegnare, confermare, guidare e
governare il popolo cristiano, la ‘cattedra’
è inserita nel grande capolavoro della
“Gloria” del Bernini, che sovrasta l’altare
maggiore in fondo alla Basilica Vaticana, a
sua volta sovrastata dall’allegoria della
colomba, raffigurante lo Spirito Santo che
l’assiste e lo guida.
-
Il secondo simbolo, il
più diffuso, è lo stemma pontificio,
comprendente una tiara, copricapo esclusivo
del papa con le chiavi incrociate. La tiara
porta tre corone sovrapposte, quale simbolo
dell’immensa potestà del pontefice (nel
pontificale romano del 1596, la tiara o
triregno, stava ad indicare il papa come
padre dei principi e dei re, rettore del
mondo cattolico e Vicario di Cristo). Questo
simbolo perpetuato e arricchito nei secoli
da artisti insigni, nelle loro opere di
pittura, scultura, araldica, raffiguranti i
vari papi, oggi non è più usato e nelle
cerimonie d’incoronazione è stato sostituito
dalla mitria vescovile. Questo ad indicare
che il papa più che essere al disopra di
tutti regnanti, è invece vescovo tra i
vescovi e che il suo primato è tale perché
vescovo di Roma, a cui la tradizione
apostolica millenaria aveva affidato tale
compito.
-
Le chiavi simboleggiano
la potestà di aprire e chiudere il regno dei
cieli, come detto da Gesù a Pietro.
Sarebbe interessante a
questo punto chiedersi se il simbolo con cui
Kiko Arguello rappresenta la parrocchia,
ovvero un cerchio con una croce rovesciata, o
la singola croce rovesciata che egli ha
disegnato nella sedia di Giovanni Paolo II sul
Monte delle Beatitudini nel 2000, verrà
bandito insieme alle altre 'peculiarità'
introdotte nella celebrazione eucaristica
indicate nella Lettera del Pontificio
Consiglio per il Culto Divino.
Simbolo iniziale della
croce del cammino,
era l'ancora, prefigurante,
potremmo dire, dire un albero con le radici
che partono da terra (no hay vida cristiana
sin comunidad), la "comunità di chi viene
dall'inferno pieno di ferite e di disprezzo",
esclusivamente tramite la quale per Kiko si arriva al cielo
ed alla vita eterna.
La croce che simboleggia la parrocchia e
quella posta sul seggio del servo di Dio
Giovanni Paolo II sono invece rovesciate:
mentre il cammino prenderebbe dalla terra e
porterebbe al cielo la gerarchia ecclesiastica
prenderebbe dal cielo e porterebbe alla terra,
esalterebbe la carne a detrimento dello
spirito.
Con la croce rovesciata
viene verosimilmente indicata la “grande
prostituta che siede sui sette colli”, la
città grande che regna su tutti i re della
terra vedi Ap. 17, 1-18 ed Ap. 18, 1-8, in
assoluto contrasto con la “Galilea delle
genti” del CNC e probabilmente con la città
santa, Gerusalemme, di Ap. 21, 10-27, che
sarebbe prefigurata dal testo di Isaia 9,
1-3(4) cui si riferisce Matteo 4, 12-16 che i
NC citano sempre a proposito della Domus... Un
altro testo che citano spesso è Matteo 23...
Naturalmente tutte queste interpretazioni sono
fondamentaliste ed errate, tuttavia darebbero
ragione della Domus e della basilare
importanza della “Galilea delle genti”
neocatecumenale.
Dato che un simbolo fa sempre riferimento ad
un sostrato culturale condiviso, è molto
difficile da sostenere che la croce rovesciata
di Kiko sia un simbolo medievale dell'apostolo
Pietro, dato che Kiko rifiuta questo periodo
della storia della Chiesa e dato che oggi
questo significato è irrimediabilmente perduto
anche perché attualmente il simbolo possiede
un significato denotativo fortemente negativo
che anche gli atei conoscono: chi lo avesse
nel proprio stemma (che non fosse satanista)
si affretterebbe a toglierlo.
È noto infatti che la croce
al contrario, soprattutto all'interno di
un cerchio, come viene usata nelle catechesi, non è mai stato simbolo cristiano. È contraddittorio
quindi, oltre che di cattivo gusto che venga
utilizzata da un movimento che si definisce ''ecclesiale''.
Il simbolo kikiano ha un
suo sostrato condiviso, ma è solo per una sua
ristrettissima cerchia. I comuni mortali ne
sono esclusi, come in ogni setta che si
rispetti. È ben noto,
infatti il "segreto" che ricopre
insegnamenti e simboli per "quelli di
fuori".
Torniamo al contesto in
cui questo inquietante simbolo ha attirato
la nostra attenzione: il 'megaraduno'
neocatecumenale del 2000 alla Domus Galileae,
in occasione del viaggio in Terra Santa di
Giovanni Paolo II. Ebbene, una foto
dell'evento (qui a lato) dimostra come
l'enorme immagine di Cristo, il cui volto
dipinto è quello di Kiko, [dettaglio
che è possibile verificare in altra pagina]
faceva 'sparire' la figura del Papa, seduto
sulla famosa 'cattedra' con la croce
rovesciata che vi era collocata sotto. Vi
presentiamo l'immagine del Papa da altra
angolazione, dalla quale il simbolo della
'cattedra' è maggiormente visibile.
Il luogo dell'evento è la cosiddetta
'tenda del convegno', uno dei tanti
scenografici e rutilanti ambienti della
Domus Galileae, la faraonica
costruzione, che abbiamo già qualificato
come sedicente 'presenza cattolica' in
Israele, perché purtroppo come tale viene
presentata. Essa ha già di per sé, ma le
viene anche data, una grande visibilità, per
effetto degli eventi che il Cammino
neocatecumenale vi organizza ed anche per i
significati simbolici che le attribuisce. Il
che non può non essere considerato e vissuto
con preoccupazione e anche con rammarico per
la realtà 'ecclesiale' che veicola, da chi,
nella Chiesa di Cristo, è impegnato
nell'autentico e 'difficile' dialogo con i
nostri fratelli ebrei. Il cammino
neocatecumenale del resto non ha nel suo
nome alcun riferimento a San Pietro
apostolo, è stato fondato dopo il concilio
Vaticano II e come si sa aborre le
tradizioni cattoliche da Costantino al
Vaticano II: dunque l'aver risuscitato il
simbolo della croce rovesciata ai giorni
nostri attribuendolo a Giovanni Paolo II dal
punto di vista storico è ancora più
inquietante.
Per correttezza e amore di verità
pubblichiamo, insieme alla nostra risposta, questa mail fattaci pervenire da
un lettore: Salve...
Mi chiamo Dan e ho appena letto l'articolo
"A proposito della croce rovesciata".
Nell'articolo si legge:
[...]
Leggendo mi è suonato strano siccome da
pochi giorni sono stato a Roma e nella
visita al Carcere Mamertino, che come ben
saprete è stato il luogo dove sono stati
incarcerati Pietro e Paolo, mi è rimasto
impresso un particolare curioso guardando
l'altare. Infatti sull'Altare vi è una Croce
rovesciata. Per convalidare le mie parole
allego la foto ed un link della foto ad alta
risoluzione tratto da wikipedia. Da
wikipedia perchè penso sia imparziale e poi
comunque la foto parla da sola.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia
/commons/a/af/
AltarinMamertinePrison.jpg
Detto questo desidero rivolgervi questa
domanda:
Come spiegate ciò? che in una chiesa romana
(e non una chiesa qualsiasi...) ci sia
questo simbolo? secondo voi è una
manipolazione fotografica? o Kiko è andato a
girare la Croce? oppure non so, qualche
neocatecumenale è andato al posto di Kiko?
[...]
Secondo me il fatto che in uno dei luoghi di
Roma privilegiati dalla storia degli
Apostoli in cui Santa Romana Chiesa (e non
Kiko Arguello) ha costruito quella cappella
(nel IV secolo dopo Cristo, diciamo che
forse Kiko non era neanche nei pensieri del
Padre Eterno) ci sia quel simbolo lì non è
casuale. Forse la croce rovesciata subito
non ci ricorderà s.Pietro, ma arrivare a
dire: [...]
Spero di ricevere presto una vostra risposta
a questo mio quesito in cui possiate darmi
una risposta più che chiara. Perchè le
questioni sono due: o voi avete toppato e
quindi penso che per amore della verità
dovreste scrivere qualcosa a proposito
(scusandovi magari con i neocatecumenali
bollati come acritici) oppure avete ragione
e quindi la mia era solo una curiosità
(nonostante la croce rovesciata resti lì
dov'è, costituendo quindi un precedente che
giustificherebbe l'opera realizzata da Kiko
Arguello). [...]
Rispondiamo:
Il problema sta nei significati storicamente
sovrapposti. In ogni caso il Carcere
Mamertino o Tullianum risale al IV secolo e
sicuramente non può essere paragonato ai
luoghi sacri ai pellegrini di ogni tempo,
nei quali è attestata storicamente la
presenza dell'Apostolo: Vaticano, S.
Sebastiano...
In ogni caso nel IV secolo ci si riferiva all'Apostolo
Pietro (e non al papato), ed i satanisti
come oggi li conosciamo non esistevano
ancora. Per giustificare la scelta di Kiko
occorrerebbe trovare invece croci rovesciate
riferite al papato nell'ultimo secolo, dove
invece disegnare croci rovesciate sui muri
non è affatto indice di pietà cattolica
(provare per credere).
La lettura dei simboli grafici non è affatto
soggettiva in senso assoluto, ma ha ovvie
implicazioni socioculturali. Lo dimostra la
svastica, che disegnata sul muro di una
sinagoga un secolo fa avrebbe fatto un certo
effetto, oggi ne farebbe un'altro del tutto
differente, e ciò indipendentemente dalle
disposizioni del soggetto disegnante. Se poi
il Papa stesso avesse oggi al petto una
croce celtica, lascio immaginare cosa
accadrebbe! Il cristiano deve invece essere
prudente al massimo, affinché l'unica vera
Religione non abbia detrimento da un inutile
scandalo. Siccome i simboli grafici
cristiani non sono segreti ma pubblici,
occorre tener conto del loro impatto nella
società attuale. Un cristiano non si può
permettere di essere ambiguo.
Si può definire il simbolo come entità o
immagine che rinvia ad un'altra o che
suscita la memoria di una determinata
esperienza sensoria o intellettiva. Nella
storia il significato di molti simboli ha
conosciuto una variazione soprattutto a
motivo di sovrapposizione dei significati.
Se agli esordi del cristianesimo una croce
rovesciata poteva richiamare solamente il
supplizio inflitto all'apostolo Pietro, oggi
sono emersi altri significati, ben più
conosciuti dalla gran massa delle persone e
che quindi non si possono trascurare,
provenienti da ambienti esoterico-satanisti,
per cui l'uso di un simbolo come questo OGGI
anche tra gli stessi cristiani è divenuto
ambiguo e quindi da evitarsi. Sarebbe
comunque assurdo demolire le croci
rovesciate del IV secolo: è sufficiente una
guida o un cartello che spieghi agli
attoniti visitatori che non lo conoscessero
il significato di quel simbolo al tempo in
cui fu elaborato.
Da ricordare che la sovrapposizione di
significati su simboli ebraico-cristiani è
specialità tutta massonica (vedi I.N.R.I.,
che per i framassoni significa tra l'altro
Igne Natura Renovatur Integra).
Un'ultimo appunto: Kiko, come noi tutti che
non viviamo nel IV secolo ma nel "terzo
millennio", conosceva sicuramente
l'ambiguità del simbolo che ha usato. Aveva
molte alternative per esprimere
artisticamente il ruolo del successore di S.
Pietro: perché ha scelto l'unica espressione
fortemente ambigua?
Resta comunque strano che in un periodo
della storia qual è l'attuale, nel quale i
simboli di un partito o di una Nazione,
rappresentati capovolti o gettati a terra,
indicano il disprezzo e la sconfitta della
realtà o ideologia rappresentata, il
fondatore di un movimento che si definisce
ecclesiale e che afferma di voler rifondare
la Chiesa di Cristo, per indicare il
successore del primo Vicario del Divino
Maestro, abbia scelto un simbolo inesistente
tra i numerosissimi graffiti trovati nei
luoghi storici della presenza di Pietro, che
mostrano - come già ricordato - la
raffigurazione del gallo, a ricordo del
rinnegamento e quella delle chiavi, a
ricordo del primato ricevuto dal Divino
Maestro.
Per quanto riguarda l'accettazione passiva
dei prelati presenti (data l'età del Papa di
allora) sarebbe bene chiederne conto al
Maestro delle cerimonie allora in carica. Il
responsabile era lui.
Qualche altra considerazione in libertà
Ci sembra il classico caso in cui anche
l'eccezione conferma la regola.
Infatti non stiamo parlando di
un'affermazione assoluta nel campo della
matematica (per smontare la quale è
sufficiente un solo controesempio). Siamo
invece nel campo della storia, dove talvolta
le eccezioni (purché rare) finiscono per
confermare l'asserto che si vuole
dimostrare.
Esempio: la storicità dei Vangeli. I Vangeli
in alcuni punti si contraddicono (il
discorso della montagna è stato fatto "sulla
montagna" o in una "pianura"? chi arrivò per
primo al sepolcro vuoto? eccetera.
Ciononostante li si reputa storicamente
attendibili. Li si reputa storicamente
attendibili poiché se fossero stati
perfettamente coerenti, qualunque storico
avrebbe sostenuto che gli autori avevano
concordato cosa scrivere e cosa no
(concordando cioè uno spot pubblicitario,
piuttosto che il resoconto dei fatti scritto
da quattro diversi "cronisti" con le loro
fonti e i loro punti di vista).
Ora, veniamo alla foto che ci è stata
mandata. Si converrà che l'altare della foto
è molto recente (non è certo stato costruito
nei primi secoli del cristianesimo: eppure
quello sarebbe il Carcere Mamertino,
costruito nel IV secolo dove tra l'altro,
come già detto, NON fu rinchiuso mai Pietro
Apostolo), per cui già questo non tocca
l'asserzione che "non è mai stato usato quel
simbolo" almeno per i primi quindici-sedici
secoli di storia cristiana.
L'onere della dimostrazione resta a chi ha
posto il problema. Resta a lui dimostrare
come mai il simbolo della croce rovesciata,
utilizzato lì, non sia mai stato imitato da
nessun'altra parte.
Sul pavimento di una chiesa romana è
possibile vedere il cerchio con i segni
dello zodiaco (un segno tutt'altro che
cristiano): ma nessuno può ragionevolmente
negare che "lo zodiaco non è mai stato parte
della simbologia cristiana".
Tra i dipinti di una chiesa torinese è
possibile vedere, in un quadro in cui sono
rappresentati alcuni santi di Torino, anche
la figura di Gandhi, del cardinale di
Torino, e del parroco che ha fatto dipingere
il quadro: ma nessuno può ragionevolmente
negare che questi ultimi tre, a tutt'oggi,
non siano mai stato oggetto di venerazione
da parte dei fedeli cattolici (perlomeno
quelli sani di mente).
Insomma, ringraziamo per la collaborazione,
ma facciamo presente che il metodo andava
bene per la matematica, non per la storia.
Se poi si voglia cercare in giro (tanto per
cambiare, su "google") il testo "croce
rovesciata", si troveranno conferme a quanto
andiamo dicendo: laddove non si parla dei
neocatecumenali, si parla esclusivamente di
satanisti e aspiranti tali. Numerosissimi
indizi: e sono gravi, precisi e concordanti.
I simboli comunicano moltissimo.
Non è stata la massoneria ad inventare il
compasso e la squadra, ma se tu li usi nello
stemma della tua associazione, chiunque ci
vedrebbe un riferimento alla massoneria: e
non saresti scusato dall'ignoranza. Hitler
non è stato il primo ad usare la svastica:
ma se sulla porta di casa tua ostenti
un'elegante svastica, chiunque penserà che
lì abita un nazista, e non saresti affatto
scusato dall'eventuale ignoranza.
Per cui è indifendibile un Kiko che usa la
croce rovesciata, simbolo troppo facilmente
riconoscibile come satanico. Pietro si fece
"crocifiggere a testa in giù", ma la sua
intenzione non era di rovesciare la croce.
Kiko ha fatto sedere il successore di Pietro
su un trono con la croce rovesciata: e c'è
qualcosa di davvero malefico, in questo.
Il simbolo tipico di Pietro sono le chiavi:
chi ci ha scritto conoscerà certamente il
simbolo "PE", graffitato frequentemente
nelle catacombe romane, con la "E"
incastrata nella gamba della "P", a formare
il simbolo di una chiave. Le chiavi, la rete
da pescatore, la crocifissione a testa in
giù.
Ebbene, Kiko lì non ha proposto un trono con
le chiavi (o col pesce, o con altro simbolo
cristiano), ma un simbolo che ha preteso di
interpretare come il martirio di Pietro; se
per assurdo le cose stessero come dice Kiko,
allora è come aver augurato al Papa di
morire presto.
I simboli "parlano". Se ci fosse stato il
pesce, sarebbe stato come dire a tutti che
il Papa è la nostra guida nella fede. Se ci
fossero state le chiavi, sarebbe stato come
riconoscere il Papa capo della Chiesa voluta
da Cristo stesso.
E invece no. C'era la croce rovesciata,
nuda, verticale. C'è da supporre che il
Papa, messo davanti al "fatto compiuto",
abbia per puro spirito di carità evitato di
rovinare la festa neocatecumenale, sedendosi
lì, ma certamente non sarà stato allegro per
lo scherzaccio.
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