FUORI DAI
CIRCOLI ECCLESIASTICI
PER ABBRACCIARE L'UMANITÀ INTERA
Anastasios,
arcivescovo ortodosso | torna
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1.
Mi ricordo di un giovane ecclesiastico che, circa 37 anni
fa, era nell'isola di Patmos in un lungo ritiro. Seduto
di fronte all'immensità del mare, si trovava ad
affrontare un dilemma difficile: restare nel suo bel
Paese in Europa, in un ambiente che amava e dove era
amato, o osservare l'ultimo comandamento del Signore
"Andate dunque...", e partire per l'Africa.
Nessuna garanzia gli era offerta per questo viaggio e per
quell'avvenire. Fissando, dalla sua cella ascetica,
l'orizzonte dell'immenso mare, rivolse il suo sguardo
dentro di sé, alla ricerca di una risposta soddisfacente
per la più grande decisione che doveva prendere in
relazione alla volontà di Dio.
La
risposta venne sotto la forma di una domanda cruciale:
"Dio conta sufficientemente per te? Se sì, allora
parti. Se no, allora resta dove sei". Un'altra
domanda venne a rafforzare la prima: "Ma se Dio non
conta sufficientemente per te, in quale Dio credi?".
Allora fu presa una decisione serena, che l'orientò su
un periplo innovatore nel quadro di nuove frontiere
missionarie.
Nelle ore più cupe incontrate sul suo cammino, egli ha
sempre trovato una garanzia fondamentale e un conforto
nell'assicurazione del Cristo resuscitato: "E io sarò
con voi tutti i giorni". Nel testo originale greco:
"Kai idhou eyo meth 'mon eimi pasas tas imezas"
(=tutti i giorni).
37 anni più tardi, il giovane ecclesiastico in questione
ha oggi l'onore di indirizzarsi a questo caro uditorio
composto di rispettabili anziani - avendo avuto
esperienze parallele o analoghe - e di giovani dinamici
che sono seriamente impegnati, a motivo della loro
vocazione, nel lavoro di proclamazione del messaggio e
della speranza veicolati dal Vangelo della Resurrezione.
2.
Riflettendo sulle parole del Signore: "E io sarò
con voi", bisogna situare questa garanzia fornita
dal Cristo nel suo contesto biblico. Con questa garanzia,
il Cristo ci dà un'assicurazione e un comandamento.
Questi tre punti - l'assicurazione, il comandamento e la
garanzia - formano un'unica catena di tre anelli.
L'assicurazione del Signore resuscitato è questa:
"Mi è stato donato ogni potere sul cielo e sulla
terra" (Mt 28,18), e il comandamento che segue
immediatamente dopo: "Andate dunque e fate discepoli
in ogni nazione".
Se la frase "E io sarò con voi tutti i giorni"
è presa isolatamente, perde di logica e dinamismo. Ma in
relazione con gli altri due legami (la congiunzione
"e" l'esige), la stessa frase getta una luce
unica di responsabilità su tutti gli aspetti della
nostra vita ecclesiastica, nell'immediato e a lungo
termine.
Innanzitutto, bisogna prendere coscienza che la
conseguenza della stupefacente vittoria riportata da
Cristo con la sua resurrezione non si limita a un cerchio
ristretto di persone o di nazioni, ma riguarda tutti gli
uomini. Cristo "resuscitato dai morti" riceve
il potere di liberare l'umanità dalle potenze demoniache
e di trasformare ogni forma di vita, comprese le
relazioni e gli sviluppi relativi all'Ecumene.
Le
parole emozionanti di san Paolo cominciano ad esprimere
l'Onore, la Gloria e il Potere messo in opera nel Figlio
resuscitato dai morti, insistendo sul fatto che egli è
stato elevato al di sopra di tutto, "ta panta"
(Ef 1,21, Col 1,16-21, Fil 2,9-11); dunque non solo
quello che concerne il regno umano, ma anche tutta la
creazione.
Gli undici e i loro successori, al momento di essere
inviati nel mondo, sanno che hanno dietro Colui che è
dotato di ogni potere universale. Perché "ogni
potere" è stato dato al Cristo, e di là discende
la missione universale della Chiesa.
3.
Il Signore dell'universo promette di essere al nostro
fianco. Prestiamo un'attenzione particolare alla prima
parola, la congiunzione "e". L'assicurazione
della presenza continua del Risorto non è una garanzia
astratta. Il Cristo non ha dato quest'assicurazione ai
discepoli affinché essi si accontentassero di restare
nel seno di una comunità chiusa. Questa promessa non è
dissociabile dalla nozione di missione dei discepoli, il
loro cammino all'esterno, nel mondo. Essa sarà fonte di
speranza nelle ore di pericolo e di incertezza che
dovranno affrontare come stranieri negli ambienti in cui
si recheranno. Essa è intrinsecamente legata
all'"Andate dunque".
Nel
passato, numerosi europei hanno dato a questo
comandamento del Signore una connotazione geografica: ai
confini dell'Africa o dell'Asia, in Paesi non ancora
evangelizzati. Devo confessare che io stesso non avevo
mai immaginato che l'estremità del mondo potesse essere
vicina geograficamente, nella stessa Europa... in
Albania. E invece, in questo Paese, il Cristo è stato di
nuovo crocifisso e sepolto, segno di una fede sradicata
durante 23 anni.
Allo stesso tempo, prendiamo coscienza di qualcosa che può
talvolta presentare un pericolo ancora più grande della
persecuzione religiosa: sto parlando dell'indifferenza di
certi Paesi europei, all'ovest come all'est, che,
consciamente o inconsciamente, sono al seguito di idoli
che hanno per nome denaro, conforto, desiderio e potere.
Di fronte a tutte queste situazioni che il nostro
continente deve affrontare a causa di atteggiamenti
religiosi negativi, il comandamento del Signore
resuscitato reclama una nuova dinamica fuori dal tempo:
"Andate dunque: fate discepoli in ogni
nazione", comprese le nazioni d'Europa. Nazioni che
hanno duramente perseguitato Cristo durante decenni,
nazioni che l'hanno respinto con arroganza e
indifferenza. Il discorso riguarda anche certe nazioni
che considerano Cristo come loro proprietà esclusiva, un
po' come un dio domestico o una vecchia deità nazionale.
Quando osiamo prendere nuove iniziative, lasciando
coraggiosamente i luoghi tradizionali e confortevoli per
raggiungere nuovi contesti geografici, sociali,
ideologici e culturali, unicamente per proclamare il
messaggio della crocifissione e della resurrezione,
allora è in quel momento preciso che queste parole,
"E io sarò con voi", acquistano tutto il loro
senso.
Sicuramente,
se rimaniamo fedeli all'ultimo comandamento, non possiamo
lasciarci interamente assorbire dai "problemi
europei". Ma, ancora una volta, quale problema
mondiale non è anche un problema europeo!
Così come siamo obbligati a far fronte ai bisogni delle
Chiese europee, noi, cristiani d'Europa, non abbiamo il
diritto di dimenticare il nostro dovere verso le
popolazioni di altri continenti, soprattutto quando sono
ancora in sviluppo e alla ricerca di nuove possibilità.
Queste popolazioni aspirano non solo ad uno sviluppo
finanziario e tecnologico, ma anche alla dignità, al
risveglio spirituale e all'amore disinteressato che solo
la fede cristiana può offrire. Se noi, le Chiese
europee, ci fermiamo su noi stesse, non preoccupandoci
che dei nostri soli fedeli, lasciando a entità laiche,
finanziarie e politiche il compito di prendere iniziative
e di assumere responsabilità nella mondializzazione in
cammino, rischiamo alla fine di tradire il Vangelo.
Un
passo della Bibbia mette in guardia contro la
polarizzazione dell'Europa e del mondo: è di san Luca,
negli Atti degli Apostoli. Le parole del Signore si
indirizzano ai discepoli in questo modo: "Sarete
allora miei testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e
la Samarìa, fino agli estremi confini della terra"
(At 1,8). Una parafrasi attualizzata potrebbe aggiungere:
"a Strasburgo e in tutta la Francia, in Europa e nel
mondo intero".
4.
Questa apertura del nostro orizzonte ci permette di
guardare in faccia la questione essenziale della
mondializzazione, in relazione alla presenza di Cristo
resuscitato? Nella luce pasquale possiamo considerare
ogni cosa con ottimismo e con pensiero creativo - anche
la mondializzazione - e agire, intervenire con
determinazione e lottare senza scoraggiarci per vincere
la violenza, l'ingiustizia e la privazione della libertà,
cominciando dal nostro ambiente vicino, dalla nostra
famiglia, dalla nostra parrocchia, dalla nostra città,
dal nostro Paese e in Europa.
La nostra fede e la nostra devozione non si limitino al
nostro contesto, al nostro Paese o all'Europa, ma ci
chiamino ad abbracciare l'umanità intera e ogni cosa,
"ta panta", con speranza e amore. La
crocifissione e la resurrezione di Cristo hanno aperto la
prospettiva e la possibilità di una forma diversa di
mondializzazione, superando l'egocentrismo personale e
collettivo e coltivando l'amore a livello locale e
planetario.
Grazie alla resurrezione di Cristo, evolviamo in una
sfera a scala planetaria. Quando siamo tentati di
confinarci nei nostri piccoli egoismi - personali,
locali, nazionali o europei - la crocifissione e la
resurrezione ci mettono di fronte alla nostra
responsabilità rispetto all'Ecumene.
Ricordiamoci
che la Chiesa non può essere una società chiusa, di
felici eletti che gioiscono in modo esclusivo dei doni di
Dio reclamando conforto, privilegi e poteri. No, la
Chiesa è al contrario la comunità eucaristica dei
fedeli, che conosce e celebra l'esperienza del Signore
resuscitato, che ha trionfato sulla morte. Forte di
questa verità, essa dà vita e trasforma anche la vita
di tutta l'umanità, nella libertà e nell'amore, perché
in definitiva noi sappiamo che "ogni potere... sul
cielo e sulla terra" è stato dato a Lui, ipostasia
dell'amore.
5.
Per fare emergere tutte queste nuove sfide, abbiamo
bisogno di un nuovo slancio pasquale, lasciando la
sicurezza dei nostri circoli ecclesiastici. È
precisamente su questo cammino difficile che ci rendiamo
conto di trovare sostegno e fonte di pace
nell'assicurazione data dal Signore "E io sarò con
voi". Il pronome personale "Io" è messo
ad inizio di frase, con una particolare enfasi,
insistente sul fatto che nessun altro, neanche un angelo
o un'altra entità della stessa natura, unicamente il
Signore resuscitato dunque, il Re dell'universo, sarà
nostro protettore e nostro alleato. "Io sarò con
voi", non un qualunque idolo come quelli che creiamo
spesso, ma "Io", il Cristo Gesù, definito
dalle mie parole e dalle mie azioni, dalle Beatitudini
fino al mio sacrificio sulla croce.
Questa promessa non riguarda solo gli undici apostoli,
include tutti coloro che credono e che si assumono la
responsabilità di condividere con il mondo il Vangelo
della resurrezione.
La
presenza di Cristo nella vita dei fedeli riposa su una
relazione d'amore sincero e di obbedienza alla Sua volontà,
a suo modo inserendo il credente nel cerchio eterno della
Santa Trinità. "Se mi amate, osserverete i miei
comandamenti; io pregherò il Padre: egli vi donerà un
altro Paracleto che resterà con voi per sempre. È Lui,
lo Spirito di verità" (Gv 14,15-17). Cristo ha
parlato così ai suoi discepoli prima della sua passione
e dopo la sua resurrezione. E ha dato loro il
comandamento seguente: "Come il Padre ha inviato me,
a mia volta io invio voi". Dopo aver così parlato,
ha soffiato su di essi e ha detto: "Ricevete lo
Spirito Santo" (Gv 20,21-22). La presenza dello
Spirito Santo è legata alla loro missione di
ambasciatori di Cristo nel mondo. Il Signore resuscitato
è presente nelle nostre vite attraverso lo Spirito
Santo.
La frase "battezzare in nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo" mette in evidenza la verità
secondo la quale il fare dei discepoli non si può
compiere con la sola forza umana, ma unicamente grazie al
potere di Dio. Tutto il dinamismo della Chiesa riposa su
questa certezza e si esprime particolarmente nella Santa
Eucarestia.
La
sua presenza è visibile in permanenza attraverso
l'energia dello Spirito Santo, e questa coscienza è
rinnovata in modo speciale durante la celebrazione del
culto, che non dovrebbe pertanto mai divenire un rifugio
di riposo emozionale per chi ha trovato la salvezza, bensì
una testimonianza pasquale che supera le frontiere, un
esodo continuo nelle nuove regioni che attendono di
ricevere l'energia del Santo Spirito, fonte di vita.
Esiste un cantico pasquale che solitamente recitiamo
nella Chiesa ortodossa dopo la Santa Comunione: "O
voce divina, voce amata, voce benevola! Tu hai promesso
solennemente di esser con noi fino alla fine dei tempi.
Forti di questa promessa come fonte di nostra speranza,
noi gioiamo".
6.
L'esperienza cristiana più profonda risiede precisamente
nella coscienza della presenza del Cristo, nel fatto di
essere suoi compagni, di amarlo, lui che è l'amore, di
vivere in libertà con lui che ha liberato ogni forma di
schiavitù. "E io sarò con voi tutti i giorni"
nelle ore calme, quando lo sguardo si posa sull'infinito,
nel macrocosmo o nel microcosmo, negli sforzi quotidiani,
nel compimento del dovere ovunque ci si trovi, al fine di
trasformare il lavoro in una liturgia permanente dopo la
Santa Eucarestia.
"E io sarò con voi". Questa certezza ci
riempie di speranza, di gioia e di potere. Di speranza,
di fronte alle crisi e alle tempeste che attraversiamo
nelle nostre vite personali; di speranza, di fronte alle
divisioni indiscutibili che hanno pesato sulle Chiese nel
corso del secondo millennio; di speranza, di fronte ai
vicoli ciechi della giustizia sociale e della violenza
nelle sue più varie forme, che continuano a tormentare
l'umanità.
Questa certezza ci riempie di gioia, che viene dalla
presenza mistica del Ben-amato, che è amore infinito;
una gioia immensa che ci aiuta a superare seriamente le
prove, gli oltraggi, le stesse sconfitte. Con questa
gioia immensa della resurrezione, la Chiesa avanza
vittoriosamente nel mondo, e se perde questa gioia, perde
il mondo.
Questa certezza ci riempie di potere, quello di
sopportare il freddo della solitudine come lo stress
della sofferenza e della sconfitta. Ci dà il potere
della creatività nell'arena ideologica della cultura,
favorendo nuove forme di coesistenza pacifica fra i
popoli. Un potere al servizio di nuove iniziative
ispirate dallo Spirito di Dio.
7.
"E io sarò con voi, tutti i giorni".
L'esperienza concreta che ho descritto all'inizio
continua a risuonare nel mio cuore come una parafrasi
esistenziale del verso già citato. "Dio conta
sufficientemente per te?". Se sì, puoi andare
avanti. Anche nelle missioni più difficili che ti
affiderà. Ma se non conta sufficientemente per te, devi
domandarti se veramente credi nel Cristo resuscitato che
ha affermato: "E io sarò con voi tutti i giorni
fino alla fine del mondo".
In questo inizio di millennio, noi cristiani d'Europa,
gli anziani e i giovani, siamo chiamati ad andare avanti
con un ottimismo rinnovato ed una nuova energia al
servizio di una riconciliazione e di una coesistenza
creativa in Europa e nel mondo intero. Dobbiamo avanzare
nella certezza gioiosa che siamo gli ambasciatori di
Colui che ha dichiarato "Mi è stato donato ogni
potere" e continua ad affermare "E io sarò con
voi".
Andate avanti con la certezza che "ogni cosa"
è messa sotto l'autorità del Signore resuscitato, non
solo l'umanità nel suo insieme, ma anche l'intera
creazione. Invece che per la mondializzazione economica,
che conduce allo sfruttamento della maggior parte degli
uomini, lottiamo, ognuno secondo le proprie possibilità
e opportunità, per una fraternità ecumenica che riposa
sulla libertà, il rispetto dell'altro e l'amore che
emana dalla croce e dalla tomba fonte di vita del Cristo
resuscitato.
Avanziamo con Cristo, con la resurrezione nei nostri
cuori, e sulle nostre labbra questo grido "Cristo è
resuscitato", nell'assicurazione permanente che il
Signore resuscitato è "con noi, fino alla fine del
mondo". Che questa certezza ci riempia di potere e
di speranza per il presente e il futuro, per noi, per il
nostro Paese, per l'Europa e il mondo intero.