Uso improprio di simboli ebraici
L'iniziatore del Cammino NC si intestardisce
a rispolverare i contenuti antichi della
religione cristiana, e con essi i simboli,
che lui chiama "segni" perchè devono avere
una forte riconoscibilità semantica per i
fedeli. Da un punto di vista strettamente
teologico, vi è una estrapolazione simbolica
da un contesto arcaico e il suo reimpianto
in una realtà odierna, oltretutto altra e
differente a partire da un determinato
sviluppo storico.
Le radici con Israele non vanno negate, ma
altra cosa è importarne massivamente i
simboli nella fede cattolica assegnando loro
un posto preminente nell'iconografia, nel
linguaggio e nei rituali, come se il
cattolicesimo fosse la versione attuale
dell'ebraismo antico. In realtà Kiko
Arguello pone in
essere una irrazionale contaminazione di
fedi diverse, pur avendo le stesse un antico
comune retroterra storico e teologico, che
tuttavia nel corso della Storia, si è
diramato in due filoni non convergenti,
perché hanno come discrimine la Croce di
Cristo come passaggio ontologico alla
Creazione nuova operata dalla Incarnazione
del Verbo in Gesù di Nazareth, culminata
nella Sua Resurrezione, Ascensione al Cielo,
ove ha ri-portato al Padre l'umanità
redenta, inviando il suo Spirito a
costituire e vivificare la sua Chiesa fino
alla fine dei tempi.
La
channukkià,
è uno dei numerosi simboli anche di uso
liturgico introdotti da Kiko insieme ad altri
orpelli per nulla canonici, che niente hanno a
che fare con i simboli cristiani.
Ebbene questo è abbastanza inquietante
perché, posta sulla grande 'mensa' che i NC
usano in luogo dell' 'altare', [di questo
argomento basilare riflettiamo più
approfonditamente in altra parte del sito
-ndr]
la hannukkià assume un peculiare significato. Tra l'altro
ci sembra anche non rispettoso per i nostri
fratelli ebrei appropriarsi di un loro simbolo
per farne un uso diverso da quello autentico.
Infatti, l'uso della Hannukkiàh ebraica le
cui luci si accendono durante la festa ebraica
di Hannukkàh, che commemora la
riconsacrazione del Tempio dopo la vittoria
dei Maccabei su Antioco IV Epifane, appare del
tutto fuori posto in una celebrazione
cattolica, ma è indicativo della mentalità
dei Neocatecumenali, o quanto meno dei loro
fondatori, che si dichiarano "i
ricostruttori" del vero cristianesimo e
poi si offendono se qualcuno, come
l'arcivescovo di Catania li chiama
"Chiesa parallela" e certamente non
solo per questo.
Introdurre l'uso di un altro oggetto di culto
ebraico come lo shofar, parlare di Midrash,
Talmud, Kadosh, Shekinah, parole e simboli ebraici che
del tutto impropriamente inflazionano
l'immaginario del Cammino NC, significa solo
impropria giudaizzazione, realizzata anche
con l'enfatizzazione nella formazione delle
figure e delle suggestioni
vetero-testamentarie. Si ritorna del tutto
arbitrariamente ad elementi e simboli che la
Tradizione Cattolica ha inglobato o
superato, perché tutto confluisce nella
Rivelazione Apostolica, portatrice del
Compimento della Storia della Salvezza
realizzato dal Signore Gesù.
Abbiamo inserito, a lato,
un'immagine che mostra lo shofar usato nel suo
contesto, che ne rende ancor più stridente
l'uso, per non dire l'abuso da parte dei
neocatecumenali, che non stentiamo a definire
flokloristico, dato che non è agganciato alla
ritualità e agli stupendi significati
originari o, se qualcosa di essi richiama, non
ne può riprodurre o far rivivere lo spirito
originario, che non ci appartiene, se non come
radice storica. [1]
È un preteso, e falso, ritorno alle
origini, che oltretutto non agevola il vero,
serio dialogo ebraico cristiano che da molti
anni a questa parte la Chiesa sta portando
avanti faticosamente e con impegno.
Per di
più in Terra Santa, attraverso l'esistenza e
gli eventi promossi nella Domus
Galileae, i NC
risultano interlocutori autorevoli, presentandosi come Chiesa cattolica, ma con
quali e quante difformità...
A suffragare questa affermazione,
riportiamo integralmente questa
Notizia tratta dal sito Catechumenium:
""In particolare, ci è dato di
conoscere, prosegue senza interruzioni lo
svolgimento delle visite alla Domus da parte
di gruppi di ebrei durante il Sabato, gruppi
che vengono guidati da seminaristi ormai
"addestrati" in modo specifico per
questa particolare attività. Sembra infatti
che la fama della Domus Galilea sia sempre più
estesa in Israele ed essa stia assumendo
sempre più un ruolo di riferimento per le
cosiddette "visite culturali" di
vari gruppi ed associazioni
israeliane.""
e quanto scrive Sandro Magister [www.chiesa 16
febbraio 2005]
""Inoltre, ogni sabato, una
processione di insoliti visitatori anima la
collina di Korazym. Sono ebrei ortodossi che
bussano alla “Domus Galilaeae”. Accanto
all'entrata trovano un "bimah", un
pulpito, come nelle sinagoghe; a lato del
chiostro il decalogo di Mosé scolpito in
ebraico su marmo; al centro della biblioteca
una Torah del XV secolo; dopo la visita
vengono salutati con il canto dello “Shemah
Israel”, e se ne vanno commossi.
""
E pretendono di rappresentare la Chiesa
cattolica con gli ebrei!
______________________
Riportiamo
integralmente, sulla hannukkiàh, un
interessante intervento tratto dal Weblog
Palazzoapostolico.it
La Hanukkiah, il Candelabro ebraico a nove bracci
usato per la festa di Hanukkah che ricorda la
riconsacrazione da parte di Giuda Maccabeo del
Tempio di Gerusalemme profanato da Antioco IV
Epifane (104 a.C.), è stato usato, fin
dall'inizio, dal Cammino NC e messo sulla
Mensa per la celebrazione eucaristica. La
Hanukkiah è stata disegnata da Kiko Arguello,
così come tutta l'oggettistica
neocatecumenale, croce compresa, che si vende
nei negozi NC a Porto San Giorgio, come a Roma
e altrove.
Io, caro Andrea, al contrario di te, ho visto
parrocchiani andare via dalle celebrazioni
quando vedevano il candelabro sulla mensa,
perché non accettavano queste strane
commistioni e l'uso assolutamente inadeguato
di un oggetto che non appartiene alla
religione cristiana. È un'appropriazione di
qualcosa che fa parte dell'ebraismo e che è
bene che rimanga nel suo contesto religioso.
Che cosa ne direste voi se i nostri oggetti
liturgici venissero usati indebitamente dalle
sette esoteriche, stravolgendone il significato
originale? Non mi pare un'operazione lecita!
Ho visto la foto del Cenacolo di cui state
parlando e vi posso dire, con certezza, che è
una celebrazione fatta al Cenacolo di
Gerusalemme da una comunità NC e non ha
niente a che vedere con gli ebrei convertiti,
come vorreste sostenere mentendo!
Il celebrante principale è stato mio parroco
per alcuni anni e, proprio quel celebrante,
col suo assenso, ha reso possibile l'inizio
del Cammino NC che, dalla sua parrocchia, si
è poi diffuso in tutto il mondo.
Mio caro Andrea, quel Candelabro che tu hai
visto non era lì per caso, ma aveva una sua
precisa logica NC! A proposito, tu che sei
così pieno di certezze e che non verifichi
mai niente, saprai senz'altro che da alcuni
decenni, pagando profumatamente gli arabi che
hanno in custodia il Cenacolo, i responsabili
NC si gloriano di potervi celebrare la Santa
Eucaristia! Questione di soldi!!! Qui i punti
esclamativi scappano anche a me! Per
confermarti che dico la verità, e non parlo a
sproposito, ti consiglio di procurarti la
Rivista "Il Cenacolo" dei PP.
Sacramentini di Ponteranica, e, alla pag. 5
del n. 6 del giugno 1997 vi troverai una
celebrazione dei NC a Roma con una immensa
mensa e un altrettanto grande candelabro a
nove bracci, disegnato da Kiko che vi
campeggia sopra.
L'immagine di Gerusalemme è a disposizione a questa URL
http://www.internetica.it/Cenacolo-2.jpg
Di rivuscellus (inviato il
28/04/2006 @ 12:48:21
La celebrazione è stata
fotografata a Namur, in Belgio. Notate la
presenza, sulla "mensa", della
hannukkiàh e, a lato, l'immagine della
"Trinità di Kiko"
Ci chiediamo che bisogno
c'è della creazione nonché dell'uso di simboli
nuovi, soprattutto se ci si
definisce 'realtà ecclesiale' come nel caso
dei NC nel cui ambito si è introdotti e si
vive in un 'ambiente' - luogo di culto
compreso che, tra l'altro, non è una Chiesa -
in cui tutto parla di Kiko e della sua
suggestiva e personalissima costruzione,
inventata e voluta sia nei nuovi oggetti di
arte sacra che nei dettagli architettonici. Vedi i nuovi canoni dell'architettura delle
chiese: la navata simboleggia il corpo di una
gestante, gravida dei suoi figli rinati. Il
vecchio altare sparisce e al suo posto c´è
"la bocca", l´ambone con la Bibbia.
Più giù c´è "lo stomaco", una
grande tavolata quadrata su cui si dice messa
e si fa la comunione con focacce non lievitate
e gran numero di calici di vino. E più giù
ancora "l´utero", la vasca scavata
nel pavimento, dove il battezzato si immerge
per uscirne fatto uomo nuovo.
Per non parlare della nuova arte sacra,
costituita da oggetti ideati e icone e
affreschi dipinti da Kiko, col particolare
inquietante del suo volto sostituito a quello
di Cristo dovunque ne compaia l'immagine,
comprese ormai numerose chiese.
Non sappiamo quale idea millenaristica abbia
suggerito la Domus Galileae [Abbiamo
analizzato molti dati specifici in un'altra
pagina]. Ci pare però che
Gesù non abbia mai prescritto di danzare
attorno alla Torah, come risulta abbiano fatto
i Rabbini nel corso di una celebrazione.
E perché tutta questa
enfasi data alla Torah ed alla sua benedizione
da parte dei rabbini quando è il Nuovo
Testamento (insieme alla Torah) la Parola,
la
Parola Vivente che è il Signore-con-noi fino
alla fine dei tempi, che
guida i nostri passi nel mondo?
Una scenografia che tende a meravigliare a
conquistare, un potere di gruppo e di lobby,
senza alcuna garanzia di trasparenza.
Vogliamo parlare della responsabilità di quei
vescovi che si sono lasciati consegnare questo
'pacchetto prefabbricato chiavi in mano' senza
approfondire, abbagliati dagli spot
pubblicitari?
Certamente loro, nel migliore dei casi, sono
stati quanto meno imprudenti; tuttavia, per
quanto ci riguarda c'è voluto del tempo per
renderci conto delle anomalie, che potevano
essere scoperte solo 'dal di dentro' e proprio
l'aver aperto gli occhi ha consentito,
gradualmente, come è accaduto in questa
nostra esperienza di confronto e di
approfondimento, di scoprirne e smascherarne
molte altre.
Proprio a proposito dei simboli, guardate che
si dice di fare nel CNC: ritrovare i
significati dei simboli che sarebbero stati
perduti e/o che nessuno conosce né vive più.
Vale per i simboli cristiani, e vale anche per
quelli ebraici. Ma questi simboli sono scelti
non casualmente e non tanto in rapporto al
significato che il loro contesto offre
(ammesso e non concesso che il simbolo in
questione abbia perduto il suo contesto o lo
abbia snaturato), ma in rapporto al
significato originario della "rivelazione
kikiana". Ecco perché da fuori viene
spontaneo dire che certi simboli sono fuori
dal loro contesto: certo, ma sarebbero entrati
in un contesto "altro",
"nuovo", quello di Kiko, avrebbero
un significato che è lo stesso ma nello
stesso tempo "altro".
[1]
Lo Shofar: uso e significati... veri!
La festa di Rosh Hashanà, il Capodanno
ebraico, ha anche un diverso nome, Yom
Teruà, giorno del suono tremolante della
Teruà (una delle due note fondamentali del
suono dello Shofar), che deriva
da uno dei suoi momenti significativi: il suono
dello shofar.
Lo shofàr
(strumento rituale ricavato da un corno di
ariete), che viene suonato a Rosh Hashanà
e a Kippùr, è un richiamo all’esame
di coscienza e un risveglio per coloro che,
come li definisce Maimonide, “dormono
spiritualmente”. Non si tratta solo di
elencare e confessare a D-o i peccati commessi
di cui ci si pente, bensì di condurre un
dialogo con la propria coscienza, di dare una
prova di onestà e autenticità verso se
stessi.
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Sotto le mura di
Gerusalemme
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Sul motivo per cui di Rosh
HaShanà si suona lo shofàr i
Maestri e i pensatori si sono soffermati
molto. Possiamo indicare alcuni motivi. Innanzi
tutto lo shofàr ricorda il sacrificio
di Yitzkhàk, o meglio, la legatura di Yitzkhàk.
Secondo ciò che la Torà ci racconta nel cap.
22 di Bereshìt, Dio volle mettere alla
prova la fede di Avrahàm chiedendogli
di portare in sacrificio il figlio Yitzkhàk.
Giunti che furono sul monte Morià, Avrahàm
legò il figlio; mentre stava per ucciderlo un
angelo lo fermò e gli impedì di fargli del
male. Avrahàm, allora, sacrificò un
montone al posto di Yitzkhàk e,
secondo il Midràsh, chiese a Dio di
ricordare ogni anno la prova alla quale si era
sottoposto senza protestare e grazie a essa
salvare i suoi discendenti, nel momento del
giudizio nel giorno di Rosh Hashanà.
Ecco perché ancora oggi si suona un corno di
montone.
Secondo un altro commento,
il corno di animale e il suono che da esso
deriva, simile a un mugghio, stanno a
simboleggiare che l'uomo spesso è come un
animale e che le azioni negative che egli
compie non sono dovute alla sua cattiveria, ma
agli istinti che non sa controllare. In
pratica, attraverso il suono dello shofàr
noi ricordiamo a D-o i nostri limiti e gli
chiediamo di avere compassione nel momento del
giudizio.
Ma il motivo che
maggiormente ci affascina è quello che ci
ricollega al momento peculiare della
Creazione, quello in cui Dio soffia il suo
alito vitale (la sua Ruah) nell'uomo,
che di rappresenta quindi il primo grande shofàr,
capace di emettere il suono, la Parola di Dio
che è anche parola umana; ma il vero grande
suonatore di shofàr è D-o.
Un ultimo commento ritiene
che il suono dello shofàr rappresenti
una preghiera senza parole, per permettere
anche a coloro che non sanno pregare di
esprimere i loro sentimenti a Dio e chiedere
misericordia nel giorno di Rosh Hashanà.
Questa festa ha anche un
altro nome: Zichron Teruà (ricordo della
Teruà), connesso col ruolo dello Shofar: quello
di indirizzare, di richiamare, di ricucire.
Rabbi Moshè Chajm Luzzatto nel suo Maamar
HaChochmà dice: "E c'è un altro
grande elemento in questo giorno ed è quanto ci
è stato comandato circa lo Shofar. E
questo perché il tesoro dello Shofar nel
suo essere suonato di sotto e la forza della sua
radice di sopra è di rafforzare il bene (Zikronot-Ricordi)
e piegare il male (Malkuiot-Regalità). E
guarda che dal peccato di Adam HaRishon ecco che
il bene si è mischiato al male ed è stato
conquistato da esso. Ed all'epoca del dono della
Torà è uscito il bene dal male, si è
rafforzato e si è reso dominatore. Ma
nonostante ciò non è giunto al punto da
conquistare il male sotto di esso ma è
piuttosto giunto ad uscire dalla sua prigionia e
rafforzare se stesso, mentre il male è rimasto,
separato da esso, che se ne sta per conto suo.
Ma in futuro questa riparazione sarà completa
ed il bene conquisterà il male completamente ed
il bene dominerà da solo. E comunque il primo
rafforzamento che è stato fatto al bene (ed a
piegare il male) è stato fatto attraverso lo Shofar
che ha accompagnato il dono della Torà e questo
è quanto è detto 'La voce dello Shofar va
e si rafforza" (Esodo XIX, 19). Ed il
completamento di questa riparazione in futuro
quando il bene vincerà una vittoria definitiva,
anche questo sarà attraverso lo Shofar,
e questo è quanto è detto 'Verrà suonato il Grande
Shofar' (Isaia XVII, 13). E siccome questa
riparazione sarà completa come non era in
precedenza viene chiamato il Grande Shofar.
Ed ecco che siamo stati ordinati di suonare lo Shofar
il giorno di Rosh Hashanà per rafforzare
la riparazione fatta già con il dono della Torà
e per invitare quella futura che avverrà nel
futuro."
Rav Friedlander spiega così la struttura
della benedizione delle Shofarot. Questa
comincia con dei versi legati al suono dello Shofar
del dono della Torà, passa ad occuparsi
dello Shofar del giudizio e della gioia
che caratterizzano la nostra condizione presente
e si conclude con lo Shofar del Messia.
Il processo di ricordo quindi ha una chiarissima
direzione.
Non possiamo far a meno di
ricordare il venerdì Santo, quando il suono
dello Shofar sta per annunciare l’inizio
del riposo festivo. In fretta, sotto gli occhi
della Madre, Giuseppe d’Arimatea e i suoi
uomini staccano le mani di Gesù dalla trave,
ungono con oli il corpo, lo avvolgono in un
lenzuolo e, portandolo su una barella,
scompaiono nel buio, con le donne che seguono
piangendo. La collina è tornata vuota e
silenziosa, come saranno ogni venerdì santo
gli altari delle nostre chiese, in attesa
della Risurrezione...
Ma questi simboli antichi
per quanto affascinanti non ci appartengono se
non per conoscere le radici della nostra fede.
Noi viviamo la Nuova Alleanza, in Gesù
Cristo, nostro Signore e non abbiamo bisogno
di riesumare l'Antica, mai revocata, ma che
appartiene ai nostri fratelli Ebrei.
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