Ulteriori commenti alla lettera neocatecumenale di risposta ad Arinze
Riflessioni tratte
dal Weblog Palazzoapostolico.it
(Voci di cristiani cattolici, usciti dal
Cammino, molto interpellati dal
problema. Sono tra i collaboratori di
questo sito e pronti a qualificarsi e a
rendere ragione di quanto affermato, se
richiesti)
Due elementi mi turbano ancora, leggendo la lettera inviata dai neocatecumenali al Papa: il fatto che la stessa lettera non sia stata mandata anche - com'era doveroso - al Cardinale Arinze, diretto interlocutore, cui il Cammino era debitore quantomeno di una risposta; e poi un dettaglio, forse trascurabile, ma significativo: il saluto iniziale ("Carissimo Padre, L'amore di Dio Padre, la santa umiltà di Cristo e la consolazione dello Spirito Santo siano con Lei"), nella quale l'augurio dell'umiltà di Cristo al successore di Pietro appare decisamente fuori luogo.
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E poi: la mensa eucaristica come segno e
simbolo dell'accoglienza ai più piccoli:
non è quantomeno riduttivo pensare che
essa sia soltanto questo?
La citazione biblica "offerta"
al papa da Arguello ha un suono almeno
offensivo per le orecchie di un pontefice
che di lezioni può darne e molte. Anche a
Kiko!
Infine: quale segno di continuità tra la
presunta accoglienza amorevole dei
"più piccoli" intorno alla mensa
eucaristica e il modo in cui i
neocatecumenali poi trattano chi osa
mettere in dubbio il verbo dei catechisti?
Io ne so qualcosa!
Cosa pensare dell'affermazione riguardante
la celebrazione eucaristica in parrocchia
almeno una volta al mese? I responsabili
del Cammino affermano
ambiguamente: "Con rispetto al primo
punto della lettera ("almeno una
domenica al mese le Comunità del Cammino
Neocatecumenale devono partecipare alla
Santa Messa della comunità
parrocchiale"), ogni équipe di
catechisti itineranti parlerà con il
Vescovo di ogni Diocesi per concordare
detta partecipazione, soprattutto tenendo
conto dei fratelli più piccoli e più
lontani".
Mi domando quale necessità ci sia di
concordare una prescrizione tanto chiara e
precisa con i vescovi. Forse che questi
ultimi possono contraddire alle
prescrizioni della Santa Sede? o
annacquarle? o modificarle?
E che senso ha il riferimento, in
proposito, ai cosiddetti "più
piccoli e più lontani"? Forse che
riunirsi una domenica al mese alla messa
domenicale parrocchiale costituisce per le
comunità neocatecumenali uno sforzo
immane, che comunque deve prima essere
benedetto dai vescovi?
Il dato principale che traspare dalla
lettera è una dose incontenibile di
autoincensamento e neppure un'oncia di
quell'umiltà che, in apertura della
lettera, viene invocata sul Papa... Io
noterei una "piccola" differenza
con le lettere paoline di cui si copia lo
stile: Paolo dice sempre "la grazia e
la pace....sia con voi" ma non parte
dal presupposto che lui ne disponga in
abbondanza e gli altri ne siano sforniti...
Un altro dato che emerge è che c'è un
mondo intero da evangelizzare (ed è
vero!) ma sembra che ciò non sia
possibile se non ci sono loro a farlo!
Circa le prescrizioni della lettera Arinze mi permetto di riportare la mia esperienza:
- non ho mai visto rispettate, se non eccezionalmente, in una messa alla maniera neocatecumenale, tutte le rubriche del Messale Romano (Credo, Gloria, Lavabo, Orate Fratres, tutti i prefazi, ecc.);
- il ricevere il corpo di Cristo seduti, piuttosto che processionalmente all'altare dedicato in presbiterio, è una consuetudine chiaramente non accettata dalla Chiesa (Se la Chiesa in 2000 anni di storia ha elaborato un tipo di celebrazione, nessuno - tanto meno i Neocatecumenali - può sostituirvi una liturgia ed una ritualità diversa, soprattutto avuto riguardo a quello che significa ('banchetto escatologico' e non 'sacrificio';
- è vero che l'omelia viene tenuta solo dal sacerdote durante la messa alla maniera neocatecumenale, ma è anche vero che essa giunge dopo una serie interminabile di risonanze spontanea (a volte anche molto lunghe e poco pertinenti) tenute dai laici presenti;
- la lettera di Arinze, non mette in discussione la comunione sotto le due specie, ma solo il modo di riceverla (seduti).
L' "indulto"
di cui tanto si parla può riguardare solo
e unicamente il segno della pace, dai
neocatecumenali scambiato in un momento
precedente rispetto alla celebrazione 'normale',
perché fanno una tale sguaiata confusione
che scambiarselo troppo vicino alla
comunione, com'è nella norma,
significherebbe banalizzare quel momento
così solenne e intimo... (ma l'intimità
col Signore è considerata prerogativa di
'sentimentalismi' sorpassati, perché non
la si conosce né quindi la si vive nella
sua vera essenza). Sarebbe ancora più
grave, se davvero il segno della pace è
inserito all'inizio come momento del
perdono, perché "è la comunità che
perdona"...
Evidentemente se la Chiesa ha avanzato con
chiarezza queste riserve e questi dubbi un
motivo ci sarà.
Infine bisogna osservare che imitare
Cristo venuto a servire piuttosto che ad
essere servito non significa soltanto
cercare di farlo ritualmente all'interno
della S.Messa, che ha e deve mantenere i
suoi canoni elaborati dalla Chiesa nei
secoli, (se cosi non fosse dovremmo pensare
che in due millenni la Chiesa ha sbagliato
tutto e che soltanto Arguello da 40 anni a
questa parte abbia capito tutto, senza
sbagliare), ma significhi, più
verisimilmente, imitarlo nella vita di ogni
giorno e nella prassi anche all'interno
della parrocchia.
Non mi risulta che un neocatecumenale si
sogni di lavare i piedi (cioè di servire
un fratello) a chi non appartiene alla
propria comunità.
Quando parlo di servizio, mi riferisco evidentemente a tutte quelle opere che rendono il credente capace di cooperare non solo ai bisogni della parrocchia, ma anche e soprattutto a quelli materiali (a volte pressanti e gravi) di tanta gente, e specificamente della gente che si va a evangelizzare. Il 'servizio', in ambito, neocatecumenale ha dei confini bene precisi e non va oltre l'ambito ristretto della comunità. In alcune Parrocchie collaborano alle catechesi per i bambini a gli adolescenti; ma alla fine cercano di introdurli nel Cammino, che ha strutture, prassi e modalità diverse, e in sostanza parallele, rispetto a quelle ecclesiali...
Quando si parla di partecipazione mensile
alla messa domenicale, si intende che per
una volta al mese occorre rinunciare all'Eucarestia
del sabato sera e ritrovarsi tutti insieme
in chiesa la mattina successiva. Non si
intende lasciare alla buona volontà del
singolo o alla casualità delle decisioni.
Il cammino deve essere segno in parrocchia
nella messa, partecipando a quest'ultima
non in modo individuale.
Per quanto concerne gli altri adempimenti
già in essere basta rileggersi la lettera
e trovare tutte le disposizioni che essa
richiama (I Praenotanda al Messale Romano;
la Redemptionis Sacramentum...
ecc)....
quindi
la recita del credo, il lavabo, l'orate
fratres e, sia pure gradualmente
l'assunzione della comunione - sia pure
sotto le due specie - processionalmente,
in piedi o inginocchiati...... e poi..... monizioni
brevissime, se proprio ci devono essere,
risonanze altrettanto brevi.... evitando
che i didascali addottrinino i piccoli
durante la celebrazione. Infine
rivalutazione... specialmente durante la
Messa, della figura del sacerdote...
Vi pare poco?
Non sono comunque d'accordo su quanto si
dice (anche dalle mie parti...." abbiamo tempo due
anni...". Sarebbe, più che opportuno
necessario, rispettare fin da subito quanto
richiesto dal Papa
Altre considerazioni sostanziali
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Il problema riguarda le persone che vengono catechizzate in un certo modo senza poter ascoltare il vero significato dell'Eucarestia.
Mi colpisce molto la
sottolineatura data nella lettera scritta
da Kiko e altri al Papa: "e il
Signore viene a servirli". Non è una
menzogna in sé, perché è vero che la
Presenza del Signore viene a guarirci, a
trasformarci a donarci il Suo Spirito di
Risorto; ma contemporaneamente e
principalmente la Eucaristia è un
'sacrificio' di lode innanzitutto e di
ringraziamento, nonché l' 'offerta' di
tutto il nostro essere, di tutta la nostra
vita al Padre come ha fatto Cristo...
Non vado oltre perché è una cosa troppo
grande: è un 'mistero' che va vissuto e
assimilato vivendolo...
Trovo poi estremamente riduttivo e anche
inquietante quel
""...pieni di ferite e di
disprezzo verso se stessi, che nella Santa
Eucaristia il Signore fa presente il suo
amore, morendo e risuscitando per loro;
non solo, ma preparando una mensa, un
banchetto escatologico, che fa presente il
Cielo e dove Lui stesso, pieno di amore,
li fa sedere e passa a servirli: "Li
farà mettere a tavola e passerà a
servirli" (Le 12,37).""
Vedete la sottolineatura del banchetto a
decremento del 'sacrificio' già
denunciato? Non che l'elemento 'banchetto
escatologico' non ci sia, ma siamo nel
sottile inganno di cui è infarcita tutta
la predicazione neocatecumenale.
l'Eucaristia non è solo questo!!!
È una visione quanto meno riduttiva dell'Eucaristia,
se non aggiungi - e non mi sembra poco -
che siamo noi: il nostro 'uomo vecchio'
che, nell' 'offerta' accolta dal Padre in
Cristo, muore e risorge in Lui. Se mangiamo la sua carne e il suo
sangue è per divenire come Lui e divenire
pane, 'Eucaristia vivente' ed
è un'offerta piena di gioia (non la
masochistica visione della croce criticata
da Kiko) perché il
perdono, la resurrezione ci rendono
liberi...
E aggiungo che non tutti i cristiani che
celebrano l'Eucaristia sono pieni di
disprezzo verso se stessi, anche perché
nella Chiesa nessuno ti disprezza né ti
insegna a disprezzarti perché sei
peccatore, ma ti insegna a sperimentare la
misericordia e il perdono e a non rimanere
peccatore (anche se per guarire
completamente da alcuni peccati occorre
fare molta strada).
E poi, se tutto questo - per ottenere gli
effetti di passare dalle 'tenebre' alla
'luce' - si deve ripetere per ogni Eucaristia, dov'è l'azione trasformante
della Grazia?
Non che non sia vero in assoluto (vedete
il sottile inganno?). Ho constatato che nessuna
delle affermazioni di Kiko, presa a sé,
è falsa. Acquista quanto meno ambiguità,
se non 'difformità' con gli insegnamenti
della Chiesa nel contesto della sua
costruzione... e si discosta dalla verità in quanto
assolutizza certi aspetti, trascurandone
completamente altri di non secondaria
rilevanza ai fini della maturazione in una
fede autentica.
Ecco perché sostengo che questo come
molti altri insegnamenti sono fuorvianti e
lo stile è autoreferenziale e presuntuoso.
È
vero, quindi, che l'uomo rinasce
attraverso il Sacrificio di Cristo, ma
quello che davvero ci salva non è solo il
sacrificio di Cristo - che è alla base di
tutto - ma c'è bisogno della nostra
risposta e dobbiamo diventare anche noi
'offerta' come ha fatto il nostro Signore,
se no non potremo mai dire "è Cristo
che vive in me!". Per sottolineare la
Resurrezione, non si può bypassare la
croce!
Più volte nella predicazione ho sentito
criticare questo aspetto del sacrificio ed
è per questo che nel neocatecumenato si
privilegia la catechesi, la liturgia, che
si traduce in una grande esaltazione
emotiva, liberazione sì dalla mestizia,
ma corre il rischio di rimanere in
superficie e non operare nessun
cambiamento. A differenza di quanto
insegna Benedetto XVI che, nel parlare
degli effetti dell'Eucaristia, usa il
termine "trasformazione" in
abbondanza! Termine assolutamente escluso
dal vocabolario neocatecumenale! Alla fine
si trascura la carità che si esaurisce
nell'impegno esclusivo nell'ambito della
Comunità e nei modi indicati da chi
comanda... Non esiste una parrocchia in
cui si riesca a coinvolgere i
neocatecumenali in tutto quello che può essere
"diaconia" nel vero senso della
parola; ma neppure in altri ambiti: il
cammino è parallelo e non ci sono punti
di incontro, quindi non c'è comunione. È
Chiesa questa? La lettera parla di
partecipazione alla celebrazione comune
almeno una volta al mese, ma abbiamo
visto...
Quanto al vivere la carità, non mi sembra un buon argomento quello usato e abusato da tutti i catechisti: che non possiamo aiutare gli altri se non siamo 'formati'. A parte il fatto, che non saremo mai perfetti e la nostra formazione è perenne, quello che il Signore ci chiede è di fare del nostro meglio in ogni momento, non di cominciare ad impegnarci o a darci da fare quando un catechista stabilisce che hai superato la fase giusta...
Tornando al
loro modo di fare Eucaristia, i neocatecumenali sostengono che
il motivo è ricalcare il memoriale dell'ultima
Comunione (dell'ultima cena) con gli
Apostoli. Nella quale cena, Gesù dopo
aver lavato i piedi ai suoi discepoli, li
ha serviti alla sua mensa, attorno alla
quale tutti stavano seduti (e il cammino
cerca di ricalcare la prima Chiesa
Cristiana).
Ma non è possibile fissarsi su un
episodio della vita di Gesù e costruirci
intorno una celebrazione che non tiene
conto di tutto il cammino Apostolico!!!!
Quello che ha fatto Gesù è ben di più
che lavare i piedi ai suoi discepoli!!!!
Quello che dobbiamo vincere, con e nel
Signore, non è lo stato di mestizia, ma
il peccato, la menzogna, l'inganno!!!
E, poi, è vero che l'uomo si converte
ogni giorno, perché ogni giorno ha
bisogno di guardare il volto del Suo
Signore e lasciarsi guardare da Lui per
rimanere saldo nella fede; ma una volta
fatta la scelta (la cosiddetta 'opzione
fondamentale') e detto il sì profondo al
Signore, perché ha sperimentato la sua
misericordia attraverso l'incontro con
qualcuno che glielo ha fatto conoscere (ma
com'è davvero!!!) il cristiano non ha bisogno di
celebrazioni che lo tolgano dalla mestizia
ma di cibarsi del cibo solido della Carne
e del Sangue del Suo Signore per poter
continuare a rimanere saldo in Lui e a
lasciarsi trasformare dalla Sua presenza e
di vivere come Lui in perenne lode e
ringraziamento - e offerta - al Padre
("dov'è più, morte, il tuo
pungiglione?"). È questa la sua
perenne Eucaristia ogni volta rinnovata,
vitalizzata e nutrita dalla celebrazione.
Il 'memoriale' che la Chiesa celebra non
è quello dell' 'ultima comunione' di
Gesù. Kiko si è fermato al Cenacolo!!!
Nel Cenacolo, celebrando l'ultima
cena, Gesù ci porta con sé anche sul
Calvario e nel sepolcro e al di là del
sepolcro, oltre una tomba ormai vuota, nel mondo della Resurrezione e
il memoriale che celebriamo noi "fate
QUESTO in memoria di me" non è solo la
lavanda dei piedi del cenacolo ma è anche la sua
offerta sulla Croce, nella quale c'è tutta la
Redenzione operata da Gesù con la
sua Incarnazione (Concepimento Nascita
Vita Passione Morte Risurrezione
Ascensione)
Da tutto quanto detto si deduce che dietro le prescrizioni del Card Arinze, non c'è soltanto una modalità, una forma, ma qualcosa di ben più sostanziale!