Il gergo neocatecumenale
come espressività per iniziati
La teoria della relatività
linguistica considera il linguaggio non come
un mero strumento ma come una struttura capace
di forgiare la nostra visione del mondo. Il
significato di una cosa non le è intrinseco
come spesso riteniamo, ma le è conferito a
partire da un atto arbitrario dell'uomo che
associa un significante a un significato, in
tal senso il significato e quindi la cornice
entro la quale vengono percepiti gli eventi è
creazione dell'attività simbolica umana.
In effetti potremmo dire
che "Il nostro è un mondo i cui confini
sono dati dal nostro linguaggio. Non solo
parliamo la nostra lingua, pensiamo in essa
come un pesce vive nell'acqua. In genere
vediamo il mondo come il nostro linguaggio ce
lo fa vedere" (Garret Hardin, The
Threat of Clarity, Etc., XVII, 3, 1960, p.
269).
Nei culti totalitari, l'ideologia è interiorizzata come "la verità",
l'unica e autentica "mappa" della
realtà. La dottrina serve non solo a filtrare
le informazioni in entrata, ma indica anche il
modo in cui elaborarle. Generalmente si tratta
di dottrine assolutistiche, che dividono ogni
cosa in "bianco o nero", "noi o
loro". Tutto ciò che è buono si incarna
nel leader e nel suo gruppo. Tutto ciò che è
cattivo è nel mondo esterno. La dottrina
sostiene di poter esaudire tutte le domande,
di rispondere a tutti i problemi e a tutte le
situazioni. Un affiliato non ha bisogno di
pensare con la sua testa, dal momento che chi
lo guida, cui deve obbedienza acritica, pensa
per lui.
Un contesto totalitario ha un suo "proprio" linguaggio, che
contempla parole ed espressioni tipiche. Poiché
il linguaggio fornisce i simboli che usiamo
per pensare, controllare determinate parole
significa anche controllare i pensieri. Molti
gruppi infatti condensano situazioni
complesse, danno loro un'etichetta e le
trasformano in cliché di gruppo. Questa
etichetta, che altro non è che l'espressione
verbale del gergo interno, governa il modo di
pensare di ogni singolo individuo, quale che
sia il contesto in cui si trova.
Il linguaggio perciò come costitutivo del
sociale. Una comunità si sviluppa e si
delimita anche tramite la creazione di un
gergo a essa peculiare: "La socialità
si sviluppa nella dimensione linguistica, ogni
pratica sociale acquista senso nel
"linguaggio" che accomuna e
caratterizza l'aggregato sociale in cui essa
accade" (Giorgio De Michelis,
"Osservazione del sociale e autoreferenza",
in Attraverso Bateson, Raffaello
Cortina Editore, Milano 1998, p.
Il nuovo sé, la personalità del culto,
viene a situarsi nella profonda esperienza
interattiva di comunicazione e relazione
all'interno del gruppo. Il gergo del gruppo
serve anche a dissociare la nuova personalità
del culto da quella vecchia e ad allontanare
l'adepto dagli "esterni" incapaci di
comprendere il suo strano linguaggio.
Per questo la nuova personalità non è
astraibile e non esiste al di fuori della
relazione, al di fuori del contesto in cui si
situa, al di fuori della comunità linguistica
a cui appartiene, potremmo dire che è una
qualità emergente. Al contempo però, anche i
contesti relazionali non potrebbero avere
luogo senza gli individui che li pongono in
essere e che contribuiscono a mantenerli in
costante co-creazione.
Un elemento fondamentale della metodologia di indottrinamento e di
spersonalizzazione di chi aderisce al cammino
neocatecumenale è costituito dall’uso di un
gergo iniziatico e convenzionale significativo
di una mancanza fondamentale di chiarezza.
Per differenziarsi dal Cattolicesimo tradizionale (in modo assai ostentato
in ogni circostanza possibile) il
Neocatecumenato ha coniato come parola chiave
quella di “Cammino”, che viene usata per
descrivere gli insegnamenti e la filosofia
dell’iniziatore.
I neologismi ed il gergo
dei neo catecumenali, secondo la tecnica del
lavaggio del cervello, portano i membri ad
accettare idee nuove senza alcuna garanzia di
attendibilità! Il linguaggio particolare crea
un senso di dipendenza e di obbedienza cieca,
nonché di fortunata appartenenza esclusiva ad
un gruppo elitario!
Si potrebbero fare poi decine e decine di esempi sulle forme, i contenuti,
i significati di questo linguaggio, ma ci
fermiamo a quelli più eclatanti:
-
I neocatecumenali si chiamano tra loro “fratelli” e “sorelle”. È
una peculiarità dei cristiani, questa; ma
loro non intendono fratelli e sorelle in
Cristo, ma fratelli e sorelle di comunità.
-
Le varie categorie direttive includono “i responsabili”,
i”catechisti”, gli “itineranti”,
"i didàscali" (maestri dei
bambini); "ostiari" (quelli che
preparano la sala per le celebrazioni)
-
Il termine “sacerdote” è stato abbandonato del tutto in favore di
quello di “presbitero”;
-
La santa Messa è stata relegata a livello espressivo a semplice
“celebrazione”; con questo stesso
termine si indica anche la celebrazione
infrasettimanale della Parola;
-
Negli insegnamenti neocatecumenali abbondano termini tecnici, come “Kerygma”;”
Koinonia”; “Kenosis” e termini
filosofici come “ontologico”; ”
esistenziale”; ”escatologico” ,
senza che venga data alcuna spiegazione di
essi;
-
la “Kenosis”, che nel
cattolicesimo rappresenta lo
'spogliamento' da parte del Signore
della sua divinità, per assumere la
nostra umanità, invece nel cammino
rappresenta "la discesa nel proprio
male" per scoprire quanto siamo
peccatori e quanto Cristo ci ama perché
nonostante il nostro peccato ci salva...
ma questa salvezza, nel cammino, non è
conseguente al riconoscimento del
peccato e al combattimento vissuto in
Cristo per mezzo della sua Grazia che ci
raggiunge copiosa nella penitenza e
nell'Eucaristia e che ci consente di
'imitarlo' con la nostra vita che, nella
Sua Offerta, diviene nostra Offerta al
Padre... invece è la comunità che salva,
è la comunità che perdona persino
attraverso rituali che non hanno nulla a
che vedere con quelli vissuti nella
Chiesa (ad es. la
lavanda dei piedi) e,
comunque, non esiste alcuno 'sforzo',
alcuna responsabilità personale nel
vincere il peccato. Lo sforzo richiesto
ai camminanti è quello di 'svuotarsi di
sé', cioè dell'annullamento totale della
propria personalità per accogliere le
suggestioni e le prassi del cammino e
'costruirsi' come persona, in base alle
corrispondenti feree e rigide modalità e
tempi identici per tutti; il che è già
di per sé un fatto aberrante, perché
ogni uomo oltre ad avere tempi ed
esigenze diverse, è diverso da ogni
altro uomo e solo nella libertà e non
nella coercizione, può crescere in
umanità e maturità spirituale in Cristo!
Di conseguenza, si acquista un'identità
di gruppo e non si coltiva il rapporto
personale col Signore.
-
I concetti chiave sono quelli di “croce gloriosa” e “servo di Jahvè”,
quest’ultimo, come molti termini del
Neocatecumenato, viene dall’Antico
Testamento;
-
"idoli" che
vanno "odiati": la famiglia, il
lavoro, i figli, gli averi. Kiko fa dire
ai suoi catechisti che "la famiglia
è un mito terribile quando diventa
religione. La Cristianità la deve
distruggere!". Bisogna, quindi,
mettere al primo posto la
"Comunità"! Se la moglie è
innamorata di suo marito o il marito della
moglie, dicono che si sono fatti un
idolo!... bisogna odiarlo! Quante
separazioni, se l'uno o l'altro non entra
in comunità
-
"segreto":
non si possono fare domande su ciò che
seguirà, non si possono rivelare
particolari del "cammino" ad
esterni e neanche ai membri di livello
inferiore, non deve trapelare nulla di
quanto accade all’interno! I Capi, con
lo sguardo spiritato, dicono solo che nei
prossimi
-
"passaggi"
(esami periodici) si accederà ad una
vicinanza sempre maggiore alle meraviglie
di Dio; l’importante è fidarsi del
"cammino" (di loro!) e
ringraziare di non essere "cristiani
della domenica"!
-
"scrutini" -
Prove cui si è sottoposti durante i
"passaggi", al prezzo di ogni mancanze
di rispetto del 'foro interno' della
persona costretta alla confessione
pubblica di ogni propria più intima
nefandezza; il che favorisce lo
'svuotamento di sé di cui sopra ma
soprattutto crea grande dipendenza. Quel
che è grave è che vengono rozzamente
gestiti, in base a rigidi schemi
preconfezionati, da catechisti con
poteri assoluti ma nessuna nozione di
psicologia né tanto meno capaci di
un'autentica "direzione spirituale".
Sostanzialmente si tratta di una forma
di aberrante 'addestramento', che nulla
ha a che vedere con la vera crescita sia
psicologica che spirituale.
-
"fico secco", è il
termine usato nei confronti delle
persone che non "danno frutti", ossia
non rispondono alle aspettative
direttive dei catechisti e per questo si
sentono e sono maledetti come è avvenuto
al fico che non ha dato frutti fuori
stagione di evangelica memoria. Solo che
nel vangelo chi chiede i frutti anche
fuori stagione è il Signore della
Vita... (Marco
11,13-14).
-
"sperimentare": avere
una esperienza concreta di qualcosa nel
contesto di una situazione vissuta
-
"persecuzioni":
le critiche che provano la loro "santità"
e la giustezza della loro esperienza.!
-
"Tu non puoi
giudicare" (lo hanno anche gridato in
faccia a Vescovi che si sono permessi di
obiettare qualcosa) perché:
-
"... poi capirai;
nessuno può capirlo, se non lo
vive". E con questo alibi impediscono
a chiunque è fuori dalla loro
organizzazione dal formulare anche la più
piccola obiezione
-
La parola chiave “catechesi” viene usata per i contesti più diversi.
Persino le parole del serpente di Eva
vengono descritte come “catechesi”
(ovviamente in senso negativo, cosi come
viene ritenuta aberrante “la catechesi
del mondo”;
-
"vediamo, a te che ti ha detto la Parola?", domanda da fare ai
bambini che ascoltano le catechesi
-
«Figlie di Gerusalemme»
le donne nubili del cammino
-
«con i bambini ho fatto un Midràsh» (per spiegare il concetto ai
bambini ho usato un raccontino
interattivo,
-
«noi facciamo la Parola» (ho un incontro a base di letture dalla Bibbia)
-
los kikos, così vengono chiamati in Spagna
-
Il saluto comunemente scambiato: Pace o ‘la Pace’ non
indica “la Pace sia con te o con voi”.
Il segno della Pace scambiato durante la
celebrazione liturgica indica il perdono
nell'ambito della comunità...
-
Kiko ha dato ordine, a Pasqua, di scambiarsi il saluto:
“Cristo è risorto”, cui si risponde
“è veramente risorto” (tratto
peraltro dalla liturgia pasquale). Se
incontrando un neocatecumenale che dice
“Cristo è risorto”, gli rispondi
“Alleluia” o “lode a Dio” o
qualunque altra espressione che ti viene
dal cuore, resta interdetto e fa la faccia
disgustata, perché non è come ha detto
Kiko…
-
Nel linguaggio comune sono ricorrenti anche espressioni del
tipo “mettiti nella tua realtà”;
”mettiti nella verità”, “sali sulla
croce”, ”sali a Gerusalemme”,
espressioni che accreditano un idioma
nuovo e altisonante, poco o punto
comprensibile nel suo giusto significato a
seconda delle circostanze che ne
determinano l’uso (e l’abuso).
-
il così detto
"giro di esperienze", vera e
propria forma di controllo esercitata
durante le "convivenze" (ritiri
spirituali di uno o più giorni, nel quale
i partecipanti "con-vivono"), la cui
pressione psicologica è superata solo
dagli "scrutini" (terribili
esami in cui i capi laici inquisiscono l’anima
dei poveri "fratelli", in quanto
hanno l’autorità di stabilirne il grado
di crescita nella Fede)
-
artifizi psicologici,
come la "oscurità totale" (il
cosiddetto "lucernario") unita a
lunghi silenzi, che ottengono un impatto
travolgente sulle menti stressate
-
"alzarsi"
viene utilizzato per dire che un individuo
o una famiglia sentono il desiderio di
offrire la propria vita per il Vangelo e
quindi, in occasione di opportuni incontri
fatti con gli iniziatori del cammino, con
i propri catechisti o in comunità, a
seguito di un appello generale si alzano
rendendosi visibili ai fratelli mostrando
apertamente la propria disponibilità in
risposta alla chiamata di Dio.
-
"storia che Dio fa con
te" ciò che accade nella relazione tra
l'uomo e Dio
-
"Recidere i rami
secchi" ( tagliare i ponti col
passato, con gli amici ritenuti
sanguisughe o approfittatori, con i
famigliari, ma sostanzialmente con persone
che non comprendono)
-
il termine “Faraoni”,
come quello "Giuda", indica tutte le persone che
criticano il Cammino
-
"anatema" maledizione
contro chi si allontana e quindi tradisce
la comunità
-
"lontani": coloro che
sono considerati apostati, pagani,
idolatri
-
le "Tende"
("Come sono belle le tue
tende...") da linguaggio biblico, le
comunità...
Con l’uso di questo gergo il Neocatecumenato rivendica
anche il diritto all’interpretazione delle
Sacre Scritture, al controllo della parrocchia
e di ogni aspetto della vita dei
“fratelli” e delle”sorelle”.
Monsignor J.Buckley, vicario generale della
diocesi cattolica romana di Clifton a Bristol
cita l’analisi che un eminente psichiatra
cattolico ha svolto sulle presumibili
“tecniche di lavaggio del cervello” usate
dal Neocatecumenato. Una di queste consiste
nell’uso di un gergo o di “neologismi che
disorientano il non iniziato e lo portano ad
accettare idee nuove e senza garanzie di
attendibilità (Da un articolo del mensile
cattolico “Priest and People”, giugno
1988).
Bruno Secondin, carmelitano, professore di spiritualità
all’Università Gregoriana di Roma,
definisce questo tipo di linguaggio come
“codici elaborati”, che evocano cioè nei
membri un’intera gamma di sentimenti, che
costruiscono l”universo” del movimento.
Questi linguaggi particolari creano delle
parole su cui fare leva per suscitare secondo
le circostanze, senso di colpa o di
appartenenza o cieca obbedienza.
È possibile anche che la nuova terminologia sia stata
creata per dare un senso di novità al
messaggio, evitando così di usare le pie
espressioni del passato; ma, per ironia della
sorte, in chi è estraneo al movimento o in
chi sta iniziando il processo di
“iniziazione” suscita al contrario
confusioni ed equivoci, che precludono
completamente ogni dialogo significativo con i
cattolici non aderenti al Neocatecumenato, o
comunque con chi non lo conosce e che,
comunque, sono funzionali all’indebolimento
della volontà delle persone che ne sono
destinatarie.
By Francesco
(continua)
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