L'interpretazione della
Scrittura
in ambito neocatecumenale
Premesso che è apprezzabile
la ricerca di dimestichezza con la
Parola del Signore vissuta e incoraggiata nel
Cammino Neocatecumenale. Diffidiamo, invece, di
alcuni aspetti, modalità e comportamenti nel corso
dell'esperienza...
Sull'argomento
riportiamo, dopo la citazione, una nostra
riflessione, seguìta dala discussione
dipanatasi sul Weblog "la Verità
sui Neocatecumenali", perché
permette di seguire il filo logico della
riflessione comune e può essere ancor più fluida e
chiara di una 'ricostruzione' ragionata. Ci
auguriamo, tuttavia, che possa destare
ulteriori spunti di riflessione che, chi
legge, volendo,
potrebbe inserire nello stesso Blog...
Ma, in primo luogo,
consideriamo una
citazione importante che illumina l'argomento: Giovanni Paolo II Fides
et ratio
"55
...
Non mancano neppure pericolosi ripiegamenti
sul fideismo, che non riconosce l'importanza
della conoscenza razionale e del discorso
filosofico per l'intelligenza della fede, anzi
per la stessa possibilità di credere in Dio.
Un'espressione oggi diffusa di tale tendenza
fideistica è il « biblicismo », che tende a
fare della lettura della Sacra Scrittura o
della sua esegesi l'unico punto di riferimento
veritativo. Accade così che si identifichi la
parola di Dio con la sola Sacra Scrittura,
vanificando in tal modo la dottrina della
Chiesa che il Concilio Ecumenico Vaticano II
ha ribadito espressamente. La Costituzione Dei
Verbum, dopo aver ricordato che la parola di
Dio è presente sia nei testi sacri che nella
Tradizione, (Cost. dogm. Dei Filius III)
afferma con forza: « La Sacra Tradizione e la
Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro
deposito della parola di Dio affidato alla
Chiesa. Aderendo ad esso tutto il popolo
santo, unito ai suoi Pastori, persevera
costantemente nell'insegnamento degli Apostoli
».(Ibid.) La Sacra Scrittura, pertanto, non è
il solo riferimento per la Chiesa. La « regola
suprema della propria fede »,(Ibid.) infatti,
le proviene dall'unità che lo Spirito ha posto
tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e
il Magistero della Chiesa in una reciprocità
tale per cui i tre non possono sussistere in
maniera indipendente.(Ibid.)
Non è da sottovalutare, inoltre, il pericolo
insito nel voler derivare la verità della
Sacra Scrittura dall'applicazione di una sola
metodologia, dimenticando la necessità di una
esegesi più ampia che consenta di accedere,
insieme con tutta la Chiesa, al senso pieno
dei testi. Quanti si dedicano allo studio
delle Sacre Scritture devono sempre tener
presente che le diverse metodologie
ermeneutiche hanno anch'esse alla base una
concezione filosofica: occorre vagliarla con
discernimento prima di applicarla ai testi
sacri.
Altre forme di latente fideismo sono
riconoscibili nella poca considerazione che
viene riservata alla teologia speculativa,
come pure nel disprezzo per la filosofia
classica, alle cui nozioni sia l'intelligenza
della fede sia le stesse formulazioni
dogmatiche hanno attinto i loro termini. Il
Papa Pio XII, di venerata memoria, ha messo in
guardia contro tale oblio della tradizione
filosofica e contro l'abbandono delle
terminologie tradizionali.(Cfr Lett. enc.
Humani generis (12 agosto 1950): AAS 42
(1950), 565-567; 571-573.)"
E nel cammino? Partiamo da questa
testimonianza:
La Scrittura è molto usata nel cammino:
all'inizio si fanno i temi usando il Dufour.
Dopo il primo passaggio si incomincia a
leggere l'A.T. Finchè si resta sui libri
storici, (storia di Abramo, Mosè, e anche
Davide) la lettura e il seguente riporto
alla comunità è relativamente semplice.
Quando si arriva ai profeti iniziano i
problemi: una lettura puramente
'cronologica' dal primo all'ultimo capitolo,
e senza conoscere lo sfondo storico a cui
questi testi fanno riferimento, fa sì che si
capisca poco.
Poi si leggono i salmi. L'uso dei paralleli
della bibbia di Gerusalemme, secondo me, può
essere molto utile per comprenderli. Però da
un po' di anni è diventata di gran moda la
scrutatio, la quale è un aggrovigliamento
interiore, una introversione psicologica in
cui alla scrittura posso far dire di tutto e
il contrario di tutto, a seconda dell'umore
del momento.
. La scrutatio si fa anche sui salmi.
. Sono state costruite le jeshivah
nei seminari per far fare scrutatio
ai seminaristi.
. Si fa nelle convivenze.
. Poi c'è la parola dei passaggi (letture
quaresimali dell'anno A), che viene
strumentalizzata a favore del cammino.
- I baal della samaritana sono gli
idoli che ti impediscono di fare il cammino
- La guarigione del cieco nato rappresenta
l'incontro con Cristo che hai fatto nel
cammino, e così via.
. Poi ci sono le interpretazioni
aneddotiche/kikiane della scrittura, per cui
Abramo dubita, ha più fede Isacco di lui.
. E in generale la scrittura viene usata per
mettere in evidenza le debolezze dell'uomo:
la paura di Abramo, di Mosè, i peccati di
Davide che gli impediscono di essere un buon
genitore, e così via.
Ho scritto rapidamente quello che mi veniva
in mente sulla manipolazione della scrittura
che si fa nel cammino. Per non parlare della
lettura moralistica che si fa del discorso
della montagna, dell' amore al nemico, che
diventano dei martelli in mano ai catechisti
per farti vedere che non sei convertito.
I catechisti nc che si occupano di
iniziazione cristiana commettono il grave
errore di usare quasi esclusivamente l'A.T.
perchè è quello che conoscono meglio, perchè
si può tradurre in storie facilmente
raccontabili. Ma siccome la figura di Gesù
Cristo è poco compresa - perchè ci si è
fermati al sola scriptura,
trascurando il magistero successivo al 105
d.C., si finisce per parlare poco di Gesù ai
bambini, e molto più di Mosè e Pesah
varie. [tutto ciò non meraviglia, tenendo
conto anche di tutti gli altri elementi di
giudaizzazione veicolati dal cammino]
La Parola non viene accostata per cercare la
Verità, essi non cercano la verità, ma
piegano alla loro formazione tutto quello
che ascoltano, compresa la Parola, che non è
più "lampada per i passi" ma arma da
brandire e non è più nemmeno il cesello del
Vasaio, quello vero, ma la frusta e lo
scalpello del padrone delle loro anime
Omne quod recipitur ad modus recipientis
recipitur
questo significa che, se il recipiente è
deformato, quello che entra risulta
deformato ed ecco perché non riusciamo ad
intenderci
__________________________
E' certamente un'invenzione di Arguello
quella della "scrutatio"
Dallo statuto nc - art.20, c.1), 2°
capoverso:
I neocatecumeni, scrutando i salmi in
piccoli gruppi, sono iniziati alla pratica
assidua della “lectio divina” o “scrutatio
scripturæ”, «nella quale la Parola di Dio è
letta e meditata per trasformarsi in
preghiera». Infatti, «l’ignoranza delle
Scritture è ignoranza di Cristo».
Nella prassi cattolica la ‘scrutatio’
è solo un momento della lectio, che
insieme a meditatio, oratio, contemplatio,
(e successiva ruminatio: il lasciarla
risuonare costantemente nel proprio intimo,
cogliendone sempre più le luci e i
significati profondi) segna le fasi di
approfondimento della Parola che consentono
di assimilarla sempre di più e di tramutarla
in nostra vita con l'aiuto della Grazia del
Signore presente e operante in essa.
Scrutatio poi, non significa
meditazione, ma ha la funzione di approccio
di capire dal punto di vista storicistico il
senso delle scritture. Invece Kiko e i
catechisti con fare misterioso un bel giorno
ti dicono adesso facciamo la "scrutatio"....E'
una cosa che si rifà, appunto, alla
Lectio divina ma non vi assomiglia
neanche lontanamente. Per comprendere in
modo corretto le scritture c'è chi fa anni
di seminario o altrimenti di esperienza
guidata... la Lectio è certamente
riservata ad ogni credente, ma occorre
all'inizio esservi guidati da un sacerdote e
comunque da chi conosce l'esegesi e ha già
maturato un'esperienza profonda e
consolidata di questa pratica che consente
di accostarsi alla Scrittura con gli
atteggiamenti interiori adeguati ed anche
con gli strumenti conoscitivi che permettono
di andare oltre la "lettera". Essa non è
altro che la porta d'accesso per tutti gli
altri momenti di approfondimento e di
assimilazione. Da quel che dice lo statuto
vi si accenna solo in parte; ma poi in
realtà accade tutt'altro.
Invece nel cammino accade che dai catechisti
viene data una parola, si prende il Dufour
che è un dizionario di teologia biblica e la
si cerca lì. In genere i commenti del Dufour
risultano molto lunghi e non mancano le
persone che si rifiutano addirittura di
leggerlo perché, dicono, è troppo
complicato. Capita che i più svogliati se lo
preparano a parte su un pezzo di carta.
Questo non è concesso perché la
"preparazione della parola" dovrebbe essere
comunitaria. Qualcuno deve fare l'
"ambientale" cioè l'introduzione , ma c'è
chi non vuol mai farla o la fa in modo goffo
o strampalato, in genere perché incapace di
riassumere i concetti desunti dal Dufour. Il
risultato: davvero pietoso.
Anche perché non sempre, anzi raramente è
presente il sacerdote e il tutto si risolve
in una interpretazione spesso letterale, del
tutto personalistica e quindi approssimativa
e, neppure si insegna l'atteggiamento di
venerazione, rispetto, attesa amorosa di
quel che la Parola vuol dirci, anche perché
in essa irrompe il Soprannaturale se siamo
capaci di vero ascolto e Adorazione; invece
la si tratta con banalità, con
superficialità, alla pari di uno strumento
materiale, circondato di cure tutte
esteriori:
la copertina di Kiko, gli
ammennicoli vari da lui introdotti
(ricordate la Torah vestita messa in
primo piano? Vedere immagine sopra, riferita
agli elementi di 'giudaizzazione', cui fanno
ala un rabbino e un vescovo, con Kiko
gongolante al centro).
Peccato che non abbia introdotto il dato
fondamentale, che ricordiamo alla scuola di
Don Nicola Bux: «È necessario ribadire che
la presenza di Cristo nella Parola c’è, a
due condizioni: quando la lettura si fa
“nella chiesa”, non privatamente, e quando
“si legge” la Sacra Scrittura. Dunque non
basta che ci sia il libro sacro sull’ambone
o sull’altare, perché ci sia la presenza.».
Questo oltre a rappresentare un’altra delle
serie contaminazioni neocatecumenali alla
fede cattolica (la pari dignità della Parola
e delle S. Specie, rappresentata dai
tabernacoli “a due piazze”) dimostra come la
‘scrutatio fai da te’ del cammino, sia ben
lontana dal leggere ed interpretare la Sacra
Scrittura nella Chiesa e, soprattutto, con
la Chiesa.
la scrutatio neocatecumenale non
aderisce alla lectio divina perché
non rispetta i suoi 7 momenti
la preparazione della parola, anche se
orientata dal dtb, non permette una
attualizzazione ben fondata perché esso non
implementa la Tradizione, non fa alzare lo
sguardo dalla “pagina scritta”, non è
sufficiente!
Dice lo Statuto:
Art. 11, c.2) Nella
celebrazione della Parola di Dio, prima
dell’omelia, il presbitero invita chi lo
desidera tra i presenti ad esprimere
brevemente ciò che la Parola proclamata ha
detto alla sua vita. Nell’omelia, che ha un
posto privilegiato nell’istruzione del
Neocatecumenato, il presbitero prolunga la
proclamazione della Parola, interpretandola
secondo il Magistero e attualizzandola
nell’oggi del cammino di fede dei
neocatecumeni.
[Bene,
per fare ciò il Sacerdote deve presiedere ad
ogni riunione di ciascuna comunità presente
in parrocchia e quindi, se ci sono 5
comunità, visto che le stesse celebrano
rigorosamente separate l’una dall’altra, si
può dire che da lunedì fino al venerdì è
impegnato con la celebrazione settimanale,
sabato con la celebrazione eucaristica,
domenica con la convivenza mensile di
ciascuna comunità ... ma il resto dei
servizi parrocchiali quando li dovrebbe
garantire? E se invece di 5 comunità ne
fossero 6 o 7 o 13 o anche molte di più
(così come è) come potrebbe aderire al c.2)
dell’art.11? Chiamando altri 5 presbiteri?
Anche se ci fossero, sarebbero a piena
disposizione dei capricci NC?]
Continuiamo...
Art. 11, c.3) Ogni celebrazione
della Parola è preparata accuratamente, a
turno, da un gruppo della comunità, con
l’aiuto, quando possibile, del presbitero.
Il gruppo sceglie le letture e i canti,
prepara le monizioni e dispone la sala e i
segni liturgici per la celebrazione,
curandone con zelo la dignità e la bellezza.
[Benissimo!
Oltre agli impegni di cui sopra il
presbitero dovrà, quando possibile, essere
presente alla preparazione della Parola che
normalmente si fa a turno in casa di qualche
fratello. Ma quando non è possibile che si
fa? Chi potrà garantire una giusta
attualizzazione? Forse altri presbiteri che
non ci sono perché già impegnati per quanto
detto prima?]
... andiamo avanti!
c.4. Per approfondire la Scrittura
«con l’intelligenza ed il cuore della
Chiesa», i neocatecumeni si avvalgono
soprattutto della lettura degli scritti dei
Padri, dei documenti del Magistero, in
particolare del Catechismo della Chiesa
Cattolica, e di opere di autori spirituali.
[Questa
poi … Solo la mano benevola di chi sa il
fatto suo ha potuto scrivere ciò. Chi l’ha
scritto (vogliamo essere buoni) non è stato
informato che i NC dalla ‘nascita’ della
comunità fino al secondo passaggio, passano
a volte anche più di 7 anni e, durante
questo tempo gli unici testi dei quali si
avvalgono i NC sono il dizionario di
teologia biblica Léon-Dufour ed un testo
dalla copertina blu, ormai non più spacciato
dai catechisti, dal titolo “le tappe della
storia della salvezza”. Ambedue i testi
traggono gli argomenti esclusivamente dalle
pagine della Bibbia senza integrare e
attualizzare in alcun modo la Tradizione bi
millenaria della Chiesa cattolica,
condizione essenziale per una corretta
esegesi che attualizzi fondatamente le
letture bibliche.]
Questa scrutatio, fatta da soli, non
è niente altro che una serie di riflessioni,
come potrebbe essere un diario personale, in
cui scrivo le mie impressioni.
Due esempi: una signora non italiana che non
capiva il passo di Mt 5, che dice che anche
chi dice stupido al fratello merita la
geenna. Lei pensava che non si deve usare la
parola 'stupido' ma si può dire 'deficiente',
ecc. ecc. Una persona depressa, che soffriva
nel leggere certi salmi che parlano di morte
e nessuno le aveva spiegato come andavano
letti (io l'ho capito solo dopo aver seguito
un po' di Sacra Scrittura in un istituto di
scienze religiose).
Abbiamo fatto due esempi spiccioli, ma è pur
vero che nel cammino si legge la parola come
un giudizio nella propria vita, mettendo in
evidenza la nostra incapacità. Alla parola
che 'ci giudica', il che può anche andare
bene, noi aggiungiamo il nostro giudizio
personale, o quello dei catechisti, si
strumentalizza la parola per far vedere che
dobbiamo fare ancora tanto cammino, che
siamo chiamati a cose grandi, ecc. ecc. ecco
perchè non deve essere presente il
sacerdote.
Una scrutatio fatta così, serve solo
a misurare il mio bisogno di fare ancora il
cammino, mi mette in guardia dal non
uscirne, mette in evidenza le mie debolezze,
la distanza tra le mia realtà e l'ideale di
buon cristiano. E' una riflessione tra me il
mio Super- io. E' un ulteriore anello della
'dipendenza' che il cammino ingenera nelle
persone.
Completa la riflessione:
Dall’Interpretazione della Bibbia
nella Chiesa – Documento della Pontificia
Commissione Biblica:
La Chiesa accoglie la Bibbia come Parola di
Dio che si rivolge ad essa e al mondo intero
nel tempo presente. Questa convinzione di
fede ha come conseguenza uno sforzo di
attualizzazione del messaggio biblico e di
elaborazione di diversi modi per l’uso di
testi ispirati.
- L’attualizzazione di un testo biblico,
nell’esistenza cristiana, non può
realizzarsi correttamente se manca la
relazione con il mistero di Cristo e della
Chiesa e presuppone una corretta esegesi che
ne determini il senso letterale.
Se la persona che attualizza non ha
personalmente una formazione esegetica, deve
ricorrere a buone guide di lettura che
permettano di ben orientare
l’interpretazione per restare in accordo con
la verità salvifica espressa nella Bibbia e
di rispettare certi limiti evitando così
possibili deviazioni.
Benché ogni lettura della Bibbia sia
necessariamente selettiva, sono da evitare
le letture tendenziose cioè quelle che
invece di essere docili al testo, non fanno
che utilizzarlo per i loro fini limitati
(come nel caso dell’attualizzazione fatta da
alcune sette, per esempio i Testimoni di
Geova).
Le deviazioni saranno evitate se l’attualizzazione
parte da una corretta interpretazione del
testo e si effettua nella corrente
Tradizione vivente, sotto la guida del
magistero della Chiesa.
- Un modo che si è elaborato per l’uso dei
testi ispirati è la lectio divina,
prassi attestata nell’ambiente monastico già
dei primi tempi ed estesa a tutti i chierici
(secolari e religiosi) per mezzo
dell’istruzione “De Scriptura Sacra” del
1950.
Ai nostri giorni, la costituzione conciliare
“Dei Verbum” (ed è questa la novità), invita
tutti «i fedeli di Cristo» ad apprendere «la
sublime conoscenza di Gesù Cristo».
La lectio divina sotto il suo duplice
aspetto, comunitario e individuale, è quindi
divenuta attuale con lo scopo di suscitare
ed alimentare «un amore effettivo e
costante» per la Sacra Scrittura, fonte di
vita interiore e di fecondità apostolica.
Numerose associazioni movimenti e comunità
di base, che mettono al primo posto la
lettura della Bibbia in una prospettiva di
fede e di impegno cristiano, centrano le
loro riunioni sulla Bibbia e propongono un
triplice obiettivo: conoscere la Bibbia,
costruire la comunità e servire il popolo.
E’ motivo di gioia vedere la Bibbia presa in
mano da gente umile e povera, che può
fornire una luce più penetrante dal punto di
vista spirituale ed esistenziale, di quella
che viene da una scienza sicura di se stessa
ma, a passare dalla lettura del testo
biblico al suo significato di salvezza per
il tempo presente, si corre il rischio di
limitarsi a un commento superficiale causato
dalla mancanza di preparazione specifica ed
ha come conseguenza la tentazione di
rinunciare ad approfondire le letture
bibliche limitandosi a moraleggiare o a
parlare di questioni attuali, senza
illuminarle con la luce della Parola di Dio.
Occorre quindi l’aiuto di esegeti per
evitare attualizzazioni poco fondate.
La novità della Lectio nel popolo di
Dio richiede una formazione illuminata,
paziente e continua, tra i presbiteri, le
persone di vita consacrata e i laici, in
modo da giungere ad una condivisione delle
esperienze di Dio motivate dalla Parola
ascoltata. [cfr. Lineamenta “LA PAROLA DI
DIO NELLA VITA E NELLA MISSIONE DELLA
CHIESA” – Sinodo dei Vescovi, XII assemblea
generale ordinaria]
Alcune precedenti
testimonianze:
Aldo ha detto 26 giugno,
2006 17:57
"Perché l'iniziatore dei
neocatecumenali afferma testualmente "La
Bibbia si spiega da sé", senza
intermediazione della Chiesa?
Ovviamente io sono convinto del contrario.
Premetto che non ho nulla contro i
neocatecumenali, ma avendo letto questa
espressione di Kiko Arguello, mi ci sono
fermato per cercare di capire.
Insomma, per i neocatecumenali leggere e
scoprire i significati della Parola è un
fatto individuale o di gruppo, comunque non
sorretto e guidato dagli insegnamenti della
chiesa (Mi domando in proposito quanto possa
essere poi fondata la conseguente
predicazione).
Per un comune cattolico invece, come me di
A.C., la Bibbia non si spiega affatto da sé o
in modo privato o secondo rimandi e
parallelismi.
Lo dice S.Pietro nella sua II lettera
(1,20-21) "Sappiate anzitutto questo:
nessuna scrittura profetica va soggetta a
privata spiegazione, poiché non da volontà
umana fu recata mai una profezia, ma mossi da
Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte
di Dio".
Sono pienamente convinto
che la Parola è un organismo vivo che parla
ai nostri cuori, indipendentemente dal nostro
livello di comprensione e sono altrettanto
sicuro che da essa non si possa prescindere in
un vero itinerario di formazione cristiana e
cattolica.
La mia domanda concerne un aspetto preciso che
cercherei di sintetizzarti come segue:
Può la predicazione fondarsi soltanto su
convinzioni personali maturate attraverso una
"lettura" personale della Scrittura
sganciata dagli insegnamenti della chiesa?
Non so su altri aspetti, ma su questo il
neocatecumenato di Arguello è in grave
errore. Ho chiuso e vi saluto.
In cammino ma non nel
cammino ha detto 26 giugno, 2006 18:16
Ma non è quel che pensano i protestanti?
Qualcosa che ha a che fare col "sola
Scriptura" e esclude la
"Tradizione" della Chiesa?
Mic ha detto 26 giugno,
2006 18:20
Per Aldo,
intanto ti trascrivo questa sintesi dal
Catechismo della Chiesa Cattolica. Poi, appena
posso ricollegarmi, ti dirò il mio pensiero
per quanto riguarda i NC, che da questo sono
decisamente lontani.
81 " La Sacra Scrittura è la Parola di
Dio in quanto è messa per iscritto sotto
l'ispirazione dello Spirito divino".
Quanto alla Sacra Tradizione, essa conserva
"la Parola di Dio, affidata da Cristo
Signore e dallo Spirito Santo agli
Apostoli", e la trasmette
"integralmente ai loro successori,
affinché questi, illuminati dallo Spirito di
verità, con la loro predicazione fedelmente
la conservino, la espongano e la
diffondano".
82 Accade così che la Chiesa, alla quale è
affidata la trasmissione e l'interpretazione
della Rivelazione, "attinga la sua
certezza su tutte le cose rivelate non dalla
sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra
devono essere accettate e venerate con pari
sentimento di pietà e di rispetto" [Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 9].
84 Il "deposito" ( 1Tm 6,20 ) [Cf
2Tm 1,12-14 ] della fede ("depositum
fidei"), contenuto nella Sacra Tradizione
e nella Sacra Scrittura, è stato affidato
dagli Apostoli alla totalità della Chiesa.
[...].
85 "L'ufficio di interpretare
autenticamente la Parola di Dio scritta o
trasmessa è stato affidato al solo Magistero
vivente della Chiesa, la cui autorità è
esercitata nel nome di Gesù Cristo", [Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10] cioè ai
vescovi in comunione con il successore di
Pietro, il vescovo di Roma.
95 "È chiaro dunque che la Sacra
Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero
della Chiesa, per sapientissima disposizione
di Dio, sono tra loro talmente connessi e
congiunti che non possono indipendentemente
sussistere e che tutti insieme, ciascuno
secondo il proprio modo, sotto l'azione di un
solo Spirito Santo, contribuiscono
efficacemente alla salvezza delle anime"
[Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10].
Miriam ha detto 26 giugno,
2006 18:30
Propongo ad Aldo una mia riflessione che
naturalmente non esaurisce l'argomento.
Innanzitutto faccio notare che nessuna delle
affermazioni che si riscontrano in ambito
neocatecumenale, se presa a sé, può definirsi falsa.
Anche questa, che riguarda il fatto che la
Bibbia si commenta da sé. Ad esempio anche i
Rabbini dicevano che la Bibbia si commenta e
si spiega da sola. Questo lo riscontra
qualunque 'frequentatore' della Scrittura, cui
spesso, in risposta, o come 'risonanza' di un
certo passo, torna alla mente qualcosa di
corrispondente in altre parti dei Sacri Testi.
L' anomalia sta nel fatto di assolutizzare
questo discorso (è uno dei tanti 'inganni
sottili' della predicazione neocatecumenale) e di
credere e far credere di poter fare a meno del
Magistero o di una esegesi illuminata della
Chiesa che sconfini dall'alveo esclusivo della
costruzione kikiana.
Anche perché, se non c'è un 'ascolto' nello
Spirito della Parola, che è enormemente
aiutato da una solida formazione all'esegesi e
da una frequentazione degli insegnamenti e dei
Sacramenti nella Chiesa, che certo non si
trova nelle catechesi del cammino, si corre il
rischio di far dire alla Parola quello che
vogliamo noi e non quello con cui ci vuole
interpellare!
Aldo ha detto:
Non ho nessun rapporto speciale con la
Scrittura se non quello di un comune credente
che cerca di distinguere il momento
dell'approccio alla Parola finalizzato alla
preghiera, alla conoscenza di essa e alla
richiesta di conforto ad essa, dal momento
dell'interpretazione, per la quale mi affido
abitualmente al Catechismo della Chiesa
Cattolica. Tutto qui! Se poi dovessi fare una
predicazione, certamente non mi affiderei
soltanto alla lettura e all'interpretazione
personale della Parola ma, consapevole dei
miei immensi limiti e dell'insegnamento della
Chiesa, mi incollerei sulla bocca il
Catechismo di Ratzinger.
Dominico ha detto 26 giugno, 2006 18:44
L'interpretazione (del tutto umana) delle
sacre scritture che ripudia o ignora quanto
dice il magistero della chiesa consente di
costruire una storia della chiesa del tutto
artificiosa, su cui innestare un'ALTRA CHIESA
In cammino ma non nel
cammino ha detto 26 giugno, 2006 18:49
Leggete questo stralcio da una intervista
al card Ratzinger sul problema del "sola
scriptura". Lui qui parla dello
"strappo" operato da Lutero, che
sosteneva lo stesso principio espresso
dall'iniziatore del cammino NC
Card. Ratzinger:
"In effetti credo che quello fu il
momento decisivo, perché in questo modo si
abbandonava l'idea cattolica di una Chiesa
interprete autentica del vero senso della
Rivelazione. Lutero non poteva più
condividere quella certezza che nella Chiesa
riconosce una coscienza comune superiore
all'intelligenza e alle interpretazioni
private. Così la relazione fra la Chiesa ed
il singolo, fra la Chiesa e la Bibbia era
radicalmente mutata. [...] Del resto questo
problema sta in modo considerevole al fondo
anche dei nostri colloqui con teologi
cattolici: la teologia cattolica deve
interpretare la fede della Chiesa; ma là dove
essa passa direttamente dall'esegesi biblica
ad una ricostruzione autonoma del teologo (o
di Kiko -ndr), si fa qualcosa di
diverso".
Mic ha detto:
Penso che Aldo si riferisce all'assolutizzazione della interpretazione
personale, staccata da quella della Chiesa.
Non si riferisce certo alla dimestichezza con la scrittura né al fatto che
questa sia una cosa positiva del neocatecumenato.
Nel cristiano la frequentazione individuale della Scrittura, irrinunciabile
soprattutto perché interpella la vita e diventa nostra vita in base a quello
che ci rivela e a cui rispondiamo, non è autoreferenziale.
Infatti, per maturare nella fede, si ha bisogno di confrontare i dinamismi
interiori e le intuizioni che la Parola provoca con un Padre spirituale, che
normalmente è un sacerdote o in un gruppo ecclesiale guidato da un sacerdote,
anche per meglio apprendere sia i metodi di approccio alla scrittura che tante
più approfondite interpretazioni (i quattro famosi livelli). Insomma il
benedetto cammino di fede nella Chiesa, dove per me è garante un sacerdote e
non un catechista, con quel po' po' di predicazione difforme che abbiamo
evidenziato in più occasioni.
Aldo ha detto 26 giugno,
2006 19:02
Grazie, mi avete dato l'occasione di
approfondire la riflessione e direi questo: se
ci si nutre solo dell'interpretazione
personale si corre il rischio, anzi si incorre
con certezza nell'errore di un confronto con
la Parola estremamente individualista o
narcisista, esposto a pericoli enormi di
fraintendimento. E se la predicazione si fonda
su questa abitudine rischia a sua volta di
vendere fumo.
Inoltre, se il discorso è riferito al comune
credente, la situazione può essere pericolosa
(perché sganciata dall'insegnamento della
chiesa), ma i 'danni' per cosi dire sono
limitati al singolo individuo.
Se invece tale metodologia è seguita dal
predicatore laico (mi pare si usi la
definizione di Catechista) allora la
metodologia diventa assolutamente più
pericolosa perché la predicazione fondata su
convinzioni personali maturate su uno studio
soltanto "umano" della Scrittura,
può sicuramente deviare dal solco entro cui
fa stare la chiesa.
Altra cosa, infatti, è nutrirsi di Lectio
Divina, che è pratica ecclesiale
specifica e sicura e sana, non esposta a
fraintendimenti, specialmente se corroborata
da un'altrettanto sana adesione
all'insegnamento della Chiesa.
Giuseppe ha detto 25 settembre, 2006 19:24
Nella prassi neocatecumenale, da un insieme di letture, si deve far 'uscire' una parola che
"parla profondamente alla tua vita, quella di adesso", e che funge
da trait d'union delle parti. Il processo è ricorsivo, avrebbe una natura per
così dire creativa, ed è per lo più slegato dal contesto e dall'esegesi dei
testi, il valore della "profezia" così ottenuta è funzione del
presunto carisma personale...
Potremmo chiamarlo un fondamentalismo biblico con aspetti
"carismatici".
Non c'è assolutamente nulla di cattolico in questo procedimento.
Aldo pensa forse a una realtà di tipo carismatico, (dove il
rischio di lettura fondamentalista c'è) ma forse qui c'è perfino qualcosa di
diverso e di più, molto di più. Il procedimento di cui parlavo è un riflesso
di quello originario, usato dal fondatore ed applicato nelle comunità a causa
della sua "efficacia". Naturalmente la riuscita, il
"frutto", dipende dalla quantità di "carisma" personale,
come ti dicevo. Sempre riguardo al procedimento, l'insieme di letture va
interpretato, le fronde di un albero ad esempio sono diverse fra loro nella
forma ma sono nutrite da una stessa linfa. È questa linfa che dà il
significato e fonda l'interpretazione, è così che nasce il frutto, che si
nutre della linfa e del quale si nutrirà poi a sua volta lo stesso lettore
della parola (uso il termine minuscolo per evitare fraintendimenti). Israele
esce dall'Egitto? È il CNC che esce dal regno del male, con a capo un profeta e
un presbitero, in marcia per purificare il cuore nelle ristrettezze del deserto.
Dio provvede la manna al suo popolo affamato? È il CNC che si nutre della
parola e della mensa. Guarda il Levitico: le tende, Balak e Balaam... (scusate
le banalità ma è per dare l'idea). Ma forse non è da credere che
l'interpretazione sia libera, o basi su un sostrato comune dal quale attingere
con libertà, sarebbe troppo semplice.
Fuor di metafora: il fondatore del CNC è molto sensibile ai "segni"
ed ai "simboli", il segno è composto da un significato ed un
significante, il simbolo è un tipo speciale di segno: tra il segno (es. la
parola) e ciò che esso significa vi è un rapporto di convenzionalità; nel
simbolo invece il contenuto non è indifferente, poiché tra simbolo e oggetto
simbolizzato si pongono relazioni di somiglianza o analogia. Del concetto di
simbolo si avvale la riflessione teologica cristiana, non mi dilungo sul suo
rapporto con l'allegoria nella storia del pensiero teologico medievale e
barocco. Il simbolo nel pensiero moderno passa poi ... nella riflessione
estetica (ma guarda un po'...)
Per il kikismo nella dimensione del simbolo è probabilmente racchiuso uno
sfondo metafisico che presuppone segrete affinità, quasi una mistica
compenetrazione reciproca, tra il mondo visibile e il divino invisibile. Il
simbolo qui non ha un contesto di tipo storico, non attinge ad immagini in
qualche modo socialmente condivise sfociando nell'allegoria (la quale appartiene
sempre alla sfera del logos), ma sarebbe un mezzo atto a penetrare l'infinita
ricchezza dell'unità divina.
Il CNC, almeno ad un certo livello, non vuole essere fondamentalismo biblico (lo
è probabilmente solo per i quadri inferiori) ma una vera e propria
"gnosi", le parole avrebbero infiniti significati, sarebbero segni
senza un significato univoco, privi di denotazione ma con infinite connotazioni,
le parole assumerebbero un senso estetico, come i movimenti in una danza: che
importano le parole quando tu "sai", hai la chiave per
l'interpretazione, hai la "linfa" che scorre in te, ti nutre, ti
trasforma...
Guardate che si dice di fare nel CNC: ritrovare i significati dei simboli che
sarebbero stati perduti e/o che nessuno conosce né vive più. Vale per i
simboli cristiani, e vale anche per quelli ebraici. Ma questi simboli sono
scelti non casualmente e non tanto in rapporto al significato che il loro
contesto offre (ammesso e non concesso che il simbolo in questione abbia perduto
il suo contesto o lo abbia snaturato), ma in rapporto al significato originario
della "rivelazione kikiana". Ecco perché da fuori viene spontaneo
dire che certi simboli sono fuori dal loro contesto: certo, ma sarebbero entrati
in un contesto "altro", "nuovo", quello di Kiko, avrebbero
un significato che è lo stesso ma nello stesso tempo "altro".
>>indietro
|