Giov 10,1

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.»

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Uso arbitrario e perfino blasfemo
di una immagine sacra

Trinita-kiko.jpg (283623 byte)

Questa immagine ci appare blasfema o quanto meno sta a dimostrare che, se la Chiesa di Cristo è fondata sulla SS Trinità, quella di Kiko è davvero una costruzione solo umana fondata su tre persone distinte (non uguali). E non possiamo fare a meno di sottolineare la eccessiva disinvoltura - che diventa dissacrazione -, con cui l'Arguello ha sfigurato la stupenda opera di Rublëv, mettendo al posto dei santi Angeli che rappresentano le tre Persone divine, le figure dei tre responsabili ai vertici del cammino, ignorando e cancellando anche il resto dello stupendo simbolismo di Rublëv. (Cliccando sull'immagine miniaturizzata, potrete vederla ingrandita per notare meglio i dettagli).  

Essa risale a molti anni fa. Quanto ai volti di quelli che nella Trinità di Rublev sono tre Angeli, è facile riconoscere fattezze diverse: il barbuto di destra è d. Mario Pezzi spiccicato, quello di centro è il volto del Cristo somigliantissimo a Kiko che troviamo anche in altre icone, quello di sinistra è un volto femminile: di chi altri può essere se non della più giovane (e forse un po' idealizzata) Carmen dell'epoca della fattura del dipinto? 

Nella migliore delle ipotesi le somiglianze stigmatizzate denotano un pessimo gusto, ma ciò che maggiormente colpisce e lascia assai perplessi, è la scritta in alto ad opera dell'autore dell'icona, che così recita: "DIOS ES = COMUNIDAD, LITURGIA, PALABRA". La scritta è inequivocabilmente blasfema, perché riduce la Trinità (dogma cardine del nostro Credo e Sorgente del nostro essere persone umane e cristiane) al cosiddetto "tripode" su cui si fonda il cammino neocatecumenale (appunto: comunità, liturgia, parola). Blasfema in sé la scritta perché riduce e sfigura la grandezza e il mistero del dogma delle tre Persone unite e distinte ai tre momenti della metodologia del Cammino, fra i quali spicca il concetto di comunità, intendendo forse - meminisse horret - che laddove manca la comunità (quella neocatecumenale ovviamente), manca anche la Trinità? 

Comunità - Liturgia - Parola sono tre elementi del cammino (che si ritrovano anche nella Chiesa, ma che nel caso di specie sono attribuiti esclusivamente al Cammino). Ergo, l'equazione Dio è comunità liturgia parola porta poi a dire Dio è il Cammino !? E sarebbe sviante attribuire le stesse prerogative anche alla Chiesa perché Dio non E' la Chiesa, ma in essa si manifesta, è Presente e la conduce. E non si può ridurre e confondere una Realtà Soprannaturale con quanto appartiene invece all'ordine naturale.

Quanto sia fuorviante questo messaggio subliminale blandito attraverso l'icona è presto detto ed evidente anche ai più sprovveduti: com'è possibile confondere (volutamente) la S.S.Trinità (Le tre Divine Persone: Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo) con i tre canoni di una prassi di derivazione umana? Per non parlare delle tre persone dei responsabili del Cammino riprodotte nell'immagine sacra! 

Oltretutto, si determina la banalizzazione di ciò che è sacro. Bisogna invece recuperare il senso della Venerazione di queste immagini che sono davvero una finestra sul Mistero, anche perché composte secondo canoni ben definiti e non senza praticare preghiera e digiuno e sono quindi frutto soprattutto di Contemplazione, che è qualcosa d’altro che strumentale arbitrarietà o fantasia poco o tanto ispirata...

 Lasciamo per un attimo perdere l'immagine di Kiko. Guardiamo l'originale di Rublev. La prendo da un sito qualunque, una che sia abbastanza grande e con dei buoni colori.

 La corretta interpretazione dell'icona antica è il Padre a sinistra, il Figlio al centro e lo Spirito Santo a destra. Tutto questo non è scritto da nessuna parte, ma è un'interpretazione diffusa che si basa su alcuni elementi certi: il Figlio e lo Spirito procedono dal Padre, e vediamo che le figure al centro e a destra inclinano entrambe il capo verso la figura di sinistra. D'altro canto il Padre oppone e accompagna il movimento del Figlio e dello Spirito con una mano benedicente e con una inclinazione del capo che esprime autorità e dolcezza allo stesso tempo.

 Se facciamo caso alla gestualità, essa rimanda al rapporto d'amore fra le Ipostasi divine e crea un movimento circolare, che nasce dal Padre e attraverso il Figlio e lo Spirito a Lui ritorna.

 La mano destra del Padre benedice il Figlio, che a sua volta benedice lo Spirito. Quest'ultimo invece poggia delicatamente la mano sull'altare indicando varie cose: il Sacrificio del vitello immolato la cui testa si vede nella coppa al centro (la forma stessa dell'altare definita dalle due figure esterne - tovaglia e frontale - è una coppa, nella quale riconosciamo il Sacro Calice); e quella specie di rientranza nel frontale, in basso che rimanda alla porta stretta. 

Anche i colori sono tipici: il blu/azzurro è la divinità e l'ineffabilità di Dio (azzurro è il colore del cielo). Per il resto il Padre veste di rosa, che è segno di regalità, rosso + bianco, quindi con aggiunta di luce; il Figlio presenta i colori blu e porpora, quelli della sua appartenenza al cielo e alla regalità terrena (sono i colori tradizionali che vediamo sempre nell'immagine di Cristo); lo Spirito veste di verde, che è il colore liturgico russo per le feste in suo onore. 

Le ultime cose che vediamo sono la casa sopra il Padre (mi viene in mente la casa nella parabola del figliol prodigo), l'albero, il legno della croce, sopra il Figlio, e la roccia sopra lo Spirito (...ci sono molti riferimenti biblici). 

Tornando - purtroppo - al dipinto di Kiko, le opzioni sono varie: o lui ha solo preso l'icona della Trinità come modello esteriore e ci ha ricamato sopra a suo piacimento tutto ciò che riguarda il cammino, togliendo quindi tutte le simbologie dei gesti, dei colori e degli elementi che inquadrano l'icona in ambito scritturistico (eccetto l'albero); un'icona del cammino quindi, e soltanto di esso, con i volti dei fondatori seduti a mensa - una sorta di "prima comunità neocatecumenale".

Oppure il suo è un plagio bello e buono, che presenta la Trinità come qualcosa di limitato ed inquadrato secondo la visione ben precisa: quella dei fondatori.  

Il fatto è che nelle icone, anche se un soggetto è riconoscibile dall'aspetto esteriore, è la scritta che determina il soggetto.

Qui non c'è scritto "Trinità". Questo genera un bel po' di confusione... 

Sappiamo però bene che dall'equivoco voluto nasce il fraintendimento e si istilla nelle menti dei piccoli e dei semplici quello che evidentemente vorrebbe essere uno dei nuovi dogmi (tra i tanti) di derivazione NC. Per noi queste cose, come tante altre già richiamate, parlano da sole e andrebbero stigmatizzate con vigore e non passate sotto silenzio da noi cristiani comuni mentre sono idolatrate dai cosiddetti cristiani di serie A appartenenti al cammino NC. 

Rileviamo che i particolari del volto di Kiko nelle sue icone sono stati evidenziati non solo da noi ma, indipendentemente da noi, anche da Francesco Colafemmina, che così scrive sul suo blog Fides et forma a proposito delle icone che inseriamo a lato: "Osservando infatti le numerose icone o affreschi di Kiko Arguello non può non risaltare lo scostamento notevole dallo stile classico delle icone russe cui egli stesso dice di riferirsi. In particolare la curvatura dell'arcata sopraccigliare, nonché la deformazione del volto (non oblungo secondo lo stile "arabo" dell'icona classica bizantina) e le gote non tonde bensì rientranti, quasi emaciate e cosparse di una insolita barbetta. Bene, tutto ciò non può non ricordarci i tratti somatici dello stesso Arguello che, dunque, non esita a identificare "artisticamente" la sua immagine con quella di Cristo."

La cosa più inconcepibile è che nessuno nella Chiesa abbia mai avuto nulla da ridire, nonostante le reiterate denuncie...

Segnaliamo un'altra strana ambiguità

Si tratta di un'altra opera, rispetto a quella di cui abbiamo parlato sopra, ma nulla cambia del nostro giudizio, anzi dobbiamo rilevare un'altra per noi aberrante ambiguità. Ci chiediamo cos'ha a che fare con la sacra Famiglia di Nazaret, titolo dato all'icona e interpretazione che riportiamo testualmente, con la reiterata raffigurazione dei volti dei 'vertici' del cammino dichiaratamente identificati come Cristo, Maria e Giuseppe, in luogo di quelli degli Angeli di Rublëf, che raffigurano le Tre Persone della SS Trinità...

Il sito Neocatecumenale www.sstrinita.org alla pagina
http://www.sstrinita.org/icone/SacraFamiglia/Sacra Famiglia.htm descrive l'icona della Santa Famiglia di Kiko Arguello in questi termini:

[inizio citazione]

L'icona della Santa Famiglia di Nazaret riprende nello schema compositivo quella celeberrima della Trinità di Adrej Rublev (raffigurata anche in un mosaico absidale nella cripta parrocchiale) dove viene raffigurato l'episodio biblico dell'ospitalità di Abramo. Nel Libro della Genesi si legge che apparvero ad Abramo e Sara tre angeli per annunciare loro la nascita di un figlio; i Padri e tutta la tradizione della chiesa hanno sempre visto in questo episodio una prefigurazione della Trinità.

"Poi il Signore apparve a lui (Abramo) alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'interno della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo." (Gen 18, 1-3)

in un mosaico del VI secolo conservato nella chiesa di San Vitale a Ravenna viene raffigurato questo stesso soggetto, pur se non in forma così accentuatamente simbolica e idealizzata, come troveremo nell'opera di Rublev.

Nella tradizione orientale, anche se già a partire dal XI secolo si comincia a rappresentare la figura del Padre in sembianze umane, è solo con la trinità di Rublev che l'uguaglianza pittorica delle due figure raggiunge livelli così elevati, ma soprattutto è solo con Rublev che la terza figura- quella dello Spirito Santo- abbandona il simbolismo della colomba per assumere esplicitamente una sembianza del tutto simile a quella delle altre due figure. Il Concilio dei Cento Capitoli (1551) dichiarerà tale icona modello universale della rappresentazione della Trinità.

Tomas Spidlik nel volume "Noi e la Trinità" ci offre alcune significative riflessioni sulla scelta di Argüello di raffigurare la Sacra Famiglia in questo modo.

"Una cappella bavarese è dedicata alla Sacra Famiglia. Sopra la porta sono dipinti Gesù, Maria, Giuseppe e vi è un'iscrizione; "la Trinità sulla terra" (…). Il matrimonio cristiano si considera come piccola Chiesa. Si deve quindi scoprire anche in esso il riflesso della vita trinitaria. Il primo accenno a quest'aspetto si può leggere già nella Genesi a proposito della creazione dell'uomo a immagine e somiglianza di Dio. "facciamo l'uomo a nostra somiglianza, affinché domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo…" (Gen 1,26). In altre parole, l'uomo riceve la padronanza sul mondo perché è immagine del Creatore. Ma nei versetti seguenti si riprende il pensiero con queste parole: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra" (Gen 1, 27-28). Allora l'uomo appare come immagine di Dio nella sua convivenza in famiglia, che è il nucleo della società.

[...]

Attraverso questa povera realtà della nascita del Signore, del Presepe, della Notte di Bethlemme, di Maria e Giuseppe, si rivela il grande mistero della Trinità in missione".

[fine citazione]

Commento

A una prima lettura sembrerebbe che nel testo "Noi nella trinità" ed. LIPA, e non "Noi e la Trinità, cfr. catalogo dell'editrice LIPA in http://www.lipaonline.org/, il Cardinale Tomas Spidlik, gesuita, approvi la scelta di Kiko di raffigurare la Sacra Famiglia come la Trinità di Rublëv. In realtà Spidlik descrive tutt'altra immagine, una S. Famiglia con la scritta: "la trinità sulla terra", e parla di riflesso della vita trinitaria nel matrimonio cristiano, che si può considerare come piccola Chiesa: è tutt'altro, mi pare, e sono convinto che il cardinal Spidlik, da ottimo conoscitore dell'arte cristiana ortodossa qual'è, non potrebbe che inorridire di fronte al rifacimento ideologico kikiano della nota icona. 
Spidlik non offre nessuna riflessione sulla scelta di Kiko, mi pare chiaro, ma si tratta di una frase capziosa per far credere questo e dare un'autorevole conferma alla crosta kikiana. [by Roberto]

Noi siamo cattolici e questo abuso della sacralità dell'immagine ci offende, come pure ci offende l'uso 'ingannevole' della citazione di Spidlik. Non ci spieghiamo come mai nessun sacerdote, nessun altro fedele delle Chiese in cui queste immagini fanno bella nostra di sé non abbia avuto mai nulla da obiettare... 

E ancora...

Vi invitiamo a guardare quest'altra immagine. Dovremmo trovarci in una Cappella, ci dicono la cripta della Parrocchia della SS. Trinità di Piacenza. Che si tratti di una Cappella ce lo fanno pensare tanti simboli liturgici: il cero pasquale, in primis; la 'mensa' - anche se non è l'altare - per le celebrazioni; la grande icona della Trinità che campeggia sullo sfondo. Ma mi dite che c'azzeccano in un'assemblea cattolica le due enormi menorah ai lati? 

Notate, inoltre, sulla sinistra, la grande 'croce astile' neocatecumenale disegnata da Kiko [vedi] e presente in tutti i suoi incontri? Che senso dobbiamo darle, visto che è presente e visibile, a destra, un crocifisso?

E c'è un Grande Assente: il Tabernacolo!!!

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Pagina inserita 10 luglio 2006