Testimonianze
di "ex"
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A chi tira continuamente
in ballo l'approvazione non rispondo, perchè
è un argomento su cui non c'è una
comprensione comune sul termine
'approvazione'. Se non diamo lo stesso
significato ai termini che usiamo, la
comunicazione diventa impossibile.
Per il Cnc approvazione è sinonimo di faccio
quel che dice Kiko, che a sua volta fa e
dice quello che gli pare.
Invece mi preoccupa l'alto numero di persone
depresse nel cammino, di matrimoni che
falliscono. Molto spesso per non far fallire
il matrimonio, bisogna continuare ad
offrirsi come catechisti, itineranti, (ormai
che altro possiamo fare? si chiedono i
coniugi, dopo aver lasciato il lavoro e aver
fondato la loro vita sul cammino).
Quello che c'è da chiedersi è: se
improvvisamente il cammino chiudesse cosa
succederebbe agli itineranti, alle opere
costruite dal cammino, ai tanti, che vivono
in attesa del prossimo passaggio?
Avremmo sacerdoti che non sanno parlare
senza gli slogan del cammino. Avremmo un
alto numero di persone allo sbando, che la
chiesa non può permettersi di mantenere, né
a livello economico, né a livello di
supporto spirituale.
Io non credo che queste persone sarebbero
capaci di inserirsi in una normale vita di
chiesa.
Non è facile scendere dall'ottovolante su
cui le ha messe il cammino.
Inoltre c'è un gran sbandierare il cammino
come frutto dello Spirito.
Non ho sottomano S.Paolo, non ricordo a
memoria i frutti dello S.S. Ma certamente
essi sono pace, amore e gioia.
PACE= nel cammino è una parola svalutata,
ridotta ad un saluto- La pace-. Ti può
capitare di sentirti dire dopo uno scrutinio
in cui ti hanno massacrato: "la pace,
fratello". La reazione normale di
ribellarsi, di difendere la propria dignità,
si blocca davanti a questo generico invito.
Ti azzittisci, consideri normale
l'aggressione del catechista, e sbagliata la
tua normalissima reazione di mandarlo a quel
paese.
AMORE= solo se fai il cammino, solo se non
critichi, altrimenti delazioni, isolamento,
e attacchi personali.
GIOIA= sono stati più volte pubblicati i
discorsi di Kiko in cui trasforma la gioia
in allegria( al calice, vino ecc.). Io vi
vedo l'altalenarsi umorale delle persone
depresse, che possono avere scoppi di
allegria e vivacità, per poi ritornare
depresse.
Di Michela, 11
ottobre 2011 12:34
La testimonianza di Manilo ( che capisco
bene e condivido per intero) dichiara la
sconfitta plateale del cammino che promette
una fecondità illusoria. Illusoria,lo
ripeto. Il cammino, che vorrebbe condurre ad
una fede adulta, in realtà conduce solo e
sempre al cammino; non alla Chiesa, non a
Cristo, ma al cammino, nel cammino, dentro
la comunità. Te ne accorgi appena metti i
piedi fuori di là. A che serve un
‘itinerario di iniziazione…’ se appena ne
esci per cercare nuovi orizzonti nella
Chiesa ti ritrovi solo ed estraneo a tutti?
A nulla, il cammino non è quello che dice,
ma solo un cerchio chiuso in se stesso e
impermeabile, che ti lega a sé non per
promuovere la tua vita, ma per servire il
cammino con la tua vita.
Tuttavia , Manilo, la solitudine che eredita
chi esce da quel cerchio, può non essere un
ostacolo, come dici, ma piuttosto
un’occasione. Di Grazia, di respiro, di
libertà feconda. Non bisogna smettere di
cercare, dentro e attorno a sé, desti e
vigilanti. Il prossimo da amare ti verrà
incontro, e sarà un dono per te, e quel
prossimo userà la tua solitudine, e le tue
mani e la tua voce, per incontrare il
Signore e saziarsi di Lui. Non voltarti
indietro, non cedere alla nostalgia delle
‘cipolle’ indigeste che mangiavi in
comunità, ma leggi e vivi la solitudine come
un sabato di attesa viva, di speranza vera,
che non delude e non illude. Perché il
Signore non è un’icona piatta e scolorita, è
una Persona che sta accampata attorno a te,
sempre, e sa e vede nel segreto.
Di Jonathan 08 agosto, 2010 10:05
Le parole che scrivete, e che seguo sempre
con molta attenzione, sono veritiere.
Mi rendo conto però proprio in questi giorni
che uscire dal Cammino richiede una Grazia
che va ben al di là delle disquisizioni.
Per molti che, come me, hanno vissuto per
vent'anni la propria vita nel Cammino e che
hanno coltivato le loro relazioni solo
all'interno della comunità, uscire comporta,
più che rimorsi teologici, la capacità di
sperimentare la solitudine.
E non è facile.
Vedere anche solo sui social network le foto
di persone con cui hai mille ricordi, a cui
hai confidato i tuoi più profondi segreti, i
sussulti del cuore, le trepidazioni
indicibili, e che ora neanche ti chiamano
per andare alle festicciole estive, fa male
e parecchio. Perché giocoforza anche le
festicciole sono sentite come 'comunitarie',
come parte del Cammino che totalizza ogni
aspetto della vita, ben al di là della
celebrazione sacra. Per esperienza le
persone esterne alla comunità spesso si
sentono a disagio per i canti che non
conoscono (lodi in spazi aperti, schitarrate
festaiole ecc.), e vengono poi regolarmente
bombardate di inviti alle catechesi tali da
farli sentire inevitabilmente 'estranei'. Un
ingranaggio fuori posto. In genere tali
persone poi non tornano alle festicciole
comunitarie.
Oramai da qualche anno solo solo.
Nella Chiesa non trovo la mia identità,
poiché mentre il Cammino e RnS sono ovunque,
la prima Messa Tradizionale è a centinaia di
km di distanza, e finora non ne ho seguita
nemmeno una perché non posso materialmente.
Alla Messa parrocchiale è praticamente
impossibile far amicizia (in Cammino è
invece facile, e questo è uno dei motivi per
cui 'tira'). Sul lavoro dire di essere
cattolico ti qualifica come alieno. Le
amicizie virtuali non sono la stessa cosa,
anzi se non si sta attenti si rischia di
diventare preda del demonio che su internet
ha mille mezzi da usare.
E a meno di particolari carismi eremitici
l'uomo ha bisogno di amici (se non ho nessun
'prossimo' chi amo?).
Per cui è questo l'ostacolo più grande da
vincere, la solitudine.
Nonostante sia ormai consapevole senza dubbi
che in Cammino non ho incontrato Cristo, ma
solo un antidepressivo-eccitante chiamato
col nome del Signore, vedere quelle foto fa
male, e molto. Ora pregherò e so che il
Signore mi consolerà (come sempre), che la
vera pace che ho nel cuore non mi potrà
essere strappata. Ma la sofferenza è reale
(anche Cristo pianse più volte).
Un abbraccio.
di Manilo 07 agosto, 2010 19:11
...E già, il primo passaggio, che accade
dopo pochi anni, due o tre. Ti martellano il
cuore con interminabili prediche, che
chiamano catechesi, sui beni, tutti. I soldi
soprattutto, poi gli affetti, il lavoro, gli
interessi che magari stai coltivando, gli
hobby, tutto è posto sotto la voce ‘idoli’
da cui liberarsi. Vai, vendi tutto…il
Vangelo diventa un’arma efficacissima per
resettarti la vita.
E va bè, alla fine di questa convivenza
massacrante, arriva il momento della croce,
che non c’entra niente con Quella di cui
parla il Papa. Tutti seduti, ammassati nel
mio caso in una sala angusta e agguerrita di
icone kikiane, bisognava rispondere ad una
domanda pesante come un macigno: qual è la
tua croce? Così, su due piedi,
spudoratamente davanti a tutti, già stanchi
e disorientati, molti non sapevamo che dire.
‘Se non hai una croce, non ti salvi’, ti
senti dire, e oddio!, che dico? Mio padre,
mia madre, il figlio, la moglie, quello che
vuoi purché finisca questa tortura. E te ne
torni a casa disfatta. Dopo tre o quattro
giorni di questa roba, al centro di te non
hai Cristo e la libertà e la salvezza che
vengono dalla Sua Croce e la certezza di
Lui. Ti porti nel cuore invece la sensazione
che nella tua vita sia tutto sbagliato,
tutto da rifare, e non sai da dove
ricominciare. ‘Che vuoi da me, Signore?’,
cominci a pensare, ma allora non è vero che
tu mi ami così come sono, che devo fare?
Vendo tutto, anzi lascio tutto e parto, vado
‘in missione’ in Papuasia a convertire i
cannibali, faccio tutto quello che vogliono
‘sti cavolo di catechisti, ma tu Signore
ridammi la tua pace per favore. Questa
pseudo-speranza mi ha tenuto lì per tanti
lunghi anni ancora.
Ci ho messo troppo tempo per capire che non
è del Signore che si parla nel cn, né della
Sua Croce, né della Sua Gloria. Il cn abusa
della Parola per abusare dei cuori della
gente e derubare la Chiesa di Cristo. E c'è
poco da sbellicarsi e da dire corbellerie,
caro 'fratello' ridens... (un neocat
che si firma "mi sbellico dalle risate" per
delegittimare con ironia distruttiva le
nostre testimonianze)
Di Jonathan 08 giugno, 2010 10:55
Il movimento neocatecumenale è senz'ombra di
dubbio un'organizzazione settaria. Per prima
cosa per l'obbedienza cieca che i catechisti
pretendono, per ordine di Kiko Arguello, il
leader della setta. Altre caratteristiche
tipiche della setta, sono l'obbligo del
segreto verso gli estranei e tra comunità
più avanti nel "cammino" verso quelle ancora
alle prime fasi. Altra caratteristica
propria a tutte le sette è l'uso di un gergo
interno con particolare predilezione per
parole in lingua greca ed ebraica, ad es.
Kerigma, koinonia, midrash ecc.
In un post precedente ho parlato del
distorto senso del peccato di tipo
Giansenistico-luterano, secondo il quale
l'uomo non è dotato di libero arbitrio ed è
sostanzialmente incapace di non peccare,
responsabile del peccato secondo
Arguello-Writz è il demonio. D'altro canto,
posso testimoniare personalmente che spesso
i catechisti ci dicevano che non a caso
eravamo nella nostra comunità: eravamo dei
prescelti a divenire dei Cristiani veri,
sale e luce del mondo, ma ci spiegavano che
il cammino è una Kenosis , cioè un
riconoscere a poco a poco, che non eravamo
quelle brave persone che tutto sommato
ritenevamo di essere, bensì dei peccatori
legati agli "idoli" del mondo.
Il senso distorto del peccato, svolge
all'interno della setta molteplici funzioni.
La prima, molto importante, è quella
d'indebolire l'autostima e le difese
psichiche della persona. Strumenti di
verifica sono le cosiddette "risonanze".
Ascoltato un brano della Bibbia o del
Vangelo, la persona fa una dichiarazione di
come un particolare brano gli abbia fatto
capire qualche suo peccato, oppure "di come
il Signore sta operando nella sua vita" con
esempi concreti. Le preghiere spontanee
fatte in gruppo, ad alta voce, rivelano
spesso i punti deboli di ciascuna persona.
Altro strumento sono i cosiddetti "giri
d'esperienze" durante le convivenze.
S'ingenera così nella persona un senso di
colpa, e le difese psichiche vengono a poco
a poco indebolite. Il colpo d'ariete,
metaforicamente parlando, viene dato in
occasione degli scrutinii. Deformando a
proprio uso e consumo brani del Vangelo, si
pone la persona davanti a scelte radicali.
Spesso ci sono scene di pianto, e le difese
psichiche della persona cedono di schianto,
oppure si scappa urlando (e non scherzo). E’
un momento cruciale che permette ai
catechisti di penetrare nella breccia
psichica dei camminanti.
Da quel momento in poi la psiche capitola,
ed è permesso prendere possesso della vita
di chi ingenuamente crede, e lo vive come
tale, di fare una scelta nobile, generosa ,
ispirata dal Signore, mentre invece si cede
ad una violenza, che da allora in poi, rende
le menti degli adepti come dei serbatoi, che
vengono riempiti dei concetti e degli slogan
dei catechisti.
Il sacerdote, chiamato "presbitero", ha un
ruolo del tutto marginale.
Questo meccanismo si ripete costantemente
nel tempo, fino a rendere le persone come
cavie da esperimento, rispondenti a stimoli
pavloviani. Ogni tanto qualcuno ha una crisi
di rigetto, chiamata in gergo "entrare in
ribellione", ovviamente il "ribelle" viene
subito accusato di essere indemoniato, con
ovvie conseguenze.
Una volta violentata la psiche degli adepti,
si fanno più pressanti le richieste di
denaro per l'evangelizzazione, per le baby
sitter, ecc ecc, fino a giungere alla
richiesta della decima, una vera e propria
tassa kikiana. Il mondo è presentato come
qualcosa di ostile, gli adepti sono sempre
più impegnati nelle varie attività del
cammino e perdono interesse per qualsiasi
cosa non sia proposta o approvata dalla
comunità, cioè dal cammino.
Quando i catechisti sono sicuri
dell'indottrinamento e dell'obbedienza cieca
della persona, diventano padroni della sua
vita. E' solo da questo livello in poi, che
si comincia a intervenire pesantemente nella
vita degli adepti. Il catechista ha il
potere di distruggere una famiglia, se parte
di essa non aderisce al cammino, di separare
un fidanzato che fosse ostile al cammino
dalla sua ragazza neocatecumena, di
combinare matrimoni endogamici, fra persone
che obbedendo ciecamente, dopo 2 o 3
incontri, convolano a nozze senza neanche
conoscersi.
I catechisti suscitano vocazioni,
itineranti, famiglie itineranti, ottengono
procreazioni abbondanti e talvolta
sconsiderate. Se domandate questo ad un
neofita, un po' perchè gli viene nascosto,
un po' perchè non è ancora "pronto" per
poterlo "capire" (ed una volta capito poi ,
di certo, non lo direbbe) comunque sia, vi
dirà che sta vivendo una esperienza che gli
ha fatto riscoprire Cristo e magari è anche
vero, per quel che ne può capire soprattutto
un "lontano", cioè una persona che, digiuna
di teologia e di vera dottrina cattolica, si
fa accalappiare con una tecnica, definita
coloritamente "love bombing iniziale".
Al neofita, sembra di avere trovato una
grande famiglia dove si ricercano le radici
di un Cristianesimo delle origini. Ciò
giustifica ai loro occhi gli ebraismi di
Arguello e le varie stranezze liturgiche e
certi concetti dottrinali che vengono
presentati come riscoperta del vero
Cristianesimo. Le canzoni, ovviamente, sono
produzione dello stesso Arguello-Writz, i
neofiti, anche se non lo ammettono, si
sentono superiori ai cosiddetti "cristiani
sella domenica."
Sempre a causa del distorto senso del
peccato già citato, né gli adepti si
sforzano di migliorarsi, né i catechisti
incoraggiano a farlo o lo fanno essi stessi.
Questo spiega il perchè di certe amare
contraddizioni. Invece di koinonia (amore
fra i fratelli) avvengono spesso litigi, si
formano fazioni, addirittura si arriva allo
scontro fisico vero e proprio. Così è per
una buona parte dei catechisti che dopo 15 o
20 anni di cammino sono rimasti arroganti,
presuntuosi, gelosi della propria influenza
sulle persone. Insomma sono rimasti
com'erano e se fai notare loro questo
"piccolo" particolare usando un'altra parola
da gergo NC ti danno del moralista.
Inoltre mi risulta che a Padre Zoffoli
arrivarono notizie di catechisti che avevano
un comportamento immorale. Alcuni catechisti
sono quasi dei professionisti, spesati di
tutto, specialmente quelli di alto livello
gerarchico.
Purtroppo, proprio a causa dei
condizionamenti instaurati dai catechisti, è
assai difficile avere un vero dialogo con un
NC, anche se neofita, perché tutti nella
comunità, vengono avvertiti che proprio per
il loro ruolo di "veri" Cristiani, saranno
sottoposti a "persecuzioni", che il mondo
non li capisce, li diffama.
Inoltre, sebbene esistano quasi dappertutto
su Internet le catechesi o orientamenti alle
équipes dei catechisti, vengono avvertiti di
non leggerle, perchè è dannoso per il buono
sviluppo del cammino. Una baggianata ! In
realtà gli statuti sono stati pubblicati
privi delle catechesi – cui peraltro fanno
riferimento – proprio perché impubblicabili
in quanto eretiche, nonostante le solenni
smentite pubblicate persino su Wikipedia,
che è diventata l’apologia del cammino con
un castello di falsità abilmente costruite.
Le catechesi di Kiko, constano di più di
3000 pagine, ma a chi gli va di leggersele e
rendersi conto della verità, tanto il Papa
ha approvato tutto, meglio restare ignoranti
e prendersela comoda, tanto la colpa se si è
un po' pigri è del demonio....
I catechisti, del resto, imparano le
catechesi a pappagallo e, come i loro
adepti, parlano per slogan, oltre ciò, sono
pressoché incapaci di argomentare alcunché e
quindi passano facilmente all'insulto.
Lo dico sinceramente, mi si stringe il cuore
al pensiero di tante belle persone, animate
da ideali generosi e nobili, che vengono
plagiate dal CN! Purtroppo più che informare
non posso. Posso solo augurare a quelli che
incappano nel CN la mia stessa fortuna. Il
Signore mi ci ha tirato fuori tirandomi per
i capelli. Il CN ha fatto ormai centinaia di
migliaia di vittime. Si parla di milioni in
tutto il mondo; gente a cui è venuta la
depressione, famiglie distrutte, addirittura
suicidi. Danni pecuniari e morali, tempo
sprecato, occasioni perdute, problemi di
socializzazione una volta rientrati nel
mondo di tutti i giorni, apostasie. SE
uscite dal CN non abbandonate la chiesa.....
Un abbraccio fraterno+
Di Freedom, 01 giugno, 2010 13:11
a mio modesto avviso, quelli che possono
essere toccati dai nostri messaggi sono
coloro che gravitano per così dire intorno
ai Nc. Giustissimo rivolgersi alla parte
sana di un individuo. Io sono fuoriuscito
dai NC da pochi mesi, ciò che ho trovato di
conforto in questo sito è stato avere la
piena conferma soprattutto pratica
dell'imbroglio: il solito banale imbroglio
di derubare i poveri, i fragili i quali sono
sottoposti ad avere un vero lavaggio del
cervello (ci sono vari articoli anche sul
sito contro gli abusi psicologici CESAP che
descrivono assai bene questa tecnica)
somiglia molto a forme primitive di ipnosi
che sono comunque realmente efficaci a
livello collettivo. Innanzitutto
l'obbedienza imposta con "la violenza" cioè
con una forte pressione psicologica. Si
cerca di appiattire le coscienze, di
raggiungere la "breccia": qual è la tua
croce? A quel punto se li lasci entrare la
tua intimità è profanata, si installa una
specie di Super Io kikiano che nelle strade
della tua mente lascia un percorso disegnato
da lui dove certi semafori sono rossi, poi
si passa al colpo vibrato con cinica e
inaudita violenza tu sei un fallito TU SEI
NIENTE... ma attenzione c'è un semaforo
verde: Cristo! ma è un Cristo che somiglia
stranamente a Kiko, finché non rimane
l'immagine chiara del profeta, del pifferaio
magico, che con le sue canzoni, con le sue
assurde ma martellanti catechesi ti porta d
essere kiko-dipendente o cammino-dipendente
(è la stessa cosa) quel vuoto esistenziale
quella sensazione di essere nulla, viene
sostituita dall'immedesimazione con il
leader, si appartiene ad una setta di
eletti, di prescelti dal Signore, (vieni
riempito dal cammino). Ora è chiara la tua
missione evangelizzare il mondo, come? Ti
sarà detto a suo tempo. Questo meccanismo
viene ripetuto ad ogni scrutinio e mantenuto
in vita da chi è più zombificato di te. Con
questo metodo si cominciano a chiedere
soldi, tanti soldi, dimostrazioni in denaro
collette di tutti i tipi, perchè la macchina
tritacarne del cammino deve continuare
inesorabile la sua marcia. Gli effetti li
abbiamo sotto gli occhi. Per parte mia
considero Arguello un ciarlatano, alla
stregua di Osho e vi sono varie similitudini
fra i due sebbene apparentemente così
diversi.
Ma questa è un'altra storia......
Di Freedom 26 maggio, 2010 10:18
Sarebbe da chiedere ai vescovi che ancora
una volta a centinaia si sono resi presenti
(quest'anno durante l'ottava di Pasqua) alla
Domus a ricevere insegnamenti da un laico;
proprio loro: i maestri, le guide del
gregge! Che ne è stato di tutte quelle
persone uscite dal Cammino Neocatecumenale
con la vita distrutta da questa gente? E che
fine ha fatto la giustizia per i tanti casi
di suicidio avvenuti in queste belle
comunità? Chi restituirà a tanti il tempo
perso dietro a questi presunti profeti?
Questo tempo non tornerà più. Chi fascerà
tutte le loro sofferenze? Questo popolo
uscito dal Cammino Neocatecumenale è molto
grande, nettamente superiore al numero del
Cammino Neocatecumenale militante, molti di
essi erano entrati in buona fede,
sinceramente attratti da quello che
credevano essere un serio cammino di
santificazione, una scelta radicale, dove
sembrava che “si facesse sul serio”…ora essi
giacciono silenziosi ai crocicchi delle
strade,forse pregando e gridando in cuor
loro al Signore,o forse non pregando più,
sofferenti e disgustati persino della Chiesa
Cattolica che purtroppo identificano col
Cammino, o peggio provando odio contro Dio.
E chi è “militante” non sta meglio di chi è
uscito... E che dire dei Consacrati (in
particolar Padre Mario Pezzi,
corresponsabile attivo di questi personaggi,
essendo lui il terzo componente dopo il duo
Kiko–Carmen, fondatori di questo movimento)
che hanno svenduto la loro Unzione
Sacerdotale, scendendo a patti o addirittura
propagando una tale piaga? Che cosa pensano
di possedere che non gli sia stato dato in
dono? L’essere Cardinali, Vescovi o semplici
Sacerdoti? E’ un dono di Dio. La
Consacrazione? E’ un dono di Dio. L’essere
Cristiani? E’ un dono di Dio. La loro stessa
vita? E’ un dono di Dio. Anziché fasciare
hanno ferito, anziché cercare la pecora
smarrita, loro stessi l’anno scacciata,
anziché consigliare e istruire, hanno fatto
uscire dalla loro bocca fango imbrattando le
pecore deboli. E cosa dire quando durante
L’Eucaristia offrono al Padre il Corpo e il
Sangue del Suo Figlio con le mani imbrattate
del sangue di questi miseri?
E cosa dire quando abusano in maniera
indegna del sacramento della Confessione,
facendosi loro stessi Dio, e facendo uscire
dal confessionale Colui che solo può
rimettere il peccato, Colui che solo può
sanare le ferite, Colui che solo può far
tornare l’uomo in piedi con la piena dignità
di figli di Dio, cioè Gesù Cristo nostro
Signore? Quale vergogna, quale orrore!
E come è possibile che nonostante tutto
questi due “profeti” abbiano potuto, fino a
ieri, entrare più o meno liberamente nelle
Stanze Vaticane, come se fossero i più
grandi benefattori della Chiesa Cattolica e
dell’umanità, considerando il fatto che da
dieci anni sono ormai note le loro dottrine
sia ai “grandi”, che sono stati preposti a
pascere il gregge, sia ai “piccoli” che ne
hanno fatto le spese? Note sono anche le
loro “opere”, dal momento che (si sa) le
Sacre Congregazioni sono piene di
testimonianze arrivate da ogni parte! E
soprattutto, come può essere possibile che
riescano a controllare tutte le case
editrici, visto che è diventato impossibile
trovare un solo testo anche lontanamente
critico nei loro confronti?!
O peggio ancora: come si spiega che, in
quarant’anni di operato a livello mondiale,
con manifestazioni popolari di massa, ed
iniziative ecclesiali di enorme portata,
tutta questa azione sia potuta passare nel
quasi assoluto silenzio da parte dei mezzi
di comunicazione (come televisioni, radio,
giornali), e che abbia fatto lo stesso
rumore del passaggio di una mosca?! Si
potrebbe forse spiegare con l’utilizzo delle
spaventose quantità di denaro raccolte
ininterrottamente dalle oltre 18.000
comunità sparse nel mondo, e magari anche
altro, con cui possono comprare il silenzio
di chiunque… E come è possibile che sia
stato permesso in seno alla Chiesa
cattolica, di fondare i Seminari
“Redemptoris Mater”, che solo apparentemente
appartengono alla giurisdizione delle varie
Diocesi dove sono impiantati, sotto la giuda
dei Vescovi, ma di fatto fanno capo ai vari
super-catechisti, che a loro volta sono
comandati dalla triade Karmen, Kiko e Padre
Mario? Infatti lo stesso Kiko conferma
questa tesi dicendo non molto tempo fa, come
da dimostrano i documenti: “Cioè abbiamo
bisogno di presbiteri, DI UN NUOVO CLERO,
SOLAMENTE UN NUOVO CLERO SALVERA' LA
CHIESA.” - …Le abbiamo contate dopo…1.500
famiglie! Che lasciano tutto e partono…. Già
il Papa ha inviato quest'anno 200 famiglie
in Cina, Shangai, Australia… cioè noi stiamo
vivendo in un evento impressionante, perché
queste famiglie che vanno al mondo hanno
bisogno di presbiteri , per questo penso che
mi spenderò anche se sono stanchissimo,
mezzo morto, però anche spendersi perché sia
possibile che il Signore susciti vocazioni,
susciti presbiteri per portare avanti nuove
comunità…”. In definitiva per fare cosa?
Kiko stesso lo spiega nello stesso documento
e dice: “Cominceremo una specie di
parrocchia personale, con degli
appartamenti, con tutto un progetto di
missione ad gentes” ( Perugia, 26
Settembre 2006, incontro con le Comunità NC
Umbre). Nell’Annuncio di Quaresima 2006,
fatto in Spagna, Kiko dice apertamente: che
il tutto è gia stato progettato e
organizzato, difatti dice: “ Il Sacerdote
con il suo socio a metà di un grattacielo
enorme, li messo, in un appartamento con due
sorelle maggiori che li serviranno,
abbatteremo i tramezzi, metteremo la
moquette e pittureremo… in questa zona, ogni
famiglia pagana – formata da non battezzati
– visiterà le case, l'inviteremo a prendere
un aperitivo, ad ascoltare la sacra
Scrittura, sono Cristiani e se gli interessa
conoscere la religione di certo non andranno
in Chiesa, è gente che mai ci andrà, ma sei
tu che vai da loro. E quando ci saranno
diversi nuclei, ci sarà una catechesi
nell'appartamento del Sacerdote e si
costituisce una seconda comunità di pagani.
Ma sempre ci sarà una prima Comunità “luce
delle genti”, persone che hanno terminato il
Cammino con i giovani, fantastici, che
portano con loro anche i propri compagni di
Università, capite? E' necessario dare,
presentare una nuova forma di parrocchia
“una nuova presenza di Chiesa”. In
realtà basterebbe sentire come predicano
questi Presbiteri e come stanno sovvertendo
le varie Parrocchie dove operano, per capire
chi e cosa sono… E nelle "Missio ad gentes"
vanno a impiantare il Cammino, non certo la
Chiesa...
Di A. Rita Onofri 19 maggio, 2010
09:16
Salve a tutti, alla fine di questa lettura
sono riuscita a fare un sospiro di sollievo
e liberatorio. Sono una ragazza di 26 anni e
per 12 anni ho frequentato il cammino
neocatecumenale; non sono mai stata
completamente convinta perchè ho la fortuna
di avere dei fratelli che mi hanno sempre
spronata a essere critica e a riflettere
sulle scelte che il cammino mi ha portato a
fare e a essere.
Nel leggere quanto avete scritto non mi sono
sentita sola, poichè è così quando uno esce
dal c.n., si trova da solo con i sensi di
colpa, con le incertezze e con le paure di
sbagliare(dato che il cammino stesso ti
porta ad aver paura di sbagliare con la
propria testa, la frase dei catechisti è “se
tu desideri una cosa, non è detto che sia
quello che vuole il signore, e se è così
sarai per sempre infelice”).
Quando sono uscita dal c. mi sono guardata
attorno e le persone che erano mie amiche al
suo interno hanno cominciato a dirmi che
sono illuminata dal demonio che sarò
destinata ad sbagliare strada, e a essere
infelice ecc.. e leggere che le stesse cose
sono capitate ad altre persone mi fa capire
che non sono io quella sbagliata.
Purtroppo uscire da questo cammino non è
facile, perchè bisogna reimpostare il modo
di pensare e di vivere, sia la propria vita
terrena che quella spirituale. Solo con
l’aiuto di una guida spirituale, che mi sta
aiutando ad “disintossicarmi” dal cammino,
stò riscoprendo la vera libertà che il
signore ci ha donato; la vera fraternità con
le persone che ci stanno vicino,
indipendentemente dalla loro provenienza;
sto riscoprendo il Dio padre misericordioso
e la vera testimonianza ed evangelizzazione,
che non è solo parlare di dio e della
comunità ma sono i gesti quotidiani fatti
con amore e umiltà, l’umiltà vera, e non
superiorità come ti fa credere il
cammino(dato che solo i neo sono chiamati a
essere luce e sale)…
Adesso posso dire di essere serena e felice,
di credere in me stessa e di ritrovare piano
piano il mio IO che in un contesto come
quello della comunità si è fatto più debole,
di sbagliare e di andare fuori strada senza
paure. Adesso posso dire grazie a tutti
coloro che senza giudicare mi hanno aiutata
ad aprire gli occhi, che mi sono stati
vicino sia quando ero dentro al cammino che
quando sono uscita, alle persone vere che
non mi hanno mai giudicata ma solo invitata
al confronto. Sono felice del rapporto che
sto vivendo da tre anni con il mio ragazzo
che è ateo completamente, e che se fossi
stata ancora in comunità mi avrebbero
invitata a mollarlo (perchè puoi vivere il
vero rapporto solo se entrambi vanno in
comunità), ma lui con il suo modo di fare
vale molto di più dei catecumeni, di me e di
tutte le persone che dicono di credere ma
che con i gesti dimostrano il contrario.
Purtroppo il cammino l’ho fatto troppo
giovane e sono sempre stata criticata perchè
facevo sport e avendo le partite a volte non
andavo in convivenza, perchè a volte andavo
a mangiare la pizza con i miei amici il
sabato sera al posto di andare a messa da
loro, perchè a volte non andavo agli
incontri perchè avevo dei laboratori
all’università e loro volevano che
sacrificassi gli studi per Dio. Ma era per
Dio o per la Comunità?! Ma Dio non vuole la
nostra felicità, vederci vivere e
padroneggiare in modo intelligente il mondo
attraverso gli strumenti che ci dona tutti i
giorni?! Ringrazio Dio di avermi dato la
forza di uscire da questo meccanismo
perverso e storto che lotta perchè l’uomo
non trovi l’armonia e la sua natura, ma
perchè sia sempre dipendente dalla comunità.
Spero di essere stata un po' chiara perchè
l’ho scritto velocemente! buona giornata a
tutti!
Di Laura maggio 6 2010
OK Stefano, capisco perfettamente la tua
impostazione, come è comprensibile la loro
logica, che dovrebbe tapparci la bocca in
virtù dell'approvazione.
Resta tuttavia il fatto che noi critichiamo
una realtà approvata dalla Chiesa, che
constatiamo agisce non in linea con
l'approvazione e, in più, presenta altre
anomalie dottrinali e pragmatiche non prese
in considerazione dal documento statutario
approvato.
Abbiamo tutto il diritto, ma ancor più il
dovere di farlo, anche perché NON E' VERA
l'equazione: chi critica il cammino
'approvato' critica l'autorità che lo ha
approvato o non è in comunione col Papa
1) perchè lo Statuto del cammino anche se
fosse perfetto -e non lo è- non è un dogma
di fede
2) l'approvazione presenta tutte le anomalie
che abbiamo sottolineato miliardi di volte
3) allo stesso Papa, che ci ha sconcertati e
ci sconcerta 'mandandoli' ad "evangelizzare"
il cammino e non Gesù Cristo (perché questo
è ciò che accade nella realtà), può essersi
fatto credere che le sue direttive siano
seguite...
ergo, siamo "scomodi", si tenta di tapparci
la bocca; ma non siamo 'fuori' dalla
comunione ecclesiale solo perché esercitiamo
il discernimento e denunciamo menzogne e
anomalie per il bene di molti che ascoltano
e magari non sapevano e non sanno ancora.
Che questo non vogliano capirlo i NC lo
comprendo, ma che non sia chiaro a uno di
noi lo comprendo meno.
Comprendo che tu vorresti agire in fil di
correttezza anche formale; ma io non sento
di agire scorrettamente se me ne infischio
della 'forma', ovviamente senza oltrepassare
i limiti della mia responsabilità sia
personale che ecclesiale, che significa
davanti al Signore...
Qual è il problema, se noi parliamo di
soggetti 'approvati' che né agiscono in
linea con l'approvazione né con la
Tradizione Apostolica, che abbiamo ricevuto
accolto assimilato e che custodiamo e
cerchiamo non venga dimenticata?
E dire Tradizione Apostolica, equivale a
dire quel che ci ha lasciato in dono ed in
eredità nostro Signore Gesù Cristo, Vivo e
Vero, vero uomo e vero Dio, Figlio del
Padre, ed è solo in Lui che siamo anche noi
Figli ad opera dello Spirito Santo, che non
è monopolio di nessuno tanto meno del
Cammino NC!!!
Quanto all'UFFICIALITA' della critica dei
fedeli, più ufficiale della documentazione
di cui abbiamo (e non solo noi) sommerso le
Congregazioni competenti???? Ma non hai
visto chi ci opera?
E' tempo di crisi, è tempo di buio, di
disorientamento grandi; ma è anche tempo di
grande luce e Grazia, perché siamo OBBLIGATI
a custodire e ad approfondire sempre di più
la nostra Fede proprio per difenderla e
mentre lo facciamo!!!!
Di Mic
24 aprile, 2010 15:56
Tutto giusto e logico quello che dici
Stefano, cioè di tener conto che sono
stati approvati e parlare solo del
Magistero.
Se avessimo a che fare con persone che hanno
a cuore la Tradizione della Chiesa, la retta
dottrina, la sacralità della Liturgia, e
anche il benessere psicofisico dei fedeli.
Ma con chi abbiamo a che fare?
Con coloro che hanno da troppi anni oramai
permesso che il "fenomeno" cammino cn
potesse crescere indisturbato a lato della
Chiesa, gli stessi che hanno aiutato,
legittimato, incoraggiato e in seguito
approvato un movimento con le prassi che
conosciamo.
Chi è intervenuto attivamente, chi ha
taciuto, chi è stato "convinto" con
argomenti di peso, ed ora tutti possono
mettersi l'animo in pace (se mai avevano
problemi con la loro coscienza prima)
dicendo: "sono approvati".
Non credi Stefano, che i cattolici di
Campobasso abbiano manifestato il loro
dissenso dopo che la pastorale diocesana è
diventata neocatecumenale?
Con quale risultato?
Non credi che in Vaticano siano arrivate già
molte denuncie?
Con quale risultato?
Con questo non voglio dire che non si possa
e non si debba continuare a tentare di
confrontare i neocatecumenali con il loro
Statuto.
E posso comunque continuare a dire che per
me uno Statuto per un gruppo di laici, che
contiene la descrizione di un "rituale"
creato da un laico, è già di per sé
un'anomalia sconcertante e difficilmente
accettabile.
Di Emma 24 aprile, 2010 18:18
Dice Stefano: "Quello che dite è tutto
giusto. Ma io parlo di una "ufficialità del
BASSO"."
"Ufficialità dal basso" è una contraddizione
in termini.
L'ufficialità presuppone un'autorevolezza,
che se è tale deve evidentemente venire da
chi è posto a guida, dall'alto...
ma se la "protesta" sale "dal basso", tutto
potrà essere tranne che "ufficiale". Anche
se oggi le cose "vanno alla rovescia" non
possiamo rovesciare anche le categorie
gerarchiche.
Cos'altro ha fatto il blog, del resto, da
quando è nato? Se non protestare
pubblicamente partendo dal basso? Ha
ragione Freedom, se si vogliono fare più
thread, molti thread sull'infondatezza e
sull'inadempienza dello statuto nc, che si
facciano, ma cambiare nome (e identità) al
blog per seguire la logica neocatecumenale e
per paura dei loro attacchi, non ha senso.
Cambiare il nome per la seconda volta??
Perchè? L'averlo già cambiato ha forse
sortito qualche effetto?
Stefano, se credi tanto che l'unico modo di
denunciare il cn sia occuparsi solo dello
statuto, perchè non cominci tu? Hai un
forum, mi pare, comincia a sviscerare il
"non fatto" e il "non detto" dello statuto
sul tuo forum, ma non pretendere che tutto
un blog, per la seconda volta, cambi nome e
fisionomia, sapendo già che a poco
servirebbe, e con il risultato di tappare la
bocca all'unico posto in cui si parla
chiaramente e si dice tutta LA VERITA' SUL
CAMMINO NEOCATECUMENALE.
Di A. Rita 24 aprile, 2010 18:40
"Quando arrivano post come quello di
Jonathan, mi chiedo come si faccia a non
condividerne, anche rivolgendosi a lei, come
ha fatto Emma, riempiendo col nostro affetto
e col nostro sostegno quello che lei chiama
il 'deserto di povertà' rimastole dal
cammino"
Tante possono essere le ragioni, cara Mic,
almeno tante per quante sono le persone "non
intervenute"; i motivi possono essere
accidentali, o contingenti, o psicologici, o
semplicemente caratteriali....sì, c'è anche
chi, per carattere, non riesce o non ama
profondersi in manifestazioni d'affetto,
anche pensando che in esperienze così forti,
l'unico conforto che veramente "arriva" è
quello del Signore, in quella fase -
giustamente definita da Jonathan "tappa
obbligata" - del "deserto", che segue
l'uscita dalla baraonda neocatecumenale,
così come la quiete segue la tempesta.
"Perciò, ecco, l'attirerò a Me, la condurrò
nel deserto, e parlerò al suo cuore..."
(Osea 2, 16)
...
Io non ero intervenuta di proposito perchè
il problema dello svuotamento di me stessa
l'ho conosciuto ed assaporato fino in fondo,
con una dicotomia interna che mi ha portato
ad una sofferenza da lacerazione d'anima
tale che ho finito per somatizzare sia
psicologicamente che fisicamente. Credo che
mi abbia salvato (e alla fine abbia
prevalso, portandomi fuori di lì)l'impronta
iniziale del mio incontro (da bambina) col
Signore, attraverso la contemplazione e
l'amore per Gesù Crocifisso, il "grande
ignorato" nel Cammino.
Oggi, per vivermi questo benedetto e
salutare "deserto" ho scelto di viverlo
accanto ad un sofferente, che per altro non
può parlare, ma che col suo silenzio "mi
parla" ininterrottamente di Lui, della
potenza salvatrice della Croce offerta per
amore, unica cosa che il Cammino non era
riuscito a sradicare dal mio cuore.
Un abbraccio a Jo.
Ciao
"da parte tua, se non è per te troppo
doloroso rievocarlo, potrebbe essere
interessante conoscere la testimonianza del
momento in cui hai riacquistato la tua
libertà e hai ri-preso la costruzione della
tua persona in Cristo"
Per quanto riguarda Gianluca, il suo caso è
totalmente sui generis, frutto di una
incredibile Grazia di preservazione da parte
del Signore, perché lui è entrato nel
Cammino da persona libera, lo ha frequentato
per tre anni da persona libera e ne è uscito
da persona libera. Ha ricevuto la Grazia più
unica che rara di passare "indenne"
attraverso il Cn!
Gianluca si è convertito a 31 anni
dall'ateismo, tre mesi prima di incontrare
il Cammino, con una forte esperienza
personale di Dio, che gli dette da subito
una impronta indelebile. Dio gli donò subito
un Padre spirituale, ed una forza nella
preghiera costante, che mai lo ha
abbandonato.
Si è innamorato subito "di Cristo, e questi
crocifisso" e tutti i venerdì mattina si
alzava alle quattro e si recava davanti alla
chiesa del suo Padre spirituale, per poter
essere il primo della lista nei colloqui di
direzione; quando alle sette si apriva la
chiesa lui entrava, partecipava alle Lodi e
all'Adorazione del Santissimo, poi
incontrava il Padre. All'uscita dal
colloquio, verso le otto, era giusto in
tempo per andare al lavoro.
In questo clima di totale rinascita per lui
(e di totale svuotamento per me) ci
conoscemmo, perché io invitai un amico
comune alle catechesi del Cammino, che erano
tenute dai miei fratelli di comunità. Dalla
prima catechesi il suo amico non restò, anzi
fuggì a gambe levate, lui rimase.
Ma già dal Questionario sulla penitenziale,
venne fuori la sua impostazione veracemente
cattolica e si mise a discutere coi
catechisti, perché lui sosteneva che “il
peccato OFFENDE Dio. Certo che sì!” Io ero
colpita della sicurezza della sua Fede
appena nata, la cui testimonianza scendeva
come un balsamo sul mio spirito devastato da
dieci anni di quella setta atea (anche se
ancora non ne avevo preso coscienza), il suo
amore folle per Gesù mi riportava alla mia
infanzia, mi mostrava il vero Gesù che io
avevo perduto … e il Signore avvicinò le
nostre vite. Io non riuscivo più a pregare,
non sopportavo più parole su parole, le
omelie, gli Annunci, non sopportavo più di
sentir parlare di Dio … Lui mi spingeva a
pregare, mi portava con lui alle quattro
della mattina a fare Adorazione … le nostre
giornate passavano a parlare non di noi ma
di Gesù (quello vero).
Gianluca riconosceva delle incongruenze
nelle catechesi di quella gente ed era molto
in dubbio se entrare in Cammino, perciò si
mise in preghiera e comprese che, per
l’intanto, la sua strada passava per lì …
doveva cominciare così. Intanto si preparava
col suo Padre per la Prima Confessione e
Prima Comunione - che da bambino non aveva
fatto - col Catechismo della Chiesa
Cattolica, con l’Adorazione e la Preghiera.
Nel contempo frequentava la comunità e
discuteva tutto quello che nelle catechesi e
nei passaggi non trovava “ortodosso”.
Poi Giunse anche il Sacramento della Santa
Cresima e da lì in poi incominciò ad intuire
ancor più le storture catechetiche che
ascoltava e diceva ai suoi catechisti: “Io
da voi il discernimento sulla mia vita non
me lo lascio fare. Voi siete come me,
poveracci e peccatori come me. Io ho un
Padre spirituale e quello seguo. Una sola
voce, non centomila.” Nel frattempo io uscii
dal Cammino e lui rimase in comunità per un
altro anno. In quell'anno comprese tutti gli
abusi liturgici che si compiono nell’Eucarestia
neocatecumenale, oltre a dover vedere ogni
sabato il sacrilego uso di dare la Santa
Comunione anche a divorziati, conviventi, ed
irregolari di ogni tipo, che vengono portati
avanti così, senza svegliarne la coscienza,
fino al Secondo Passaggio.
Per questo in una convivenza con la comunità
ed i catechisti combatté, unico contro
tutti, minacciando di denunciarli al Vescovo
se non si smetteva con i sacrilegi. Così è
uscito dal Cammino. Per questo gli è stato
tolto il lavoro e poi la casa dove
alloggiava (che era di un suo fratello di
comunità). Abbiamo saputo che in quel
periodo (giugno 2005) per sistemare quella
situazione di abusi eucaristici, e salvare
“la faccia” del Cammino, venne a Terni
niente meno che Carmen. Poi Gianluca è stato
ricercato, con lusinghe, con promesse, con
ricatti, ma lui si è sempre rifiutato di
tornare al Cn, dicendo ai catechisti che la
loro dottrina era perniciosa, tutta da
buttare nel cassonetto della spazzatura.
(Per chi volesse leggere l’esperienza
scritta da lui al Papa, l’indirizzo è
www.mariamadremia.net, nella Homepage.)
Ho raccontato in breve tre anni della sua
testimonianza di fede in Cristo Gesù, per
dire anche che Gianluca non ha sofferto di
questa esperienza, se non per la delusione
di aver scelto per sé un percorso di fede
rivelatosi poi “un tarocco”, e per Grazia di
Dio non ha subito nessuna perdita di libertà
né di destrutturazione della persona.
Semmai, in casi come questo di conversione
adulta, il rischio era quello di
scandalizzarsi e riallontanarsi da Dio e
dalla Chiesa, ma in questo il Signore lo ha
sempre aiutato. E’ stato lui che, un mese
prima di uscire dal Cn, trovando in Internet
le catechesi, mi aprì gli occhi dicendomi
che quella dottrina veniva da Lutero e
Calvino, cosa che io, in dieci anni non
avevo capito.
Gianluca non si esprime mai mosso da
sofferenza e rancori, ma solo per la Verità.
Il mio percorso di guarigione spirituale
invece è lungo e lento: sento che il dolore
e la frustrazione dello svuotamento si
trasformano in forza per combattere l’eresia
e poter servire a tanti fratelli. La Croce
di Gesù e la mia, unita alla Sua, mi
proteggono e mi stanno curando.
Oggi, Gianluca ed io camminiamo insieme in
Dio, nella Chiesa, combattendo il Cammino
(non le persone ingannate, ma l’eresia) con
gli strumenti che abbiamo a disposizione:
questo blog di informazione ed analisi e non
stancandoci di scrivere lettere al Santo
Padre e alle Congregazioni competenti,
affinché vinca la Verità di Cristo ed i suoi
nemici vengano smascherati.
Soli Deo gloria!
Di Anna Rita 1 dicembre, 2009 02:44
Dice Paolo156:
“Nel CNC niente è obbligatorio, manco ancora
il digiuno. Se digiuno ok, va bene, se non
digiuno devo pregare per poter avere lo
spirito e riuscire a digiunare. Senza lo
Spirito Santo non si va da nessuna parte,
manco ancora si riesce a digiunare e a far
digiunare... non è NC obbligare perché non è
Cristiano obbligare. … No, ognuno nella sua
libertà.”
Risponde Emma:
"Niente è obbligatorio nel cnc? Posso
anche crederlo, semplicemente perchè non ce
n'è bisogno, il pre-condizionamento fa sì
che in modo "automatico", ognuno si conforma
a ciò che è usuale fare e purtroppo anche
pensare, il condizionamento fa sì che la
persona crede agire in modo libero mentre
invece agisce in funzione di ciò che ha
integrato come buono e giusto, dettato da
chi ha il potere di influenzare la psiche e
le menti."
Risponde Mic:
“Se nel Cn niente è obbligatorio, com'è
che o ti assoggetti adeguandoti
acriticamente a metodi prassi, insegnamenti
(senza poter fare domande), oppure devi
andartene, perché sei preda del demonio?”
Risolviamo questo dilemma che ciclicamente
ricompare all’interno dei confronti, poiché
c’è una linea di pensiero secondo cui il
Cammino sia un luogo estremamente permissivo
(e come tale deleterio per la crescita
morale del cristiano), tesi sostenuta anche
dall’eminentissimo Sacerdote Luigi Villa che
dice: “La fondazione dei "neo-catecumenali"
dello spagnolo Francesco Argüello (detto:
Kiko) è certamente il Movimento più
radicalmente permissivo che esista nella
Chiesa del Vaticano Il. Ed è da anni che Noi
denunciamo questo "Movimento" eretico in
seno alla Chiesa, perché è certamente una
delle più gravi e pericolose deviazioni
dalla dottrina cattolica, e anche la più
insidiosa "eresia" che minaccia la Fede
cattolica dopo il Vaticano II.” (Luigi
Villa – “Eresie della dottrina
neocatecumenale” – Ed. Civiltà)
Per contro ci sono moltissime persone che
testimoniano l’esperienza personale di aver
subito ogni sorta di condizionamento
psicologico ed esistenziale, obbligati al
un’ “obbedienza” pronta e muta ai
catechisti, che si spinge fino al ricatto
del “o fai così o te ne vai”, che incatena,
una volta accettato il principio che la
salvezza passi solo per il Cnc.
Com’è allora il Cammino? Libertario o
repressivo? È davvero il luogo della libertà
soggettiva, del fare le cose “ognuno nella
sua libertà”, il luogo del “per grazia e
senza sforzo”, (come testimoniano Paolo 156,
ed altri) oppure il luogo dello strapotere
degli iniziatori, dei catechisti, di tutto
un sistema che gira attorno al singolo –
comunità compresa – che lo stringe al muro,
obbligandolo per amore o per forza a
conformarsi mente (spirito) e azione alla
prassi interna?
Il Cammino è entrambe le cose. Esistono
infatti persone che escono dal Cammino
perché lo considerano troppo permissivo e
persone che ne escono perché troppo oppresse
da esso. Esistono anche persone che
RIMANGONO nel Cn perché lo considerano “la
celebrazione della libertà dello spirito” ed
altre che rimangono proprio perché ne amano
“l’impostazione rigidamente inquadrata,
virilmente zelante”. Ripeto, entrambi gli
aspetti sono veri, ma con tempistiche
diverse. Entrambi gli aspetti sono
percepiti, ma diversamente, a seconda della
fisionomia mentale del singolo che li
impatta. È normale che una realtà così
diffusa a tutti i meridiani e paralleli del
globo sia vissuta e recepita diversamente
dalla cultura con cui si incontra, ma questo
è comunque possibile perché il Cammino –
come il suo iniziatore e la dottrina che
predica – ha una natura camaleontica.
Spiego.
Il Cammino a livello di comportamento
soggettivo dei singoli, a livello di
pratiche spirituali comunitarie e personali,
in una parola: a livello di crescita
spirituale, dà delle direttive precise, ma
lascia al singolo la libertà di seguirle o
meno (da ciò la sensazione di molti di
essere molto liberi, anche di “sbagliare”),
ciò perché si obbedisce alla dottrina
protestante secondo cui ogni sforzo
personale è bandito perché ipocrita, secondo
cui la conversione è solo iniziativa di Dio
e l’uomo può solo riceverla e perciò non
esiste possibilità di fare il bene, se non
sotto il totale influsso della Grazia, che
Dio dà solo a chi decide Lui … non c’è
scambio fra Grazia e adesione umana alla
Grazia, ma solo l’azione di Dio gettata in
un contenitore vuoto(!) che la riceva. Oltre
tutto con la storia del “cammino in discesa
nella conoscenza del proprio male”, la
famosa mal interpretata “kenosi”, vien detto
dai catechisti che il Cammino, se fatto
bene, non deve rendere “migliori” (no, no,
quello è da farisei ipocriti), ma
“peggiori”, per poter prendere atto ed
accettare tutta la propria realtà di
peccato, unica condizione per essere salvati
(Lutero e Calvino docent). Ha quindi
ragione Villa quando dice che il Cammino è
la realtà più permissiva della Chiesa, dal
Vaticano II in poi.
Ma quando si tratta di imporre delle
restrizioni ai neocatecumenali che servano
per tutelare la struttura interna del
Cammino, vedi obbedienza assoluta dei
catechisti agli iniziatori, obbedienza
assoluta dei neocatecumenali ai catechisti
(apparentemente non in ambito morale e
spirituale, salvo che quando si rendesse
necessario per salvare “la faccia” del
Cammino, ma in ambito organizzativo ed
ideologico) allora il sistema è inesorabile!
Nessuno può mettere in dubbio una parola di
Kiko: lui ha il carisma; nessuno può
discutere un ordine dei catechisti: loro
sono i profeti di Dio per te; nessuno può
modificare le abitudini liturgiche,
comunitarie, dottrinali o psicologiche che
regolano il Cammino al suo interno. Ciò non
è permesso. O ti adegui, o te ne vai con
tutte le maledizioni del caso. In ogni caso
è un fatto che i metodi e le ideologie
connotano un 'fare', cioè comportamenti
tratti da insegnamenti e prassi che incidono
sull'essere e sul divenire della persona e
quindi, alla fine, 'toccano' anche il campo
morale e spirituale e incidono su di essi.
Ora accade che alcuni percepiscano la prima
caratteristica del Cammino, altri la
seconda, accettandole o rifiutandole.
Coloro che accettano positivamente la prima
caratteristica sono quelli molto ben
descritti da Emma: “Niente è obbligatorio
nel cnc? Posso anche crederlo, semplicemente
perché non ce n'è bisogno, il
precondizionamento fa sì che in modo
"automatico", ognuno si conforma a ciò che è
usuale fare e purtroppo anche pensare, il
condizionamento fa sì che la persona crede
di agire in modo libero mentre invece agisce
in funzione di ciò che ha integrato come
buono e giusto, dettato da chi ha il potere
di influenzare la psiche e le menti.”
Quelli che invece accettano consapevolmente
l’aspetto repressivo sono coloro che nella
vita hanno bisogno di esser sempre portati
per mano, di qualcuno che si prenda la
responsabilità delle loro scelte, perciò si
sentono protetti da un sistema rigidamente
preconfezionato.
Coloro che invece rifiutano uno o l’altro o
entrambi questi elementi sono coloro che
grazie a Dio si sono accorti che in tutti e
due i casi si è fuori dalla dottrina
cattolica della Chiesa e da ciò che insegna
il Signore nel Vangelo e hanno sufficiente
maturità psicologica per non rimanere
invischiati nella forte 'dipendenza' che
anni di metodi e prassi ad hoc comunque
inducono.
Di Anna Rita 19 novembre, 2009 19:44
Sono stata all'incontro, che vi avevo
annunciato giorni fa, col parroco e altri
fratelli. Ci sono andata così, disarmata.
Mi hanno chiesto perché, e no, non ho
taciuto le mie ragioni. Che poi sono le
nostre: il ruolo dei catechisti, con annessi
i dubbi sulla legittimità del loro 'discernimento'.
L'indebita confusione di ruolo tra loro e il
sacerdote, il quale deve limitarsi a
sussurrare il suo pensiero all'orecchio del
catechista di turno. Le difformità
liturgiche, l'autogestione della Parola, i
simbolismi ebraici, l'estetica profana di
architetti addestrati.
In risposta il solito scudo difensivo: il
Concilio, che autorizza la gestione laicale
della Chiesa, la quale non è più
'piramidale' ma è 'un popolo, dove il
sacerdote è solo un garante'.
Tutto il resto va da sé: Il Papa, che sa
tutto, ha approvato tutto.
Alla fine ho chiesto quel che mi premeva di
più: perché vi ostinate a essere così
diversi? Risposta: perché siamo diversi!
Non ho fatto la guerra, tipo Geremia. Sono
scappata, piuttosto, dalle mie
responsabilità, come Giona. E che il Signore
mi perdoni se, invece che un'ardente
profezia, Gli ho riservato solo la mia resa.
..la percezione vivissima che mi sono
portata a casa è che stiamo, il cn ed io,
posso dire il cn e noi?, stiamo su due
sponde opposte. Vicini tanto da potersi
guardare negli occhi, ma lontani di una
distanza incolmabile.
Ci unisce il bisogno di Dio. Ci separa la
direzione scelta per cercarLo e lasciarsi
trovare da Lui, dal Suo sguardo Paterno e
misericordioso.
Io sarò una cattolica della domenica. E
proverò a entrare nella solitudine
obbediente del Getsemani, e vegliare con
Lui, in questo tempo in cui la Chiesa sembra
aver perso le ali.
Ma loro sono diversi. Vogliono essere
diversi, sotto ogni aspetto, sostanzialmente
diversi. L'estetica lo dichiara con
supponenza, la prassi lo conferma. Questo è
il punto, a mio avviso. Naturalmente, è solo
l'esito definitivo della mia esperienza,
come tale opinabile. Ma mi hanno convinto,
al di là di ogni ragionevole dubbio, sulla
distanza insuperabile che c'è fra me, o noi,
e loro.
Se lo scontro è inutile, oltre che
inopportuno, anche il confronto risulta, a
mio avviso, improponibile con chi pone la
sua diversità come presupposto intangibile.
Sottolineare, poi, con discutibile orgoglio,
che i loro testi sono zeppi di citazioni
scritturistiche e magisteriali, aggrava la
distanza invece che accorciarla. L'aggrava
nel senso proprio del termine, la
appesantisce, non c'è fra noi un allegro
ruscelletto, ma le sabbie mobili delle
contraddizioni più insanabili. Perché questa
impossibile comunione accade proprio dentro
la Chiesa.
Allora certo, vien da chiedersi cosa
significhi esattamente oggi essere
cattolici. Ma questo attorcigliarsi su se
stessi equivale a cadere nella trappola
delle contraddizioni, e a voler riempirsi i
polmoni del fumo nero della diversità
sbandierata orgogliosamente.
Credo che l'unica via possibile sia prendere
atto di questa realtà, per quanto terribile
sia, e non provarci nemmeno ad attraversarle
quelle sabbie mobili per tentare un
impossibile incontro. Ma piuttosto starne
alla larga. E ritagliarsi nella Chiesa,
sempre Madre amatissima, un luogo nel quale
poter incontrare il Signore, amarLo e
servirLo come Lui vuole.
di Jonathan 11 ottobre, 2009 11:37
Vorrei dire ad agostiniano che non è
questione di catechisti più o meno
illuminati. E' un problema, diciamo, di
punti di vista. I catechisti ripropongono il
pensiero del cammino, il modo di concepire
la vita cristiana secondo gli iniziatori del
cammino. Quel pensiero non sempre è in
armonia con quello della Chiesa, la Chiesa
di sempre intendo, ivi compresa la Chiesa di
oggi postconciliare. Le disparità sono
talvolta marginali e si può soprassedere;
talvolta le differenze sono sostanziali e lì
nasce il problema. Non si può stare a lungo
nel cammino senza decidersi a concedere ai
catechisti una fiducia pressocché
incondizionata, perché la struttura del
cammino si fonda su quella fiducia che
peraltro viene ripetutamente richiesta. Io
credo di non potermi fidare più, nonostante
gli 'aggiustamenti' alle cose dette in sede
di scrutinio (sei libera, nessuno ti
costringe e cose simili). Il punto è che
dicono cose non vere e non giuste secondo la
Chiesa, quell'unica Chiesa alla quale
appartengo e che amo. Dicono e fanno cose
che sono in palese contraddizione con la mia
Chiesa. Ci sono, certo, varietà e ricchezza
di carismi, di modi e di vie per vivere il
Vangelo, ma uno solo è il Signore, una la
Verità, comunque la si voglia proclamare.
Non possono e non devono esserci
contraddizioni su quella Verità, sul
pensiero cristiano che ha attraversato i
secoli, si è arricchito della sapienza di
tanti senza mai smentirsi. Se contraddizioni
ci sono, o vanno sanate o vanno eliminate.
Perché la Verità è una. Io sono una piccola
cosa: posso solo fermarmi qui e provare a
ripartire da me.
Di Jonathan 09 giugno, 2009 19:53
8 anni in cammino come corresponsabile, poi
la scuola liturgica e la scoperta di
"anomalie" da me denunciate direttamente ai
catechisti:
- dov'è il Presbitero previsto dagli statuti
durante la Liturgia della Parola (noi non
l'abbiamo mai avuto, salvo che per il primo
anno)?
- Perché si continua a far presiedere la
Liturgia della Parola a chi non ne ha alcun
titolo?
- Perché durante la Liturgia della Parola le
"risonanze" diventano mini omelie fuorvianti
e a volte eretiche?
- Perché non si attuano subito i vari
precetti del Santo Padre?
-
Perché si inneggia alla assoluta necessità
di purificarsi dai peccati e poi si fanno
passare coppie di conviventi che hanno alle
spalle un matrimonio religioso non
annullato?
-
Perché le Celebrazioni cambiano sempre
quando viene il Vescovo?
-
Perché si chiede se "vuoi fare un'alleanza
seria con il Signore?" quando ho già fatto
questa alleanza con il battesimo?
- Perché il Presbitero è sempre in secondo
piano rispetto ai catechisti?
-
Perché i catechisti ti dicono chiaramente
che se non resti in cammino è perché il
demonio non vuole, facendoti credere che sei
un posseduto?
-
Perché chi ha già ricevuto l'elezione o
comunque ha superato una tappa importante si
comporta peggio dei "cristiani della
domenica"?
-
Perché in anni di cammino, una volta che
ho avuto bisogno di un consiglio sulle
malefatte di un catechista (non mio) nei
miei confronti i miei catechisti non ne
hanno voluto sapere?
- Dove vanno a finire le migliaia di euro
che io personalmente ho contato?
Sono 12 domande, come gli apostoli e le
tribù di Israele, ma fino ad oggi nessuno mi
ha mai risposto.
Solo il mio Vescovo mi ha incoraggiato ad
uscire, dopo che mia moglie è finita da uno
pischiatra (e io pure) e la nostra famiglia
ha rischiato di disintegrarsi, così come il
lavoro e tutta la nostra vita.
Un anno e mezzo, tanto è durata la tortura
per uscire dal cn, ma ora che siamo in un
altro movimento siamo rinati.
Preghiamo perché qualcosa cambi.
Era tutto vero: è una chiesa nella Chiesa.
Di Alberto 14 aprile, 2009 17:39
(vedi
risposte pubblicate in un documento a parte)
Emma non è una 'fuoriuscita' dal Cammino,
ma le sue osservazioni sono state pubblicate
qui, perché in tema con la testimonianza
successiva)
Sono sempre scioccata e la parola non è
troppo forte quando leggo testimonianze come
quelle di Fabio e Annarita.
Ma come è possibile che si tollerino nella
Chiesa metodi come quelli descritti, metodi
potenzialmente pericolosissimi per
l'incolumità psichica dell'individuo ?
Come si può tollerare che questi metodi
siano previsti in uno statuto che descrive
il Cnc come uno strumento di iniziazione e
formazione cristiana?
È possibile che nessuna istanza competente
si sia interessata a questi metodi, è
possibile che nessuno psichiatra o
psicologo, con l'autorizzazione del paziente
fuoriuscito dal cammino, abbia avvertito le
autorità religiose e anche denunciato questa
situazione?
Conoscersi realmente? È il cammino di una
vita e i catechisti pretendono di sapere di
che cosa deve spogliarsi l'individuo?
Che competenza hanno per accompagnarlo in un
cammino fra i più delicati e sensibili,
quello che porta l'individuo all'interno di
sé, laddove si trovano le ferite che la vita
immancabilmente porta con sé, le memorie
dolorose spesso rimosse?
Come possono rispettare i ritmi, i tempi, le
resistenze dell'individuo?
Non hanno le competenze, non hanno gli
strumenti e se anche li avessero è quello il
luogo, sono quelle le modalità ?
Quel viaggio così intimo, all'interno di sé,
deve svolgersi in condizioni ben
particolari, nella discrezione e
confidenzialità di chi accompagna, in una
relazione di fiducia che è fondamentale,
accompagnamento che deve farsi con cautela,
rispetto, attenzione, prudenza, in un quadro
rispettoso, intimo e protetto, e non certo
davanti ad una comunità che ascolta e
davanti ad un catechista che non ha nessuna
competenza.
Questi metodi sono scioccanti e vanno
denunciati come tali.
"Non vi mettete con la psicologia" dice
Arguello ai catechisti... vergognosa
consegna ma coerente perché l`uomo sa che i
suoi catechisti non potrebbero farlo MA in
verità i metodi di manipolazione psicologica
sono attuati in seno al Cnc.
La psicologia, una certa forma di
psicologia, è usata ma non al servizio del
bene dell'individuo ma per la sua
manipolazione.
E ciò è gravissimo.
Di Emma 29 marzo, 2009 13:13
Carissima Emma
grazie per la tua opinione evidentemente
competente...
ti dirò che non sono riuscita, lo confesso,
a leggere il testo degli ultimi Statuti,
perché quando comincio mi viene il
voltastomaco, ma dubito fortemente (se c'è
qualcuno che sa diversamente mi
smentisca)che nello Statuto si descriva
correttamente cosa sono gli scrutini e come
si svolgono realmente, come del resto non
troverai mai che al neocatecumenale venga
chiesta tutti i mesi la decima parte dello
stipendio, oltre ad altre collette,
mettendola nel calderone della comunità,
allo scopo - dicono loro - di aiutare i
fratelli di comunità che sono più in
difficoltà;
quindi se a mettere la "decima" è anche
qualche fratello che non arriva mai alla
fine del mese è lo stesso, "tanto poi va dal
Responsabile a richiede i soldi che ha
messo...ma il gesto va fatto". In realtà
nessuno sa quanto il Responsabile raccolga
ogni mese (é segreto, non lo deve dire
nemmeno a sua moglie), come li
ridistribuisca ai fratelli bisognosi e se
una parte venga usata per chissà cosa...ma
questo nello statuto non c'è. E non c'è
scritto neanche che i catechisti ti dicono
che se metti di meno del decimo di quanto
guadagni, cercando "di ingannare il
Signore", ti accadrà come quei due
discepoli, moglie e marito, che mentirono
mettendo ai piedi degli Apostoli i loro
averi non completi, e morirono di colpo
davanti a San Pietro.
Ma torniamo agli scrutini (quelli del 2°
Passaggio):
la comunità si siede a cerchio, a volte
capita che vengano ad ascoltare gli scrutini
anche fratelli di altre comunità, anche da
altre città della stessa regione, fratelli
catechisti che devono fare "scuola di
scrutinio", che si siedono a cerchio (perciò
un grosso cerchio a più file di sedie) e ciò
non deve dare problemi a chi parla, perché è
importante prima di tutto il distacco da se
stessi, dalla vergogna (che è fariseismo),
dal riserbo delle proprie cose (che è
egoismo e chiusura verso il Signore e i
fratelli) quindi più gente c'è meglio è…
Il neocatecumeno, estratto a sorte per
parlare, si siede al centro del cerchio, con
la grossa croce metallica del Cammino messa
di fianco alla sua sedia, e di fronte a lui,
a spezzare il cerchio, ci sono le quattro o
cinque sedie dove si pongono i catechisti, a
un due metri circa di distanza, a mo' di
commissione.
Questo è l'ambiente esteriore in cui si
tengono gli scrutini. L'ambiente interiore,
cioè l'atmosfera che si crea è comunque
quella di una forte tensione, perché stanno
per venire fuori i segreti di tutti, i più
dolorosi o imbarazzanti, e se questo può
aumentare comprensione e compassione da
parte dei fratelli di comunità verso
eventuali difetti fino allora non capiti o
non accettati, accade anche che se in
comunità ci sono membri della stessa
famiglia si può scatenare (internamente, non
subito, non davanti ai catechisti, perché si
ha paura del loro giudizio) di tutto: metti
per esempio un marito che debba tirare fuori
i suoi adulteri...che succede alla moglie? O
i figli che devono sentire certi peccati dei
genitori…o viceversa…
Ma il motivo principale della tensione è
l'aggressività premeditata con cui i
catechisti si impegnano a trattarti: il
nostro catechista, Pino, ci diceva che in
quella stanza c'erano molti demoni, che non
volevano che noi dicessimo la verità e che
creavano resistenze dentro di noi, per
impedire a Dio di salvarci; per questo - ci
spiegava - loro ci trattavano male, non per
trattare male noi ma i demoni che erano
dentro di noi ed anzi esortava anche a noi a
trattare male noi stessi, smascherandoci
completamente, per aggredire i demoni che
avevamo dentro; ci diceva: "Aiutateci a
combattere i vostri demoni, state dalla
nostra parte, combattete con noi." Ecco
perché c'era tensione: da una parte uno
voleva collaborare, ma dall'altra soffriva a
sentirsi aggredito, anche perché qualunque
sofferenza uno tirasse fuori loro dovevano
dimostrarti che l'avevi vissuta con
orgoglio, senza umiltà, cioè fuori da uno
stato di conversione, “poiché si soffre
quando si rifiuta la storia, che è sempre la
volontà di Dio”, altrimenti non ci avresti
sofferto più di tanto; quindi qualunque cosa
dicessi, ti era accaduto perché Dio lo aveva
permesso, e lo aveva permesso per la tua
durezza di cuore, per combattere le tue
resistenze alla conversione.
So che nei precedenti statuti la Chiesa
aveva imposto questa aggiunta: che il
discernimento sui catecumeni DOVEVA ESSERE
FATTO NEL RISPETTO DEL FORO INTERNO DELLE
PERSONE(segno evidente che alla Chiesa siano
arrivate testimonianze di gente seriamente
danneggiata dall'invadenza dei catechisti).
Quando il nostro catechista, Pino, prima
degli scrutini ci disse questa cosa "del
foro interno", divenne verde dalla rabbia e
fece una risatina ironica: era evidente che
bollava completamente il pensiero della
Chiesa che – secondo lui – con quella
clausola stava impedendo lo smascheramento
dei demoni e quindi una conversione più
profonda. Non occorre dire che la clausola
non fu presa in considerazione…e gli
scrutini continuarono ad essere gestiti come
sempre fatto nella storia del Cammino,
conformemente a quella mentalità.
Questo discorso “del combattimento dei
propri demoni” non è che sia del tutto
campato in aria: questo era il metodo di
vita ascetica che usavano su se stessi i
Padri del Deserto, quindi in verità una
modalità durissima, serissima, un programma
di santificazione dei più estremi…ma quei
santi uomini che vivevano nelle grotte,
digiunando e pregando ininterrottamente,
conducendo penitenze inimitabili per l’uomo
di oggi, per l’uomo della strada, che vive
in città, nel mondo, indebolito
spiritualmente da tutte le comodità che il
benessere porta con sé, quegli uomini –
dicevo – avevano la statura interiore e
soprattutto la Grazia da Dio di poter
affrontare simili battaglie senza che queste
li distruggessero…e non a caso per fare
quella vita, non inseguita di testa propria
ma a cui lo Spirito Santo li spingeva,
quegli uomini lasciavano il mondo e vivevano
in una solitudine piena solo di Dio…quindi
che c’azzecca tutto questo con dei poveracci
come noi, immersi nel frastuono del mondo,
indeboliti dalla voce del mondo, della
carne, e del demonio (perché no? diciamolo
pure) e come si può pretendere di fare un
tale servizio ad una persona a cui non è
stata ancora nemmeno consegnata “la
preghiera”? Un neocatecumeno che venga da
una situazione di ateismo, riceve questo
passaggio un anno prima di quello della
preghiera, come se si potesse affrontare
tutto ciò senza il sostegno della
preghiera…ed un neocatecumeno che venga da
una situazione precedente di religiosità –
come era il mio caso – “non doveva pregare”
prima che glie lo dicessero loro, perché la
sua religiosità cattolica era piena di
devozionismi pagani e sentimentali, da cui
si doveva spurgare, e se continuava a
pregare come aveva sempre fatto non si
sarebbe mai liberato dalla “falsa immagine”
del Gesù “tutta dolcezza, tutto bontà” (v.
Sacro Cuore) che la Chiesa gli aveva
erroneamente inculcato. Io nella mia somma
stoltezza li ho assecondati, ho voluto
ubbidire, mi sono voluta fidare, ho smesso
di pregare, aspettando di riprendere a farlo
con il Passaggio dell’Iniziazione alla
preghiera, quando – come loro dicevano –
“quando la Chiesa vi consegnerà la
preghiera”. Perciò nel frattempo, il
rapporto personale con Dio, che il Signore
mi aveva donato fortemente fin da piccola,
io l’ho perduto, per colpa mia, perché ho
reputato più importante seguire uno schema
che restare attaccata alla Persona di
Gesù…ed è accaduto che quando mi hanno
consegnato la preghiera, io ero già così
devastata dentro che non sono più riuscita a
pregare. Oggi, a distanza di dieci anni da
quel passaggio, ancora non riesco a pregare,
si è spezzato qualcosa in me, ho perduto il
mio Signore (non è che Lui abbia perso me,
ma io ho perso Lui): non riesco più a
pregare con la Liturgia delle Ore( a parte
qualche volta in cui mi ci metto “di tigna”)
perché ancora mi ricorda il Cammino, non
riesco ad usare altre forme di preghiera
tradizionali, come il Rosario che amo tanto
(a parte qualche volta), perché c’è dentro
di me un rifiuto involontario a mettermi in
preghiera…a parlare ad un Gesù che ho
perduto…e allora l’unica cosa che riesco a
fare, quando la concentrazione e la volontà
mi assistono, sono una serie di Ave Maria,
una dietro l’altra, perché so che l’unica
àncora che ho è Lei, la Madre Santissima,
Colei che da piccola mi portò a Gesù, il mio
Gesù che il Cammino mi ha portato via…e
quando non riesco a dire proprio nulla mi
rifugio nel servizio che sto facendo ad un
malato terminale che seguo giorno e notte,
cercando di vivere questo servizio a Gesù
Crocifisso come una preghiera viva…
Io sono contenta, ripeto, se ci sono persone
che in questi passaggi hanno trovato
giovamento,( anche se ciò che c’è nelle
profondità di quei cuori non lo so io e non
lo sanno neppure loro…) ma per me non è
stato così.
Chiedo scusa, Emma, per questa confessione
pubblica, che a qualcuno potrà sembrare
fuori luogo, imbarazzante, ma chi ha vissuto
il 2° Passaggio nel Cammino Neocatecumenale
ha perso il senso della privacy e
dell’imbarazzo… ed inoltre se queste sono le
conseguenze che io ho avuto dal Cammino, con
cui devo convivere ogni giorno, anche questa
può essere una testimonianza, affinché altri
non compiano gli stessi miei errori, perché
non è mai scontato poterli risolvere, poter
recuperare la situazione, poter tornare
indietro…
Spero di essere stata utile all’ulteriore
chiarificazione della realtà del Cammino, ti
saluto in Cristo
Di A. Rita 29 marzo, 2009 16:01
(stralci da una delle più recenti accuse
sul blog, e successive risposte)
MA MI PREMURERO' IO STESSO DI FAR
INSERIRE IL VOSTRO BLOG TRA I SITI
MONITORATI, ALLA STESSA STREGUA DI QUELLI
MUSULMANI CHE INCITANO ALLA GUERRA SANTA
CONTRO IL DEMONIO-OCCIDENTE.
Chi scrive questo conosce poco il cammino, e
conosce ancora meno i princìpi dei suoi
fondatori, che preferiscono agire
nell'ombra.
Noi saremmo molto contenti che questo blog
fosse monitorato dalle forze dell'ordine, e
che qualche magistrato si chiedesse come mai
i soldi raccolti nel cammino non vengono
rendicontati, se vengono donati liberamente
o meno. Dare via i propri beni, macchine,
gioielli, oppure un mese di stipendio, dopo
un paio di mesi di riunioni serali con i
catechisti, potrebbe far pensare alla
manipolazione mentale, in stile Vanna
Marchi.... Se poi tutto questo finisse in
mano a qualche giornalista laico, sai che
bello scandalo!
A Suor Pia dico: ma lo sai che per un
matrimonio 'ricostruito' ce ne sono 4
distrutti? ma conosci le sofferenze di chi
subisce gli scrutinii?
Queste sono le vere torture, le cacce alle
streghe dei giorni nostri!
Ti sei chiesta come mai un movimento che
ritiene di essere 'linfa della chiesa'
produce un numero enorme di fuoriusciti che
diventano nemici della chiesa? E te la
prendi con noi che abbiamo avuto la grazia
di restare nella chiesa, e che soffriamo per
i danni che il cammino ha fatto alle persone
che in buona fede lo hanno seguito?
Leggi le testimonianze degli ex che sono sul
sito, confronta gli insegnamenti NC con gli
insegnamenti della Chiesa, anche di questo
nostro papa, sopratutto sull'Eucarestia, e
poi piano piano, con l'aiuto di Dio e
soprattutto con l'affidamento a Maria, si
solleverà anche per te il velo che impedisce
di cogliere la verità nascosta dalle belle
parole dei catechisti.
di Michela 24 marzo, 2009 12:23
“Mi è stato segnalato questo blog, non
tanto perchè sono cristiano e frequento la
mia parrocchia, quanto perchè mi sono
occupato in passato degli abusi
riscontrabili in rete. Sull'acredine nei
confronti del CN (suppongo Cammino
Neocatecumenale, realtà da anni presente
proficuamente anche nella mia parrocchia)”
egregio signor battista di maurizio, che ti
definisci “un cristiano” (…chissà perché non
“un cattolico”?) a cui hanno CASUALMENTE
segnalato questo blog, in cui intervieni
DISINTERESSATAMENTE per puro amore della
“pace nel web”…e che SUPPONI che “CN”
significhi Cammino Neocatecumenale…quanto
deve durare questa messa in scena?
E’ tipico di voi neocatecumenali,
specialmente VOI catechisti fingere..
fingere di scandalizzarvi di eventuali
pensieri critici verso la Chiesa (cosa che
avete fatto VOI ininterrottamente per
quarant’anni), fingere che le catechesi del
vostro Kapo siano cattoliche, fingere…
Non temere, finto parrocchiano qualunque,
delle nostre coscienze risponderemo noi
davanti a Dio, come indubbiamente voi
risponderete delle VOSTRE opere.
Per quanto riguarda il tono da “adepto di
setta” ed il compito “elitario e superiore
alla gerarchia” ti consiglio caldamente,
come dice spesso Mic, un buon testo di
psicologia sulle proiezioni mentali, perché
dicendo ciò hai fatto la radiografia al
Cammino…
E come tutti i catechisti neocatecumenali
che urlano sempre e comunque, (dovendo
convincere il prossimo di ciò di cui forse
non sono convinti neanche loro) sei pregato
di scrivere con le minuscole, perché il
maiuscolo equivale a gridare e se volevamo
sentire (o leggere) i vostri “strillacci”
saremmo restati in Cammino…
Siete incorreggibili: sono stati riportati
interi brani catechetici del vostro Kapo
eretico ma, poiché non siete affatto capaci
di discutere le inoppugnabili denuncie di
eresia, perché non esiste argomento per
negarle, non vi viene di meglio da fare che
“fare la voce grossa”, minacciando
provvedimenti, facendo quel terrorismo
psicologico di cui ovviamente accusate gli
altri…
Ma come caspita ti permetti di accusare la
gente di “non disdegnare l’eliminazione
fisica dell’avversario”?! Kiko non è un
nostro avversario, ma casomai di Dio, visto
che fa scempio del Vangelo, della dottrina
cattolica, del Magistero di duemila anni e
della vera immagine di Gesù Cristo nostro
Signore. Non temere per il tuo Kapo: è
troppo protetto (non intendo dal Cielo)
perché possa mai correre pericoli; semmai è
in pericolo chi parla contro di lui…
“CIO', SU MENTI INSTABILI, PUO' PROVOCARE
LATENTI IMPERSONIFICAZIONI E AZIONI VIOLENTE
DI RISPOSTA. QUESTA E' COMUNQUE ISTIGAZIONE
A DELINQUERE. FORSE NON VE NE RENDETE CONTO
MA STATE MANIPOLANDO UNA MATERIA
SENSIBILISSIMA: LA COSCIENZA, NON SEMPRE
STABILE E DISCERNENTE, DI PERSONE CHE NON
CONOSCETE.”
Questa tua dettagliata frase applicala,
parola per parola, all’azione che produce
nelle persone la predicazione di Kiko
Arguello e alla prassi con cui lo stesso
porta avanti la struttura del Cammino, ed
avrai il centro del problema e la misura del
dramma di centinaia di migliaia di persone
schiave di lui.
A te non importa nulla della salute mentale
dei frequentatori del Web, a te preme solo
che la verità non si sappia, ma la
conoscenza della verità, soprattutto da
parte della Gerarchia, è l’unica cosa che ci
interessi, e non certo di armarci o armare
nessuno in chissà qual maniera…
Comunque fratello – semplice parrocchiano o
neocatecumenale che tu sia, sempre fratello
sei – se invece di pregare per i movimenti
vorrai pregare per noi e per la nostra
(sempre dovuta e continua) conversione,
grazie infinite.
Di A. Rita 24 marzo, 2009 22:17
Risposta alla precedente testimonianza di
Chiara:
Quando accade che il coniuge “lontano”
sia divenuto tale dopo essere stato in
comunità, condividendo per anni un cammino
di fede con il compagno/a della sua vita,
credo che le fratture interne che vengano a
crearsi nella coppia siano profonde e
delicate da entrambe le parti, secondo tutte
e due i punti di vista.
Chi ha lasciato, oltre a faticare prima di
giungere alla scelta, per aver dovuto
lottare con inevitabili sensi di colpa,
magari si trova, nella nuova situazione, a
dover arginare eventuali attacchi sempre
possibili da parte degli ex catechisti e
degli ex fratelli, magari si trova a
faticare per rientrare nella vera
quotidianità, più ampia nel respiro e nelle
possibilità propositive, perché meno
ristretta nella piccola “cerchia
comunitaria”, ma anche più affettivamente
vuota per la sopraggiunta mancanza del
contesto protettivo che comunque “il
cerchio” offre…si trova inoltre a dover fare
i conti con il coniuge che, se non ha
condiviso la scelta e difficilmente è così
altrimenti l’avrebbe seguita, continua un
percorso tutto suo, che si evolve nel tempo
e che magari non condivide con l’altro per
l’avvenuta divisione delle direzioni… cioè
si trova a vivere con tutto “un mondo” - la
persona che gli vive accanto - che da
quell’istante gli viene precluso, nascosto,
reso ignoto: nascono le chiusure…
Chi è rimasto sente il peso, a volte
traumatico, di dover continuare da solo un
percorso iniziato in due… sente la mancanza
dell’altro con cui forse non riesce più a
condividere le esperienze comunitarie, e che
comincia a tenersi dentro, nella persuasione
di non essere più capito come prima… forse
pensa che l’altro abbia rinnegato quel
proposito comune di camminare nella fede
assieme… forse, se il desiderio di
conversione è forte ed il pensiero plagiato
di stare nell’unico cammino di salvezza
possibile lo è altrettanto, forse si sente
ABBANDONATO e tradito dal coniuge che,
lasciando il loro comune cammino ha
parimenti “lasciato” lui, da solo, a
camminare da solo… è allora che questa
solitudine coniugale, fatta forte del
DISTACCO AFFETTIVO predicato fino allo
spasimo dal secondo passaggio in poi, porta
facilmente ad una distanza del cuore verso
chi ha scelto di allontanarsi e poiché
vengono predicati tutti i distacchi
affettivi tranne però quello verso il
Cammino e la comunità, l’attaccamento a
questi ultimi diviene fisiologico ed
inevitabile…
Chi resta dentro pensa che chi lascia non
voglia più convertirsi (la sorella parlava
del suo rifiuto alla “decima”, che per una
mentalità catecumenale è l’ABC del santo
distacco dal denaro – mentre per chi ha
aperto gli occhi risulta più chiaramente
come una periodica “rapina a mano armata”…);
chi resta dentro pensa che chi lascia
rifiuti il posto che Dio gli aveva dato,
rifiuti i profeti che Dio gli aveva mandato,
rifiuti la Chiesa che Dio gli aveva donato,
rifiuti il coniuge con cui camminava…perciò
si chiude nel suo sentirsi respinto…
Carissima sorella in Cristo, che hai fatto
dieci anni di Cammino come me, e come me sei
uscita sentendoti quasi liberata…
Ti scongiuro di mettere nelle mani di Gesù
nostro Signore il futuro del tuo Matrimonio,
Sacramento indissolubile, ti invito a
rifugiarti nella Sua Grazia cominciando (se
già non lo fai) ad andare alla Santa Massa
tutti i giorni, o più spesso che puoi,
mettendo sul Sacro Altare questo doloroso
momento che state vivendo con tuo marito,
offrendo a Gesù il tuo dolore ed il suo (che
c’è anche se non lo manifesta) per la
salvezza del tuo Matrimonio;
ti scongiuro di deporre le tue pene e questa
vostra santa unione nelle mani purissime e
nel Cuore Immacolato di Maria tua e nostra
Madre, recitando con queste intenzioni (se
già non lo fai) il Santo Rosario tutti i
giorni, affinché la Mamma dolcissima si
prenda a cuore il vostro dramma e vi ottenga
la grazia di riavvicinarvi, sciogliendo i
vostri cuori, cominciando a riconoscere
ognuno il dolore dell’altro…rendendovi
disposti nell’umiltà ad accettare l’altro e
le sue mancanze…Solo Gesù e la Mamma Maria
possono compiere questo miracolo.
Vorrei dirti di non metterti agli occhi di
tuo marito come concorrenziale al Cammino,
perché essendo lui plagiato e non
mentalmente libero come te, non sarebbe in
grado – neanche se lo volesse – di scegliere
te e la famiglia, perché gli hanno fatto
credere che il Cammino equivale a Dio e chi
rifiuta il Cammino rifiuta Dio. Prega
invece, affidandoti al Signore e alla
Madonna Santissima, perché la preghiera
fatta con fede ottiene tutto.
Chiedo a tutti i fratelli del Blog di unirci
con tutto il cuore nella preghiera per
questa sorella, affinché il Signore salvi
questi due fratelli dal divenire le ennesime
vittime del plagio di questo nefasto
Cammino.
Un saluto in Cristo
Di A. Rita 19 marzo, 2009 18:53
Ho frequentato il CN per 10 anni con mio
marito, da tre anni ne sono uscita, ma mio
marito è rimasto e si trova alla tappa della
Redditio.
Le cause principali che mi hanno indotta a
lasciare la CN sono le seguenti: non trovavo
giusto dare la decima (avrei preferito fare
del bene personalmente), le molte
imposizioni pedisseque da parte dei
catechisti che ho trovato davvero assurde ed
inoltre perché mi sentivo continuamente
giudicata dai "fratelli", anziché aiutata,
specie quando ho sofferto, per circa un
anno, di forte depressione.
La decisione di abbandonare la comunità è
stata molto travagliata, ho impiegato un
anno per prendere la decisione definitiva in
quanto provavo forti sensi di colpa. Non mi
sono mai pentita di aver lasciato la CN,
anzi ho quasi l'impressione di essere
scampata ad un pericolo. Sono molto serena e
continuo ad essere, come dicono loro "la
cristiana della domenica". Dopo aver
lasciato la CN, ho sempre incoraggiato mio
marito a continuare, in quanto non volevo
che fosse influenzato dalla mia decisione.
Ma è da un po' di tempo che incomincio ad
essere stanca, in quanto vedo che mio marito
antepone tutti i suoi impegni
neocatecumenali alla famiglia, infatti mi
lascia da sola anche durante gli eventi più
importanti. Ma dopo una lunga riflessione
con molta amarezza penso che mio marito,
frequentando assiduamente la Parola di Dio,
in questi anni avrebbe dovuto migliorare il
nostro rapporto di coppia, invece peggiora
ogni giorno di più: non esiste alcun dialogo
tra noi e tutto si spegne sempre di più.
È talmente grande
la mia rabbia che proprio questa sera gli ho
dato l'ultimatum (tempo concesso 15 gg): o
lascia la CN o ci separiamo in quanto
ritengo che essa sia una setta che abusa
psicologicamente delle persone che vi fanno
parte.
Di Chiara 18 marzo,
2009 19:53
Posto qui la prima parte della mia
esperienza itinerante in Francia e mi scuso
per l’inevitabile lunghezza.
Ho cominciato il Cammino nel Maggio del ‘94
e subito, nella successiva convivenza di
inizio corso dell’ottobre 1994, mi sono
alzata per il Monastero, vocazione che ho
ricevuto quando avevo dodici anni, per la
cui realizzazione entrai in Cammino. In
Cammino la chiamata al monastero viene
sempre abbinata a quella dell’Itineranza,
poiché sempre i catechisti invitano chi
vuole entrare in Monastero a fare prima
un’esperienza di Itineranza per discernere
se per caso la modalità di consacrazione sia
quella di tipo attivo anziché contemplativo.
(Almeno così loro giustificano questa
richiesta, ma la realtà è che prima di
“perdere” un elemento valido per il servizio
al Cammino, consegnandolo ad un’altra realtà
religiosa della Chiesa, provano a vedere se
è disposto a restare nel proprio ambito.)
Comunque anche a me fu impedito da Giorgio
di entrare in qualunque Monastero prima del
sesto anno di Cammino, cioè prima di aver
fatto il Passaggio dell’Iniziazione alla
Preghiera (dando per scontato che una
persona che venga già da 14 anni di cammino
di Fede nella Chiesa, prima di entrare in
quello neocatecumenale, non sappia comunque
pregare o non abbia già un rapporto
personale con Dio…ma purtroppo ben sappiamo
che per i neocatecumenali tutti sono uguali,
tutti non hanno la fede finché non è il
Cammino a dargliela, tutti non conoscono Dio
se non è il Cammino a mostrarLo loro, anzi,
se hai un rapporto con Dio sicuramente è
sbagliato, viziato da devozionismi e
sentimentalismi da abbattere, perché è
l’impostazione cattolica che “ha fallito”
che è da abbattere, o su una visione
personale di Dio che non è quella giusta,
cioè quella di Kiko Arguello…e così finché
non arrivi all’Iniziazione alla Preghiera
non ti puoi muovere. Giorgio mi disse:
“Piano con i Monasteri! Tu non ti muovi fino
all’Iniziazione alla Preghiera: sesto anno
di Cammino!” (Io l’avrei ucciso…perché
sentivo una spinta fortissima ad entrare;
altri cinque anni… erano 14 anni che
aspettavo e lì mi sentivo un pesce fuor
d’acqua: tutto mi dava disagio: le
Eucarestie così rumorose, prive di momenti
di silenzio, neanche il tempo del
ringraziamento dopo la Comunione, che io mi
ritagliavo lo stesso mentre urlavano i loro
canti…i pellegrinaggi chiassosi e
goliardici, le incomprensioni dei fratelli
di comunità che mi vedevano come una bestia
rara perché dopo l’Eucarestia non andavo in
discoteca con loro, le incomprensioni con le
sorelle che mi invitavano a vestirmi meglio,
a truccarmi, a pettinarmi diversamente,
quando non me ne importava niente e dicevano
che ero “strana”, ero “depressa”, perché
quando prendevo il Signore Gesù mi si
scioglieva il cuore e piangevo sempre…)
“Tanto che fretta c’è? – aggiunse Giorgio –
il Monastero sta lì, mica scappa via! Nel
frattempo ti faremo fare scuola di catechesi
ed anche l’esperienza dell’Itineranza.”
In questo Giorgio mantenne la parola, perché
mi stimava e mi voleva bene, perciò bruciò
effettivamente i tempi “canonici”
neocatecumenali e dopo il Primo Scrutinio,
nell’Ottobre del ’96 mi portò in una
convivenza regionale delle comunità più
anziane da cui partivano per l’itineranza e
lì mi alzai di nuovo. Mi scelse tra dieci
ragazze alzate, mi mise in coppia con B.,
una ragazza che aveva 18 anni di cammino e
che era drammaticamente uscita una settimana
prima da un Monastero in cui era entrata da
un anno e mezzo, e così quell’ottobre siamo
partite per Tolone, in Francia. (Appena ci
scelse Giorgio disse a questa ragazza:
“Racconta ad Anna Rita che ti è successo in
Monastero, così le passano le “fantasie” sui
monasteri.” B., in obbedienza a Giorgio,
cominciò quasi subito a raccontarmi tutto il
macello successo in quella comunità
monastica, di cui io conoscevo una per una
tutte le sorelle, per averci fatto degli
esercizi spirituali nei due anni precedenti
e perché il loro confessore era diventato il
mio Padre spirituale ( purtroppo solo per
sette mesi perché morì in seguito ad una
operazione cardiaca) e perciò il suo
racconto mi turbò profondamente, cosa che
era esattamente quello che voleva Giorgio,
affinché io – spaventata dal racconto –
abbandonassi l’idea di entrare in
monastero…)
Comunque arrivate a Tolone trovammo ad
aspettarci la famiglia I. (F./o e N./a) di
Roma, che avevano otto figli ed erano in
attesa della nona, che ci accolse
apparentemente bene, portandoci in gita a
visitare la vicina Marsiglia (la prima e
l’ultima uscita fatta tutti insieme in nove
mesi, a parte le Eucarestie e qualche
convivenza “fuori porta”). In realtà questi
coniugi venivano da una missione
fallimentare a Taiwan (Singapore) dalla
quale dovettero far ritorno a casa per le
enormi difficoltà di inserire i figli nella
società cinese, motivo per cui anche i figli
di dieci anni erano stati costretti ad
andare all’asilo, dato che non capivano una
parola di cinese e quindi non potevano
seguire le scuole relative alla loro età.
Inoltre N.a ci raccontò che avevano sofferto
molto a causa delle ragazze in missione che
stavano a Taiwan, le quali si rifiutarono di
aiutarli nella conduzione della casa poiché
sostenevano di essere andate là non per
sostegno domestico alle famiglie, ma per
“fare la Traditio ai parroci”, cioè per
proporre l’apertura del Cammino nelle varie
parrocchie della zona. Questo fu visto da
loro come una cattiveria e un’indifferenza
al loro bisogno (veramente anche a me, nella
mia ingenuità, pareva così, mentre B., (la
ragazza che era con me) più pratica e
disincantata di me, era d’accordo con le
ragazze di Taiwan, nel rispetto del tipo di
vocazione che quelle ragazze avevano
manifestato) e perciò i genitori restarono
molto contrariati da questo problema, a cui
dettero la colpa del fallimento della loro
missione. Tornarono perciò a Roma – ci disse
N.a – “fra pianto e stridore di denti”
(naturalmente parlo dei genitori che
volevano tanto fare i “missionari”, non
certo i figli che avranno tirato un sospiro
di sollievo…). Quando due anni dopo si
prospettò per loro una nuova missione, a
Toulon in Francia, ambiente molto più
abbordabile di quello cinese, visto che F.o
conosceva già la lingua perché era siciliano
di origine ma nato e vissuto da piccolo in
Algeria, decisero di partire con gli otto
figli ed un’altra in arrivo. Ma erano tutti
molto tesi: i figli, nel ricordo della
precedente terribile esperienza non erano
affatto contenti di lasciare gli zii, i
cugini, Roma: la loro città, la loro scuola
con tutti i compagni, i fratelli di comunità
di Roma (circa la comunità parlo della
primogenita, che avendo quindici anni aveva
già la sua comunità di giovani nc in cui era
inserita); i genitori invece, contenti di
tornare in missione, ma decisissimi a non
soffrire di nuovo con le ragazze quello che
avevano passato a Taiwan, perciò molto
“parapettati” (termine neocatecumenale) nei
confronti miei e di B.
E infatti le “precauzioni” non si fecero
attendere: poiché io e B. risultavamo in
missione come appoggio alla famiglia dal
momento che la gravidanza di N. risultava
difficile – lei sosteneva di non poter fare
NULLA in casa perché diceva di avere le
contrazioni al terzo mese – ci venne
intimato che non “dovevamo perdere tempo a
pregare”, ma dovevamo lavorare! Adesso
spiego meglio: nei primi giorni di
convivenza con la famiglia( fu messa a
disposizione da due fratelli di Parigi una
villa fuori Tolone, in cui abitavamo tutti
insieme: la famiglia da una parte ed noi due
ragazze in un’altra ala della casa) io a B.
ci alzavamo e facevamo le lodi insieme,
introducendo anche mezz’ora di preghiera
silenziosa. Quando andavamo in cucina, a
preghiera ultimata, per cominciare a
lavorare in casa, vedevamo N. molto scura in
volto: era visibilmente contrariata perché
voleva che cominciassimo prima a pulire la
casa. Infatti nel giro di una settimana
venne a casa Michelangelo, il Responsabile
del Sud della Francia, ad avvertirci che a
Novembre ci sarebbe stata la Convivenza
Itineranti a Porto San Giorgio dove Kiko
avrebbe o no confermato l’avvio della nostra
missione; in quell’occasione fu molto
chiaro: “Qui non siamo in monastero, ma in
missione, perciò pregherete solo se ne
avrete il tempo, altrimenti non lo farete,
se non siete d’accordo potete tornare anche
subito a casa vostra.” Io ero disposta a
qualunque ubbidienza, offrendo a Dio la
mancanza di preghiera ed andando avanti…
La nostra giornata cominciava alle 6.30, ci
si alzava, il tempo di prendere un caffè (
che per risparmiare tempo preparavamo la
sera prima, ma anche quello disturbava
qualcuno…) e si vestivano i bambini per
mandarli a scuola. A scuola li portava il
padre col pulmino di famiglia, o se ce n’era
bisogno li portavamo noi con una piccola
auto messa a disposizione dal parroco
francese della zona di missione. Noi ci
spicciavamo in mezz’ora scarsa a fare le
lodi (da cui avevamo dovuto togliere la
preghiera silenziosa); avevamo anche chiesto
a N. e ad F. se la mattina volevano pregare
con noi, ma si rifiutarono, dicendo che “non
era previsto”, che la prassi era che la
coppia doveva pregare per conto suo e le
ragazze per conto loro…solo le lodi della
domenica dovevano essere fatte tutti insieme
con i figli, perché così era “previsto”.
N. cercava di essere gentile con me più che
con l’altra ragazza, perché diceva che
essendo io la più piccola di cammino avevano
il dovere di “non scandalizzarmi” e questo
scatenava le lamentele di B. che non
sopportava la sua ipocrisia e ogni giorno,
quando eravamo chiuse nella nostra camera,
si sfogava con interminabili critiche contro
di lei ed il marito. La mattinata la
passavamo pulendo la casa, mentre N. ci
guardava lavorare, poi mentre io cucinavo
per dodici persone, B. faceva altri servizi
come stirare o altro. Poi c’era il pranzo
con tutti i figli tornati da scuola, che
spesso finiva con litigi tra i ragazzi
(abbastanza normali) che erano sempre molto
nervosi e con le ire del padre che non ci
andava molto leggero, specie con i
grandicelli. C’era sempre un motivo per
alzare la voce e stare in tensione.
Dopo pranzo avevamo tre quarti d’ora di
riposo ed io e B. che stavamo correndo dalle
sei di mattina, crollavamo a dormire. Quando
ci alzavamo si preparava la merenda ai
ragazzi e si cominciava subito a preparare
la cena. Quando non c’era celebrazione si
andava a dormire alle 22.30, sennò alle
23.30 e oltre. Questi ritmi tenuti
ininterrottamente per mesi e mesi
risultarono fisicamente sfiancanti.
Darò un breve ritratto di questi ragazzi.
La primogenita, quindicenne, era una ragazza
molto bella, molto socievole e simpatica,
era loquace e raccontava molto volentieri le
avventure che aveva vissuto a Roma con i
cugini ed i fratelli di comunità ed aveva
una voglia matta di tornare a Roma nel suo
ambiente, e quando si scontrava con il padre
lo faceva disperare perché rimaneva
impassibile, senza mai piangere, con lo
sguardo perso nel vuoto, di fronte a
qualsiasi grido o percossa. Mi colpiva il
fatto che non subisse il fascino della nuova
nazione, né del fatto di poter imparare a
parlare correntemente una nuova lingua, al
contrario le mancava tanto la nonna, e a
parte qualche volta in cui veniva in camera
nostra a raccontarci le sue cose che aveva
lasciato a Roma, se ne restava tutto il
pomeriggio chiusa in camera. Ricordo che in
una delle nostre discese in Italia, i
genitori le permisero di venire in treno con
noi e di passare qualche giorno dalla zia,
perché stava entrando in depressione.
La seconda, di quattordici anni, era una
ragazza particolare: studiosissima a scuola
e molto brava. Era molto alta e magrissima,
dai modi lenti e flemmatici, molto riservata
ed indipendente, di poche parole, non
tradiva mai un’emozione dal suo
comportamento, era gentile, formale e
distaccata.
Il terzo era un maschio di tredici anni: era
insieme scherzoso ed impacciato, si muoveva
a scatti e parlava così velocemente che a
stento si capiva quello che diceva, la
tipica timidezza del ragazzino in
pre-adolescenza, era molto intelligente ed
aveva un bell’umorismo, che con il passare
dei mesi gli ho visto scomparire…
La quarta, di undici anni, era secondo me la
più preoccupante di tutti: era di
un’aggressività e di una violenza inaudite:
non riusciva a controllarsi in alcun modo e
si scontrava spesso con i fratelli più
piccoli, di cui soffriva molto di gelosia.
Anche quando cercava di dialogare con la
madre, urlava a squarciagola (roba da
turarsi le orecchie!) e se vedeva che la
madre che non l’assecondava, restando calma
ed indifferente alle sue grida, si
contorceva come in uno spasmo isterico…la
sua natura profonda era sicuramente dolce e
sensibile, ma il suo stato psichico era
senza dubbio fortemente disturbato; ricordo
che diceva tra gli urli alla madre: “Perché
non mi difendi mai?!!!” – e quando N. le
rispondeva con calma: “Perché vedo che ti
sai difendere benissimo da sola…” – allora
lei urlava: “Non è vero!!!Non è vero!!!” Mi
colpiva molto l’impotenza che viveva dietro
a quell’aggressività, e in vero mi
intimoriva anche, perché era oltre ogni
limite.
Seguivano altre due sorelline, di otto e sei
anni (mi sembra), la prima molto timida,
molto calma e dolce, che soffriva molto la
tensione che c’era sempre in casa, aveva
sempre il pianto nella voce quando parlava,
e quando ad una catechesi Michelangelo le
chiese qual’era la cosa che desiderava di
più, lei rispose: “La pace.”
L’altra di cinque o sei anni era tutta un
fermento, molto allegra, molto vivace,
cantava sempre e non stava mai ferma. Quando
nacque la sorellina in breve si spense, si
chiuse in se stessa e smise di ridere…
Infine c’erano gli ultimi due maschietti:
uno di quattro anni scontrosissimo, sempre
scuro in volto, chiunque gli parlasse
rispondeva male o con un versaccio e
scappava via. Quando nacque la nona sorella
si calmò molto, si rasserenò e si addolcì…
Il piccolo era il classico orsacchiotto,
tutto miele, sempre dolce e affettuoso, ma
quando nacque la sorella divenne nervoso,
violento ed intrattabile, sembrava che si
fosse scambiato i ruoli col fratellino
maggiore.
Ho voluto dare un quadro veloce e generale
sulla personalità di quei figli, non perché
avessero in se stessi chissà quale anomalia
rispetto alla norma delle varie età, ma
perché tutti esprimevano, in varie modalità,
dei disagi, più o meno gravi, a seconda dei
casi. La domenica mattina si scatenava tutta
la tensione che vivevano dentro, ed erano
veramente difficili da gestire:
manifestavano così la mancanza di voglia di
stare in quella situazione, e lo
dimostravano anche non volendo dire le lodi:
ricordo che una domenica mattina, per
riuscire a dire le lodi tutti insieme, il
padre nel giro di mezz’ora li picchiò tutti
e otto. Questo accadeva anche perché se non
c’erano in programma convivenze con altre
comunità francesi, non c’era mai
l’iniziativa di far uscire questi ragazzi
per qualche passeggiata, né li ho mai visti
incontrarsi con qualche compagno di scuola,
né di domenica né negli altri giorni. Unica
eccezione fu una festa parrocchiale
giovanile, organizzata dal parroco francese
della zona, alla quale io e B. accompagnammo
i tre figli più grandi, che era stata
allestita in uno scantinato, con musiche da
discoteca, in un ambiente buio, saturo di
fumo e di spinelli, nella quale per la
verità non restammo molto. Mi ferì molto in
quell’occasione una frase della ragazza che
era in missione con me, la quale guardandomi
con un sorriso strano, mentre fumava in quel
postaccio buio e fumoso ed assordante, mi
disse con tono profetico: “Tanto tu prima o
poi così dovrai finire…” (forse anche lei
era infastidita dal mio modo di vivere la
fede, che le sarà sembrato “troppo asettico,
troppo perfettino” – oggi dico: secondo lei
troppo cattolico - perché non era mia
abitudine aggredire gli altri come usava
fare lei…).
Di A. Rita 02 marzo, 2009 20:38
x A. Rita che dice
" Siccome era anche in un momento di
difficoltà economica e stava ricevendo aiuto
da tutti i fratelli, lui soffriva perché
STAVA TRADENDO LA COMUNITA’! Era talmente
forte in lui questo disagio che quando ci fu
lo scrutinio della Traditio chiese di
parlare per primo, per togliersi dalla
coscienza quel peso insopportabile,
nonostante che quella storia fosse già
finita da più di un anno! Si volle
CONFESSARE CON LA COMUNITA’! Vi rendete
conto della stortura protestante di cui era
vittima? Il suo peccato non toccava la sua
relazione con Dio, ma la relazione con i
fratelli, e non era importante riconciliarsi
con Dio nella Confessione sacramentale, ma
confessare alla comunità, e solo allora il
suo cuore trovò pace, solo allora si sentì
“assolto”. Ma tale era il senso di
inadeguatezza, di indegnità che viveva in
quel periodo in comunità che poi confessò di
aver tentato il suicidio! "
A conferma di quello che tu dici, mi
ricordo benissimo di alcuni discorsi, che a
dire il vero non ho mai condiviso, secondo
cui il peccato PERSONALE avrebbe ucciso LA
COMUNITA'! In poche parole se tu
singolarmente pecchi (vedi, ad esempio,
adulterio) siccome Dio ti ha messo in
cammino con tanti fratelli e la comunità è
il tuo corpo, è il tuo mezzo per arrivare a
Dio, il tuo peccato uccide, mina la tua
Comunità.
Ecco quindi la conferma di quanto dissero
i catechisti a Luciano!
Non fa una piega.
è il sistema di prendere una verità ed
assolutizzarla, come avviene sempre nel
cammino e, in questo caso, portare alle
estreme conseguenze il fatto che davvero il
nostro peccato (ma ricordiamo che succede
anche per il bene che viene da noi con
l'aiuto del Signore) incide nel mondo e, in
primis, nel Corpo mistico di Cristo che è la
Chiesa...
in questo caso si applica questa verità
universale, esclusivamente alla comunità:
ERRORE, sviamento, ennesimo straniamento
dalla realtà ecclesiale e generale
Io ho un solo corpo ("un corpo tu mi hai
dato") fatto anche di anima e di spirito per
arrivare a Dio e relazionarmi con Lui. La
comunità può essere il 'luogo' privilegiato
del mio agire e null'altro, nulla di più,
nulla di diverso...
anche l'altro slogan che viene spesso
ripetuto nel Cammino: "il Signore salva a
grappoli", cioè salva la comunità non il
singolo, mi sembra allucinante perché
cancella sia la responsabilità individuale -
che circoscrive all'entità-comunità
ipostatizzata - che il rapporto personale
insostituibile con il Signore...
Se ci pensate bene sono inganni
TERRIFICANTI! E quanti, troppi, ci sono
ancora dentro!
Di Strl 15 febbraio,
2009 14:49
x pasquale t.
" Mi chiamo Pasquale T. sono nel Cammino
Neocatecumenale da 25 anni. Ho letto la
storia che hai inviato al blog "La verità
sul Cammino Neocatecumenale" Non voglio fare
il difensore del Cammino, nè desidero fare
una polemica con te. "
Ciao Pasquale, mi
permetto di risponderti perché ho fatto 15
anni di cammino e quindi credo di conoscerlo
assai bene....
Caro Pasquale, essendo te
nel cammino da 25 anni dovresti oramai
averlo finito ed essere arrivato alla fede
adulta, al vero cristianesimo, ad essere
immagine di Cristo ...
Tanto per iniziare,
quello che scrivi, da un punto di vista
legale, è passibile di denuncia penale. E
per fortuna che hai voluto iniziare dicendo
"non voglio difendere il Cammino né fare
polemica con te..."!
Comunque, visto che non
mi interessa niente fare sterile polemica ma
MI INTERESSA MOLTISSIMO AIUTARE CHI E'
DEBOLE PSICOLOGICAMENTE A STARE LONTANO DAL
CN, ti scrivo, brevemente, quanto segue:
sappi che quello che tu
definisci caso isolato (il povero Luciano)
non è assolutamente isolato! Io ne conosco
altri 2:
Il primo a Macerata, che
fortunatamente si è concluso non colla morte
della poveretta ma con un grande miracolo
(non morire cadendo da 4 piani... penso che
anche i più atei inizierebbero a credere a
Dio...).
Il secondo, purtroppo
finito in tragedia, a Porto San Giorgio.
Non ti posso scrivere
tutti i dettagli (nomi, giorno, famiglia,
psicologo curante, medicine prese) perché,
al contrario di quello che vedo realizzarsi
sempre più spesso nel CN, io cerco di
rispettare il foro (chiamala privacy) dei
fratelli!
A questi due casi
eclatanti ti posso aggiungere un'altra
decina di casi di gente finita in
psicoanalisi e/o depressa, depressione che
NON AVEVANO al momento in cui sono entrati
in cammino. Tutti casi che, se non generati,
sono stati sicuramente aggravati dalla
partecipazione al CN.
Ah, ti posso aggiungere
anche un caso di doppio infarto che si è
verificato proprio nel periodo della massima
obbedienza ai Catechisti.... E ti assicuro
che il fratello ora, superata questa fase di
obbedienza cieca, è già da qualche anno che
segue una rigorosissima vita per evitare
ulteriori infarti: fuma, mangia tutto quello
che vuole, niente attività fisica... vedi un
po' te!
Ah, e ti posso citare
anche il caso di un fratello che divenuto
completamente pazzo! Si, proprio pazzo! Con
tanto di visioni di Gesù Cristo, di dialogo
in diretta con Dio e simili!
Oltre ad altri casi di
fratelli talmente tanto depressi (sempre
post inizio CN) da rinchiudersi fisicamente
in casa per oltre 1 anno! Se comunque pensi
sempre che sia un caso... va beh!
Caro Pasquale, ti
assicuro e senza ironia che ti voglio bene
perché sei completamente ZOMBIFICATO! Mi
ricordi uno dei dodici cefa (gerarchia
propria del cammino NC)... ZOMBIFICATI E
CLONATI, identici tra loro!
Potrei parlar male dei
tuoi figli, di tua madre, di tua moglie e
per te sarebbe accettabile! Ma mai dire
qualche cosa che nel CN non funziona! ciao
Di Strl 14 febbraio, 2009 08:11
Psyco ha detto...
"l'argomento scotta, ma non si può più
nascondere che in molte comunità ci sono
casi di sofferenze e disagi psichici,
favoriti dallo stile e dal clima oppressivo
e repressivo dei boss".
Strl diceva rispondendomi:
"al riguardo... una ragazza ha tentato il
suicidio ma nonostante un volo da 4 piani si
è salvata!!! Non voglio dire che sia tutta
colpa del CNC ma sicuramente il CNC è stato
partecipe nell'alimentare (e non nel curare)
la sofferenza che ha spinto questa povera
ragazza al salto..."
Cari amici,
bisogna cominciare, secondo me, a rendersi
conto che se incontri VERAMENTE Gesù Cristo
nella tua vita (quello vero, non la
proiezione mentale di Kiko Arguello), il
Signore ti fa tutto nuovo, il Suo Amore
potente e rigenerante ti costituisce nuova
creatura, guarisce le tue sofferenze perché
a contatto con la Sua Luce o vengono
spazzate via come neve al sole - per un suo
diretto intervento - oppure pur rimanendo
non ti uccidono più, perché in Lui
acquistano senso: il senso redentivo della
Croce... Se questo nel Cammino accade solo
apparentemente o non accade affatto, come
nel caso in questione, non va imputato alla
profondità delle sofferenze dei singoli -
quasi come se Gesù non fosse in grado di
curare qualunque cosa - e neanche al fatto
che in comunità esistono oggettivamente casi
di persone psichicamente provate - perché
l´Amore, la Pace, la dolcezza e la carezza
del Salvatore nostro, la Sua forza di
Resurrezione, guariscono il cuore dell'uomo
che si placa solo quando si sente amato
così...- ma va imputato ad un motivo molto
semplice: che nel Cammino NON si incontra il
vero Gesù Cristo Figlio di Dio, ma solo il
Dio di Kiko, che è una figura
vetero-testamentaria, lontana ( il rapporto
con lui si esplica solo nella dimensione
orizzontale, comunitaria, non puoi dire di
avere un rapporto personale con lui,
altrimenti passi per un visionario
misticheggiante, un sentimentale) una figura
dura e violenta (vietato pensare al Gesù
Misericordioso di Suor Faustina, o al Sacro
Cuore che apparve a Santa Caterina Labourè,
perché - dice Kiko - "quel Dio di
cartapesta, tutto soavino e tenerino, non
esiste" ed inoltre: "se lo seguirai ti
benedirà, ma se lo abbandoni lui ti maledice
e ti spazza via!") una figura senza
sentimenti (Dio non è offeso dal tuo
peccato, non soffre se lo tradisci, "perché
lui, in quanto tale, non può soffrire e non
può perdere la sua Gloria con l´offesa") e
questo tipo di Dio rigido asettico ed
irraggiungibile NON PUO´ GUARIRE NESSUNO,
PERCHE´ NON AMA E NON CORRISPONDE ALLA
VERITA´ INCARNATA, ALL´AMORE INCARNATO CHE
E´ IL FIGLIO UNIGENITO DEL PADRE, il Quale
tanto ha accettato "sofferenza" ed "offesa"
da spalancare le braccia sulla Croce ed
amandoci così fino alla fine ci ha liberato
dal peccato, dalla Morte eterna e dalla
paura di soffrire. E Cristo è lo stesso,
ieri, oggi e sempre! Il problema è che
questo meraviglioso Uomo-Dio, che con il suo
abbraccio ti infonde Vita, tu nel Cammino
non lo incontri: tu al massimo incontri -
come dice Michela - quella sorta di pace
interiore che ti viene dal sentirti
inizialmente al sicuro tra tanti fratelli
che marciano in carovana come te (il "clan"
difende, è rassicurante) e dal sentirti al
sicuro perché altri "più anziani nella fede
di te" (non DIO) decidono per te cos'è bene
e cosa non lo è, togliendoti anche il
disturbo di dover ragionare e scegliere con
la tua coscienza (anzi, non devi farlo
proprio!). In queste condizioni si cammina
per anni, con l'illusione di fare dei passi
avanti, solo perché cambiano i contenuti
della Liturgia della Parola, ma in realtà si
fanno passi indietro, ci si incrosta nelle
storture dottrinarie - perché tutto il male
sta nella dottrina! - marchiate a fuoco con
gli scrutini, il cuore si indurisce nella
perdita del vero senso del peccato, cioè
quello cattolico del pentimento e del dolore
di aver addolorato il Signore, e con
l´eresia nella testa e la durezza nel cuore
si può arrivare a tutto...un esempio?
Adesso ve la dico tutta: Luciano ci aveva
provato anche nel 2000 e sapete perché? Per
uno schiacciante senso di colpa: aveva
vissuto per alcuni mesi una storia extra
coniugale e questo gli aveva procurato
un'immensa sofferenza, ma non perché stava
spezzando il rapporto con Dio offendendolo
gravemente con l´adulterio (tanto "il
peccato non offende Dio"...vero?) e neanche
perché stava tradendo sua moglie
infliggendole una sofferenza, no no !
Siccome era anche in un momento di
difficoltà economica e stava ricevendo aiuto
da tutti i fratelli, lui soffriva perché
STAVA TRADENDO LA COMUNITA´! Era talmente
forte in lui questo disagio che quando ci fu
lo scrutinio della Traditio chiese di
parlare per primo, per togliersi dalla
coscienza quel peso insopportabile,
nonostante che quella storia fosse già
finita da più di un anno! Si volle
CONFESSARE CON LA COMUNITA´! Vi rendete
conto della stortura protestante di cui era
vittima? Il suo peccato non toccava la sua
relazione con Dio, ma la relazione con i
fratelli, e non era importante riconciliarsi
con Dio nella Confessione sacramentale, ma
confessare alla comunità, e solo allora il
suo cuore trovò pace, solo allora si sentì
"assolto". Ma tale era il senso di
inadeguatezza, di indegnità che viveva in
quel periodo in comunità che poi confessò di
aver tentato il suicidio! E sapete quale fu
la risposta dei catechisti?
Il signor Pino Manzari (uno dei "dodici cefa",
che potrebbe subentrare a Kiko nella
conduzione mondiale del Cammino) rispose
molto "caritatevolmente": "Per questo esiste
l'Inferno, per gli impenitenti." E quella
"scienziata" della moglie disse: "Ma non ti
rendi conto che così hai tradito I
FRATELLI?" (!!!) Non occorre commento...
Questa è la dimostrazione che la dottrina
protestante conduce alla Morte. Ecco perché
affermo senza ombra di dubbio che Luciano è
stato ucciso dall'eresia del Cammino
Neocatecumenale, che per anni ha deformato e
devastato la sua anima.
Di A. Rita 09 febbraio, 2009 18:14
Ho letto tutta le lettera
di A.Rita dal suo sito, ed è stato
terribile!
Davanti alla violenza del metodo
neocatecumenale ci sono solo due vie:
- accettare tutto rinunciando a capire, ad
interrogarsi, facendo addormentare le
domande che emergono dalle molte
incongruenze. (e questo è quello che hanno
fatto molti neocatecumenali che scrivono
qui, e pensano di essere nel giusto perché
il risultato è una sorta di pace interiore
che loro scambiano per la pace di Cristo)
- ribellarsi rischiando che la ribellione
diventi un atteggiamento interiore di
protesta contro tutto; contro Dio, oppure la
chiesa, oppure contro se stessi e il proprio
carattere (continuando inconsciamente a
ripetere quanto già si faceva nel cammino
che è contro Dio, la chiesa, e contro se
stessi).
Se questo bisogno di 'giustizia' non viene
compreso da qualcuno, se non si capisce cosa
ci è stato fatto, ecco che si rischia
l'apostasia o l'autolesionismo, inteso anche
come depressione.
A me sembra di stare passando tutte queste
fasi, ma vi assicuro, che quando mi capita
di parlare con qualche ex-fratello, mi
accorgo che la mia vita è molto più serena
della sua, che non tornerei in quel mondo
falso e fasullo per niente al mondo, e che
sono stata fortunata ad esserne uscita.
Di Michela 09 febbraio, 2009 12:54
Grazie per aver
riportato la lettera inviata al Santo Padre.
Volevo sapere se "anche un mio fratello di
comunità si è ucciso, l’anno scorso ecc."
intendi dire un TUO fratello di CN”.
Caro fratello, il fratello suicida di cui
parlavo era Luciano, un mio caro fratello di
comunità, con cui ho camminato assieme per
circa otto anni, eravamo molto vicini (io
comprendevo i suoi problemi e non ci
scherzavo su come facevano molti altri, e
lui comprendeva i miei) e nei miei ultimi
due anni di cammino cercò molto di aiutarmi
(pensa che quando ho vissuto difficoltà con
la preghiera, tutte le mattine veniva a casa
mia alle 7.30, prima di andare a lavorare, e
diceva le lodi con me…).
Se vai su: mariamadremia.net, troverai sulla
home page “lettera aperta a C. e a tutta la
comunità”, è una lettera che ho scritto
recentemente ad una ex sorella di comunità
in cui tratto anche il caso di Luciano,
secondo il mio punto di vista. Riporto
comunque anche qui quel brano della lettera
perché ritengo che testimonianze del genere
siano utili per tutti, sia per chi
attraversa grandi sofferenze, sia per chi
potrebbe meglio aprire gli occhi sul fatto
che il Cammino è in ogni caso un percorso
fallimentare, anche e soprattutto per chi –
ingannato – si sente “salvato” dal Cammino.
Un percorso che purtroppo in non pochi casi
finisce in tragedia.
“Stesso epilogo per Luciano, che è andato in
disperazione quando è morta Fiorella, verso
la quale aveva maturato grazie a Dio un
desiderio di riparazione, ma quando è morta
deve aver pensato, secondo la logica
sballata neocatecumenale: “Dio mi ha tolto
li modo per riscattarmi, quindi non vuole
più che io mi converta, non c’è più salvezza
per me.” E si è ucciso. Nessuno è stato
capace di spiegargli che Dio è amore e che
il suo desiderio sincero di riscattarsi per
Dio era già sufficiente (imparate: questo
significa essere giustificati per fede!
Perché Dio calcola l’intenzione del cuore) e
che anche se Fiorella non era più lì, per il
Signore era come se lui avesse già compiuto
tutto? Ma certo che nessuno glielo ha
spiegato, perché nella vostra guasta
dottrina le buone intenzioni sono da
condannare come atti di superbia e di
esibizionismo, la buona volontà è ipocrisia
e fariseismo. E quando una mentalità così
malsana penetra tanto in fondo, se
sopraggiunge un evento irreparabile questo
porta alla disperazione, perché si entra in
una fase di “non ritorno”, allora fratelli
non serve più farsi “in quattro” per
aiutarlo, sono solo palliativi, perché lui
ormai è solo con un dolore senza ritorno.
Solo i suoi catechisti avrebbero potuto
spezzare quel cerchio dandogli una vera
parola di fede, un senso alla sua nuova
croce. Ma i catechisti non l’hanno voluto
cercare, né per consolarlo della perdita
(cosa che non si nega neanche ad un cane),
né tanto meno per parlargli: perché non
sapevano che dirgli, cioè la loro cosiddetta
fede adulta si ferma qui. E non hanno scuse
perché lui lo aveva detto: “Io mi uccido”.
Era una pecora smarrita nel suo dolore, che
non è stata cercata. So che Pino in quei
giorni aveva un problema alla prostata:
bella scusa. Anche P. Andrea aveva la
prostata? Forse anche Beatrice e Lucia
avevano “la prostata”? O forse non avevano
il coraggio di venire rifiutati da lui, che
non li voleva più vedere? E perché sfuggiva
i suoi catechisti in un momento di tale
bisogno? Forse perché un mese prima aveva
affrontato uno scrutinio con loro e – guarda
caso! – prendeva da loro le distanze, come
succede a tutti quelli che vengono
intimamente feriti dalle parole dei
catechisti dentro gli scrutini?
Il fatto è che Luciano lo ha fatto. Ed è un
fatto molto grave che dopo
quindici/vent’anni di un cammino di fede uno
si tolga la vita, uno compia come ultimo dei
suoi gesti un delitto, l’atto che più di
ogni altro è contro la fede. Come mai dopo
quindici anni di cammino di fede uno perde
la fede? E la morte lo trova caduto e non
rialzato? Non è un giudizio, il giudizio per
fortuna appartiene solo a Dio (come anche il
giudizio su di me, o su Gianluca, per
fortuna non appartiene a voi ma solo a Dio).
Ma è un fatto grave. Va bene il dolore, la
depressione, i farmaci, troppi farmaci …
farmaci sbagliati … farmaci mischiati … non
si sa …
Ma resta un fatto molto grave. Che come
minimo dovrebbe far riflettere … di fronte
al quale sarebbe meglio restare in silenzio,
tapparsi la bocca, specie al funerale, senza
dire baggianate del tipo “che ora canta
eternamente, nell’Eucarestia del Cielo”:
queste sono fanfaluche, che ho ascoltato al
suo funerale sia da voi sia – dispiace dirlo
- da Padre Agostino, e sono tali perché se
Luciano prima di morire non ha chiesto nel
suo cuore perdono a Dio, Luciano non si è
salvato! E siccome non sapremo mai se lo ha
fatto o no, noi non sapremo mai se Luciano
si è salvato. E se Dio Misericordioso lo ha
salvato lo stesso, visto che era vittima di
una dottrina sballata, la sana Dottrina ci
insegna che lui prima di cantare beato in
Paradiso, si farà molto, molto Purgatorio,
perché il suicidio è un atto gravissimo
contro Dio e contro se stessi che va
riparato, perciò bisogna pregare molto per
lui, per sostenere ed abbreviare la sua
purificazione, facendo dire per lui molte
SS. Messe, ma chi è responsabile della sua
disperazione, per averlo portato a quel
punto con anni di insegnamenti eretici, con
la mancanza di carità e con l’indifferenza
al suo dolore, incominci a tremare!! Perché
Dio è vindice del sangue degli oppressi!
Ma invece no, invece di tremare i signori
catechisti si sono preoccupati di venire da
voi, in comunità, di corsa, dopo che era
morto, dopo che lo avevano abbandonato a se
stesso, e si sono preoccupati solo di farvi
razionalizzare la faccenda, per impedirvi di
interrogarvi rettamente sull’accaduto, per
impedirvi di mettere in discussione questo
dannatissimo Cammino, di cui questi sono i
veri “frutti” e che purtroppo per troppi
finisce in tragedia (ma secondo loro, anche
se non ve lo avessero detto lo hanno
pensato, la colpa di tutto è sicuramente e
solo di Luciano, “che non si è voluto
convertire” …).
E voi vi siete bevuto tutto, come al
solito.”
Mi piacerebbe molto sapere come sei
approdato a Porto San Giorgio, ma nel
rispetto del tuo foro interno, se non ne
vuoi parlare va bene comunque. Se ne volessi
parlare “a quattr’occhi” la mia mai è:
annarita.2009@gmail.com un saluto
Di A. Rita 08 febbraio, 2009 20:11
Per Strl, che dice:
Questo del togliere il mandato è un
grande problema: ho conosciuto famiglie
itineranti che hanno apertamente manifestato
i loro disappunti sulle catechesi e hanno
iniziato a pensare di voler smettere di fare
catechesi; sapete che cosa è successo: che i
fratelli vicini hanno fatto al pater
familias questo ragionamento "ma sono 10
anni che non lavori; hai 45 anni e 6 figli!
Se smetti ti ritrovi in mezzo ad una
strada"...
Grazie infinite per il
tuo contributo! Ritengo che testimonianze
simili siano di una utilità enorme per poter
comprendere le vere dinamiche interne del
Cammino, quelle nascoste, quelle occulte,
quelle che sullo Statuto non leggeremo MAI,
quelle che la Chiesa non verrà mai a sapere
se non ci decidiamo noi, che siamo stati
dentro per tanto tempo, ad aprire bocca e a
tirarle fuori. Stesso motivo per cui sono
certissima che esistano molti catechisti che
sono in possesso delle catechesi superiori
al passaggio dell'Iniziazione alla
preghiera, cioè dalla Traditio in poi
e che, per un latente timore residuo di
profanare “il segreto”, per uno strano senso
di colpa che dimostra la non ancora completa
liberazione psicologica dal periodo “di
cattività” sofferto, non riescono a
divulgarle… Occorre invece parlare, rendere
manifesto, scoprire la piaga, denunciare
apertamente! Questo perché è giunta l’ora di
cominciare ad elencare i CONTRO-FRUTTI del
Cammino (famiglie rovinate, obbligate a
separarsi, vocazioni distrutte o fallite,
suicidi a grappoli: anche un mio fratello di
comunità si è ucciso, l’anno scorso ecc.),
visto che è la politica dei “frutti” quella
che Kiko sfrutta per far presa sulla
Gerarchia. Non si è purtroppo ancora
compreso che il Cammino Neocatecumenale è
una realtà OCCULTA, come giustissimamente
notava Emma, e l’unico modo per fugare le
tenebre fitte che permettono l’azione
indisturbata dell’Iniquità, è quello di far
entrare la luce della verità! Per ciò non
sono affatto d’accordo con chi considera un
tale scambio di esperienze come UNA PERDITA
DI TEMPO: intanto perché donare la
testimonianza del proprio vissuto, specie se
doloroso, è un atto gratuito che merita
sempre rispetto ed aver la possibilità di
ascoltarlo non può essere considerato “tempo
perso” se non da chi, come i
neocatecumenali, non rispetta il foro
interno delle persone, tanto caro invece
alla Chiesa e se non da chi non ha compreso
che per combattere realtà controverse ed
inquietanti come il Cammino non basta
meditare genericamente tutti i sacrosanti
Documenti e Discorsi ed Eventi della Chiesa
se poi questo “meditare”(indispensabile) non
viene confrontato e confermato
dall’esperienza vissuta. Chi porta le
esperienze non fa altro che confermare e
radicare le opinioni di chi giustamente
riflette sulle indicazioni ed il Magistero
della Chiesa.
Caro Strl, riguardo al
problema del mandato ai catechisti che poi
nasconde l’altro dramma delle famiglie
numerose che, poverette, dopo essere state
esaltate come eroiche, come “un frutto” del
Cammino, si ritrovano invece incarcerate nel
sistema, può farti piacere sapere che nella
seconda lettera che io e Gianluca Cruccas
abbiamo inviato al Santo Padre, trattavamo
tra i molti problemi anche di questo,
proponendolo alla Sua attenzione così:
“E quando il 24 Aprile si
è presentato al PONTIFICIO ISTITUTO GIOVANNI
PAOLO II PER STUDI SU MATRIMONIO E FAMIGLIA
- Pontificia Università Lateranense per
tenere una conferenza su “ la comunità
familiare al servizio
dell’evangelizzazione”, ha forse reso conto
di tutte le famiglie che ha rovinato? Ma che
cosa avrà da dirci un eretico di tale
portata sulla famiglia? Che cosa avrà da
dirci un personaggio che si è fatto una
chiesa parallela, (che gli è stato permesso
di creare) in opposizione a quella
Cattolica, sulla nuova evangelizzazione? E
ci chiediamo: ma tutte le persone che sanno
di questi misfatti, sia Consacrati che
laici, come possono sedersi allo stesso
tavolo con Kiko e ascoltare le sue menzogne?
Vergogna. E che cosa ne sarà di tutte le
persone che in buona fede militano dentro
questo movimento, plagiate, e sottomesse
all’obbedienza più cieca dalla guida di
catechisti eretici? Io stesso (Gianluca),
discutendo con un loro super catechista (con
11 figli) della loro dottrina
sull’Eucaristia, dopo un primo momento della
solita incapacità che hanno di riconoscere
la verità, mi son sentito confessare: “prega
per me, mi sento un fallito”. Questo per far
capire che le famiglie creatisi nel Cammino
Neocatecumenale (soprattutto quelle in
itineranza e quelle molto numerose),
giacciono in uno stato spirituale che è
prigioniero della dottrina e della
personalità di Kiko Arguello, e soprattutto
il giorno che prenderanno coscienza della
verità sul Cammino Neocatecumenale e sul
loro fondatore, se volessero tornare nella
vera realtà della vita si ritroverebbero con
una moltitudine di figli da sfamare e da
mantenere in tutto e per tutto, “cosa
materialmente impossibile con uno stipendio
solo” e con uno stato spirituale veramente
da “falliti”; traendo così l’amarissima
conclusione che non possono abbandonare il
movimento per problemi di sopravvivenza.
Quello che ci chiediamo sul problema delle
famiglie itineranti è soprattutto chi faccia
il discernimento per capire, innanzitutto se
veramente Dio le chiama a questa missione (e
con vera paternità e maternità
responsabile), e poi come sia possibile
fidarsi delle rassicurazioni di Kiko
Arguello su tale discernimento. A questo
particolare eretico non gli importa nulla
delle famiglie, a lui importa solo di far
fare tanti figli, non per uno spirito di
apertura alla vita come predica, ma per
crearsi il suo popolo e - non ci stancheremo
mai di dirlo - gli è stato permesso. E
considerando la sua particolare attitudine a
mentire, quando appare in televisione e sui
palchi, come ultimamente ha fatto per le
giornate della famiglia, è con certezza un
vano tentativo da parte sua di dimostrare
che lui è Cattolico.”
(per il testo completo vai su:
www.mariamadremia.net)
Un caro saluto a tutti.
Di A. Rita 05
febbraio, 2009 01:16
per Roma Locuta che dice: “…o per suo errore
o per poca accortezza nel farti recepire che
invece IN CRISTO SIAMO SEMPRE LIBERI”. “Il
cammino anzi, insiste molto su questo punto
della Liberta' e sul "senza sforzo", quindi
mi sorprende che abbia voluto dirti altro”.
Mic: sai a cosa si riferisce il "senza
sforzo" di Kiko (ipsissima et ripetuta verba)?
Al fatto che è inutile che ci sforziamo a
vincere le nostre cattive tendenze e
peccaminosi comportamenti con l'aiuto della
"Grazia Santificante" (che Kiko non nomina
mai, anzi per lui non esiste, perché siamo
luteranamente e calvinisticamente
inesorabilmente peccatori!!!!
Un “bacio in fronte” a Mic che ha
smascherato l’eresia nascosta in una delle
più frequenti e pericolose frasi di Kiko
Arguello! E per finire il suo concetto,
aggiungo che “dopo esserci luteranamente e
calvinisticamente riconosciuti
inesorabilmente peccatori” non ci rimane che
accettare che “non potendo fare il bene ma
solo il male e non per colpa nostra, ma
perché è il demonio a peccare dentro di noi
e noi non ci possiamo fare NIENTE, anche
perché se ci sforziamo di non fare il male,
allora ci trasformeremo nel più ipocrita dei
farisei” – TESTUALI PAROLE DI KIKO – non ci
rimane che realizzare la teoria di Lutero
del “PECCA FORTITER SED CREDE FORTIUS”!
Evviva la “comunità dei peccatori” – come
dice il Pastore Evangelico Bonhoeffer, tanto
ricopiato da Kiko! Evviva, possiamo sentirci
LIBERI (ecco che vuol dire per Kiko: IN
CRISTO SIAMO SEMPRE LIBERI!) di essere i
peccatori che siamo! Che bello, che libertà
essere peccatori – basta solo riconoscerlo –
SENZA SFORZO alcuno per non esserlo, tanto
Gesù ci ha già salvati tutti in anticipo,
indipendentemente da come ci comportiamo!!!
Ma questo è il principio del SERVO ARBITRIO
di LUTERO!!!
C’è poi un altro “SENZA SFORZO” di cui parla
Kiko, dal sapore apparentemente più
cattolico: lo stato in cui non ti sforzi
perché “il Signore ha vinto per te quel
certo peccato”, cioè ti avrebbe concesso di
vincere certi peccati. Purtroppo però ciò –
secondo Kiko – si verifica solo se Dio
decide di convertirti, perché – sempre
secondo lui – la conversione dipende solo da
Dio, il Quale se vuole ti converte, se non
vuole resti un lontano. Ma tanto che
problema c’è? Tanto anche i lontani si
salveranno, per Kiko si salveranno tutti,
perché Cristo ci ha già salvati tutti in
anticipo, perché noi – povere marionette -
non possiamo scegliere di fare il bene! Non
ha importanza insomma essere buoni o
cattivi, lottare contro il peccato o andarci
a braccetto, perché quello dipende dalla
“missione” che Dio ti ha affidato in questa
vita (ad esempio Giuda avrebbe ricevuto da
Dio la “missione” di tradire Gesù!!! Quindi
è stato pure bravo, perché ha ubbidito a
Dio!) Ma questa è la PREDESTINAZIONE DI
CALVINO!!!
Era esattamente questo, Mic, che intendevo
quando giorni fa dicevo a Steph che ciò che
possiamo fare noi piccoli, oltre che
pregare, è demolire sistematicamente e
minuziosamente tutte le storture dottrinarie
contenute nelle catechesi del Cammino.
Facendolo tramite uno strumento come
Internet molte persone possono ricevere
l’enorme servizio di vedere smascherate le
bugie eretiche che per anni si sono bevute,
riuscendo forse a capire in cosa differisce
la dottrina cattolica da quella
protestante-giudaico-neocatecumenale. E
forse tanti in buona fede, come Cristiano,
incominceranno a vedere che tra le catechesi
che ricevono ed il Magistero della Chiesa
C’E’ UN ABISSO. E forse molti fratelli
neocatecumenali smetteranno – tra tuoni e
fulmini – di chiamarci calunniatori,
bugiardi, menzogneri, quando attraverso
esempi concreti di fatti accaduti e
attraverso chiare confutazioni dottrinali
verrà loro chiusa la bocca. Anch’io , Mic,
concordo con te quando dici che siamo
arrivati a tanta e tale confusione perché
dal Concilio in poi, anziché correggere
apertamente gli errori, si è preferito
limitarsi a mostrare il buono del Vero…cosa
ne sarebbe di un bambino che venisse
allevato ed educato senza mai dirgli: “No!”-
o senza mai correggerlo direttamente circa i
suoi sbagli?
Ottimo il metodo di Caterina di inserire le
parole dirette delle catechesi, perché si
commentano da sole…e sono una prova
inoppugnabile. Mi viene in mente una
proposta fratelli : un giorno alla settimana
da dedicare ad una frase eretica di Kiko da
smontare, attraverso il Catechismo della
Chiesa Cattolica, le parole dei Padri della
Chiesa ed i documenti del Santo Padre. La
prima potrebbe essere una delle sue migliori
“perle”:
“IL PECCATO NON OFFENDE DIO.”
(Questionario sulla penitenziale -
Orientamenti alle equipes dei catechisti per
la fase di conversione)
Un grande saluto ad Aldo a Michela e a Strl…non
smettete di dare le vostre esperienze,
fratelli, che sono preziosissime! Un saluto
caro anche ad Emma, che con il suo ultimo
intervento di ieri ha fatto perfettamente
“CENTRO”! Cara Emma, che dire…HAI CAPITO
TUTTO e spero che ne riparleremo…
Di A. Rita 05 febbraio, 2009 01:14
... è disperante, perché
- oltre ad aver conosciuto il Cammino
dall'interno - abbiamo i documenti di quel che dice A. Rita che in vecchie pagine
del Blog è già stato discusso; ma i NC, che non è possibile abbiano avuto esperienze diverse, continuano
ad accusarci di dire falsità, senza peraltro
dimostrare il contrario... Ricorderete anche
le
recenti catechesi di Porto S. Giorgio
(il link è a quella di Carmen, ma Kiko e
Farnes non sono da meno) e ora sono state
inviate comunità a 'catechizzare' parrocchie
romane di periferia...
Per quanto ne so io
quando Giovanni Paolo II si accorse che gli
erano stati volutamente nascosti (dal suo
segretario) i libri di Padre Zoffoli, si
indignò ed ordinò che gli fossero
consegnati: parliamo degli anni ’90. A ciò
infatti fece seguito l’ordine da parte di
Sua Santità agli iniziatori del Cammino
della consegna alla Santa Sede di tutte le
catechesi del cammino neocatecumenale, a cui
Kiko e company, dopo trent’anni di smentite
circa l’esistenza dei mamotretos, non
poté più sottrarsi…Fecero seguito anche
l’Ecclesia de Eucarestia e la Redemptionis
Sacramentum. Nel ’96 le catechesi arrivarono
finalmente alla Congregazione della Dottrina
della Fede e cominciarono le verifiche.
Naturalmente le notizie (puntualmente false)
che i catechisti ci fornivano nel corso
degli anni successivi consistevano nel dire
che la Chiesa stava procedendo con la
correzione delle catechesi, correzione che
consisteva nell’aggiunta qua e là di alcune
note in margine tratte dagli articoli del
CCC, che avevano solo il compito di chiarire
meglio il concetto in questione.
Aggiungevano inoltre. “Il cinquanta per
cento, il settanta per cento delle catechesi
sono già state approvate.” Niente di più
falso: è venuto fuori che le correzioni
delle cosiddette “catechesi corrette” le
abbia fatte Kiko stesso, aggiungendo alcuni
passi del Catechismo (quello Cattolico, per
l’occasione, e non quello Olandese, come gli
sentii dire io stessa a Porto San Giorgio
nel 1997 quando raccontando degli inizi
affermava: “ Mi sono preparato sul
Catechismo olandese,
perché…perché…beh…perché sì!”) in calce alle
pagine, ma continuando – come tutti sappiamo
– a far usare ai catechisti quelle “non
corrette” (dicitura chiaramente specificata
sulla copertina ). Va da sé, quindi, che
Ratzinger, che nel ’96 era Prefetto della
Dottr. della Fede abbia visionato TUTTE le
catechesi, e le abbia conosciute in TUTTE le
loro parti e che sicuramente non ne abbia
approvato neanche una virgola, considerato
che esse si trovano ancora tutte bloccate
nella sede della Congregazione senza che
l’approvazione sia mai venuta fuori. Oltre
tutto l’attuale Papa presentò un volume
TUTTO NUOVO di catechesi a Kiko, in
sostituzione di TUTTO il direttorio
catechetico del Cammino, e Kiko nella sua
somma sfacciataggine glie lo rifiutò ,come
racconta lui stesso nell’Annuncio di
Quaresima del 2006, a Madrid:
“…quando abbiamo terminato questo libretto,
e la Santa Sede stava per riconoscerlo,
risulta che Monsignor Bertone, il
Segretario, ci disse che questo Libro
sarebbe stato il Direttorio catechetico dei
catechisti. Come? Cioè, dobbiamo togliere la
nostra catechesi e questo mattone, così
grasso, fatto per un teologo, è quello che
devono studiare i catechisti?”
“Insomma, potete immaginare… ci danno
appuntamento per l’incontro di approvazione
di questo libretto e, affinché la Santa Sede
dicesse che non siamo eretici, che si
trattava di tutto questo, abbiamo l’incontro
col Cardinale Ratzinger. E, Carmen può
confermare, in quella situazione Dio mi
diede coraggio… Dico al Cardinale Ratzinger:
“Io quel libro non lo riconosco.” Dice
Ratzinger: “Come ha detto? Che non riconosce
questo libro? Da cinque anni lavoriamo ed
ora lei dice che non lo riconosce? Ma lei…,
perché allora la Chiesa si disinteressa di
voi…” “Io in questo Libro non riconosco il
CNC! Quella è una tesi fatta male.” Dissi
questo davanti a Ratzinger. Ratzinger fu
bravissimo, un altro mi avrebbe cacciato dal
suo ufficio.”
“Noi pensavamo fosse una sintesi teologica
fatta da Emiliano, che ha fatto quello che
ha potuto, poverino, ma non c’è chi possa
leggerglielo. Inoltre, quel libro è già
sparito; è come una tesi dottorale, un
mattone (nel senso di gran volume) così di
teologia, dicendo un po’ quello che dice la
Chiesa sull’ecclesiologia, la cristologia.
Potete immaginare se quelle erano le nostre
catechesi…”
Ecco qual è l’attuale posizione della Chiesa
verso le catechesi del Cammino, ma
incredibilmente queste comunità che
predicano con un direttorio inaccettabile
sono state ugualmente inviate a fare
missione, ben sapendo che la Dottrina che la
Chiesa ha loro proposto come schema
catechetico è stata da essi rifiutata
apertamente già dal 2002, e ben sapendo che,
approvando gli ultimi statuti di Giugno in
cui gli articoli pullulano letteralmente di
riferimenti al Direttorio catechetico del
Cammino, che con una ossessività esasperante
viene intenzionalmente e ovunque nominato,
la Santa sede ha come dato il via libero
alla prossima approvazione delle catechesi
Kikiane, (perché difficilmente adesso una
congregazione darà un giudizio negativo,
smentendo l’approvazione del Papa ed i suoi
elogi a Rylko!) e invalidando perciò anche i
continui inviti fatti ad attenersi alla
pastorale diocesana…cosa che mi lascia molto
disorientata…se qualcuno non la vede così,
lo prego di aiutarmi a capire…
Di A. Rita 31 gennaio, 2009 16:02
Caro Gianluca,
scorrendo tra gli autori degli interventi e
vedendo “Gianluca” ho sperato fosse un altro
Gianluca che conosco io, e che alla tua
lunga dissertazione avrebbe risposto meglio
di me, mettendoti a posto con quattro
parole, ma quel Gianluca lavora fino alle
dieci ed ancora non sa ciò che hai postato,
inoltre non si decide ad intervenire per la
troppa amarezza, che gli impedisce di
credere che esprimersi serva ancora a
qualcosa…ma che ne avrebbe da dire delle
belle anche lui sul Cammino…
Perché questo è lo stato d’animo che
determina il Cammino in coloro che lo hanno
conosciuto per quello che è e che, a
differenza di te, hanno aperto gli occhi.
Questo è lo stato d’animo di profondo
“scandalo dei piccoli” che IL CAMMINO (e non
questo blog, nel quale persone libere
esprimono liberamente il loro pensiero)
causa con la sua menzogna dottrinale e con
le sue violente imposizioni a migliaia di
anime, questo è lo stato d’animo che
riscontri in me, A.Rita, ed in tutti quelli
che come Mic, Francesco, Emma, Michela,
Sofia, hanno sperimentato nella loro vita la
devastante esperienza del Cammino,
ricevendone ferite difficilmente guaribili
se non in lunghissimi anni, con molta
pazienza e per grazia di Dio. Per questo
riscontri una differenza di toni e di
argomenti tra i sopra citati e ad esempio
Caterina, perché lei questa triste
esperienza non l’ha vissuta sulla sua pelle,
non convive tutti i giorni con le nefaste
conseguenze psicologiche, esistenziali e
spirituali che il cammino infligge a chi si
imbatte in esso ed è anche il motivo per cui
a volte si esprime con degli accenti di
speranza circa un miglioramento ecclesiale
del Cammino che chi conosce Kiko e la realtà
che lui ha creato non può obbiettivamente
nutrire. Non sperare di poter comprendere le
sue richieste al Santo Padre, perché finché
resterai nel Cammino sarai preda del plagio
mentale che offusca le vostre facoltà
mentali rendendovi impossibile una
comparazione oggettiva e razionale fra la
dottrina della Chiesa Cattolica ed il cumulo
di idiozie, anche mal dette, che Kiko
predica da quarant’anni (per non parlare di
Carmen, su cui è pietoso il silenzio). Ed
ora veniamo a te: come puoi pensare di
chiamare “tirata di veste” al Sommo
Pontefice le legittime osservazioni di chi
chiede che dottrina e Liturgia di un
movimento collimino con il Magistero della
Chiesa? Come può un catecumenale dire ciò,
se proprio i vostri rapporti con la Santa
Sede sono tutti una “tirata di veste”, voi
che avete strappato l’approvazione degli
ultimi statuti con una disubbidienza del
Card. Rylko che ha approvato da solo gli
statuti quando nell’incontro che ebbe con il
Santo Padre Sua Santità gli disse che non
avrebbe approvato nulla prima di un giudizio
positivo della Congr. Del Culto e di quella
della Dottr. Della Fede? Ma Rylko ha
disubbidito ed ha proceduto ugualmente da
solo, mettendo il Papa di fronte al fatto
compiuto! E’ bello questo modo di fare? E’
questa l’ubbidienza ed il rispetto che avete
per il Papa? E’ molto differente da quello
che fece Lefebvre, quando ordinò i quattro
senza attendere il permesso papale? Con la
differenza che Lefebvre non attentò mai
all’ortodossia della dottrina, mentre Kiko
non ha fatto altro che insinuare sfiducia
nella pastorale ecclesiale e nella Dottrina
Cattolica, affermando quasi sempre il
contrario degli insegnamenti del Catechismo
della Chiesa Cattolica e del Magistero,
diffondendo il luteranesimo ed il giudaismo,
l’arianesimo e lo gnosticismo di stampo
cabalistico!! Non te ne eri accorto? Prega
il Signore Gesù, ma quello vero, quello che
Kiko definisce “UN DIO DI CARTAPESTA CHE NON
ESISTE” e pregalo che ti apra gli occhi. Per
quanto riguarda i vari messaggi sono tutti
normalissimi pareri personali,
legittimamente espressi da persone libere e
che hanno, per esperienza vissuta, tutti i
crismi per poter dire la loro, a parte forse
il mio, che riconosco avesse un linguaggio
un po’ più spinto e che a chi è privo di
libertà critica pur nella finale
sottomissione a “pietro”, può turbare…ma non
far finta di non capire: le parole toccanti
a cui si riferiva Mic erano quelle
successive in cui parlavo della mia
sofferenza vissuta nel Cammino e di quella
che vivo oggi alla sconcertante notizia
dell’invio in missione di gente eretica!
Sono stata in Itineranza, caro Gianluca, e
nessuno meglio di me sa cosa significhi fare
missione con gente eretica! E se vuoi ti
racconto gli intrighi e le bugie che
circolano nelle convivenze itineranti di
Porto San Giorgio per far continuare la
missione a certa gente, anche a scapito dei
figli costretti contro voglia a seguirli!
Meglio che non continuo, potresti
scandalizzarti veramente, ma delle persone
giuste! Se voi catecumeni non avete detto
una parola contro la lettera di Arinze non è
per rispetto ma perché essendo servi supini
dei vostri catechisti ed in definitiva di
Kiko non prendereste MAI un’iniziativa
personale perché sapete bene che non è
concesso a nessuno e perché purtroppo non ne
sentite neanche il bisogno…perciò scopo di
questo blog non è scandalizzare i piccoli ma
cercare di fargli aprire gli occhi. Tu
invece chi sei? Un piccolo che, come era
successo a me, si è bevuto tutto quello che
i catechisti dicevano e perciò li difendi a
spada tratta, disposto a giocarti la testa
sulla bontà di tutte le loro intenzioni e di
quelle del grande profeta iniziatore, oppure
sei un “finto piccolo”, cioè un catechista,
uno indottrinato a parte, uno che ha saltato
il fosso della malafede e che a tua volta
magari hai già fatto strage di molti
“piccoli” facendoli a pezzi dentro gli
scrutini ed oggi fingi di preoccuparti che
non si scandalizzino per una presunta
sfiducia verso il Papa che non fate altro
che inoculare da quarant’anni? Sappi che se
fossi catechista e stessi diffondendo le
menzogne di Kiko a destra e manca sei TU che
scandalizzi i piccoli e fossi in te mi
preoccuperei per la salvezza della mia
anima. Lo sai perché sto qui a parlarti alle
una e quaranta di notte, e con il rischio
che Mic neanche mi pubblichi? Perché sei mio
fratello, perché ti voglio bene, essendo un
membro vivo di Gesù Cristo mio Signore come
lo sono io, e quindi sei parte di me e mi
rompe da morire che tu sia ingannato come lo
sono stata anch’io per dieci anni ed oggi
doppiamente ingannato per l’approvazione che
siete riusciti a strappare a quel capolavoro
di pazienza di Carità e di mitezza che è
Papa Ratzinger e che vi fa sentire al sicuro
da chi non è disposto a dimenticare che il
Cammino si basa su dottrine eretiche. Questo
blog crea confusione? Santa confusione
allora! Nessuno ha mai messo a repentaglio
la mia fede in vita mia, a parte il Cammino.
Qui non si tratta di nostalgia di tradizioni
religiose ma di nostalgia della TRADIZIONE
della Chiesa che il Cammino non arricchisce
affatto ma contraddice diffondendo l’eresia.
Tu sei contento che i lefebvriani siano
stati riaccolti, ma sai che il Vescovo di
Ratisbona ha cacciato Williamson da tutta la
sua diocesi, impedendogli di entrare in
alcuna chiesa anche solo per pregare? Ti
sembra rispettoso verso il Papa che l’altro
ieri lo ha riaccettato? Lo sai che i vescovi
di Francia si sono ribellati ed hanno già
detto che non riaccoglieranno i Lefebvriani?
E sai perché? Perché anche questi
vescovi,come voi, sono figli diretti di una
corrente del Vaticano II che disprezza la
continuità con la Tradizione, a vantaggio di
una nuova evangelizzazione che è più
collusione col mondo che altro. Come vedi le
cose sono un po’ più complesse di come le
metti tu.
Pregherò per te.
A.Rita
Di A. Rita 30 gennaio, 2009 02:24
ANIMO! ANIMO
FRATELLI E
SORELLE! ANIMO!
Il Discorso del
Santo Padre è
stato SPLENDIDO
e vi assicuro
che ha centrato
i punti di
maggiore
interesse! Vi
assicuro che ai
fondatori del
Cnc è ARRIVATO A
COGLIERE NEL
SEGNO! E vi
assicuro che
hanno mangiato
la foglia!
A volte anche
noi facciamo lo
stesso errore di
nostri fratelli
ENFATIZZANDO
TROPPO SOLO LE
PARTI ESORTATIVE
DEI DISCORSI!
Il Santo Padre
ha dato delle
DIRETTIVE
CHIARE. E vi
assicuro che
sono PESANTI.
Poi, dobbiamo
pensare una
cosa. Facciamo
anche noi
l'errore di
credere che ciò
che è stato
detto e scritto,
E MAI RINNEGATO,
si
"auto-elimini"
da sé solo
perché detto e
scritto in
"Passato"?
Il Papa PARLA ED
AGISCE CON
COERENZA
EVOLUTIVA!
Le sue PAROLE E
I SUOI SCRITTI
RIMANGONO VALIDI
E DA QUESTI IL
PAPA HA
SVILUPPATO
L'ULTERIORE
DISCORSO!
Il Papa ha GIA'
PARLATO E
SCRITTO RIGUARDO
LA LITURGIA E LA
FEDE! E SU
QUELLE BASI HA
PARLATO
ULTERIORMENTE!
È implicito,
infatti, ciò che
già ha detto ed
è ulteriormente
sviluppato!
Di cosa parla il
Papa, quando
CHIEDE l'Unità
della Fede? Di
cosa parla il
Papa quando
CHIEDE
l'Obbedienza
alla Pastorale
Diocesana? Di
cosa parla il
Papa quando
VINCOLA
l'esistenza del
CnC
all'OBBEDIENZA
alla Chiesa e
all'Integrazione
in Parrocchia?
Forza fratelli!
ANIMO! ANIMO!
Ricordatevi
sempre una cosa!
Non pensate che
la nostra
Sofferenza sia
Ignorata!
Ignorata Da Dio
e dal Suo
Vicario!
QUESTO E' UN
PENSIERO CHE
DEVE LASCIARE
IMMEDIATAMENTE I
NOSTRI CUORI!
DIO NON
DIMENTICA LA
SOFFERENZA DEI
SUOI FIGLI! DIO
NON IGNORA IL
DOLORE DEL SUO
PICCOLO GREGGE!
Il nostro cuore,
però deve essere
sgombro dal
risentimento! E
PER ESSERLO C'È
BISOGNO DELLA
FORZA CHE VIENE
DALL'ALTO! DELLA
PREGHIERE E
SOPRATTUTTO DEI
SACRAMENTI!
SOMMAMENTE DEL
SACRIFICIO DELLA
MESSA!
Se anche una
Madre potesse
dimenticare il
suo bambino, IL
SIGNORE NON
DIMENTICHERA' I
SUOI FIGLI!
Non dobbiamo
TEMERE, perché
perfino i
capelli del
nostro capo SONO
CONTATI! Dio non
si dimentica
degli Uccelli e
dei fiori, A
MAGGIOR RAGIONE
NON SI DIMENTICA
DEI SUOI FIGLI!
Preziosa è agli
occhi del
Signore, la
Vita, la
Sofferenza, la
Gioia, e perfino
la Morte dei
suoi Figli!
Se anche
dovessimo
rimanere SOLI (e
ciò non avverrà
mai) DIO NON CI
ABBANDONA! NON
CI ABBANDONA!
La Santa Chiesa
di Cristo, NON
SARA' MAI
SOPRAFFATTA!
Sarà sempre
presente e le
porte
dell'inferno non
prevarranno!
Questa profezie
è CERTA e si è
realizzata
SEMPRE!
Anche Oggi la
Chiesa di
Cristo, Una,
Santa, Cattolica
ed Apostolica
Romana, è
PRESENTE ED
OPERANTE!
Poggiata sulla
Roccia di
Pietro! Anche se
non è
"tracotante"
come quella
FALSA dei FALSI
profeti! È
umile e
sofferente. È
devota e fedele.
È FECONDA, più
di quanto
pensate. È
silenziosa e
operosa...
E vedrete, che
se Dio vorrà e
accadrà l'evento
FAUSTO di cui vi
parlavo, SARA'
ANCORA PIU'
VIGOROSA e più
PRONTA A
RICOSTRUIRE! In
UMILE E DEVOTO
SERVIZIO A
PIETRO!
ANIMO!
vi seguo sempre, anche se
durante le feste ho un po' diradato la
lettura del blog. Da quello che ne capisco,
l'approvazione degli statuti non è stato
nulla rispetto ad un'approvazione papale
così aperta come quella di sabato.
Nel cammino contano i
segni, i gesti e ci sono stati tutti: dai
canti fatti da Kiko in persona con la SUA
chitarra, dalla chiamata con applausi in
stile società multilevel, fino all'icona di
Kiko sull'altare.
Per un nc il messaggio è
chiaro: la chiesa tutta è diventata nc, il
papa si è adeguato alla 'liturgia' e ai
'segni' neocatecumenali.
Adesso tutti i vescovi
diocesani sono autorizzati implicitamente a
fare le messe di ringraziamento nelle
cattedrali delle diocesi dove c'è il
cammino.
Qui non si tratta più di
accogliere le pecore perdute : qui si è
volutamente rinunciato ad esercitare il
dovere di essere nella 'verità', di fare
'verità' e vivere nella 'verità'. E
purtroppo da questo non può che derivare un
grande male.
Di solito tendo a non dare peso alle
profezie e rivelazioni varie, tendo a stare
con i piedi per terra; ma questa volta, per
un istante, ho visto l'abominio della
desolazione stare là dove non deve stare.
È
ovvio che l'icona di kiko non è l'abominio
della desolazione, ma ne è sicuramente un
tassello.
Va beh, visto che anche
un laico può essere eletto papa, facciamo
papa Kiko e non se ne parli più.... :) e
Carmen... camerlenga...? che ne dite? E don
Mario Pezzi? per me, al massimo
sacrestano...
Di Michela 12 gennaio, 2009 10:07
Nella mia parrocchia i
neocatecumenali avevano creato una loro
sorta di chiesa interna, con celebrazioni
riservate solo a loro. Occupavano spazi
all’interno dell’oratorio e pagavano anche
per questo finanziando la parrocchia stessa
molto generosamente (una sorta di “affitto
celato”). Con il cambio del parroco (per
fortuna di forte impostazione salesiana)
sono stati finalmente cacciati (anzi, se ne
sono andati dopo che gli è stato fatto
notare che gli spazi dovevano essere
riservati ai giovani) e chiudendo ovviamente
i cordoni della borsa. Ora ritorneranno
sicuramente, ringalluzziti. E ovviamente non
ci andranno più né i miei numerosi figli né
tutti i loro amichetti, visto che non
essendo neocatecumenali non potrebbero
accettare di essere trattati come dei paria
(ergo disprezzati platealmente) come era
prima, in quanto “non iniziati”. Bel
risultato questo. Un sentito grazie al Sommo
Pontefice e chi evidentemente lo ha (male)
consigliato.
Di confuso e allibito 12 gennaio,
2009 09:45
Mi accorgo di amare la
santa Chiesa in quei momenti in cui mi
ritrovo a soffrire per i suoi dolori.
Da molti anni sono sempre più convinto che
il Cammino Neocatecumenale è un vero tumore
per la Chiesa cattolica; mi rendo conto che
solo gli ingenui, i disinformati e quelli in
malafede possono pensare diversamente (ma è
difficile estirpare un tumore così esteso,
in un corpo che era già malato, senza
rischiare di danneggiare anche cellule sane:
e il Papa certamente lo sa meglio di me).
Ieri sera, mentre il Papa non poteva
sottrarsi al tumulto neocatecumenale, ho
pregato per lui perché la Beata Vergine gli
ottenesse tutta la forza necessaria per
affrontare la durissima prova.
Ieri sera, infatti, i neocatecumenali erano
lì davanti al Papa con il loro solito
atteggiamento presuntuoso e di pretesa.
Se il Papa avesse esordito dicendo la verità
più evidente (e cioè che il Cammino ha
tuttora gravi problemi in campo liturgico e
dottrinale), quanti seguaci di Kiko
sarebbero rimasti in piazza ad implorare in
lacrime di essere corretti pur di non
mettere in pericolo la propria appartenenza
all'unica vera Chiesa?
Benedetto XVI sa che lo scisma
neocatecumenale ha già da tempo solide
radici in molti cuori, anzitutto in quelli
di chi guida il Cammino, dai cosiddetti
"catechisti" in su (ed è ovvio, visto che
hanno passato tantissimi anni a seguire Kiko
anche quando si finiva per scontrarsi con i
vescovi, anche quando si finiva per
"interpretare" a proprio comodo le parole
del Papa, anche quando si finiva per
disobbedire al Papa e ai vescovi).
Ma come il pastore che rischia le
novantanove pecore per salvare quella
perduta, ancora una volta il Papa lancia un
accorato appello rivolto anzitutto ai
neocatecumenali in buona fede (gli unici
capaci di portare buoni frutti, gli unici
desiderosi di ascoltarlo anche per ricevere
una sgridata), nella speranza di poter
riportare presto al sicuro la pecorella
smarrita sulle sue spalle.
I neocatecumenali in buona fede ricorderanno
che il Papa ha chiesto esplicitamente (e per
l'ennesima volta) una «docile adesione
alla direttive dei Pastori», ciò che
nel Cammino è sempre mancato. Perciò
resteranno perplessi di fronte ai loro
cosiddetti "catechisti" nel momento in cui
questi dimostreranno disprezzo verso i
legittimi Pastori della Chiesa, ignorandone
le direttive o "interpretandole" ad uso e
consumo del Cammino.
I neocatecumenali in buona fede avranno un
sussulto tutte le volte che noteranno che
nel Cammino "l'anelito verso l'unità"
riguarda l'unità con Kiko piuttosto che
l'unità col resto della Chiesa cattolica.
I neocatecumenali in buona fede si
domanderanno come mai il Papa chiede per
l'ennesima volta “l’inserimento organico del
Cammino nella pastorale diocesana e la sua
unità con le altre realtà ecclesiali”, ed
invece il Cammino fagocita le parrocchie e
disprezza (nei fatti ancor prima che nelle
parole) i cristiani "della domenica" e delle
altre realtà ecclesiali.
I neocatecumenali in buona fede si
chiederanno come mai nei seminari
Redemptoris Mater si fabbricano preti
incapaci di servire qualcosa che non sia il
Cammino, "presbiteri" tutt'altro che
inseriti nella diocesi (se non per cavarne
il "sostentamento clero"), "presbiteri" di
fatto estranei alla parrocchia e alla
diocesi (ecco perché li chiamano "presbìteri"
anziché "preti" o "sacerdoti"). Si
chiederanno come mai il Cammino (che non "è"
la Chiesa) fa crescere se stesso anziché la
Chiesa.
I neocatecumenali in buona fede si
chiederanno come mai la "stima e la
benevolenza della Santa Sede" viene
ricambiata con una azione apostolica
tutt'altro che "benemerita", incapace di
guardare al di fuori del circolo kikiano,
allergica alle indicazioni del Papa e dei
vescovi.
In poche parole, di fronte a dei
mistificatori esperti ed allenati, il Papa
usa parole di speranza che quasi suonano
ironiche e graffianti, e che perciò
scuoteranno le coscienze dei neocatecumenali
in buona fede e di buona volontà.
Come nel tentare di educare i bambini
viziati ed arroganti, dopo aver tentato con
le buone, per me non restano altro che
rimedi duri.
Ma questo Papa è evidentemente più paziente
di me, più misericordioso di me, e che più
di me spera ancora di recuperare la
pecorella perduta, riottosa e recalcitrante.
Leggo che la Carmen
Hernández dice che i musulmani "pregano
meglio di Kiko Argüello": il cabaret
neocatecumenale è ricominciato.
Al termine dello spettacolo, papa Benedetto
XVI se ne va via subito, in modo da non
dover subire le note di quel patetico
canto "Risuscitò" (seppure epurato da Kiko,
in via del tutto eccezionale, da quei
fastidiosissimi battimani).
La cerimonia, infatti, non doveva essere
stata assai piacevole per il Papa, che ha
dovuto sorbirsi il solito show
autocelebrativo neocatecumenale, con le
famiglie prolifiche (un po' come nel
Ventennio fascista), come se i termini
"paternità responsabile" e "figli
dono di Dio" si riducessero a una gara a
chi consegue più gravidanze, a chi
"fabbrica" più prole (e perciò, di
conseguenza, ad accuse implicite ed
esplicite a chi non riesce a fabbricarne).
Il momento più prestigioso per i
neocatecumenali è quello della presentazione
coronata dagli applausi in presenza del Papa
(oh, che spettacolo mostrare al Papa dei
neocatecumenali che plaudono ad altri
neocatecumenali!)
La chiesa di san Gerardo Maiella (santo
famoso per la sua obbedienza silenziosa e
decisa anche di fronte alle calunnie) verrà
invasa e fagocitata da due comunità
neocatecumenali (provenienti dal popolo
kikiano, famoso per la sua disobbedienza
chiassosa e decisa e per aver chiamato
calunnie le testimonianze verificabili sulle
storture del Cammino: san Gerardo, dal
cielo, vedrà che scempi saranno capaci di
fare «i nuovi falsi profeti» dotati di virtù
e atteggiamenti esattamente opposti a quelli
che lo hanno portato all'onore degli
altari).
Un'altra quindicina di comunità
neocatecumenali provvederà ad infestare
un'altra dozzina di parrocchie romane,
nell'evidente intento di
neocatecumenalizzare tutta Roma
accerchiando il Papa per cingergli l'ultimo
assedio. Considerato che fino ad
oggi la presenza del Cammino in una
parrocchia è servita solo ad emarginare i
non-neocatecumenali, parafrasando il
linguaggio militare dovremmo dire che la
Chiesa cattolica sta abbandonando posizioni
perfino a Roma.
Sulla "missio ad gentes" vediamo lo
scempio tipico dell'irresponsabilità kikiana:
l'estrazione a sorte, di fantozziana
memoria. Più che una lotteria, è una
roulette russa.
Nella Chiesa cattolica, prima di inviare
qualcuno in missione, si pensa e si ragiona;
per esempio, se uno soffre di reumatismi,
non lo si invia certo in missione in un
paese freddo.
Nella chiesa kikiana, invece, prima si
carpisce una disponibilità alla missione
(spesso frutto di una lunghissima serie di
sottili ricatti morali: loro hanno dieci
figli e tu solo quattro? tutta la tua
comunità ha dato disponibilità per la
missione e tu non vuoi andar via
dall'Italia? non vuoi proprio far nulla per
far crescere il Cammino?) ...e poi nel
momento in cui Kiko, per un calcolo
politico-propagandistico, ha bisogno di
esporre dei "copiosi frutti", ecco che ti
tocca partecipare alla roulette russa.
A guastare la festa autocelebrativa è
proprio il Papa che, sebbene intercala
con termini che sanno di elogio (dev'essere
un modo per tener desta l'attenzione),
lancia pochi ma precisi fendenti:
docilità ai pastori della Chiesa, unità col
resto della Chiesa, comunione con tutte le
altre componenti del popolo di Dio...
Chi avesse avuto l'impressione di un Papa
"ripetitivo", sappia che è esattamente così.
I neocatecumenali continuano a disobbedire e
perciò occorre continuare a ricordar loro
che occorre obbedire ai vescovi e al Papa. I
neocatecumenali sono disuniti dalla Chiesa
perché pensano che chi non è dei loro non è
della Chiesa (tant'è che disprezzano tutto
ciò che non è neocat o almeno elogio ai
neocat), e perciò occorre ricordar loro
l'unità e la comunione...
La Carmen, già famosa per aver interrotto
papa Giovanni Paolo II, scarica un diluvio
di parole, parlando più a lungo dello stesso
Benedetto XVI, incurante del fatto che Kiko
tenta più volte di frenarla, e addirittura
sfoggiando un inaudito "sono davanti al Papa
e posso parlare".
Che pena, che serata penosa dev'essere stata
per papa Benedetto XVI, soprattutto quando
si sarà ritirato nella sua camera e avrà
pensato che il signor Kiko e la signora
Carmen non saranno certo saziati da questa
"certificazione" praticamente autoprodotta.
Continueremo a inserire, in altre pagine,
man mano che perverranno, le testimonianze più significative...
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Di Tripudio 12 gennaio, 2009 00:18