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- Fratelli Moravi - Congregazionalisti - Neoapostolici e
Irvinghiani - Avventisti - Esercito della Salvezza o
Salutisti - Lefebvriani |
La Chiesa, dopo anni di
disgregazione, è alla ricerca di un cammino di riconciliazione,
certamente pieno di difficoltà, ma che ciò nonostante deve essere una
comune aspirazione di tutti i battezzati.
Occorre premettere, prima di addentrarci nella storia del movimento
ecumenico, che con ecumenismo non si vuole indicare una trattativa di
pace fra le diverse Chiese per trovare un'improbabile unione -
soprattutto dopo secoli di divisioni e di reciproche accuse - ma piuttosto
il recupero di una forma di dialogo per una riconciliazione cooperativa,
nell'ascolto e nel rispetto reciproco; questo sarebbe già un enorme
passo avanti.
Il punto di partenza è
la comune fede in Dio Padre, in Gesù Cristo Figlio e in Dio Spirito
Santo, lacerata tuttavia da una moltitudine di tradizioni, di storie, di interpretazioni e di Chiese
(diverse centinaia) che rendono il cristianesimo una delle religioni più divise
al suo interno. Non si tratta di divisioni dovute soltanto a differenze
teologiche; c'è purtroppo una lunga storia di persecuzioni reciproche tra
cristiani la cui memoria è spesso uno dei più potenti ostacoli che devono
essere superati per trovare lo spazio per sviluppare un confronto e un dialogo
sincero.
Anche se non sono mai mancati
elementi di
contrasto, dottrinali e pratici, già nelle
primissime comunità (come testimoniano gli Atti degli Apostoli e alcune lettere
di San Paolo), le prime divisioni tra cristiani, i cui effetti durano ancora
oggi, hanno avuto inizio circa quattrocento anni dopo la morte di Gesù, intorno alle questioni di fondo della natura di
Gesù, vero Dio e vero uomo. In
particolare alcune Chiese
tra le quali l'armena copta, l'etiope e la siriaca rifiutarono la definizione
che fu data durante il Concilio di Calcedonia, nell'anno 451, secondo la quale
la natura divina e la natura umana di Gesù sono unite «senza confusione e
senza separazione». Oggi queste Chiese
vengono chiamate 'ortodosse
orientali' o 'precalcedonesi'
perché condividono con gli altri cristiani solo le decisioni dei concili
precedenti a quello di Calcedonia.
Da notare come le decisioni dei
Concilii sono state motivo di divisione: il Concilio di Calcedonia si conclude con lo scisma dei
Giacobiti, Copti, Etiopi e Siriani; il Concilio di Trento (1545-1563) confermala rottura
con Lutero e gli altri riformatori; il Concilio Vaticano I è la scintilla per
la scissione dei Vecchi Cattolici; al Concilio Vaticano II segue la rottura dei
Lefebvriani.
All'origine di un'altra antica grave separazione è di solito citata la scomunica reciproca che nel
1054 la Chiesa Cattolica Romana e il Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli si
scambiarono e che segna la separazione tra i cristiani cattolici e quelli
greco-ortodossi. In realtà la separazione tra ortodossi e cattolici avvenne
lentamente, più come conseguenza dello sviluppo di contesti politici, culturali
e sociali diversi, che come effetto di atti formali specifici. Tuttavia, anche
dopo questa scomunica reciproca vi furono tentativi di riavvicinamento, ma un
colpo durissimo alle possibilità di incontro fu dato nel 1204 dalla conquista e
dal saccheggio di Costantinopoli, durante il quale furono chiuse le Chiese ortodosse e i
cristiani ortodossi furono perseguitati dai crociati (cattolici).
Al 1521 si fa di
solito risalire l'inizio di un'altra grande frattura, questa volta all'interno
del cristianesimo occidentale. Essa si compie intorno a quanto sostenuto dal monaco
agostiniano tedesco Martin Lutero, il quale sosteneva soprattutto due tesi:
l'importanza di un rapporto personale e diretto con Dio per la salvezza di
ciascun cristiano, e la critica alla corruzione nella Chiesa cattolica, problema
questo talmente grave da essere oggetto di discussione da alcuni decenni, anche
prima della comparsa di Lutero.
La Chiesa cattolica respinge duramente tutte le
richieste di Lutero, scomunicandolo, ma questi argomenti (soprattutto quelli
relativi alla corruzione) vengono sostenuti dai principi tedeschi per interessi politici, allo scopo di rendersi indipendenti dal potere politico che
la Chiesa cattolica all'epoca deteneva.
Questa politicizzazione del conflitto religioso favorì la sua estensione in gran parte dell'Europa
centro-settentrionale. Quando, nel 1546, muore Lutero, le sue idee sono già state riprese e
sviluppate da altri, dando vita così ad altre linee di sviluppo della Riforma
protestante.
Oltre alla Chiesa luterana nascono infatti già nella seconda metà
del XVI secolo le Chiese
riformate o presbiteriane che si rifanno a Calvino, Zwingli, Bucero e ad altri.
Un'altra linea di sviluppo all'interno della Riforma protestante è quella che
vede l'origine della Chiesa anglicana in Inghilterra. Anche questa ha alla base un atto politico, con il quale il re d'Inghilterra Enrico VIII si
proclama capo della Chiesa inglese, separandosi da Roma ed espropriando, di
conseguenza, tutte le proprietà della Chiesa cattolica in Inghilterra. Il
carattere politico della nascita della Chiesa anglicana ha fatto sì che vi siano
stati pochi cambiamenti, per quanto riguarda la dottrina, rispetto al
cattolicesimo. Ciò nel corso del tempo ha fatto sì che, sebbene la Chiesa anglicana abbia
successivamente aderito alla Riforma protestante, modificando in parte il
proprio credo, rappresenti ancora oggi una 'terza via' tra cattolicesimo e
protestantesimo, molto vicina alla Chiesa cattolica.
Nei secoli che
sono seguiti il mondo protestante ha prodotto moltissime nuove Chiese,
per lo più da divisioni che si sono formate all'interno delle preesistenti Chiese
luterana, calvinista e anglicana. In tal modo, nei secoli XVII-XVIII, dai
luterani sono nati i pietisti, dai calvinisti i battisti, dagli anglicani i
metodisti. Il processo di divisione all'interno del mondo protestante è
continuato e continua ancora oggi, dando vita ad una grande varietà di Chiese,
di gruppi e di tendenze.
Infatti, se è indubbio che nel corso dei secoli,
la cultura europea (potremmo vederla nel quadro della "globalizzazione"
di allora) è stata fecondata dal cristianesimo, abbiamo visto come, per contro,
anche le differenze etniche e culturali hanno influito sulle Chiese.
Nel corso dei secoli che
abbiamo percorso rapidamente, le divisioni si sono radicalizzate al
punto che le Chiese europee le hanno esportate negli altri continenti
attraverso gli spostamenti migratori e la "Missione".
Si arriva al XX
secolo con una situazione di grande divisione e frammentazione e, soprattutto, di diffusa
inimicizia a causa di reciproche persecuzioni e condanne: è in questo contesto
che sorgono i primi stimoli di un dialogo tra cristiani.
Il termine
Ecumenismo, dalla parola greca oikouméne, che indicava
l'intero mondo conosciuto nell'antichità e, quindi, sinonimo per dire
tutta la terra abitata, è stato adottato dal linguaggio delle Chiese
con valenza di universalità. Basti pensare al fatto che i Concili
vengono sempre denominati ecumenici, ossia universali.
All'interno della Chiesa cattolica, almeno fino al Concilio Vaticano II,
si può notare una grossa reticenza all'uso del termine; nel 1950
L'enciclopedia Cattolica alla voce ecumenismo riportava: è la teoria più
recente escogitata dai... protestanti... per raggiungere l'unione delle
chiese cristiane... Per i cattolici sono precluse le vie dell'ecumenismo
nel senso originario del termine. Quanta diffidenza; ma anche che
risveglio in questi ultimi anni!
Il Concilio Vaticano II ha saputo dire, come su tanti altri argomenti,
una parola nuova, illuminante superando ogni chiusura e difficoltà. Così
l'Unitatis Redintegratio,
decreto conciliare del 21 novembre 1964, ha indicato i principi
cattolici dell'ecumenismo, dichiarando esplicitamente che uno dei
principali intenti del Concilio stesso era il ristabilimento dell'unità
fra tutti i cristiani.
In campo ecumenico sono
fiorite notevoli personalità. Ci piace ricordare Visser't Hooft, primo
segretario del Consiglio ginevrino; il card. Bea, primo responsabile del
decreto conciliare Unitatis
Redintegratio; il patriarca Atenagora, promotore dell'ecumenismo
nell'Ortodossia; Giovanni Paolo II, autore della prima enciclica
ecumenica Ut unum sint.
Una comune esigenza di unione dei cristiani, all'interno delle singole
Chiese, si fa pressante a partire dalla fine dello scorso secolo,
quasi che, come per un'improvvisa intuizione, i cristiani si rendano
conto che la loro divisione contraddice apertamente alla
volontà di Cristo di volere la Chiesa unità. In realtà non si tratta di una fulminea illuminazione: piuttosto si
raccolgono solo
allora i frutti di anni di silenzioso lavoro scaturito dal desiderio e
dalla buona volontà di molti cuori.
Il Movimento ecumenico
moderno infatti incomincia col grande movimento missionario
europeo dei secoli 18° e 19°, e con la domanda, "Come annunziare
credibilmente, restando divisi, l'evangelo della riconciliazione?"
Esperienze
ecumeniche
È nel XX secolo che si
fa strada la sensibilità ecumenica, che si concretizza nella ricerca non di una unione di tutte le Chiese,
ancora assai utopistica, ma nello sviluppo di un dialogo basato sul rispetto
reciproco e sulla esplorazione di vie per condividere, nella preghiera, la
comune fede in Cristo.
È nell'ambiente
protestante, estremamente frammentato, che sorgono i primi impulsi
ad un dialogo tra diverse Chiese
cristiane. La sua prima manifestazione di rilievo avviene nel
1910, data alla quale si fa di solito risalire la nascita del movimento
ecumenico: a Edimburgo si tenne la Conferenza delle società
missionarie, una riunione di associazioni protestanti che aveva lo scopo di
coordinare l'attività missionaria delle Chiese
protestanti, in seguito alla constatazione dei danni causati alla missione dalla
divisione tra le Chiese.
A Edimburgo non erano stati invitati né cattolici né ortodossi, tuttavia
durante la seduta conclusiva un metodista inglese disse: «Aspetto con
impazienza il giorno in cui avremo una conferenza nella quale ortodossi e
cattolici romani potranno discutere con noi le questioni che riguardano il
servizio di Cristo». Un'affermazione rivoluzionaria per l'epoca.
Un contributo
importante è stato dato dalla Federazione universale delle associazioni
cristiane di studenti (protestanti) che, oltre a rapporti con le Chiese
protestanti aveva anche relazioni con le Chiese ortodosse: nel 1911,
ad esempio, tenne una conferenza a Costantinopoli con la benedizione del
Patriarca. Nella conferenza di Edimburgo fu deciso di dar vita ad una
organizzazione che permettesse una permanente attività di scambio e di
confronto nell'attività missionaria delle diverse Chiese
protestanti, per lo meno di quelle che avrebbero aderito. La costituzione di
questa organizzazione, che prese il nome di Consiglio Internazionale delle
Missioni avvenne nel 1920, un anno fatidico per la storia del movimento
ecumenico.
La prima guerra mondiale ebbe tra le sue molteplici conseguenze anche quella di
favorire una ricerca di maggiore unità tra i cristiani, già durante il
conflitto. Un nuovo movimento, Fede e Costituzione, di grande importanza per lo
sviluppo dell'ecumenismo, fu fondato proprio subito dopo la guerra dal vescovo
episcopaliano americano Charles Brent. Il vescovo Brent, uno dei partecipanti alla
conferenza di Edimburgo, riteneva che per favorire il dialogo tra i cristiani
fosse necessario prima di tutto creare delle occasioni di dialogo sulle
differenze teologiche e dottrinarie. Nel 1919 egli scriveva: «è
necessario creare tra le Chiese
cristiane stima e amore. In un clima simile si potrà lavorare a risolvere le
divergenze». È fondamentale l'intuizione e quindi la consapevolezza che, per fare questo, le Chiese
non dovranno rinnegare la loro tradizione, dovranno invece cercare di spiegarla
alle altre, in modo che cattolici, ortodossi e protestanti si sforzino di
partecipare gli uni agli altri la rispettiva esperienza di fede. La prima
riunione di Fede e Costituzione avviene a Ginevra nel 1920, con la
partecipazione di alcune Chiese
protestanti, come l'anglicana, e alcune Chiese ortodosse. La Chiesa
cattolica, pur invitata, declina l'invito: i tempi non erano ancora maturi.
Vita e Azione è un altro movimento,
il cui è animatore e iniziatore Nathan Soderblom,
arcivescovo luterano in Svezia, le cui origini si rifanno ad alcuni contatti tra i cristiani
dei paesi in conflitto durante la prima guerra mondiale. Caratteristica di questo movimento: tentare di
realizzare una sorta di
ecumenismo pratico, cioè mettere insieme, al lavoro su obiettivi comuni,
cristiani di diversa provenienza, al fine di testimoniare la comune fede in
Cristo in attività di assistenza sociale (dalla disoccupazione al sostegno alla
famiglia, all'aiuto ai bambini e ai giovani bisognosi, al problema
dell'alcolismo, fino alla promozione della pace). L'idea di Soderblom era di
agire come se le divisioni dottrinali fossero già state superate. Anche Vita e
Azione ebbe la sua prima riunione a Ginevra nel 1920, alla quale parteciparono
però solo protestanti. Cinque anni dopo, nell'agosto del 1925, si tenne a
Stoccolma la prima Conferenza organizzata da Vita e Azione, alla quale presero
parte 600 delegati di 57 nazioni diverse in rappresentanza di 31 differenti
Confessioni. Fu in questa occasione che, per la prima volta, così tanti
cristiani di così diverse tradizioni poterono pregare insieme nel medesimo
luogo, la cattedrale di Uppsala.
Ancora nell'estate
del 1920 videro la luce altri due documenti importanti per la storia
dell'ecumenismo. Il primo fu una enciclica del patriarcato di Costantinopoli
rivolta a tutte le Chiese
cristiane del mondo. In questa enciclica il patriarcato formulava alcune
proposte per favorire il dialogo nel reciproco rispetto, come, ad esempio,
l'adozione di un calendario comune al fine di celebrare il Natale e la Pasqua
nel medesimo momento (gli ortodossi celebrano infatti il Natale 12 giorni dopo
il 25 dicembre), lo sviluppo di uno studio imparziale delle reciproche teologie
nei seminari e nei libri, il rispetto delle usanze delle diverse Chiese,
la regolazione del problema dei matrimoni misti e lo sviluppo di forme di mutua
assistenza tra le Chiese
nelle attività che hanno per oggetto il progresso religioso e la solidarietà
sociale.
Il secondo
importante documento è una lettera che i vescovi della Chiesa anglicana
indirizzarono 'a tutto il popolo cristiano', nella quale si affermava la
necessità e l'impegno a lavorare per superare le divisioni tra i cristiani. «Noi
riconosciamo - si legge nel documento - che tutti coloro che credono in Nostro
Signore Gesù Cristo e che sono stati battezzati nel nome della Santa Trinità
possiedono assieme a noi la qualità di membri della Chiesa universale del
Cristo, la quale è il suo Corpo». Per testimoniare in modo visibile questa
unità fondamentale i vescovi anglicani incavano la condivisione di quattro
punti fondamentali, che costituivano da sempre l'elemento di unione delle Chiese
anglicane:
-
La Bibbia come regola e criterio ultimo della fede.
-
Il Credo
niceno-costantinopolitano come professione della fede.
-
I sacramenti del
battesimo e dell' Eucarestia come espressione della comune vita in Cristo.
-
Un
ministero riconosciuto da ciascuna parte della Chiesa, che ha in sé la chiamata
interiore dello Spirito Santo, ma anche la missione del Cristo e l'autorità su
tutto il corpo.
Purtroppo il
documento anglicano e l'enciclica ortodossa non sono riusciti a suscitare l'entusiasmo del mondo cristiano per il dialogo
ecumenico. Tuttavia, una prima tappa deve essere registrata: nel 1920, sebbene
in modo ancora molto minoritario, e con ancora forti resistenze da parte
cattolica, una pluralità di iniziative e di movimenti evidenzia lo sviluppo di
una sensibilità ecumenica che dopo la seconda guerra mondiale e, ancor più
dopo i profondi cambiamenti introdotti nella cattolicità dal Concilio Vaticano
II, dimostrerà una crescita straordinaria.
Il Concilio
Vaticano II (1962-1965) ha segnato una svolta epocale in molte cose, tra queste
c'è senz'altro l'ecumenismo. A partire dal Concilio la gerarchia della Chiesa
cattolica ha abbandonato la sua tradizionale posizione passiva, di attesa,
limitata ad appelli rivolti ai non cattolici di ritornare all'interno della
Chiesa cattolica e intraprende, invece, il cammino verso un incontro
responsabile e rispettoso con gli altri fratelli cristiani. Prima del Concilio
la dottrina della Chiesa affermava che «la Chiesa di Cristo è la Chiesa
cattolica», in tal modo non vi era alcuna possibilità di dialogo con i non
cattolici, ai quali infatti erano rivolti soltanto inviti a ritornare nella
Chiesa cattolica. Nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, il
Concilio ha ridefinito in modo radicalmente nuovo la Chiesa di Cristo,
affermando che questa «sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal
successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori
del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità».
La Chiesa di Cristo, quindi, è sì presente nella Chiesa cattolica, ma anche
nelle altre Chiese
cristiane, questo riconoscimento della dignità cristiana dei non cattolici è
il presupposto fondamentale per lo sviluppo di ogni dialogo ecumenico.
Ma l'atto
ufficiale con il quale inizia l'impegno ecumenico della Chiesa cattolica è il
decreto sull'ecumenismo, Unitatis Redintegratio. Per prima cosa si riconosce la
validità del movimento ecumenico già esistente al di fuori della Chiesa
cattolica, ma la cosa più importante è che l'ecumenismo viene considerato come
un bisogno vitale in seno alla Chiesa cattolica e come il frutto di una vera
conversione e di un vero rinnovamento della Chiesa: «Ecumenismo vero non c'è
senza interiore conversione, poiché il desiderio dell'unità nasce e matura dal
rinnovamento della mente, dall'abnegazione di se stessi e dal pieno esercizio
della carità», in questo spirito diviene importante la preghiera per l'unità,
«questa conversione del cuore e questa santità di vita - prosegue infatti il
documento - insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei
Cristiani, si devono ritenere come l'anima di tutto il movimento ecumenico». Ma
impegno dei cattolici è anche lo studio per la conoscenza e il dialogo con i
non cattolici: «Bisogna conoscere l'animo dei fratelli separati. A questo scopo
è necessario lo studio, il quale deve essere condotto secondo la verità e con
animo ben disposto. I cattolici debitamente preparati devono acquistare una
migliore conoscenza della dottrina e della storia, della vita spirituale e
liturgica, della psicologia religiosa e della cultura, propria dei fratelli. A
questo scopo molto giovano i congressi, con la partecipazione di entrambe le
parti (...) dove ognuno tratti da pari a pari (...). In questo modo si verrà a
conoscere meglio il pensiero dei fratelli separati e a loro verrà esposta con
maggiore precisione la nostra fede».
La comunione tra le
Chiese d'Oriente e d'Occidente è stata approfondita da numerosi
incontri e dialoghi, tanto tra la Chiesa cattolica romana e le Chiese
ortodosse quanto con le Chiese riformate e le antiche Chiese orientali.
Dal punto di vista
ecumenico, la Dichiarazione sulle diverse cristologie (1993) tra le
Chiese ortodosse e le Chiese precalcedonesi è molto significativa. Le
Chiese Ortodosse e quelle evangeliche sorte dalla Riforma hanno fondato nel
1959 La Conferenza delle Chiese Europee con l'intento di favorire la
testimonianza ed il servizio comuni all'interno della società europea.
Ed è appunto in Europa che è stato fondato il Consiglio Ecumenico
delle Chiese.
Per fornire la
Chiesa di uno strumento efficace per lo sviluppo dell'ecumenismo il Concilio
istituì il Segretariato per l'Unione dei Cristiani, poi trasformato in
Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, al fine di
sviluppare un'attività permanente di conoscenza, di dialogo e di scambio con
tutti i cristiani non cattolici interessati all'ecumenismo. Oggi il Pontificio
Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani è sicuramente uno dei
mezzi più importanti e più sensibili del movimento ecumenico, la Chiesa
cattolica, infatti, ha scelto la via dei dialoghi diretti con le altre Chiese
cristiane, attraverso la formazione di commissioni bilaterali, mentre altri,
come nel caso del dialogo tra protestanti e tra protestanti e ortodossi, hanno
preferito la formazione di organismi collegiali, come il Consiglio Ecumenico
delle Chiese.
Il Consiglio Ecumenico
delle Chiese
Al di fuori della
Chiesa cattolica, il cammino del movimento ecumenico ebbe una forte ripresa fin
dalla fine della seconda guerra mondiale. Ad Amsterdam, nel 1948, 147 tra le Chiese
protestanti, anglicane e ortodosse
dettero vita al Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), «un'associazione fraterna di Chiese
che accettano Nostro Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore», come dichiara
la base da tutti condivisa. Il CEC non è e non intende essere una super-Chiesa
o comunque una struttura ecclesiastica unificata indipendente dalle Chiese,
le Chiese appartenenti al
CEC mantengono ciascuna la propria identità religiosa, di tradizione e di
dottrina. Il CEC non esprime una posizione specifica su temi particolari, come
fanno invece singolarmente le diverse Chiese,
allo stesso modo il CEC non elabora una teologia della Chiesa. Il CEC intende
essere una risposta provvisoria alle divisioni che separano le Chiese.
In questo spirito le Chiese ortodosse,
anglicane e protestanti che sono riunite nel CEC si impegnano a ricercare i
punti di contatto con i fratelli separati, rivolgendo una attenzione particolare
alla Bibbia. Il CEC è un luogo di incontro nel quale possono essere organizzati
scambi tra le Chiese e
anche forme di collaborazione in attività sociali particolari. Scopo del CEC è
di favorire il più possibile la crescita della spiritualità ecumenica in
ciascuna Chiesa aderente, senza imporre linee di sviluppo e soluzioni omogenee
alle difficoltà della reciproca comprensione.
Nel CEC sono
confluiti i movimenti che abbiamo visto essere alle origini dell'ecumenismo,
Vita e Azione, Fede e Costituzione e, dal 1961 anche il Consiglio Internazionale
delle Missioni. Sempre nel 1961 la base dottrinale che è necessario condividere
per entrare a far parte del CEC fu ampliata per inserire, accanto alla
professione di fede in Gesù Cristo come Dio e Salvatore anche quella nella
Trinità e la fedeltà alla Bibbia: «Il Consiglio Ecumenico delle Chiese
è una comunità di Chiese
che, fedeli alla Scrittura, riconoscono nostro Signore Gesù Cristo come Dio e
Salvatore e, di conseguenza, mirano a compiere la missione per cui sono state
chiamate, per la gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo». Oggi fanno parte
del CEC oltre 300 Chiese.
Nel 1969 papa
Paolo VI andò in visita alla sede del CEC a Ginevra. Questo atto di apertura, a
pochissimi anni dalla fine del Concilio, fece pensare a molti che anche la
Chiesa Cattolica sarebbe entrata in breve tempo nel CEC, cosa però che non
avvenne e non è ancora avvenuta. Tuttavia le relazioni tra la Chiesa Cattolica
e il CEC sono andate sempre più sviluppandosi, principalmente con la
Costituzione di commissioni comuni impegnate nello studio di aspetti specifici
dell'ecumenismo. La più vecchia è il Gruppo Misto di Lavoro, formato nel 1965
per coordinare, promuovere e valutare i rapporti tra CEC e Chiesa Cattolica.
Teologi rappresentanti della Chiesa cattolica fanno parte a pieno titolo anche
della Commissione Fede e Costituzione, impegnata all'interno del CEC nello
studio delle questioni dottrinali. In altre commissioni vi sono alcuni cattolici
che hanno un ruolo di consultori e non di membri effettivi. Insomma, anche se la
Chiesa Cattolica non è ancora membro a tutti gli effetti del CEC ha sviluppato
e continua a sviluppare relazioni importanti con alcuni organismi del CEC.
Tappe
di percorso significative
Nel 1910, ad Edimburgo, fu istituita la Conferenza internazionale
missionaria. Da questa esperienza nacquero tre grandi filoni:
-
Consiglio Missionario Mondiale - problemi delle missioni.
-
Fede e Costituzione (Faith & Order) - problemi della teologia
dogmatica.
-
Vita e Azione (Life & Work) - problemi della teologia pratica.
Per il momento ci soffermiamo sui numeri due e tre, che sono di
differente enfasi. Il secondo si concentra sulla discussione
congiunta; il terzo sull'azione congiunta. Il lavoro si sviluppa e si
raccolgono i frutti di riunioni importanti: Vita/Azione a Stoccolma
nel 1925; Fede/Costituzione a Losanna nel 1927; e di nuovo Vita/Azione
a Oxford nel 1937.
Con il passare degli
anni si comprende che non si può lavorare l'uno indipendentemente
dall'altro. Interviene quindi la riunione congiunta a Utrecht, 1938,
e la decisione di formare il CEC. Ma sopraggiunge la guerra, durante la
quale molti contatti sono perduti...ma non tutti.
I tre grandi
movimenti sorti ad Edimburgo confluiscono alcuni anni più tardi nel
Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) fondato ad Amsterdam nel 1948,
cui oggi appartengono 339 comunità cristiane, praticamente tutte quelle
presenti nel mondo eccettuata la Chiesa cattolica. La prima Assemblea
del CEC era incentrata sul tema: "Il disordine dell'uomo e il
disegno di Dio"; 351 delegati da 147 chiese membro (purtroppo
allora vigeva ancora il divieto assoluto di partecipazione espresso
dalla Chiesa Cattolica Romana).
Rilevante il fatto che il contributo maggiore in tutti questi sviluppi
è stato dato da giovani e membri della Federazione Mondiale di Studenti
Cristiani (World Student Christian Federation).
Il CEC si
sviluppa e nella Seconda Assemblea nel 1954 a Evanston (USA) sono
presenti 532 delegati da 161 chiese membro.
Anche il Consiglio
Missionario Mondiale aveva tenuto una serie di riunioni importanti:
1921 Lake Mohonk (USA);
1923 Oxford;
1928 Jerusalem;
1938 Madras;
1947 Whitby (GB);
1952 Willingen (Germania);
1958 Ghana. Assistiamo a questo punto ad un processo di
avvicinamento tra Consiglio Missionario Mondiale e il CEC, e la fusione
è decisa nel Ghana. Il CEC avrà dopo la fusione una "Divisione per
l'Evangelizzazione Mondiale e per le Missioni".
1961 -Terza Assemblea del CEC a Nuova Delhi con 577 delegati da
197 chiese membro, e con un gruppo di 5 osservatori ufficiali dalla
Chiesa Cattolica Romana. Ne derivano importantissimi eventi:
Gli osservatori Cattolici Romani erano a Nuova Delhi perché i
preparativi per il Concilio Vaticano Secondo erano iniziati nel 1959 e
il Concilio stesso si è riunito da Ottobre 1962 fino a Dicembre 1965,
portando, come già ricordato, tra altre cose importanti, l'apertura
ufficiale al discorso ecumenico e l'istituzione di rapporti, sempre più
sviluppati, con il CEC.
1968 Quarta Assemblea del CEC a Uppsala, con 704 delegati da 235
chiese, e "numero considerevole" di osservatori delegati della
Chiesa Cattolica Romana. Vengono a questo punto formati piani per creare
vari comitati e gruppi di lavoro congiunti, incluso SODEPAX una
commissione congiunta con due segretari - uno Cattolico e l'altro
nominato dal CEC.
Subentra ora un altro elemento - in una riunione tenuta nel 1907 a
Roma, ma senza la partecipazione Cattolica Romana - era stato
formato il Consiglio Mondiale per la Formazione Cristiana (World
Council for Christian Education). Esso aveva avuto una vita
indipendente con riunioni significative nel 1954 a Francoforte; 1958
a Tokyo; 1967 a Nairobi, e 1971 a Lima, avvicinandosi
sempre di più al CEC.
1975- Quinta Assemblea del CEC a Nairobi, con 676 delegati da 285
chiese, e il Consiglio Mondiale per la Formazione Cristiana si fonde con
il CEC nella forma di un dipartimento per la formazione e l'educazione
nella Divisione per l'Azione Ecumenica. La collaborazione generale tra
il CEC e la Chiesa Cattolica Romana è molto estesa.
1983- Sesta Assemblea del CEC a Vancouver, con 847 delegati da
301 chiese membro.
Si iniziano piani per una grande Conferenza Mondiale
sulla Missione (San Antonio -1989) e per un'azione conciliare con
la Chiesa Cattolica sulla Giustizia, la Pace e la Salvaguardia della
Creazione, che sfortunatamente non realizzerà tutte le speranze. Dalla
metà degli anni '80 gli sviluppi ecumenici risultano rallentati.
Per completare il quadro- 1991 Settima Assemblea del CEC a Canberra,
Australia, con 842 delegati da 317 chiese membro.
La citazione del numero dei partecipanti per tutte le assemblee ha lo
scopo di dimostrare la crescita, ma anche di sottolineare l'aumento dei
problemi, perché con l'ingrandirsi del CEC le diversità d'opinione e
d'interesse diventano sempre più grandi.
Europa: la KEK e il CCEE.
L'ingrandimento del CEC significava più difficoltà nel discutere
problemi specifici delle diverse regioni del mondo. Come risultato,
negli anni '50 sono fondati consigli ecumenici regionali anche in
Europa.
Gennaio, 1959, prima assemblea della Conferenza delle Chiese Europee
(KEK), con 45 chiese participanti.
1960- seconda assemblea.
1962- terza assemblea e i primi contatti con la Chiesa Cattolica
Romana.
Novembre 1966 Roma - storico incontro tra
Papa Paolo VI e l’Arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey a San Pietro
nel 1966.
Negli anni successivi i
contatti si fanno sempre più vivi e il Consilium Conferentiarum
Episcopalium Europae 1971 (CCEE) diventa realtà.
Si riconoscono KEK e CCEE come interlocutori che dal 1971
iniziano delle riunioni annuali dei rispettivi rappresentanti. Nel 1976 queste riunioni di "rappresentanti" si trasformano in
Comitato Congiunto CCEE/KEK che esiste tutt'ora. Il programma
consiste in informazione vicendevole, risoluzione di problemi specifici,
e azione congiunta per l' Irlanda.
1973 -Incomincia a circolare l'idea di riunioni su scala più larga
che sboccia nel concetto di "Incontro Ecumenico Europeo".
Aprile, 1978- Primo Incontro Ecumenico Europeo a Chantilly. Tema:
"Essere Uno affinché il Mondo Creda".
Novembre, 1981 -Secondo Incontro Ecumenico Europeo a
Logumkloster,
Danimarca. Tema "Chiamati ad una Speranza".
Ottobre, 1984- Terzo Incontro Ecumenico Europeo a Riva del Garda
(Trento). Tema "Nostro Credo - Fonte di Speranza". Grande
culto di riconciliazione nella cattedrale di Trento, e l'idea di
un'assemblea europea incomincia a prendere forma.
Settembre/Ottobre 1988 - Quarto Incontro Ecumenico Europeo a Erfurt.
Tema: "Venga il Tuo Regno".
Maggio, 1989 -la grande Assemblea Ecumenica Europea a Basilea con
il tema "Pace e Giustizia", con la partecipazione di 350
delegati Cattolici e lo stesso numero di delegati della KEK, e un grande
numero di interessati.
Novembre, 1991 -Quinto Incontro Ecumenico Europeo a San Giacomo di
Compostela. Tema: "Secondo la Tua Parola - Missione e
evangelizzazione in Europa oggi".
Giugno 1997 - Seconda
Assemblea Ecumenica Europea a Graz, Austria
Settembre 1998 - Commissione
Internazionale Anglicana-Romano cattolica,
Il
dono dell'Autorità -
Statuto del Documento
Ottobre 1999 Augusta - Dichiarazione
Ufficiale comune della Federazione Luterana Mondiale e della Chiesa
Cattolica
1999 - S.Gallo. Viene concordata la bozza della Charta
Oecumenica, da cui
scaturisce nel 2001: la «Charta Œcumenica»
di Strasburgo (vedi) Gennaio 2000 Roma
Marzo 2000 - Memoria
e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato Settembre
2000 Lisbona - Incontro Ecumenico Internazionale
(Comunità S. Egidio)
:: «Uomini
e religioni» si chiude con un appello: costruire insieme la pace
:: Messaggio
del Papa al Card. Cassidy
in occasione dell'incontro
2000 - Lettera
Apostolica al termine del grande Giubileo - Novo
Millennio Ineunte Aprile
2001 Strasburgo - La «Charta Œcumenica» per la
collaborazione tra le Chiese in Europa
Maggio 2001 Atene -
Dichiarazione Comune Giovanni Paolo II Christodoulos -
dall'Areropago di Atene Novembre
2001 - Situazione e futuro del movimento ecumenico - Card. Walter
Kasper Settembre 2003
- Simposio intercristiano di Joannina, in Epiro, sul tema: "Il rapporto tra
spiritualità e dogma cristiano in Oriente ed in Occidente" -
Messaggio del Papa Settembre 2003
-
Sinodo Valdese, Torre Pellice
Irreversibile
il cammino del dialogo tra le tradizioni cristiane Settembre
2003 Aachen - Incontro Ecumenico Internazionale (Comunità S.
Egidio):: Insieme
per ridare speranza alla pace
:: Messaggio
del Papa al Card Etchegaray
:: Alcuni
dati di rilievo
:: Prove
di dialogo tra Roma e Mosca Kirill
a Kasper: "affrontiamo insieme le difficoltà"
::
Lo
scopo ecumenico dello scambio tra Oriente e Occidente, Card. Kasper
:: Conclusione
di Riccardi (Comunità di S. Egidio) e Appello per la pace
Febbraio
2004 - Lettera
a firma di S.E. il Cardinale Kasper e del Segretario Generale della
Federazione Luterana Mondiale in occasione del quinto
anniversario della ratifica della Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina
della Giustificazione Settembre
2004 Milano Incontro internazionale (Comunità di S. Egidio e
Arcidiocesi di Milano) Religioni e culture, il coraggio di un nuovo
umanesimo - Programma
::Messaggio
Card. Tettamanzi e testi significativi ::Spirito
degli incontri - ::Dialogo
vero, mai ingenuo - ::Echi
da Beslan Novembre
2004 - Una nuova
lettura dopo 40 anni dalla promulgazione della "Unitatis
Redintegrazio" Aprile
2005 - L'Unità
dei cristiani priorità del Pontificato di Benedetto XVI Maggio
2005 Atene - Conferenza
Mondiale del Consiglio Ecumenico delle Chiese su Missione ed
Evangelizzazione, spazio di incontro e di dialogo offerto dal CONSIGLIO
ECUMENICO DELLE CHIESE (C.E.C.) di Ginevra Maggio
2005 Seattle/Londra -
Dichiarazione
congiunta cattolico-anglicana sulla Vergine Maria
Luglio 2005 Chianciano - Convegno
S.A.E.: cristiani, ebrei e musulmani sulla fede
:: A che punto siamo
con l'Ecumenismo?
:: «Se aveste fede come un
granello di senape...»
Agosto 2005 Colonia
- Discorso del Papa
all'incontro con 30 Confessioni cristiane Settembre
2005 Lione - Convegno
"Uomini e Religioni 2005:
Un umanesimo di pace"
Novembre 2005 Roma -
Nuova tappa di
riconciliazione con ortodossi greci Dicembre
2005 Roma - Avanza il
dialogo tra Chiesa cattolica e Consiglio Metodista Mondiale
(sottoscritta anche dai Metodisti la dichiarazione
congiunta sulla gistificazione)
Dicembre 2005 Roma
- Comitato
Misto di Coordinamento per il dialogo cattolico ortodosso
Febbraio 2006 Porto
Alegre - Consiglio
Ecumenico delle Chiese Luglio
2006 Seul - Adesione
dei Metodisti all'Accordo sulla giustificazione
Settembre 2006 - Il
Papa in Germania, Vespri ecumenici a Ratisbona
Novembre 2006 -
Nuova tappa di
riconciliazione con gli ortodossi russi 23
Novembre 2006 -
Dichiarazione
comune Benedetto XVI e Rowan Williams
30 novembre 2006 -
Dichiarazione comune Benedetto XVI e Bartolomeo I
4-9 settembre 2007 -
Sibiu, Terza Assemblea Ecumenica
Europea
12-21 luglio 2008 - Il
Papa in Australia, Incontro ecumenico a Sydney
31 luglio 2008 -
Il
card Kasper parla agli Anglicani a Lambeth
20 ottobre 2009 -
Tornano gli Anglicani
9 novembre 2009 -
Costituzione Apostolica Anglicanorum Coetibus
10 dicembre 2009 -
Patriarcato
di Mosca e Chiesa di Roma: Documento comune per la difesa della
Tradizione Cristiana
12 marzo 2010 -
Rientrano nella Chiesa gli Anglicani canadesi ::
vedi precedenti
17 marzo 2010 - Roma,
Il Papa in visita alla comunità luterana
15 gennaio 2011 -
Istituito il primo
Ordinariato per gli Anglicani
Prima della Carta Œcumenica
e dei più recenti eventi riportati, bisogna particolarmente ricordare la
Dichiarazione congiunta sulla dottrina
della giustificazione tra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana
Mondiale - rivisitata nel 2004 in occasione del V anniversario (Lettera
a firma di S.E. il Cardinale Kasper e del Segretario Generale della
Federazione Luterana Mondiale). Si tratta di un importante riavvicinamento bilaterale, su uno dei
temi dottrinali che più hanno pesato nei rapporti tra riforma e ortodossia
cattolica. Pur non risolvendo definitivamente la dialettica dottrinale su tale
argomento, la dichiarazione ha il significato di un forte avvicinamento sul tema
della Grazia di Dio nei confronti dell'uomo peccatore ed è premessa per
ulteriori, importanti approfondimenti su tale problematica. Siamo comunque
arrivati ad una consapevolezza ecumenica sul fatto che nucleo fondamentale della
fede cristiana, non è una determinata formulazione dottrinale, ma l'evento Gesù
Cristo come vera iniziativa divina di grazia, di perdono e di rinnovamento di
vita.
Oggi circa trecento Chiese e Comunità ortodosse, cattoliche,
protestanti e anglicane si riconoscono come una associazione
fraterna di Chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio e
Salvatore secondo le Scritture e che si sforzano di rispondere insieme
alla loro comune vocazione a gloria dell'unico Dio Padre, Figlio e
Spirito Santo.
Nel corso degli anni il CEC ha elaborato in sede di
commissioni una continua riflessione dottrinale atta a creare una
conciliarità fra le diverse chiese in vista della convocazione di un
Concilio al quale tutte le Chiese possano partecipare. In particolare
nel 1982, il dipartimento Fede e Costituzione, al quale appartiene
anche una nutrita delegazione cattolica, ha pubblicato un
importantissimo documento sui Sacramenti del Battesimo, dell' Eucarestia
e del Ministero.
Sebbene i primi passi per un movimento ecumenico siano stati mossi fin
dagli inizi del secolo XX, la Chiesa Cattolica, entra a far parte di
organismi ecumenici solo all'indomani del Concilio Vaticano II: è stato
necessario un preliminare e lungo camino di conversione all'interno.
Già durante lo scorso secolo sono in molti a credere nell'ecumenismo,
ma - secondo la mentalità ricorrente all'epoca - si pensa che
tutto ciò si debba concretizzare non tanto attraverso il dialogo
quanto con vaste attività apologetiche che ben presto si trasformano
nel tentativo, ovviamente fallito, di ricondurre sulla retta via tutti i
fratelli separati, riportandoli all'interno della Chiesa Cattolica. Come
già detto è il Vaticano II a dare una svolta decisiva e corretta
all'interpretazione dell'ecumenismo all'interno del cattolicesimo. A
termini come apologia, unionismo è ben presto preferita la parola dialogo.
Oggi la Chiesa di Roma partecipa attivamente a molte Commissioni al
livello internazionale, come il CEC, che in questi anni hanno pubblicato
molti documenti, alcuni di grandissimo valore, destinati alla
riflessione delle singole chiese, perché, sulla base delle differenze
dottrinali rilevate, possano essere superate le divergenze che tutt'oggi
separano l'Unica Chiesa di Cristo.
Il movimento ecumenico necessita non solo dell'impegno delle Chiese in
ordine allo loro gerarchia, ma è anche e soprattutto attraverso
l'impegno di ogni singolo credente che si realizza un cammino ecumenico.
Ciò è apparso ben chiaro a Strasburgo, nel 2001, ove ha visto
la luce la Charta Oecumenica, seguita da
ulteriori esperienze: Ottmaring 2002, Berlino 2003. (v.
relativa Sezione) e gli eventi tra i più significativi sopra
riportati.
Occorre saper dialogare
e quindi ascoltare, apprezzando i valori autenticamente cristiani
presenti nelle altre chiese e nelle loro tradizioni. Il Concilio
Vaticano II ha esortato tutti noi cattolici a correggere i pregiudizi
ancora esistenti nei loro confronti (UR 4; 9-11).
L'ecumenismo apre
dunque un vasto orizzonte di riconciliazione, di unità e di cattolicità
fra le chiese scandalizzate dalla loro separazione. La divisione oscura
la credibilità della testimonianza evangelica e ne ostacola la
divulgazione, contraddicendo la stessa preghiera di Gesù: perché
tutti siano una sola cosa, perché il mondo creda che tu mi hai mandato
(Gv 17,21).
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