Testimonianze di
sacerdoti
Indice della Sezione:
::
[Testimonianze
esterne] - [pagina
2]
:: [Testimonianze
di sacerdoti]
:: Testimonianze di ex appartenenti al CN
- [pagina
2]
::
[Dialogo
e riflessione comune]
Naturalmente le
testimonianze che pubblichiamo non sono
esaustive, ma estremamente significative, in
quanto riportano, di prima mano, il disagio, e
anche la valutazione di sacerdoti venuti a
contatto con il cammino neocatecumenale.
Naturalmente ad esse vanno aggiunte le 'lettere
ufficiali di Vescovi' pubblicate sul sito.
Come tutte le testimonianze su questo sito,
anche quelle pubblicate con pseudonimo sono
riconducibili a persone pronte a renderne conto
all'occorrenza.
Non avevo molta voglia di
intervenire su questa discussione soprattutto
perché c'è troppa tensione, troppa
esasperazione dei concetti, però credo sia
necessario puntualizzare alcune cose.
-
La Chiesa non procede nel suo cammino dando
bastonate a destra e a sinistra, perché, pur
ribadendo i concetti di sempre, ha a cura la salus animarum e la pecorella smarrita si
riporta all'ovile con fermezza delicata. Il
buon pastore ne è l'esempio.
-
Distinguerei sempre la "struttura" del
cammino dagli aderenti.
La struttura è iniqua (e non lo dico perchè i
sacerdoti contano poco) nel suo porsi di fronte
alla dottrina e agli stessi aderenti.
L'errore è stato compiuto negli anni andati
da parte degli organi presposti a vigilare; le
pressioni del segretario di JPII hanno fatto
"approvare" gli statuti che in Segreteria di
Stato volevano ancora differire; i Vescovi
delle varie diocesi (Roma in primis) hanno
sempre chiuso gli occhi per vari motivi...; i
parroci non sempre hanno avuto la fermezza del
no di fronte agli abusi soprattutto liturgici
ecc.
Detto questo io direi che se si vuole uscire da
questo circolo vizioso è necessario proseguire
l'itinerario iniziato da questo Pontefice con
degli aggiustamenti graduali ma fermi:
-
Purificazione delle strutture: via il
tripode come responsabile ultimo, purificazione
se non eliminazione degli scrutini, modifica
dei passaggi, revisione del potere del
catechista ecc.
-
Corpus dottrinale imposto dalla S. Sede che
sia espressione della genuina tradizione
apostolica e non di visioni eterodosse di Kiko
e dei catechisti.
Su di esso dovranno essere basati gli annunci,
le catechesi, le monizioni ecc.
-
Modifica delle varie celebrazioni liturgiche
e inserimento graduale nella vita delle
comunità parrocchiali.
Conosco diverse persone del cammino
neocatecumenale (lo abbiamo nella parrocchia
dove mi trovo attualmente) e le apprezzo come
persone e dico che si meritano di più rispetto
a quello che hanno ora.
Pur attirandomi le critiche di altri parroci,
quando ero a Roma, ho fatto presente ai Vescovi
di settore e agli altri parroci che se si
continuava a lasciar fare al CNC si sarebbe
avuta una chiesa parallela con alla fine una
scissione.
Dio non voglia che capiti ciò.
Perciò suggerisco una maggiore serenità, sempre
nella chiarezza però, nel far presenti gli
errori.
Direi che il dito accusatore non dobbiamo
infilarlo nell'occhio dell'accusato perché
abbia a lamentarsi del dolore ricevuto e sia
impedito di vedere bene ciò che gli viene
rinfacciato.
Mi pare che alcuni abbiano dimostrato una certa
disponibilità al confronto: non sprechiamo
questa occasione!
Di Fra Efisio 15 maggio, 2007 21:32
Ciao a tutti, è un pezzo che
non scrivo, ma ho sempre letto tutto, e
soprattutto seguito quello che è accaduto nei
giorni scorsi.
credo che si debba veramente parlare di
apparente vittoria del maligno, il menzognero,
per le menzogne e falsità, per le distorsioni e
circonvenzioni che sono state attuate al family
day e dintorni da parte di kiko e seguaci.
Apparente vittoria, perché sappiamo che la
vittoria finale è di Cristo e della sua
Chiesa!!!
Una seconda ed ultima considerazione: io credo
che coloro che dicono che sono figli di
catechisti, sempre dentro il cnc, non vedono
nessuna cosa negativa nel cammino stesso, lo
dicano in buona fede, perché non avendo mai
frequentato la vera chiesa, non avendo mai
avuto una pluralità di informazione e
formazione, umana, sociale e cristiana, ma un
appiattimento formativo neocatecumenale, non
solo per la fede, ma in tutti gli ambiti della
vita, non hanno alcun parametro di confronto.
Sono inseriti nell'eresia e nell'errore, nella
coercizione e nel plagio, ma non possono
rendersi conto di tutto questo, perché non
hanno nessun parametro di confronto.
Ho toccato con mano, come i neocat, soprattutto
i figli giovani e adolescenti, ma anche i
ragazzi e i bambini, non sanno stare insieme
agli altri, sono pieni di problemi, ignoranti
sulla comune prassi ecclesiale che si attua
nelle parrocchie, avulsi da qualsiasi altro
interesse (sport, scout, hobby, amicizie... una
serata tra amici o una pizza...) perché il loro
mondo si riduce alla comunità e alle sue
pertinenze.
Quando qualcuno apre gli occhi, spesso eccede
nel verso opposto: matrimoni combinati, spesso
in età giovanissima - ergo - separazioni e
divorzi; vita notturna, scarsa serietà e
impegno al lavoro, tanto mi aiuta la comunità,
figli come conigli, che crescono senza genitori
perché impegnati in comunità, con nonni e baby
sitter costrette a fare i genitori per la
seconda volta, tossicodipendenza e alcolismo, e
chi più ne ha, più ne metta... e poi hanno il
coraggio di dire che loro salvano la famiglia e
la chiesa, come si è visto al Family Day?
Che Dio ci salvi da questa manifestazione
eretica e demoniaca.
Un Parroco del Nord 14 maggio, 2007
19:21
Statuti segreti,
interpretazioni fuorvianti delle Scritture;
rovesciamento della figura e del messaggio di
Cristo; separatezza e segretezza delle
assemblee rispetto alla vita normale delle
parrocchie; abolizione blasfema dei simboli
sacri come l'altare, il tabernacolo, l'ostia,
la musica ed i canti della tradizione
liturgica; proibizione di prassi tradizionali
come l'inginocchiarsi, contemplare l'altare ed
il Santissimo, prendere l'eucaristia sulla
lingua; introduzione di simboli inventati o
riscoperti dalla tradizione ebraica;
predicazione elitaria e discriminatoria;
oppressione e plagio psicologico tramite esami
ed interrogatori pubblici; svuotamento delle
personalità; provocazione di separazioni e
crisi familiari ed introduzione di sposalizi
endogamici; formazione di sacerdoti
disobbedienti ai vescovi; costruzione di nuovi
templi con simboli e spazi completamente
reinventati rispetto alla tradizione
monumentale cattolica.
Un terribile corpus di alterazioni e
violazioni, eppure, non basta alla
Congregazione per la Dottrina della Fede per
dichiarare il Cammino Neocatecumenale fuori
dalla Chiesa e dalla grazia di Dio. Si continua
a tollerare, a lasciar crescere la mala pianta,
a minimizzare, ad invitare alla comprensione e
al dialogo mentre le coscienze dei credenti
"normali" giorno per giorno finiscono in crisi
in tutte le parrocchie dove è attecchito il
cammino NC.
Riflettiamo: quando l'organismo si ammala,
quando la cancrena colpisce un arto e minaccia
di estendersi a tutto il corpo sano, cosa è
ragionevole fare? Sperare in un cambiamento del
batterio responsabile dell'infezione, il quale
sta facendo solo quanto è nella sua natura
malefica, oppure procedere per tempo con una
massiccia dose di antibiotici e se del caso
procedere ad una dolorosa quanto inevitabile
amputazione?
Appare evidente che il movimento
neocatecumenale ha conquistato protezioni ed
appoggi nelle alte sfere vaticane, altrimenti
per quello che predica e per quello che mette
in atto sarebbe stato già da tempo SCOMUNICATO.
Ed è gravissimo che sacerdoti, vescovi e
finanche cardinali, legati al giuramento di
fedeltà a Santa Madre Chiesa, la rinneghino
nella sostanza e si mettano al servizio di un
megalomane blasfemo che si propone apertamente
come successore di Cristo sulla Terra. Se non
sono questi i segnali della Bestia... Avete
ragione ad invocare l'aiuto di Dio su questo
blog, per noi tutti e per il Papa: si addensano
nuvole nere come gli abiti, la barba caprina e
le musiche incantatorie del falso profeta sulla
Casa del Signore senza che nessuno che ne abbia
il potere intervenga con decisione.
Publilio Siro scrisse: honesta turpitudo est
pro causa bona. Solo che non è chiaro quale
sarebbe per i neo-traditori di Cristo la
"causa": la distruzione della Chiesa cattolica
millenaria e la sua rigenerazione sotto tutt'altre
specie e dogmi? Ma non è questo da sempre
l'obiettivo principale del Grande Tentatore? il
Signore aiuti tutti se chi ha facoltà di
intervenire lascerà che gli eventi facciano il
loro corso, come un destino ineluttabile,
affidando unicamente all'intervento dello
Spirito Santo la salvezza futura della Chiesa.
il Signore non ha chiesto all'uomo di assistere
passivo all'opera del Male nel mondo ma di
contrastarlo, con il pensiero, la fede e
l'azione da Lui ispirata.
Di Didimo 09 aprile, 2007 16:01
Viator l'ha giustamente
evidenziato. Anche io quando ho ascoltato il
passaggio del discorso del Papa sulla fede
cristiana che nasce non dall'accoglienza di una
dottrina ma dall'incontro con Cristo, ho avuto
un sobbalzo. E' un messaggio evidente ed
inequivocabile, il più forte finora
pronunciato, rivolto principalmente ai
neo-eretici. Esso, unitamente agli ultimi
recenti interventi di Benedetto XVI, dimostra
che il problema complessivo delle nuove eresie
è sentito fortemente ed è all'attenzione del
Santo Padre, il quale nel suo linguaggio
conciso e significante, sta lanciando dei
precisi avvertimenti che sono anche
rassicurazioni per il restante popolo di Dio
angosciato e confuso. Il Papa sempre più spesso
ormai richiama al dovere dell'obbedienza,
all'importanza della celebrazione rivolta a
Dio, all'essenza della fede centrata sul
messaggio di salvezza che ci proviene dalla
morte e resurrezione di Gesù. Ora, occorre
attenderne il decorso, vale a dire se questi
ammonimenti confluiranno in una condanna papale
netta e decisa dell'eresia neocatecumenale,
come è auspicabile per la salvezza della
Chiesa, oppure se la lobby ad essa alleata che
alligna anche nelle gerarchie vaticane riuscirà
ad impedire un pronunciamento del Santo Padre
avverso la radicale e micidiale eresia di
Francisco Arguello e adepti. Se questa lobby
non prevarrà, l'ennesimo aggiustamento ad hoc
degli statuti e catechesi sottoposti al vaglio
della Congregazione e del Pontificio Consiglio
non salverà il Movimento NC: troppi
sconvolgimenti e stravolgimenti sono stati
perpetrati alla teologia, al dogma, alla prassi
liturgica. Troppe violazioni e danni sono stati
arrecati alla vita e agli animi dei fedeli.
Troppa superbia contro la Casa ed il popolo di
Dio. Alla fine del quarantennale cammino, i
capi neocatecumenali troveranno la giusta
condanna, poiché si sono fatti servi del
disegno demoniaco di scardinare la Chiesa dalle
fondamenta. Dobbiamo tutti pregare per noi
stessi e per il Papa, perché non sarà facile
scacciare i neo-mercanti dal Tempio: ci
vorranno grande determinazione, le nostre
preghiere e l'aiuto del Signore. Una volta
colpiti i capi e le loro blasfeme teorizzazioni,
la misericordia divina aiuterà a ricondurre
all'ovile le greggi smarrite a tutt'oggi
plagiate e distolte dall'incantesimo eretico.
Di Didimo 09 aprile, 2007 19:31
Cari amici, è necessario
fare chiarezza su una questione fondamentale.
Il "cammino" Nc non si è perso strada facendo:
è nato con cattive intenzioni sin dalle
origini. E' questo il motivo degli statuti e
catechesi a lungo secretati: ai suoi oscuri
profeti serviva tempo per incardinare e
sviluppare il movimento, per infiltrarlo
capillarmente nella comunità dei fedeli.
Sapevano benissimo che se le loro manipolazioni
delle Scritture fossero state vagliate
precocemente, avrebbero suscitato condanne ed
opposizioni, tali da bloccare il "cammino" sul
nascere. In questi lunghi decenni esso dunque
si è sviluppato in sordina, diffuso ed infine
consolidato così che oggi si può permettere di
venire allo scoperto fino a sfidare apertamente
l'autorità papale, potendo contare sulle
schiere di sacerdoti e porporati che sono
passati in buona o in cattiva fede dalla sua
parte. Come ho accennato più innanzi in questo
blog, l'esito dello scontro con i capi di
questa eresia non è facile né scontato. Il Papa
prima o poi dovrà affrontare la Bestia che si
cela dietro il "cammino" guardandola in faccia,
a rischio di minoranza o di solitudine giacché
parecchi di quelli che lo circondano sono
rimasti soggiogati dalle false opere profuse
per gettare fumo nei loro occhi ed assopirne le
coscienze. L'eresia neocatecumenale appare
davvero la più grave minaccia alla nostra
Chiesa dai tempi antichi. Una minaccia che non
è arrivata dall'esterno, verso cui si era
preparati - ateismi, rivoluzioni, globalismi e
secolarizzazioni - ma è cresciuta e si è
sviluppata subdolamente all'interno stesso
della comunità dei credenti, sotto le mentite
spoglie di un percorso salvifico che si è
rivelato invece un cavallo di Troia,
sulfureamente introdotto nella corpo stesso
della Chiesa per stravolgerne i fondamenti
teologici, la dottrina, i sacri simboli e le
prassi liturgiche trasmessi per insegnamento e
successione apostolica. Quando sono state
distese davanti al Papa ed ai cardinali, come
ultima tentatrice mercanzia, le cospicue
adesioni e le nuove vocazioni - suscitate dal
"cammino" grazie alle novità rituali ed alle
magie scenografiche e coreografiche
strategicamente architettate - le anime pie se
ne sono rallegrate e sollevate, prendendole
come esempio della bontà del Movimento ed una
benedizione divina in un'epoca di crisi
vocazionali, trascurando i segnali d'allarme
lanciati da alcune vigili sentinelle . Non ci
si è accorti che le prolificità famigliari, le
nuove "vocazioni" ed i neo-missionari
neocatecumenali spediti per il mondo non
sarebbero stati messaggeri fedeli alla Chiesa
di Cristo ma alfieri e legionari del verbo di
Kiko, inviati a colonizzare e conquistare
proseliti, nel disegno diabolico - vero
obiettivo profondo e cuore nero di questa
eresia - di allargare a dismisura la propria
trama e sostituire gradualmente il "cammino"
alla Chiesa stessa in ogni angolo della Terra...Appare
questo il perverso disegno, il progetto
diabolico di cui sono tappe più significative
l'edificazione della "Domus Galilaeae" in
Israele, l'alleanza tattica con l'ebraismo, il
tentativo di appropriarsi del Cenacolo di
Gerusalemme, uno dei luoghi maggiormente
simbolici della cristianità, unitamente al
reclutamento insistente di sacerdoti, vescovi e
fedeli, portandoli a rinnegare il giuramento
con Santa Madre Chiesa e con Cristo. Possiamo
comprendere dunque il dilemma angosciante del
Santo Padre: se arginare lo sgretolamento delle
fondamenta cattoliche con un risoluto atto di
scomunica - a causa delle ormai documentate,
ripetute violazioni dogmatiche, dottrinali,
morali e comportamentali del "cammino"
neocatecumenale - ma rischiando di smarrire e
confondere i più deboli e di spaccare
trasversalmente l'unità dei cattolici, oppure
attendere che lo Spirito del Signore illumini
infine la mente vanagloriosa del falso profeta
e dei suoi collaboratori, continuando nel
frattempo a sorvegliarli ed ammonirli, in uno
scenario gravido di minacce. Una scelta
difficile, nel mentre una tremenda lotta si
prospetta. Una lotta che non sarà combattuta
alla luce del sole per la scaltrezza profonda
dell'Avversario di sempre che si muove
nell'ombra del "cammino" e che è il vero
beneficiario della sua opera. Servirà un
circuito virtuoso di preghiere intense, ma
anche un sostegno concreto al Santo Padre, che
dovrà poter contare sulla capacità di ciascuno
di farsi sentinella, testimone e animatore di
una cintura di difesa , che mobiliti quanti ad
ogni livello di responsabilità, di estrazione
pur nelle differenti appartenenze di Ordini e
Movimenti, si uniscano nel far sentire forte e
chiara la propria voce contro le aberrazioni
sacrileghe, in difesa della Chiesa, dei suoi
santi valori e della Parola divina. E' davvero
l'ora di svegliare i dormienti, allertare le
coscienze sopite, chiamare a raccolta i
testimoni della fede, allargare la
mobilitazione delle coscienze con tutti gli
strumenti che oggi mette a disposizione la
civiltà odierna per respingere il terribile
attacco che il "cammino" ed il suo infido
Alleato stanno portando al cuore della Santa
Chiesa. Dobbiamo invocare l'aiuto dei grandi
illuminati della Chiesa, affinché lascino gli
eremi, i ritiri in cui si sono appartati e si
facciano apostoli di una nuova urgente
palingenesi , al fianco del Papa e al suo
servizio, per compattare le file dei credenti
fedeli a Cristo e scacciare dalla Casa di Dio
questo morbo terribile che l'ha infiltrata e la
sta inesorabilmente fiaccando. Il Signore
accompagni il Santo Padre e dia forza in questa
prova durissima che attende la Chiesa di Cristo
ed i suoi figli.
Di Didimo 10 aprile, 2007 23:07
Rifacendomi agli ultimi post
che ho letto, volevo farvi notare che i
neocatecumenali, vivono talmente isolati la
loro prassi teologica e liturgica che quando si
tratta di partecipare a delle messe in
compagnia di altri cristiani, sembrano fuori
dal mondo, perché non sanno più partecipare ai
riti consueti e normali di tutta la chiesa, non
sanno più cantare i canti della tradizione e
del repertorio italiano, che più o meno è
simile in tutta Italia. Per di più, quando sono
loro a guidare un'assemblea che prega, in
realtà nessuno partecipa e segue la loro forma,
troppo particolaristica ed avulsa da tutto e da
tutti.
A me è capitate di partecipare ad un funerale
di un giovane. chiesa e cortile davanti alla
chiesa pieni di giovani, almeno un migliaio di
persone e un prete del cammino (formato nei RM)
e un solo neocatecumenale che ha monopolizzato
la messa con le letture proclamate con quella
pseudo retorica spagnoleggiante e con canti
lunghissimi, che solo lui cantava, anzi urlava
al microfono. nemmeno l'alleluia e il santo ha
fatto che tutti potessero cantare.
Una volta han fatto una cosa del genere anche
nella mia parrocchia, mentre io ero via,
facendo esattamente il contrario di ciò che io
avevo raccomandato al prete che mi sostituiva:
l'hanno messo da parte, hanno tolto ciò che lui
aveva preparato, hanno messo tutti i loro segni
e hanno fatto un funerale che sembrava una
carnevalata di cattivo gusto, tant'è vero che
molti parrocchiani "normali", se se sono andati
dopo un'ora di sceneggiata, cioè, a metà messa.
Cose da pazzi!!!
Di Un Parroco del Nord
07 febbraio, 2007 20:22
Sono un sacerdote e voglio
esporvi una mia esperienza.
In una recente riunione un “presbitero” della
mia diocesi ha proposto di accogliere in
Diocesi i “presbiteri” usciti dai Seminari
Neocatecumenali, “Redemptoris Mater”, originari
della nostra Diocesi. Naturalmente la proposta
è stata subito caldeggiata da un altro
“presbitero” che ha evidenziato l’opportunità
di preferire dei conterranei ad elementi
provenienti da altre Diocesi e soprattutto da
altri continenti (la missionarietà non può che
essere a senso unico!).
Qualcuno ha osservato
che molti di questi presbiteri non sono nemmeno
conosciuti dal loro parroco d’origine, perché
prima di entrare nel Cammino non erano
praticanti e poi sono vissuti sempre come
estranei alla parrocchia, al punto che non
hanno avuto la lettera di presentazione del
loro parroco per entrare in seminario.
Anche un
mio parrocchiano è entrato così in seminario,
senza la mia lettera di presentazione. La
prudenza umana mi avrebbe suggerito di non
farla e di dissuadere l’interessato, che però è
stato convinto di avere la vocazione da un
altro mio parrocchiano laico, catechista nel
Cammino. Il “giovane” non s’era sposato per
gravi delusioni d’amore e, avvicinatosi al
Cammino, in pochi mesi di formazione intensiva
è stato indotto a lasciare tutto (lavoro,
macchina, soldi, ecc.) per entrare in un
Seminario Diocesano Missionario “Redemptoris Mater”, del Centro America. Già si sente di
quella Diocesi, anche se vive separato dai
seminaristi del Seminario Diocesano e da quelli
del Seminario Interdiocesano. Un giorno andrà
in “Missione” col permesso del Vescovo. Se
dovrà chiedere il permesso al Vescovo, ciò
significa che non il Vescovo ma qualcun altro
deciderà chi, quando, dove inviare; cosa fare;
quale dottrina insegnare; quali metodi usare,
ecc. Il reale referente non è il Vescovo, ma
Kiko che deciderà tutto (anche la funzione del
“presbitero” che all’interno dell’équipe
itinerante è una figura insignificante). Cosa
annuncerà questo nuovo presbitero che si è
formato sui testi (eretici) delle catechesi di
Kiko?
Sebbene tanti Vescovi le permettano a
cuor leggero, finora queste
Catechesi di conversione non hanno avuto alcuna
approvazione da parte della Congregazione per
la Dottrina della Fede né (per quanto riguarda
la Liturgia: è ancora in ballo la Lettera del card. Arinze a tutt'oggi disapplicata) dalla Congregazione per il Culto
Divino e i Sacramenti né (per i religiosi) da
quella del Clero, perché non riescono a
inquadrare quei chierici religiosi che non si
capisce bene a quale obbedienza appartengano.
Kiko dovrebbe correggere tanti errori
dottrinali, accettare (non solo formalmente) le
regole della Gerarchia cattolica e osservare le
norme liturgiche legittimamente emanate dai
Dicasteri competenti, ma è restio a cedere
perché se si correggesse crollerebbe il suo
“carisma” di profeta ispirato.
Tempo fa ho
avuto notizia da persona seria e bene informata
che diversi sacerdoti NC avrebbero intenzione
di continuare il Cammino anche da soli, nel
caso Kiko non si adeguasse alle richieste della
Chiesa. Questa per me è stata una notizia molto
bella perché ritengo che per i cristiani
d’oggi, frastornati da una catechesi continua,
subdola e antievangelica, sia assoluta-mente
necessario un Cammino di fede. Ho saputo,
inoltre, che un Vescovo del Perù (stimato ed
elogiato da Kiko) ogni anno consacra una
ottantina di nuovi presbiteri (in due turni).
Sono “giovani” del CNC: ragionieri, geometri,
dottori, operai (non sposati), non
necessariamente virtuosi (la cosa più
importante nel Cammino non è quella di fare
progressi nella virtù, ma dichiararsi sempre
grandi peccatori) che arrivano in aereo e
ripartono subito per i paesi di provenienza,
dopo aver lasciato un ringraziamento concreto
per così gran dono. Ricevuta la consacrazione
presbiterale, questi giovani si mettono a
disposizione del Cammino per la sua diffusione
capillare nella Chiesa.
Mi chiedo cosa
succederà quando questi “missionari”
(“presbiteri vagantes”) chiederanno l’incardinazione
nella loro Diocesi d’origine per un servizio
nelle parrocchie, ma con la clausula di poter
in ogni momento partire per la “missione”.
Inseriti nel Clero diocesano, coprirebbero
tante parrocchie “scoperte”, beneficiando del
Sostentamento Clero e, nello stesso tempo,
acquisterebbero un certo diritto di successione
(garantito dai loro Statuti) per un altro
presbitero NC.
Mi è capitato di leggere un catechismo per la
preparazione dei bambini alla Prima Comunione
usato da uno di questi presbiteri nella
parrocchia a lui affidata. Trattasi d’un
ciclostilato di 150 pagine, formato A4,
contenente 11 storie e la catechesi
sull’Eucaristia.
La prima parte, dedicata all'Antico
Testamento con sottolineature del tutto
sganciate dagli insegnamenti della Chiesa e
finalizzate alla costruzione kikiana del
cammino consta di ben 128 pagine, la seconda,
dedicata all'Eucaristia consta di sole 20
pagine e non contiene insegnamenti, ma la
semplice descrizione delle varie fasi e
preghiere del rito. Chi legge
faccia le sue considerazioni. Spero che ciò
basti a mettere in guardia i responsabili delle
catechesi nella Chiesa e i genitori che hanno i
figli in situazioni analoghe e ai quali non
vengono consegnati e spiegati testi della CEI.
Se poi questo fosse il testo segreto (il
canovaccio) cui devono ispirarsi tutti i
catechisti NC, la cosa sarebbe davvero grave.
Ben 15 “presbiteri” formati a questi
insegnamenti sono pronti a rientrare in Diocesi
per “rievangelizzare” le parrocchie che
verranno loro assegnate. È forse questo il
motivo per cui sono andati a formarsi nei
“Seminari Missionari”? Se il Cammino continuerà
a sfornare “presbiteri” con questo ritmo, in
breve costoro occuperanno i punti chiave
dell’evangelizzazione: uffici curiali,
parrocchie cittadine, formazione dei chierici,
dei giovani sacerdoti, dei catechisti, dei
fidanzati, delle giovani coppie… e tutta la
Diocesi diverrà neocatecumenale, vera
espressione della chiesa (di Kiko)!
Don M.
25 novembre 2006
Subito, alla prima indicazione, risulta
evidente il contrasto tra quanto proposto dal
Servo di Dio Giovanni Paolo II nella Lettera
Apostolica sul Giorno del Signore e quanto ora
la Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti chiede ai membri del
CNC. Rivolto alla Chiesa universale, il Santo
Padre chiedeva a tutti i Gruppi e Comunità di
convergere la Domenica nell’unica Comunità
parrocchiale. Secondo detta Congregazione
sembra invece che per costoro sia sufficiente
partecipare una volta al mese alla Santa Messa
della comunità parrocchiale per dare
testimonianza del loro inserimento nella
parrocchia. Perché allora agli altri fedeli si
impone ancora l’obbligo della partecipazione
alla Santa Messa domenicale? Ci si potrebbe
accontentare di una partecipazione solo
mensile come per le Comunità Neocatecumenali
che, secondo il pensiero di Kiko (espresso dal
suo portavoce Giuseppe Gennarini) già lo fanno
“dato che in occasione del Natale,
dell’Epifania, della Missa in Coena Domini,
della festa Patronale, dell’Immacolata e di
molte altre solennità le comunità celebrano
con tutta la parrocchia”. Con questa Lettera
si vuole forse ufficializzare la presenza di
un’altra chiesa dentro la Chiesa? La Lettera
di Giovanni Paolo II (1990) aveva solo valore
di esortazione ad accogliere benevolmente le
CNC: non era affatto un’approvazione. Gli
Statuti consegnati dal Prefetto del Consiglio
per i Laici il 29 giugno 2002 sono stati dati
ad esperimentum per cinque anni come
una regola alla quale devono attenersi. Non
sono approvazione delle catechesi di Kiko e di
Carmen e nemmeno della prassi del CNC ma
semplicemente una regolamentazione.
Le catechesi di Kiko e Carmen sono contenute
nel Direttorio Catechistico del Cammino
Neocatecumenale (circa 2800 pagine
dattiloscritte in 13-14 volumi). Questo
Direttorio è ancora al vaglio delle
Congregazioni romane competenti, e non è stato
ancora approvato perché inficiato da gravi
errori teologici. Vescovi e parroci, dovrebbero
esigere dai responsabili del Cammino tutte le
catechesi, giacché i loro catechisti hanno
guidato e guidano tutt’ora le Comunità secondo
le suddette catechesi. Solo leggendole si
renderanno conto dei tanti errori teologici!
Come non chiederci perché mai Kiko, profeta
ispirato, con tanta disponibilità di denaro,
dopo 40 anni di evangelizzazione, non abbia
ancora dato alle stampe le sue catechesi?
Perché non possono essere di dominio pubblico?
Perché le nega anche agli aderenti al Cammino?
Solo nel 1996 Giovanni Paolo II è venuto a
conoscenza degli errori dottrinali presenti
nelle catechesi del Cammino ed ha imposto ai
responsabili di detto Cammino di rivederle e
correggerle. Kiko però ha eluso l’ordine
inserendo in nota alcuni articoli del
Catechismo della Chiesa Cattolica.
Approfittando della proverbiale pazienza della
Chiesa e facendo leva sul silenzio di tanti
irresponsabili, in tutto questo tempo egli è
riuscito a
-
crearsi una schiera di fedeli pronti a
seguirlo in tutto e dappertutto;
-
può vantare la presenza del Cammino in 900
diocesi; 6000 parrocchie, con 18000 Comunità.
-
Ha fondato una sessantina di seminari di gran
lusso (il mondo si conquista con l’estetica!
Lo ha ripetuto anche davanti al Papa!) dove
si sono formati alle sue dottrine oltre 1000
sacerdoti;
-
ha mandato più di 3000 ragazze in Conventi di
clausura. In qualcuno di essi i catechisti
già hanno dettato le catechesi dell’Annuncio
e stanno trasformando dal di dentro la vita
delle Comunità (anche quelle di antica e
consolidata formazione);
-
ha inviato in “missione” migliaia di famiglie
che devono testimoniare che la Chiesa
cattolica è solo quella del CNC;
-
è riuscito nell’intento di conquistare alla
sua causa moltissimi sacerdoti, Vescovi e
diversi Cardinali i quali ora arrivano a
negare l’evidenza di tante tragedie (financo
suicidi) ripetutamente segnalate e
documentate da testimonianze provenienti da
ogni parte del mondo. Costoro (Cardinali,
Vescovi e sacerdoti) possono forse ignorare
queste tragedie maturate nel CNC , ma non
possono permettere che si impartiscano
catechesi inficiate da gravi errori
dottrinali e, per questo motivo, non
approvate dalla Chiesa. Tanta
irresponsabilità non fa onore a chi ha
assunto nella Chiesa l’onore e l’onere di
guidare il gregge di Dio. Non possono
nascondersi dietro silenzi o illudere la
gente parlando bene di loro a Radio Maria o a
Radio Vaticana (magari in polacco perché solo
chi deve capire capisca).
Per il bene e la salvezza delle anime la Chiesa
tutta nella sua Gerarchia (dal Papa all’ultimo
sacerdote) dovrebbe prendersi a cuore la sete
di verità e l’ansia di santità presenti nei
fedeli e dare una risposta valida e corretta,
senza ingannare o deludere alcuno e tanto meno
permettere che lupi rapaci entrino nel suo
gregge. Pertanto ogni parroco è responsabile
della catechesi che si fa nella sua parrocchia
e lui stesso dovrebbe farla agli adulti, usando
naturalmente il Catechismo della Chiesa
Cattolica.
Don Elio Marighetto
Ultimo aggiornamento ( 10 / 02 / 2006 )
- Congregazione per i Vescovi
- Congregazione per il Clero
- Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei sacramenti
- Congregazione per la Dottrina della Fede
- Consiglio per i Laici
Nel pieno rispetto delle
decisioni della Chiesa Ufficiale e per amore alla Chiesa stessa, sento il dovere, come Parroco da più di 30 anni, di offrire un mio contributo nella valutazione serena, ma altrettanto onesta riguardo la presenza del Cammino Neocatecumenale nelle Parrocchie.
Sono sei anni che il compianto Vescovo della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza Mons. Alberto Giglioli mi ha mandato, come Parroco, nella Parrocchia di Chiusi Città in provincia di Siena per affrontare una situazione che, a suo parere, aveva assunto delle forme pericolose. Il pericolo stava nel fatto che da più di venti anni il Cammino Neocatecumenale aveva “costretto” i parrocchiani a non avere altre alternative se non quelle di seguire la mentalità, lo spirito, i riti del cammino stesso.
Il Parroco che mi ha preceduto, divenuto Presbitero del Cammino, aveva dato, con il tempo, ai componenti il Cammino la conduzione della Parrocchia in tutte le attività pastorali, catechistiche, sociali e amministrative. Tutto questo ha creato forti disagi, incomprensioni, divisioni che anche adesso permangono. Sottolineo che il Parroco precedente, che ha 77 anni, continua ad essere in questa Parrocchia Presbitero del Cammino.
La mia venuta, come Parroco, ha messo in risalto, purtroppo, la grande distanza e diversità che c’è tra il progetto di vita cristiana secondo le regole e le tappe dettate da Kiko e dai catechisti neocatecumenali e il progetto di vita parrocchiale che ha modalità, tempi e spirito completamente diversi.
Tutto questo non ha fatto altro che creare in questi sei anni imbarazzo, divisione, competizione che rischiano di affondare ogni tentativo di vita pastorale parrocchiale. Vorrei precisare che la presenza del Cammino, nonostante che da trenta anni siano state fatte catechesi in tutte le parrocchie della nostra Diocesi, è rimasta solamente in questa parrocchia...
Questa che sto facendo è, volutamente, una sintesi incompleta della situazione nella quale mi trovo a lavorare, perché l’unico motivo di questa lettera è quello di esprimere la mia opinione circa il modo di gestire l’esperienza neocatecumenale che senza dubbio pone seri interrogativi non solo ai Parroci, ma anche alla Chiesa Ufficiale che con gli Statuti ha offerto la possibilità di sperimentare questo tipo di maturazione cristiana.
L’opinione che mi sono fatta è che la crescita secondo gli schemi, le regole, i riti e lo spirito del cammino neocatecumenale è assolutamente incompatibile con la crescita della Parrocchia.
Sono due realtà che hanno dei percorsi completamente diversi. Un ragazzo che decide di entrare in Seminario o in un Ordine religioso segue un percorso completamente diverso da quello che viveva in Parrocchia e la sua vita non è più sotto il controllo del Parroco ma dei suoi superiori. Così è per il cammino neocatecumenale: gli appartenenti a questa esperienza non possono ( per la natura stessa del Cammino) seguire le indicazioni del Parroco o di altre autorità che non siano i loro superiori e cioè i catechisti e il gruppo che li ha fondati.
È illusorio pensare che siano disposti a seguire il cammino pastorale della parrocchia secondo le indicazioni del Parroco. Sarebbe come svuotare o rendere ibrido il loro percorso che segue unicamente le tappe indicate dai loro fondatori.
La necessità di fare chiarezza non vuol dire demonizzare il Cammino Neocatecumenale, ma anzi offrirgli la possibilità di maturare il loro percorso in un luogo adatto che senza dubbio non può essere quello della Parrocchia.
[Questo elimina il problema alla parrocchia, ma
implicitamente significa approvarli e non
garantire chi decide di aderire -ndr]. Finito il loro percorso, se i contenuti che hanno maturato nei vari anni seguono le indicazioni della Chiesa Ufficiale, possono essere presentati ai Parroci dal Vescovo in modo da poter offrire il loro servizio alle Parrocchie che lo richiedono.
Trovandosi un Parroco a convivere, nella stessa Parrocchia, con il cammino neocatecumenale è a mio parere e secondo la mia esperienza, fallimentare sia per l’uno che per l’altro.
Anzi, a causa di questo " spirito concorrenziale " e di mancanza di unità, si corre il rischio di essere di scandalo per tutta la famiglia cristiana in quanto si impedisce allo Spirito Santo di riversarsi abbondante sulla vita di una porzione della Chiesa che è la Parrocchia...
Come ripeto, sono sei anni che vivo in questo forte disagio e mi sembra onesto presentare agli organi ufficiali della Chiesa questa difficoltà che mette a serio rischio il bene della comunità cristiana.
Ciò, come ripeto, non vuol dire eliminare l’esperienza del Cammino Neocatecumenale, ma dargli la collocazione giusta in modo che possano crescere in serenità e in comunione sia coloro che fanno una scelta speciale sia quelli che continuano la loro vita seguendo la pastorale parrocchiale che normalmente viene fatta in tutte le parrocchie del mondo.
Mentre vi ringrazio per
l’attenzione aggiungo a questa lettera alcune
domande che un parrocchiano, Amministratore del Consiglio Affari Economici della Parrocchia nonché aderente fino a qualche tempo fa del Cammino Neocatecumenale,
mi ha rivolto circa alcuni articoli dello
Statuto del Cammino ai quali io non ho saputo
rispondere e chiedo a voi la cortesia di un
chiarimento in merito.
IL PARROCO Don Pierluigi
Grilli
Chiusi, 19 – 08 - 2005
ciao a tutti... leggo con interesse (tempo
permettendo) questo blog e il sito di
riferimento. Io sono un sacerdote, un parroco,
che dopo un normale trasferimento di parrocchia
si è trovato i neocat "in casa".
Dire che sono una spina nella carne (per citare
san Paolo) è un eufemismo. Desidero sapere se
tra i lettori di queste pagine ci sono altri
sacerdoti, se hanno il mio stesso problema e
come lo affrontano.
È da quando sono
parroco in questa parrocchia dov'è presente il
cammino neocatecumenale che litigo con loro (i
loro capi). All'inizio era quasi quotidiana la
processione di gente del cammino, sempre
diversa, per propinarmi la bontà dello stesso
(cercano di prenderti per stanchezza), ma poi
la cosa si è un po' allentata, davanti ai miei
continui e fermi NO. poi, con l'inganno sono
riusciti ad ottenere qualcosina (mi hanno
mentito sulle vere intenzioni e motivazioni...
com'è che si chiama il diavolo?) e, apriti
cielo, ne ho viste di tutti i colori. Ora siamo
ai ferri corti: io non li caccio, ma voglio
metterli nella condizione che siano loro ad
andarsene, attuando una politica di
restrizione, divieti e proibizioni al loro
modus celebrandi.
Il mio vescovo è al corrente di tutto, ma ha le
mani "un po'" legate, e quindi non si
sbilancia, anche se, da colloqui personali, non
li può più sopportare.
Per quanto riguarda i documenti, i richiami, le
lettere, non fanno né caldo né freddo, a loro.
Pensate che un giorno, richiamando un loro
prete a determinati doveri pastorali e
liturgici, e sventolandogli sotto il naso il
documento Redemptionis Sacramentum, con
fare angelico e, contemporaneamente da sfot...
mi ha risposto: "ma valà, non vuoi mica credere
a tutte quelle cavolate li!".
Chiudo qui, mi attende il mio impegno
sacerdotale, ma sono disposto a
portare testimonianze e aiuti a chi lo chiede.
Non sono di Roma, ma di una diocesi del nord
Italia.
ciao
Di Newgold69 15 novembre, 2006 17:45
La seguente 'lettera
aperta' è dell'aprile 2000, prima
dell'approvazione degli statuti, ma mantiene
inalterata tutta la sua validità
Sono appena uscito da una
Parrocchia di Roma dove è stato celebrato il
funerale di un santo sacerdote che il Signore
ha chiamato a sé proprio il giorno di Pasqua.
Fra le tante e bellissime cose che ho ascoltato
sulla figura di quest'uomo di Dio, mi ha
colpito la testimonianza di molte anime che
hanno ricordato il lungo e vasto apostolato
delle confessioni che egli, specie negli ultimi
12 anni della malattia che lo avrebbe portato
lentamente e dolorosamente alla morte, aveva
esercitato per lunghe ore, quasi
quotidianamente, senza risparmiarsi mai, pur
potendo addurre come scusante, l'aggravarsi
continuo del suo male che gli impediva spesso
anche di camminare.
Andava sempre ad ogni
chiamata che gli veniva un po' da ogni parte,
perché credeva profondamente al valore del
Sacramento della Riconciliazione. Sapeva che le
anime ne avevano bisogno, lo desideravano, lo
aspettavano.
Attraverso quel Sacramento
molte di esse hanno ritrovato la pace, la gioia
di una riconciliazione sempre più profonda con
il Signore. Hanno trovato la forza per lottare
non solo contro le tendenze cattive, ma anche
contro quelle imperfezioni che noi non
consideriamo, ma che i santi cercano di
eliminare con tutte le loro forze, per
raggiungere quella purezza indispensabile
necessaria per un grado maggiore di intimità
col Signore.
E quando, dopo ore di
confessionale, ritornava a casa stanco, quasi
senza respiro, trovava ancora la forza di
chiamare il confratello che gli aveva espresso
il desiderio di confessarsi da lui!
Solo il sacerdote che ha
quasi toccato con mano i miracoli che avvengono
nel Sacramento della Riconciliazione, può dire
quanta gioia inondi il suo cuore quando al
termine di una giornata passata in
confessionale, spesso stretto ed angusto, con
poca aria, nel freddo o nel caldo soffocante,
può chiudere gli occhi con la visione di tante
anime che sono passate ai suoi piedi o sulle
quali le sue mani sacerdotali si sono stese per
effondere su di esse il Sangue purificante del
Cristo crocefisso.
Solo chi ha fatto
l’esperienza dei singulti e delle lacrime di
tanti prodigi che, dopo anni di peccati, sono
ritornati alla casa del Padre, può capire la
gioia di questi ritorni di cui il sacerdote,
per il potere di cui è stato investito con il
Sacramento dell’Ordine, è stato il mezzo di cui
si è servito il Signore.
Solo chi ha fatto
l’esperienza del confessionale può provare la
gioia di avere davanti anime che si accendono
d’entusiasmo per l’avvento del Regno di Dio e
diventano capaci di lasciare tutto per seguirlo
con gioia dove Egli si degnerà di inviarle.
Solo chi ha fatto quest’esperienza
avverte la sua piccolezza e grandezza insieme,
nel vedere come Dio si serve di lui, per
aiutare le anime a lasciarsi plasmare dal loro
Signore.
Solo chi ha quest’esperienza
capisce la fatica e l’umiliazione del prodigo,
che pur confidando ancora nell’amore del Padre,
ha paura di ritornare da lui, perché lacero,
sporco, affamato, desideroso solo di uscire
dall’inferno delle ghiande e dei porci in cui
aveva sciupato tanti bene paterni e tanta parte
della sua vita.
Solo chi ha l’esperienza del
confessionale, sa accostarsi con tenerezza
paterna ai piccoli, nei loro primi incontri con
Gesù, ai giovani nelle ore tremende della
prova; a quelli che cercano di meglio conoscere
la volontà di Dio nel momento del dubbio; alle
prostitute, agli assassini, che nel pianto
cercano di lavare tanto sangue innocente
calpestato o profanato.
Chi non ha fatto quest’esperienza
non potrà mai parlare con profondità e con
unzione di questo Sacramento di misericordia,
di questa stupenda tavola di salvezza, la
seconda, dopo il Battesimo, offerta dall’amore
misericordioso di Dio a chi è di nuovo caduto
nel mare del peccato.
I più grandi santi del
nostro tempo non sono quelli che hanno fatto
costruzioni grandiose o fondato organizzazioni,
movimenti, associazioni di milioni di persone.
Sono umili sacerdoti o religiosi, come P. Pio,
e tanti altri, che hanno passato intere
giornate in confessionale, ad accogliere
pellegrini d’ogni parte del mondo, trasformando
così quel confessionale in un pulpito, più
famoso di quello di tante Cattedrali. Lì
innumerevoli anime hanno trovato la luce e la
forza per iniziare una nuova vita, quella dei
figli di Dio.
Oggi, nella Chiesa
cattolica, c’è qualcuno che vuol distruggere
tutto questo!
Non avendo capito niente del
mistero di grazia e di gioia contenuto in
questo Sacramento, propone di ridurlo ad "un
teatrino" di gesti, di modi, di riti, cui si
cerca di dare un significato spirituale. Sta
così nascendo, in certe parrocchie, un modo di
confessarsi in cui scompare del tutto quel
senso di misterioso raccoglimento che il
penitente trovava nel confessionale, anche oggi
se un po’ modificato nella sua forma esteriore.
Scompare così la possibilità di un incontro che
esce dallo schema di un atto burocratico, per
diventare un incontro tra padre e figlio.
Scompare la possibilità di poter versare le
proprie lacrime, di dolore e di gioia, perché
il luogo della tua confessione è lì, alla
presenza di tutti, mentre un rumoreggiare
assordante di chitarra e di suoni, impedisce un
colloquio sereno.
Scompare il momento
ineffabile di una parola dolce, rassenerante,
che scende ad illuminare, a calmare, a
rassicurare, a dare la pace tanto desiderata.
Anche perché, si dice, il sacerdote, in quel
momento non deve parlare. Egli dovrà soltanto
recitare una formula su di un penitente che
invece di aprire il suo animo dovrà soltanto
dire: Padre, sono un peccatore!
Si distrugge così la
possibilità di compiere verso il penitente un
gesto simile a quello che il padre ha
certamente fatto al prodigo nel momento del suo
ritorno. Scompare la possibilità di una carezza
al bambino, di una stretta di mano ad una
giovane, di un sorriso d’incoraggiamento ad una
ragazza, di un abbraccio, talvolta necessario,
per chi ha bisogno di sentire, anche
sensibilmente, di essere ritornato tra le
braccia e nel cuore del padre.
A tutto questo porterà, come
già porta, la "Penitenziale" ossia il
Sacramento della Confessione voluto dal Cammino
neocatecumenale.
A questo punto mi permetto
di dire ai miei confratelli sacerdoti: non so
come vi siate lasciare guidare da certe
direttive che non sono certamente venute dalla
Chiesa, ma da chi non ha l’esperienza del
tormento e della gioia di un sacerdote che è
chiamato da Cristo, e non dalla comunità, a
perdonare i peccati dei propri fratelli! "Chi è
mai costui che dice: ti sono rimessi i tuoi
peccati". Meraviglia di chi crede. Gioia e
tormento di chi è chiamato a rappresentare il
Signore e a parlare in suo Nome.
Cari fratelli
neocatecumenali, ricordate quanto insegna la
Chiesa su questo argomento.
I fedeli non hanno bisogno
di certi insegnamenti, né bastano i riti che
voi proponete, per riconciliarsi con Dio.
Ricordate le migliaia di
santi confessori, veri altoparlanti dello
Spirito, che nel giorno stupendo della loro
ordinazione sacerdotale hanno ricevuto – non
alla comunità – il potere di aprire e chiudere
le porte del cielo. Ad essi, come agli
Apostoli, la sera di Pasqua, è stato detto:
"Andate, a chi rimetterete i peccati saranno
rimessi mentre a chi non li rimetterete, non
saranno rimessi".
Questo è stato detto ai
sacerdoti nel giorno in cui fu loro conferito
quel sacerdozio ministeriale a cui voi non
credete più. Ed è per questo Sacramento che
essi diventano i collaboratori della salvezza
di tante anime. Nelle loro mani consacrate dal
sacro Crisma, Gesù ha messo il Suo Sangue
versato per la salvezza di tutti.
Ai confratelli sacerdoti
vorrei dire, concludendo: imitate il nostro S.
Padre, il Papa, che, anche se vecchio, malato,
ogni anno, scende a confessare in S. Pietro,
per stimolare così, tutti i sacerdoti del
mondo, a diventare gli amministratori del
perdono divino.
Dopo le considerazioni sin
qui esposte riguardanti il sacramento della
Riconciliazione, mi sia consentito aggiungere
ancora quelle riguardanti il mistero stupendo,
centro della nostra fede e per noi sacerdoti,
il dono più grande che abbiamo da Dio ricevuto,
per il bene nostro e di tutta la Chiesa: "Il
Santo Sacrificio della Messa".
Anche su questo punto – lo
dico con profonda sofferenza – i fondatori del
Cammino neocatecumenale, danno l’impressione di
non aver capito nulla, o quasi, della ricchezza
insondabile di questo mistero, che da 2000 anni
è il centro e la sorgente della vita della
Chiesa.
Anche se nelle catechesi del
Cammino, si dà una spiegazione della parola
chiave "memoriale", l’interpretazione è errata
quando si afferma che:
la "Messa è sacramento del
passaggio di Gesù Cristo dalla morte alla
Risurrezione" (Or pag. 305);
la Messa è stata voluta da
Gesù Cristo "come suo memoriale" (Or pag.
317);
il "memoriale che Egli ci
lascia è il suo Spirito risuscitato dalla
morte" (Or pag. 326);
"le idee di sacrificio
(però inteso in senso pagano) sono state
introdotte, non da Gesù stesso nel giorno
della istituzione dell’Eucaristia, ma tra il
IV e VII secolo, sotto l’influenza dei popoli
pagani che allora entravano nella Chiesa" (Or
pag. 322).
Avvertiamo una profonda
sofferenza quando sentiamo, nelle loro
catechesi, negare alla Messa il valore di
"Sacrificio". Così a pag. 321 di Or. Si dice:
"Nella Eucaristia tu non offri nulla… e l’idea
di offerta è legata ad una mentalità pagana".
Con queste parole
manifestate, cari fratelli, di non aver
compreso quale sia l’essenza del sacrificio. Il
massimalismo che sta alla base della vostra
cultura biblica, vi impedisce di conoscere il
senso vero del messaggio contenuto nella Parola
di Dio. Per questo non comprendete perché Gesù
sia arrivato a dare la sua vita sulla croce,
come appare dalle espressioni paurose della
pag. 333 di Orientamenti: "Forse che Dio ha
bisogno del Sangue del Figlio suo, del suo
sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio
abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio
placava la sua ira nel sacrificio di Suo Figlio
alla maniera degli dei pagani. Per questo gli
atei dicevano: che tipo di Dio sarà quello che
riversa la sua ira contro suo Figlio sulla
croce? … E chi poteva rispondere?"
Con queste affermazioni
dimostrare di rifiutare quanto lo stesso Gesù
ha detto la sera di Pasqua ai due di Emmaus
"stolti e tardi di cuore nel credere alla
parola dei profeti. Non bisognava che il Cristo
sopportasse quelle sofferenze per entrare nella
sua gloria?" (Lc 24,25), e quello che ripeteva
agli Undici nel cenacolo: "Così sta scritto: il
Cristo dovrà patire e risuscitato dai morti il
terzo giorno" (Lc 24,46).
Le parole delle vostre
catechesi dimostrano che non solo non è stato
capito il senso della morte di Cristo sulla
croce, ma anche che non avete compreso
l’esigenze dell’Amore.
Forse questa incapacità
proviene, specie per chi le ha pronunciate per
primo, dalla mancanza di un’esperienza
personale di un vero amore umano, come ebbe ad
esprimersi una madre di famiglia dopo aver
letto queste espressioni esclamò: ma queste
sono le frasi di una persona celibe,
complessata e che mai ha conosciuto il vero
amore!
Sarebbe bastato ricordare la
legge dell’amore, contenuta nelle parole di
Gesù: "Nessuno ha un amore più grande di
questo: dare la vita per i propri amici" (Gv
15,13).
Gesù con la sua morte di
croce diventa il modello di tanti genitori che
per amore dei figli sono capaci, come i martiri
della fede, di dare con gioia la vita per il
bene di quelli che amano.
La mancanza di questa
esperienza esistenziale che si avverte nelle
vostre catechesi, rende logica la conclusione
che poi portate anche sul piano della fede. La
morte di Cristo, voi dite, non è un sacrificio.
Dopo questa affermazione è logico concludere
che anche la Messa non è un sacrificio! (Or
pag. 322).
Con questa catechesi, cari
fratelli, voi distruggete il cuore della fede
della Chiesa, riducendo la S. Messa solo ad una
celebrazione conviviale nella quale, chi crede
riceve, comunicandosi, il Corpo di Cristo,
mentre chi non crede partecipa ad una cena di
fraternità che serve a rinsaldare le amicizie
tra i partecipanti.
Ma non basta! Da quanto voi
dite, non esiste più la presenza reale di
Cristo nell’Eucaristia. Se non ritenete che ciò
avvenga per le parole della consacrazione, che
operano la "transustanziazione del pane e del
vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, chi lo
rende presente nell’Eucaristia? Forse voi, con
la vostra presenza alla celebrazione? (cfr Or
pag. 317). Voi dimostrate di non credere
certamente a questa presenza finita la
celebrazione della Messa. Già durante la sua
celebrazione non vi inginocchiate mai alla
consacrazione, e poi, finita la Messa fate lo
stesso davanti ad un Tabernacolo. Ed allora i
Templi cattolici diventano non più il luogo di
raduno di un’assemblea orante davanti al
Signore, presente sotto le specie consacrate,
ma il luogo di un raduno, pieno di rumori, di
suoni, di chitarre, di danze giustificate con
l’aggettivo "davidiche"!
Hanno ragione gli orientali
quando dicono che noi europei sappiamo parlare
di Dio, ma non sappiamo più adorarlo!
Quando le idee che voi
diffondete nelle vostre catechesi diventeranno,
come voi sperate, patrimonio comune dei
cattolici, le nostre Chiese, costruite con i
sacrifici e le lacrime di tanti poveri nel
corso della storia, diventeranno il luogo in
cui essi non entreranno più per "guardare a
Lui, Gesù, e per farsi guardare da Lui", come
diceva il vecchietto di Ars, al Santo Curato.
Non saranno più il luogo
dove il cielo si unisce alla terra.
Spariranno tante
Associazioni nate per onorare l’Eucaristia.
Sparirà la presenza toccante di innumerevoli
anime, consacrate e non, che per ore o per
giorni interi si fermano ad adorare Gesù
eucaristia solennemente esposto, perché credono
fermamente in Lui presente nell’Ostia
consacrata, mentre per voi sarebbe meglio che
nell’ostensorio ci fosse una pietra che non va
a male, come accade invece per il pane che si
corrompe (Or pag. 329).
Se le chiese saranno ridotte
come voi sognate, da chi andranno a chiedere la
forza di resistere quanti si sentono oppressi
dal peso della croce? A chi chiederanno il
conforto per asciugare le lacrime che segnano
tante ore della loro vita?
Sparirà, se Cristo non è più
presente nell’Ostia (terminata la Messa),
quell’amore che ha spinto tanti umili
cristiani, a fare delle nostre Chiese quei
capolavori di arte che il mondo anche non
credente ammira! Forse senza volerlo si prepara
la strada percorsa già dal primo popolo di Dio,
che avendo rifiutato Cristo Signore, ha finito
per vedere, al posto di un Tempio ormai per
sempre distrutto, elevarsene un altro dedicato
ad un Dio fatto a misura d’uomo!
Distrutto il concetto di
sacrificio redentore, da chi ci verrà la
salvezza di cui abbiamo bisogno? Voi
rispondete: solo dalla Resurrezione di Cristo
(Or pag. 138, 140 e 322) "quello che ci
giustifica non è la morte, ma la resurrezione".
Nelle nostre Chiese spesso
domina un grande Crocefisso che ricorda agli
uomini sia l’amore infinito di Dio verso di
loro, sia la gravità del peccato per la cui
remissione Egli è morto sulla croce. Con le
vostre catechesi state distruggendo nel popolo
cristiano una devozione fondamentale: quella a
Gesù Crocefisso. E voi per primi lo
dimenticate, tanto che non celebrate il giorno
santissimo del Venerdì santo. La morte di Gesù
vi interessa poco. Celebrate invece con grande
sollennità, anche … culinarie, la Resurrezione
del Signore.
Ad un Vescovo che un giorno
chiedeva ad una bambina perché Gesù, nonostante
l’invito dei suoi amici, non fosse sceso dalla
croce, essa ha risposto: "perché se Gesù fosse
sceso dalla croce mio nonno che da anni vive
inchiodato ad una carrozzella non avrebbe più
motivo per accettare la sua croce e sarebbe un
disperato".
Tolto il Crocifisso, cari
fratelli neocatecumenali, che cosa offrirete ai
tanti sofferenti della terra? Solo la speranza
della Resurrezione? Ma l’uomo ha bisogno,
anche, di vedere che Cristo, il Divino Maestro,
lo ha preceduto in tutto, anche nella via del
dolore più ingiusto ed atroce. Questo voi non
lo dite perché il vostro fondatore ha detto e
ripetuto più volte che Gesù non è venuto per
darci l’esempio che dobbiamo imitare (cfr. Or
pag. 125, 127; Shema pag. 59).
Diteci allora, chi dobbiamo
prendere come modello di vita!
Ancora: che cosa diventa la
S. Messa che voi negate essere la
ripresentazione del Sacrificio del Calvario?
Solo un banchetto concluso da una danza che voi
chiamate "davidica"?
Se voi negate la
"transustanziazione", perché è una parola
giuridica, chi consacrerà il pane e il vino,
l’assemblea dei presenti alla celebrazione
eucaristica, o i sacerdoti dei quali però non
riconoscete il sacerdozio ministeriale distinto
essenzialmente da quello comune dei fedeli,
come insegna la Chiesa?
Tutto questo insegnamento fa
sorgere in noi una domanda angosciante: come
mai, tanti sacerdoti per i quali la S. Messa è
il centro della loro vita e la sorgente del
loro impegno apostolico, ritengono per buoni
gli errori che abbiamo appena elencato? C’è
veramente da chiedersi come mai tanto fumo di
satana come lo chiamò Paolo VI, è entrato nella
Chiesa di Dio? Nonostante questo noi crediamo
al trionfo finale della verità. Ma quanto
sangue, quante lacrime, quante sofferenze
produrranno le idee che certi pseudoapostoli
stanno diffondendo nella Chiesa del nostro
tempo. Ci addolora il fatto che troppi pastori
hanno occhi e bocche chiuse, mentre dovrebbero
urlare, come i cani di guardia del gregge di
Dio di cui parlano i Profeti (Gre 25,34; Giol
1,13; Is 13,6).
Viene da pensare che il loro
silenzio sia motivato da scarsa conoscenza dei
problemi delle pecorelle affidate alle loro
cure, o da preoccupazioni simili a quelle che
nel corso dei secoli hanno spinto diversi
Pastori a preoccuparsi più di se stessi che
delle anime loro affidate. Il profeta Isaia
(62,6) prometteva, in nome di Dio, "custodi e
sentinelle che per tutto il giorno e tutta la
notte non taceranno mai".
"Padre santo, per la
dolorosa passione del Tuo Figlio, abbi
misericordia di noi e del mondo intero". E’
l’invocazione che S. Faustina Kowalska, la
prima santa del grande Giubileo del 2000,
trasmette al mondo dopo averla ricevuta dallo
stesso Divino Maestro.
Preghiamo, aspettando con
fiducia, l’ora di Dio, pronti a dare, con la
sua grazia, la testimonianza della speranza a
cui siamo stati chiamati.
Don Gino CONTI
26 aprile 2000
(Or per "Orientamenti alle
equipes di catechisti per la fase di
conversione"; Shema per "Orientamenti alle
équipes di catechisti per lo Shema")
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