Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Intervento di Mons. Paul Tighe, Segretario
Negli ultimi due
decenni abbiamo assistito a sempre maggiori
cambiamenti, spesso
caratterizzati da una rivoluzione, nello
sviluppo dell’informazione e delle tecnologie
della comunicazione. La lettera di Papa
Benedetto XVI in occasione della 42a Giornata
Mondiale delle Comunicazioni, che si celebrerà
il 4 maggio 2008, ci rammenta dello
straordinario potenziale che le nuove tecnologie
offrono a coloro che lavorano nel campo delle
comunicazioni. Il Santo Padre sottolinea
l’enorme utilità di queste tecnologie nelle mani
di coloro che le impiegano per promuovere un
mondo di maggiore giustizia e solidarietà.
Egli celebra il contributo di queste tecnologie
alla “diffusione dell’alfabetizzazione e alla
socializzazione, come pure allo sviluppo della
democrazia e del dialogo tra i popoli.”
Il Santo Padre, tuttavia, attira l’attenzione
sul fatto che le stesse tecnologie possono
essere, e sono state, utilizzate per scopi meno
nobili. La tecnologia delle comunicazioni può
essere impiegata per manipolare l’opinione
pubblica, per distorcere la verità, per
promuovere la violenza e per svilire la dignità
della persona. Papa Benedetto sottolinea
“l’ambiguità del progresso, che offre inedite
possibilità per il bene, ma apre al tempo stesso
possibilità abissali di male che prima non
esistevano.”
In questo messaggio, Papa Benedetto osserva che
molti commentatori pensano che in quest’area si
avverta ora la necessità di una disciplina
dell’”info-etica” così come esiste la disciplina
della “bio-etica” nel campo della medicina e
della ricerca scientifica legata alla vita.
Certamente il suo messaggio serve già a
sottolineare alcuni degli aspetti etici
fondamentali che contribuirebbero allo sviluppo
di questa area di riflessione relativamente
nuova. Dobbiamo evitare quello che è stato
identificato nella bio-etica come “l’imperativo
tecnologico”. Nel campo della medicina, abbiamo
imparato che non dovremmo fare tutto ciò che
possiamo fare. Come ribadisce il Santo Padre,
ugualmente vero nel campo delle comunicazioni,
“non tutto ciò che è tecnicamente possibile è
eticamente praticabile.”
La vera misura del progresso non si deve
ricercare solo nella efficienza tecnica o
logistica dei nuovi mezzi di comunicazione ma
negli scopi per cui servono. Coloro nei media
che fanno uso delle nuove tecnologie sono messi
davanti ad una scelta. Possono cercare di
assicurare che le nuove tecnologie e
l’accresciuto potenziale di comunicazione che
offrono, siano collocate al servizio degli
individui e delle comunità nella loro ricerca di
verità o possono consentire che queste siano
impiegate per promuovere i propri interessi e/o
gli interessi di coloro che rappresentano in
modo tale da manipolare gli individui e le
comunità. Solo quando queste tecnologie verranno
utilizzate per servire il vero benessere delle
persone e delle comunità umane possiamo
definirle veri strumenti di progresso.
Questo messaggio incoraggia gli operatori del
settore ad occuparsi delle grandi responsabilità
che gli offrono e a sostenere i più alti
standard professionali. In particolare, sono
esortati ad essere vigili negli sforzi volti a
far conoscere la verità e a difenderla “contro
coloro che tendono a negarla e distruggerla”. I
professionisti dei media sono invitati a
difendere gli ancoraggi etici della loro
professione e ad assicurare che la “centralità e
la dignità inviolabile dell’uomo” siano sempre
difese. A loro viene ricordato che questi
impegni etici possono essere minacciati da
fattori come la concorrenza degli ascolti, le
pressioni commerciali e i pregiudizi ideologici.
Sono allertati dal pericolo che i media
diventino la voce del “materialismo economico e
del relativismo etico”.
In tale contesto, è opportuno ricordare che
molti giornalisti hanno dato straordinaria
testimonianza del proprio impegno alla verità.
Molti giornalisti in tutto il mondo hanno
sofferto la persecuzione, la prigionia e persino
la morte per questo loro impegno e per il
rifiuto di rimanere in silenzio di fronte
all’ingiustizia e alla corruzione. La loro
testimonianza è una testimonianza eloquente dei
più elevati standard a cui i media devono
aspirare ed il loro esempio serve ad
incoraggiare i professionisti dei media a
rafforzare il proprio impegno alla verità e, in
tal modo a servire il bene comune di tutta
l’umanità.
24 gennaio 2008
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