"Il sacerdote e la pastorale nel mondo
digitale. I nuovi media al servizio della
Parola".
È il tema scelto dal Papa per la
44ª Giornata mondiale delle comunicazioni
sociali. Come ogni anno, il tema è stato
comunicato dalla sala stampa vaticana il 29
settembre, festa degli arcangeli Michele,
Gabriele e Raffaele. A spiegare la scelta di
Benedetto XVI una nota di presentazione del
Pontificio Consiglio delle comunicazioni
sociali (Pccs) in cui si legge, tra l'altro,
che il tema della Giornata mondiale del 2010
"vuol invitare in modo particolare i
sacerdoti, nel corso di quest'Anno
Sacerdotale e dopo la celebrazione della XII
Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei
vescovi, a considerare i nuovi media come
una possibile grande risorsa per il loro
ministero al servizio della Parola e vuole
dire una parola di incoraggiamento affinché
affrontino le sfide che nascono dalla nuova
cultura digitale".
In che modo? Lo abbiamo
chiesto a mons. Paul Tighe, segretario del
Pontificio Consiglio delle comunicazioni
sociali.
Mons. Tighe, per la prima volta il tema
della Giornata mondiale è centrato sui
sacerdoti. Qual è il senso di questa scelta?
"È una scelta di continuità e di coerenza.
L'Anno Sacerdotale ha un significato
profondo: vuole sottolineare la
straordinaria e affascinante missione di un
ministero interamente dedicato a Dio e al
servizio degli uomini. Tutta l'attività del
sacerdote ha una dimensione verticale;
guarda al cielo ma si svolge sulla terra,
con gli strumenti propri del «lavoro
dell'uomo». La comunicazione è uno degli
elementi essenziali di un tale servizio,
poiché dà forma a una serie di relazioni
che, a cominciare dalla preghiera, portano
verso la comunione più autentica. È ben
vero, in questa prospettiva, che la
comunione è la dimensione più alta della
comunicazione. Un elemento di continuità,
nel tema indicato dal Papa, riporta, poi,
alla celebrazione e alle conclusioni del
Sinodo sulla Parola. Il sacerdote è ministro
della Parola, è al suo servizio, e ha il
dovere di farla conoscere attraverso tutti i
mezzi possibili. Deriva da questo, e non
dalla semplice necessità di un aggiornamento
tecnologico, il dovere di assecondare lo
sviluppo dei new-media e di metterli in
campo nell'esercizio del proprio ministero.
Nella scelta del Papa è facile vedere anche
un segno di continuità con
il tema della
Giornata 2009, in cui si poneva l'accento
sull'importanza dei nuovi strumenti e sulla
necessità di assicurare ad essi una positiva
accoglienza. L'utilizzazione pastorale di
questi nuovi mezzi porta soluzioni un tempo
impensabili. Il popolo di Dio, anche in
questo campo, è chiamato a dar prova di
vitalità e - perché no? - di una sana e
fruttuosa inventiva. Il sacerdote può e deve
essere al suo fianco".
Il tema, viene spiegato nella nota del Pccs,
vuole dire "una parola d'incoraggiamento" ai
sacerdoti dinanzi alle sfide della nuova
cultura digitale…
"È esattamente così. Le sfide sono fatte per
essere affrontate. Nessuno può tirarsi
indietro dinanzi alle nuove modalità che la
società della comunicazione pone a tutti.
Non è più il tempo di discutere o discettare
sul cambio di cultura che i nuovi media
hanno determinato nella società. Siamo ormai
di fronte a una realtà conclamata, sotto gli
occhi di tutti. È tempo di agire, di
prendere atto. Per far questo, c'è bisogno
di favorire le spinte verso un nuovo
atteggiamento. In sostanza, si tratta di
dare coraggio e fare in modo che nessuno
abbia paura o sia timoroso di un impatto
diverso. Nessuna forma di novità può mai
sovrapporsi a ciò che, nella storia
dell'uomo, ha oltrepassato le barriere
dell'inedito: l'incarnazione di Cristo, la
sua volontà di entrare da ogni lato nella
storia dell'umanità. Anche la comunicazione,
oggi più che mai, «sente» questa presenza e
avverte il dovere di esserne degna".
In che modo i mass media possono essere «una
risorsa» al servizio della Parola?
"Nelle mani dei sacerdoti, i nuovi media non
sono semplici strumenti professionali. Ai
preti è certo chiesto di usare correttamente
e con competenza i nuovi media. Ma ciò non
basta. Il risultato non sarà valutato in
termini di resa professionale. L'efficacia
sarà invece misurata in rapporto alla
capacità di porli al servizio della
pastorale e di tutte quelle attività che
mettono a contatto il prete con la sua
comunità. I nuovi mezzi di comunicazione
allargano il respiro del dialogo. Ma
attenzione: essi possono essere, e sono,
strumenti utili e indispensabili. Ciò che
non si può chiedere ai nuovi media è di
creare o dar vita a ciò che non esiste: il
dialogo si fonda, prima di tutto, su un
atteggiamento di apertura e di
responsabilità. Su questa base i nuovi media
hanno capacità straordinarie di sviluppare i
rapporti e di porsi, quindi, nella giusta
misura, al servizio della Parola".
Quali vantaggi possono portare i nuovi media
nel ministero sacerdotale?
"Occorre saper usare i media, e ciò
significa, in maniera implicita,
valorizzarli e porli efficacemente al
servizio della pastorale. Chi arriva a
conoscere a fondo le nuove possibilità che
essi offrono, si troverà di fronte a realtà
un tempo impensabili. Su questo piano è
molto facile che si sviluppi la «fantasia
mediatica», ossia quella forma di
utilizzazione dei media che dà luogo,
spesso, a funzioni innovative. I vantaggi
sono evidenti e, in molti casi, riguardano
anche la possibilità di raggiungere persone
e comunità un tempo tagliate fuori. È un
campo in cui bisogna guardare lontano e,
soprattutto, lasciarsi guidare dalla fiducia
e dall'apertura verso gli altri".