Evangelizzare e
portare il proprio contributo a “tutto ciò che è buono e vero,
specialmente in merito all'esistenza umana e sociale” e al tempo
stesso “denunciare ciò che è falso, specialmente di ciò che
erode la costruzione di una società civile degna del rispetto per
le persone umane”, sono per Benedetto XVI i compiti fondamentali
dei mezzi di comunicazione sociale. I media hanno infatti “un
enorme potere” nell'”informare gli individui e nel formare i
loro pensieri” e per questo, devono essere “promotori della
pace”. Ed anche chi “possiede o lavora” nella “industria
dei media” ha il compito di promuovere “il bene comune”, che
“non sia mai sacrificato alla ricerca del profitto personale o a
una agenda ideologica che non tiene conto dell'utilità
pubblica”.
Infatti, Benedetto XVI ha affermato che
per i professionisti dei mezzi di comunicazione il bene comune
deve venire prima del beneficio.
Sono queste le norme etiche per l’era della comunicazione
sottolineate dal Pontefice nell’udienza concessa ai circa 60
partecipanti all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per
le Comunicazioni Sociali, che ha avuto luogo in
Vaticano, sotto la presidenza dell’Arcivescovo John P. Foley.
Nel discorso rivolto in inglese ai presenti, molti dei quali
professionisti della comunicazione, il Vescovo di Roma ha
presentato “la sfida di incoraggiare la comunicazione sociale e
le industrie di intrattenimento ad essere protagoniste di verità
e promotrici di pace”.
“Come ben sapete, un tale impegno richiede coraggio e
risoluzione di principio da parte di coloro che posseggono e
lavorano nell’industria dei media, che ha una grande influenza,
per assicurare che la promozione del bene comune non sia mai
sacrificata ad una ricerca egoista di profitto o ad un’agenda
ideologica con poca numerabilità pubblica”, ha aggiunto.
Per comprendere meglio “queste preoccupazioni”, il Santo Padre
ha raccomandato di leggere ed analizzare la Lettera Apostolica
scritta da Giovanni Paolo II poco prima di morire, “Il rapido
sviluppo”, destinata a quanti si dedicano al mondo delle
comunicazioni sociali.
Secondo il Papa, tra le sfide che i comunicatori hanno oggi spicca
quella di “sostenere il matrimonio e la vita familiare,
fondamento di ogni cultura e di ogni società”.
“In cooperazione con i genitori, le comunicazioni sociali e le
industrie dell’intrattenimento possono dare assistenza nella
difficile ma estremamente gratificante vocazione di crescere i
figli, presentando modelli edificanti di vita e amore umani”, ha
riconosciuto.
“Quanto è scoraggiante e distruttivo per tutti noi quando
accade il contrario!”, ha esclamato chiedendosi: “Non gridano
i nostri cuori, soprattutto quando i nostri giovani sono soggetti
a degradate o false espressioni d’amore che ridicolizzano la
dignità della persona umana data da Dio e minano gli interessi
della famiglia?”.
Il Papa ha concluso incoraggiando i pastori della Chiesa e i
comunicatori cattolici ad “assistere quanti lavorano nel mondo
dei media per promuovere ciò che è buono e vero, soprattutto per
quanto riguarda il significato dell’esistenza umana e sociale, e
a denunciare ciò che è falso, in particolar modo le tendenze
perniciose che erodono il tessuto di una società civile degna
della persona umana
Nel suo discorso il
Papa, che non ha fatto alcun cenno all’attesa riforma della
struttura delle comunicazioni sociali della Santa Sede, ha
sottolineato la necessità di prestare una “particolare
attenzione” alle “necessità urgenti del sostegno e
dell'appoggio alla vita famigliare e al matrimonio, fondamento di
ogni cultura e società”. E “in collaborazione con i genitori,
le comunicazioni sociali e le industrie di intrattenimento possono
aiutare nelle difficoltà, ma soddisfacendo alla sublime vocazione
di allevare i figli, presentando modelli edificanti della vita
umana e dell’amore”.
Città del Vaticano, 17 marzo 2006
Discorso
di Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni sociali
Sala Clementina -
Venerdì, 17 marzo 2006
Eminenze,
Eccellenze,
Cari Fratelli e care Sorelle in Cristo,
È con grande piacere che oggi vi porgo il benvenuto in Vaticano in
occasione dell'annuale Assemblea Plenaria del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Innanzitutto desidero
ringraziare l'Arcivescovo Foley, Presidente del Consiglio, per
le sue cordiali parole di presentazione e, di fatto, ringraziare
tutti voi per l'impegno nell'importante apostolato delle
comunicazioni sociali, sia come forma diretta di
evangelizzazione sia come contributo alla promozione di tutto ciò
che è buono e autentico per ogni società umana.
Nel mio primo Messaggio
per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ho
scelto di riflettere sui mezzi di comunicazione sociale come
rete che facilita la comunicazione, la comunione e la
cooperazione. L'ho fatto ricordando che il Decreto del Concilio
Vaticano II, Inter
Mirifica, aveva già riconosciuto il potere enorme dei
mezzi di comunicazione sociale nell'ispirare la mente degli
individui e nel plasmare il loro pensiero. Quaranta anni dopo
comprendiamo, più che mai, l'esigenza pressante di utilizzare
quel potere a beneficio dell'umanità.
San Paolo ci ricorda che attraverso Cristo non siamo più stranieri né
ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio, crescendo
come tempio santo, dimora di Dio (cfr Ef 2, 19-22).
Questa immagine sublime di una vita di comunione impegna tutti
gli aspetti della nostra vita di cristiani e a voi, in
particolare, indica la sfida di incoraggiare le comunicazioni
sociali e l'industria dell'intrattenimento a essere protagoniste
di verità e promotrici di quella pace che scaturisce da vite
vissute secondo quella verità liberatrice. Come sapete bene,
questo impegno richiede coraggio e determinazione di principio a
quanti possiedono l'enormemente influente industria della
comunicazione sociale o vi lavorano, al fine di garantire che la
promozione del bene comune non venga mai sacrificata a un
desiderio egoistico di profitto o a un programma ideologico di
scarsa responsabilità pubblica. Nel riflettere su questo,
confido nel fatto che vi sarà di grande aiuto lo studio della
Lettera Apostolica Il
rapido sviluppo, del mio amato predecessore.
Nel mio messaggio di quest'anno ho anche voluto richiamare una particolare
attenzione sulla necessità urgente di sostenere e supportare il
matrimonio e la vita familiare, fondamento di ogni cultura e
società. In cooperazione con i genitori, le comunicazioni
sociali e l'industria dell'intrattenimento possono essere
d'aiuto nella vocazione difficile, ma appagante di allevare i
figli, presentando modelli edificanti di vita e di amore. Quanto
è scoraggiante e distruttivo per tutti noi quando accade il
contrario! I nostri cuori non sono forse straziati quando i
giovani sono soggetti a espressioni d'amore false o infondate
che ridicolizzano la dignità della persona umana che Dio ha
donato e minano gli interessi della famiglia?
In conclusione, vi esorto a rinnovare i vostri sforzi volti ad aiutare
quanti operano nel mondo dei mezzi di comunicazione sociale a
promuovere ciò che è buono e autentico, in particolare a
proposito del significato dell'esistenza umana e sociale, e a
denunciare ciò che è falso, soprattutto tendenze dannose che
rovinano il tessuto di una società civile degna della persona
umana. Traiamo coraggio dalle parole di san Paolo: Cristo è la
nostra pace: in Lui siamo un popolo solo (cfr Ef 2, 14)!
Adoperiamoci insieme per edificare la comunione di amore secondo
i piani che il Creatore ha reso noti tramite suo Figlio! A voi
tutti, ai vostri colleghi e ai vostri familiari imparto di cuore
la mia Benedizione Apostolica.
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