La giornata mondiale delle
comunicazioni sociali: un'occasione per riflettere nuovamente sulla
pace
1° Giugno
2003 - Solennità dell'Ascensione
Antonio Rungi (1)
"I mezzi della comunicazione sociale a servizio di un'autentica
pace alla luce della Pacem
in Terris", è questo il tema del messaggio di Giovanni
Paolo II per la XXXVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali,
che si celebra il 1° giugno 2003. Il testo del Santo Padre, infatti,
si incentra sulla pace ed è stato scritto in occasione dell'annuale
festa di San Francesco di Sales, protettore della stampa cattolica.
Da allora sono trascorsi oltre quattro mesi e ci sono stati nel mondo
tanti avvenimenti, quali la guerra in Iraq, che hanno messo in
allarme il mondo intero. Oggi alla vigilia della Giornata mondiale
delle comunicazioni sociali, che nel mondo si celebra il 1° giugno
2003, quel messaggio sembra essere superato. Ma non è così.
L'attualità dei contenuti rimane valida, anche perché il testo del
Papa si sviluppa su uno dei documenti che hanno segnato la storia
della Chiesa dell'ultimo cinquantennio e la dottrina sociale della
chiesa contemporanea: l'Enciclica Pacem
in terris di Giovanni XXIII, di cui quest'anno ricorrono i 40
anni dalla sua pubblicazione
"Nei giorni bui della guerra fredda, la Lettera Enciclica del
Beato Papa Giovanni XXIII Pacem
in Terris fu un segnale di speranza per gli uomini e le donne
di buona volontà. Dichiarando che la pace autentica richiede
"pieno rispetto dell'ordine stabilito da Dio" (Pacem in
Terris, 1), il Santo Padre ha indicato la verità, la giustizia,
la carità e la libertà come pilastri di una società pacifica
(ibid., 37)".
Diversi i temi affrontati nel messaggio o semplicemente accennati per
esigenze di spazio e di finalità stessa del messaggio. Ne riportiamo
gli aspetti più rilevanti in una sintesi dei contenuti essenziali.
I media e la verità. L'esigenza morale fondamentale di ogni
comunicazione è il rispetto per la verità ed il servizio ad essa.
La libertà di cercare e di riferire quello che è vero, è
essenziale per la comunicazione umana, non solo in relazione ai fatti
ed alla informazione, ma anche, e soprattutto, per quanto concerne la
natura e il destino della persona umana, per quanto concerne la
società ed il bene comune, per quanto concerne il nostro rapporto
con Dio. I mass media hanno una responsabilità ineluttabile in tal
senso, poiché essi costituiscono il moderno areopago nel quale le
idee vengono condivise e le persone possono maturare nella
comprensione reciproca e nella solidarietà. È per questo che Papa
Giovanni XXIII ha difeso il diritto "alla libertà nella ricerca
della verità e - entro i limiti dell'ordine morale e del bene comune
- alla libertà di parola e di stampa" come condizioni
indispensabili alla pace sociale (Pacem in Terris, 12).
I media e la giustizia. La Pacem
in Terris parla in modo eloquente del bene comune umano
universale - "il bene che appartiene all'intera famiglia
umana" (N. 132) - al quale ogni individuo ed ogni popolo hanno
il diritto di partecipare.
L'estensione globale dei media comporta al riguardo speciali
responsabilità. Se è vero che i media appartengono spesso a gruppi
con propri interessi, privati e pubblici, proprio la natura del loro
impatto sulla vita esige che essi non favoriscano la divisione tra i
gruppi.
Riportando fedelmente gli eventi, presentando correttamente i casi ed
esponendo in modo imparziale i diversi punti di vista, i media
adempiono al preciso dovere di promuovere la giustizia e la
solidarietà nelle relazioni, a tutti i livelli della società.
Questo non significa disinteressarsi dei torti e delle divisioni, ma
scoprirne le radici, perché possano essere comprese e sanate.
I media e la libertà. La libertà è una condizione
preliminare della vera pace, oltre che uno dei suoi frutti più
preziosi. I media servono la libertà, servendo la verità: essi
ostacolano la libertà quando si allontanano da quello che è vero,
diffondendo falsità o creando un clima di insana reazione emotiva di
fronte agli eventi. Solo quando le persone hanno libero accesso ad
una informazione verace e sufficiente, possono perseguire il bene
comune e considerare le pubbliche autorità come responsabili di
esso.
Concretamente, occorre non solo trovare il modo per garantire ai
settori più deboli della società l'accesso alle informazioni di cui
hanno bisogno, ma anche assicurare che essi non vengano esclusi da un
ruolo effettivo e responsabile, nel decidere i contenuti dei media e
determinare le strutture e le linee di condotta delle comunicazioni
sociali.
Media e amore. "La vera pace tra le nazioni non dipende
dal possesso di un uguale rifornimento di armi, ma unicamente dalla
fiducia reciproca" (Pacem
in Terris, 113).
I mezzi della comunicazione sociale sono "attori chiave"
nel mondo di oggi ed hanno un enorme ruolo da svolgere nella
costruzione di questa fiducia. Il loro potere è tale che in poco
tempo possono provocare una reazione pubblica positiva o negativa
agli eventi, in base ai loro intenti. Le persone di buon senso si
rendono conto che questo enorme potere richiede i più alti livelli
di impegno per la verità ed il bene. In questo contesto gli uomini e
le donne dei media sono tenuti a contribuire alla pace in ogni parte
del mondo, abbattendo le barriere della diffidenza, prendendo in
considerazione il punto di vista degli altri e sforzandosi sempre di
incoraggiare le persone e le nazioni alla comprensione reciproca e al
rispetto - e ben oltre alla comprensione e al rispetto - alla
riconciliazione e alla misericordia!
Una sfida per l'oggi
Tutto ciò rappresenta una sfida enorme, ma non è chiedere
troppo agli uomini e alle donne che operano nei media. Per vocazione
ed anche per professione, essi sono chiamati ad essere agenti di
verità, giustizia, libertà e amore, contribuendo con il loro così
importante lavoro ad un ordine sociale "fondato sulla verità,
costruito grazie alla giustizia, nutrito e animato dalla carità, e
messo in atto sotto gli auspici della libertà" (Pacem
in Terris, 167).
La nostra preghiera al Signore
La preghiera che, in questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali, si eleva dovunque nelle chiese cattoliche è, dunque,
finalizzata, in prima istanza, a ché gli uomini e le donne che
operano nei media siano più che mai all'altezza della sfida della
loro vocazione. la pace e la felicità del mondo dipendono in gran
parte da questo loro servizio mediante la comunicazione globale. E in
tale comunicazione rientra anche il nostro umile e sentito servizio
apostolico mediante i siti cattolici del Web.
Il nostro impegno di operatori della comunicazione
Come credenti abbiamo il dovere morale di rilanciare il tema della
pace in ogni circostanza, come questa. E per pace non intendiamo solo
l'assenza delle guerre (ce ne sono ancora tante in varie parti del
mondo che non fanno notizia sui grandi network), ma anche e
soprattutto la costruzione di un mondo più giusto e a misura d'uomo,
d'ogni uomo, di tutto l'uomo, anche nella sua sfera spirituale e
culturale. D'altra parte, la pace è questione di "mentalità"
e di "spiritualità". Se manca una cultura della pace e se
non si è sensibili al pace, qualsiasi messaggio, appello, iniziativa
cade nel vuoto. Noi ci auguriamo che l'annuale messaggio del Santo
Padre, Giovanni Paolo II, in occasione della Giornata Mondiale delle
Comunicazioni sociali trovi generosa accoglienza nel cuore dei
fratelli e delle sorelle della nostra stessa fede ed anche in tutti
gli uomini di buona volontà.
D'altronde, la pace che il Signore risorto e asceso al cielo ha
comunicato ai suoi discepoli è un dono, nello Spirito Santo,
estensibile ad ogni uomo della terra, disposto a mettere in cammino
con gli altri per costruire la pace, nell'amore e nella verità
utilizzando con sapienza gli strumenti della comunicazione sociale,
che hanno un potere straordinario, unico ed esclusivo nel costruire
davvero un mondo più giusto e fraterno, senza più conflitti sulla
Terra.
______________________________
(1) Superiore
provinciale dei Passionisti del Basso Lazio e Campania; Ordinario
delle scienze umane e della comunicazione; Giornalista pubblicista;
Direttore della Rivista "Presenza Missionaria Passionista",
Collaboratore di Avvenire e L'Osservatore Romano.
(1) Cf GIOVANNI PAOLO
II, Centesimus annus, nn. 12-23, in AAS, LXXXIII (1991), pp.
807-821.
(2) GIOVANNI PAOLO II,
Redemptoris missio, n. 37, in AAS, LXXXIII (1991), p. 285.
(3) Communio et
progressio, n. 187, in AAS, LXIII (1971), pp. 655-656.
(4) GIOVANNI PAOLO II,
Messaggio per la XXIV Giornata mondiale delle comunicazioni
sociali, in L'Osservatore Romano, 25-1-1990, p. 6.
(5) Ibid.
(6) Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Criteri di collaborazione
ecumenica ed interreligiosa nel campo delle comunicazioni sociali,
n. 1, Città del Vaticano, 1989.
(7) Inter mirifica,
n. 4, in AAS, LVI (1964), p. 146.
(8) Communio et
progressio, n. 11, in AAS, LXIII (1971), p. 598.
(9) Rm 1, 20.
(10) Jn 1, 14.
(11) Ef 1, 23;
4, 10.
(12) 1 Cor 15,
28; Communio et progressio, n. 11, in AAS, LXIII (1971), p.
598.
(13) Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Pornografia e violenza nei
mezzi di comunicazione sociale: una risposta pastorale, n. 7,
Città del Vaticano, 1989.
(14) GIOVANNI PAOLO
II, Sollicitudo rei socialis, n. 46, in AAS, LXXX (1988), p.
579.
(15) Gaudium et
spes, n. 11, in AAS, LVIII (1966), p. 1034.
(16) Cf PAOLO VI, Evangelii
nuntiandi, n. 20, in AAS, LXVIII (1976), pp. 18-19.
(17) Cf Inter
mirifica, n. 3, in AAS, LVI (1964), p. 146.
(18) Lumen gentium,
n. 1, in AAS, LVII (1965), p. 5
(19) Cf Communio
et progressio, n. 12, in AAS, LXIII (1971), p. 598.
(20) Ibid, nn.
114-121, in AAS, LXIII (1971), pp. 634-636.
(21) Cf Can. 212.2,
in AAS, LXXV, 2 (1983), p. 34.
(22) Cf Can. 212.3,
in AAS, LXXV, 2 (1983), p. 34.
(23) Congregazione
per la Dottrina de]la Fede, Instruzione sulla vocazione
ecclesiale del teologo, n. 30, in AAS, LXXXII (1990), P. 1562.
(24) Cf ibid.,
n. 35, in AAS, LXXXII (1990), p. 1565.
(25) PAOLO VI, Evangelii
nuntiandi, n. 45, in AAS, LXVIII (1976), p. 35.
(26) GIOVANNI PAOLO
II, Redemptoris missio, n. 37, in AAS, LXXXIII (1991), p.
285.
(27) Cf GIOVANNI
PAOLO II, Centesimus annus, n. 41, in AAS, LXXXXII (1991), p.
841.
(28) GIOVANNI PAOLO
II, Christifideles laici, n. 44, in AAS, LXXXI (1989), p.
480.
(29) Ibid. p.
481.
(30) Cf Congregazione
per l'Educazione Cattolica, Orientamenti per la formazione dei
futuri sacerdoti circa gli strumenti delle comunicazioni sociali,
Città del Vaticano, 1986.
(31) Cf GIOVANNI
PAOLO II, Redemptoris missio, n. 37, c, in AAS, LXXXIII
(1991), p. 285.
(32) Ibid.
(33) Communio et
progressio, n. 2, in AAS, LXIII (1971), pp. 593-594.
(34) Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Criteri di collaborazione
ecumenica ed interreligiosa nel campo delle comunicazioni sociali,
n. 14, Città del Vaticano, 1989.
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