La Chiesa e le Comunicazioni Sociali (i documenti)


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XXXI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 1997
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Etica nella pubblicità 1997
XXX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 1996
"I Media, moderno Aeropago per la promozione della donna"
Aetatis novae 1992
(Nell'approssimarsi di una nuova era...)

Criteri di collaborazione ecumenica e interreligiosa  1989

Comunicazioni sociali e promozione della pace - 1983
Messaggio per 17a giornata
Pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione 1983
Una risposta pastorale
Famiglia e Comunicazioni sociali - Estratto dalla "Familiaris consortio" 1981
Giornata Comunicazioni sociali - 1976 
Discorso di Paolo VI
Giornata Comunicazioni sociali - 1974 
Discorso di Paolo VI
Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali - 1971
Collaborazione ecumenica nelle comunicazioni sociali
Communio et progressio
(la comunione e il progresso...) 1971
I Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 1967
:: Messaggio di Paolo VI
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"Motu proprio" di Istituzione Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali
Inter mirifica  - 1963
(Tra le meravigliose invenzioni tecniche...)
Miranda prorsus - 1957
(Le meravigliose invenzioni...)
Vigilanti cura - 1936
(Nel seguire con occhio vigile....)

 

 

 

 

La giornata mondiale delle comunicazioni sociali: un'occasione per riflettere nuovamente sulla pace

1° Giugno 2003 - Solennità dell'Ascensione

Antonio Rungi (1)

"I mezzi della comunicazione sociale a servizio di un'autentica pace alla luce della Pacem in Terris", è questo il tema del messaggio di Giovanni Paolo II per la XXXVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra il 1° giugno 2003. Il testo del Santo Padre, infatti, si incentra sulla pace ed è stato scritto in occasione dell'annuale festa di San Francesco di Sales, protettore della stampa cattolica. Da allora sono trascorsi oltre quattro mesi e ci sono stati nel mondo tanti avvenimenti, quali la guerra in Iraq, che hanno messo in allarme il mondo intero. Oggi alla vigilia della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che nel mondo si celebra il 1° giugno 2003, quel messaggio sembra essere superato. Ma non è così. L'attualità dei contenuti rimane valida, anche perché il testo del Papa si sviluppa su uno dei documenti che hanno segnato la storia della Chiesa dell'ultimo cinquantennio e la dottrina sociale della chiesa contemporanea: l'Enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, di cui quest'anno ricorrono i 40 anni dalla sua pubblicazione

"Nei giorni bui della guerra fredda, la Lettera Enciclica del Beato Papa Giovanni XXIII Pacem in Terris fu un segnale di speranza per gli uomini e le donne di buona volontà. Dichiarando che la pace autentica richiede "pieno rispetto dell'ordine stabilito da Dio" (Pacem in Terris, 1), il Santo Padre ha indicato la verità, la giustizia, la carità e la libertà come pilastri di una società pacifica (ibid., 37)".

Diversi i temi affrontati nel messaggio o semplicemente accennati per esigenze di spazio e di finalità stessa del messaggio. Ne riportiamo gli aspetti più rilevanti in una sintesi dei contenuti essenziali.

I media e la verità. L'esigenza morale fondamentale di ogni comunicazione è il rispetto per la verità ed il servizio ad essa. La libertà di cercare e di riferire quello che è vero, è essenziale per la comunicazione umana, non solo in relazione ai fatti ed alla informazione, ma anche, e soprattutto, per quanto concerne la natura e il destino della persona umana, per quanto concerne la società ed il bene comune, per quanto concerne il nostro rapporto con Dio. I mass media hanno una responsabilità ineluttabile in tal senso, poiché essi costituiscono il moderno areopago nel quale le idee vengono condivise e le persone possono maturare nella comprensione reciproca e nella solidarietà. È per questo che Papa Giovanni XXIII ha difeso il diritto "alla libertà nella ricerca della verità e - entro i limiti dell'ordine morale e del bene comune - alla libertà di parola e di stampa" come condizioni indispensabili alla pace sociale (Pacem in Terris, 12).

I media e la giustizia. La Pacem in Terris parla in modo eloquente del bene comune umano universale - "il bene che appartiene all'intera famiglia umana" (N. 132) - al quale ogni individuo ed ogni popolo hanno il diritto di partecipare.
L'estensione globale dei media comporta al riguardo speciali responsabilità. Se è vero che i media appartengono spesso a gruppi con propri interessi, privati e pubblici, proprio la natura del loro impatto sulla vita esige che essi non favoriscano la divisione tra i gruppi.
Riportando fedelmente gli eventi, presentando correttamente i casi ed esponendo in modo imparziale i diversi punti di vista, i media adempiono al preciso dovere di promuovere la giustizia e la solidarietà nelle relazioni, a tutti i livelli della società. Questo non significa disinteressarsi dei torti e delle divisioni, ma scoprirne le radici, perché possano essere comprese e sanate.

I media e la libertà. La libertà è una condizione preliminare della vera pace, oltre che uno dei suoi frutti più preziosi. I media servono la libertà, servendo la verità: essi ostacolano la libertà quando si allontanano da quello che è vero, diffondendo falsità o creando un clima di insana reazione emotiva di fronte agli eventi. Solo quando le persone hanno libero accesso ad una informazione verace e sufficiente, possono perseguire il bene comune e considerare le pubbliche autorità come responsabili di esso.

Concretamente, occorre non solo trovare il modo per garantire ai settori più deboli della società l'accesso alle informazioni di cui hanno bisogno, ma anche assicurare che essi non vengano esclusi da un ruolo effettivo e responsabile, nel decidere i contenuti dei media e determinare le strutture e le linee di condotta delle comunicazioni sociali.

Media e amore. "La vera pace tra le nazioni non dipende dal possesso di un uguale rifornimento di armi, ma unicamente dalla fiducia reciproca" (Pacem in Terris, 113).
I mezzi della comunicazione sociale sono "attori chiave" nel mondo di oggi ed hanno un enorme ruolo da svolgere nella costruzione di questa fiducia. Il loro potere è tale che in poco tempo possono provocare una reazione pubblica positiva o negativa agli eventi, in base ai loro intenti. Le persone di buon senso si rendono conto che questo enorme potere richiede i più alti livelli di impegno per la verità ed il bene. In questo contesto gli uomini e le donne dei media sono tenuti a contribuire alla pace in ogni parte del mondo, abbattendo le barriere della diffidenza, prendendo in considerazione il punto di vista degli altri e sforzandosi sempre di incoraggiare le persone e le nazioni alla comprensione reciproca e al rispetto - e ben oltre alla comprensione e al rispetto - alla riconciliazione e alla misericordia!

Una sfida per l'oggi
Tutto ciò rappresenta una sfida enorme, ma non è chiedere troppo agli uomini e alle donne che operano nei media. Per vocazione ed anche per professione, essi sono chiamati ad essere agenti di verità, giustizia, libertà e amore, contribuendo con il loro così importante lavoro ad un ordine sociale "fondato sulla verità, costruito grazie alla giustizia, nutrito e animato dalla carità, e messo in atto sotto gli auspici della libertà" (Pacem in Terris, 167).

La nostra preghiera al Signore
La preghiera che, in questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, si eleva dovunque nelle chiese cattoliche è, dunque, finalizzata, in prima istanza, a ché gli uomini e le donne che operano nei media siano più che mai all'altezza della sfida della loro vocazione. la pace e la felicità del mondo dipendono in gran parte da questo loro servizio mediante la comunicazione globale. E in tale comunicazione rientra anche il nostro umile e sentito servizio apostolico mediante i siti cattolici del Web.

Il nostro impegno di operatori della comunicazione
Come credenti abbiamo il dovere morale di rilanciare il tema della pace in ogni circostanza, come questa. E per pace non intendiamo solo l'assenza delle guerre (ce ne sono ancora tante in varie parti del mondo che non fanno notizia sui grandi network), ma anche e soprattutto la costruzione di un mondo più giusto e a misura d'uomo, d'ogni uomo, di tutto l'uomo, anche nella sua sfera spirituale e culturale. D'altra parte, la pace è questione di "mentalità" e di "spiritualità". Se manca una cultura della pace e se non si è sensibili al pace, qualsiasi messaggio, appello, iniziativa cade nel vuoto. Noi ci auguriamo che l'annuale messaggio del Santo Padre, Giovanni Paolo II, in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali trovi generosa accoglienza nel cuore dei fratelli e delle sorelle della nostra stessa fede ed anche in tutti gli uomini di buona volontà.

D'altronde, la pace che il Signore risorto e asceso al cielo ha comunicato ai suoi discepoli è un dono, nello Spirito Santo, estensibile ad ogni uomo della terra, disposto a mettere in cammino con gli altri per costruire la pace, nell'amore e nella verità utilizzando con sapienza gli strumenti della comunicazione sociale, che hanno un potere straordinario, unico ed esclusivo nel costruire davvero un mondo più giusto e fraterno, senza più conflitti sulla Terra.

______________________________
(1)
Superiore provinciale dei Passionisti del Basso Lazio e Campania; Ordinario delle scienze umane e della comunicazione; Giornalista pubblicista; Direttore della Rivista "Presenza Missionaria Passionista", Collaboratore di Avvenire e L'Osservatore Romano.


(1) Cf GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus, nn. 12-23, in AAS, LXXXIII (1991), pp. 807-821.

(2) GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris missio, n. 37, in AAS, LXXXIII (1991), p. 285.

(3) Communio et progressio, n. 187, in AAS, LXIII (1971), pp. 655-656.

(4) GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la XXIV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in L'Osservatore Romano, 25-1-1990, p. 6.

(5) Ibid.

(6) Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Criteri di collaborazione ecumenica ed interreligiosa nel campo delle comunicazioni sociali, n. 1, Città del Vaticano, 1989.

(7) Inter mirifica, n. 4, in AAS, LVI (1964), p. 146.

(8) Communio et progressio, n. 11, in AAS, LXIII (1971), p. 598.

(9) Rm 1, 20.

(10) Jn 1, 14.

(11) Ef 1, 23; 4, 10.

(12) 1 Cor 15, 28; Communio et progressio, n. 11, in AAS, LXIII (1971), p. 598.

(13) Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione sociale: una risposta pastorale, n. 7, Città del Vaticano, 1989.

(14) GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, n. 46, in AAS, LXXX (1988), p. 579.

(15) Gaudium et spes, n. 11, in AAS, LVIII (1966), p. 1034.

(16) Cf PAOLO VI, Evangelii nuntiandi, n. 20, in AAS, LXVIII (1976), pp. 18-19.

(17) Cf Inter mirifica, n. 3, in AAS, LVI (1964), p. 146.

(18) Lumen gentium, n. 1, in AAS, LVII (1965), p. 5

(19) Cf Communio et progressio, n. 12, in AAS, LXIII (1971), p. 598.

(20) Ibid, nn. 114-121, in AAS, LXIII (1971), pp. 634-636.

(21) Cf Can. 212.2, in AAS, LXXV, 2 (1983), p. 34.

(22) Cf Can. 212.3, in AAS, LXXV, 2 (1983), p. 34.

(23) Congregazione per la Dottrina de]la Fede, Instruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo, n. 30, in AAS, LXXXII (1990), P. 1562.

(24) Cf ibid., n. 35, in AAS, LXXXII (1990), p. 1565.

(25) PAOLO VI, Evangelii nuntiandi, n. 45, in AAS, LXVIII (1976), p. 35.

(26) GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris missio, n. 37, in AAS, LXXXIII (1991), p. 285.

(27) Cf GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus, n. 41, in AAS, LXXXXII (1991), p. 841.

(28) GIOVANNI PAOLO II, Christifideles laici, n. 44, in AAS, LXXXI (1989), p. 480.

(29) Ibid. p. 481.

(30) Cf Congregazione per l'Educazione Cattolica, Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti delle comunicazioni sociali, Città del Vaticano, 1986.

(31) Cf GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris missio, n. 37, c, in AAS, LXXXIII (1991), p. 285.

(32) Ibid.

(33) Communio et progressio, n. 2, in AAS, LXIII (1971), pp. 593-594.

(34) Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Criteri di collaborazione ecumenica ed interreligiosa nel campo delle comunicazioni sociali, n. 14, Città del Vaticano, 1989.

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