Pubblichiamo
il testo integrale del messaggio del Papa per la 37esima Giornata
delle comunicazioni sociali che ha per titolo: «I mezzi della
comunicazione sociale a servizio di un’autentica pace alla luce
della Pacem in terris». La Giornata è stata celebrata domenica 1
giugno».
L’esempio di Giovanni XXIII
1. Nei giorni bui della guerra fredda, la Lettera Enciclica del
Beato Papa Giovanni XXIII Pacem in terris fu un segnale di speranza
per gli uomini e le donne di buona volontà. Dichiarando che la pace
autentica richiede "pieno rispetto dell’ordine stabilito da
Dio" (Pacem in terris, 1), il Santo Padre ha indicato la verità,
la giustizia, la carità e la libertà come pilastri di una società
pacifica (ibid., 37).
Il crescente potere delle moderne comunicazioni sociali ha
costituito una parte importante dei presupposti dell’Enciclica.
Papa Giovanni XXIII pensava soprattutto ai media quando richiamava
l’attenzione su "la lealtà e l’imparzialità"
nell’utilizzo di "strumenti per la promozione e la diffusione
della comprensione reciproca tra le nazioni", resa possibile
dalla scienza e dalla tecnologia; egli condannava "i modi di
diffondere informazioni che violano i principi della verità e della
giustizia, ed offendono la reputazione di un’altra nazione"
(ibid., 90).
2. Oggi, mentre celebriamo il 40° anniversario della Pacem in
terris, la divisione tra i popoli in blocchi opposti è in gran
parte un doloroso ricordo del passato, ma la pace, la giustizia e la
stabilità sociale mancano ancora in molte parti del mondo. Il
terrorismo, il conflitto in Medio Oriente e in altre regioni, le
minacce e le contro-minacce, l’ingiustizia, lo sfruttamento e gli
attacchi alla dignità e alla santità della vita umana, sia prima
sia dopo la nascita, sono sconfortanti realtà della nostra epoca.
Intanto, il potere dei media nel creare rapporti umani ed
influenzare la vita politica e sociale, sia nel bene che nel male,
è cresciuto enormemente. Da qui, l’opportunità del tema scelto
per la 37ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: "I
mezzi della comunicazione sociale a servizio di un’autentica pace
alla luce della Pacem in terris". Il mondo e i media hanno
ancora molto da imparare dal messaggio del Beato Papa Giovanni XXIII.
I media e la verità
3. I media e la verità. L’esigenza morale fondamentale di ogni
comunicazione è il rispetto per la verità ed il servizio ad essa.
La libertà di cercare e di riferire quello che è vero, è
essenziale per la comunicazione umana, non solo in relazione ai
fatti ed alla informazione, ma anche, e soprattutto, per quanto
concerne la natura e il destino della persona umana, per quanto
concerne la società ed il bene comune, per quanto concerne il
nostro rapporto con Dio. I mass media hanno una responsabilità
ineluttabile in tal senso, poiché essi costituiscono il moderno
areopago nel quale le idee vengono condivise e le persone possono
maturare nella comprensione reciproca e nella solidarietà. È per questo che Papa Giovanni XXIII ha difeso il diritto "alla libertà
nella ricerca della verità e – entro i limiti dell’ordine
morale e del bene comune – alla libertà di parola e di
stampa" come condizioni indispensabili alla pace sociale (Pacem
in terris, 12).
Infatti, i media spesso rendono un servizio coraggioso alla verità;
ma talvolta funzionano come agenti di propaganda e disinformazione,
al servizio di interessi ristretti, di pregiudizi nazionali, etnici,
razziali e religiosi, di avidità materiale e di false ideologie di
vario tipo. È inevitabile che le pressioni esercitate in questo
senso portino i media a sbagliare; occorre dunque che tali errori
vengano contrastati dagli uomini e dalle donne che operano nei
media, ma anche dalla Chiesa e dagli altri gruppi responsabili.
I media e la giustizia
4. I media e la giustizia. Il Beato Papa Giovanni XXIII, nella Pacem
in terris, ha parlato in modo eloquente del bene comune umano
universale – "il bene che appartiene all’intera famigli a
umana" (N. 132) – al quale ogni individuo ed ogni popolo
hanno il diritto di partecipare.
L’estensione globale dei media comporta al riguardo speciali
responsabilità. Se è vero che i media appartengono spesso a gruppi
con propri interessi, privati e pubblici, proprio la natura del loro
impatto sulla vita esige che essi non favoriscano la divisione tra i
gruppi – per esempio, in nome della lotta di classe, del
nazionalismo esasperato, della supremazia razziale, della pulizia
etnica, e così di seguito. Mettere l’uno contro l’altro in nome
della religione è un errore particolarmente grave contro la verità
e la giustizia, come lo è un atteggiamento discriminatorio nei
confronti delle diverse convinzioni religiose, poiché esse
appartengono alla sfera più profonda della dignità e della libertà
della persona umana.
Riportando fedelmente gli eventi, presentando correttamente i casi
ed esponendo in modo imparziale i diversi punti di vista, i media
adempiono al preciso dovere di promuovere la giustizia e la
solidarietà nelle relazioni, a tutti i livelli della società.
Questo non significa disinteressarsi dei torti e delle divisioni, ma
scoprirne le radici, perché possano essere comprese e sanate.
I media e la libertà
5. I media e la libertà. La libertà è una condizione preliminare
della vera pace, oltre che uno dei suoi frutti più preziosi. I
media servono la libertà, servendo la verità: essi ostacolano la
libertà quando si allontanano da quello che è vero, diffondendo
falsità o creando un clima di insana reazione emotiva di fronte
agli eventi. Solo quando le persone hanno libero accesso ad una
informazione verace e sufficiente, possono perseguire il bene comune
e considerare le pubbliche autorità come responsabili di esso.
Se i media sono al servizio della libertà, essi stessi devono
essere liberi e devono utilizzare questa libertà in modo corretto.
Il loro "status" privilegiato obbliga i media a porsi al
di sopra delle questioni puramente economiche e a mettersi al
servizio dei veri bisogni e del vero benessere della società.
Sebbene una certa regolamentazione pubblica dei media,
nell’interesse del bene comune, sia appropriata, il controllo
governativo non lo è. I cronisti ed i giornalisti, in particolare,
hanno il grave dovere di seguire le indicazioni della loro coscienza
morale e di resistere alle pressioni che li sollecitano ad
"adattare" la verità, al fine di soddisfare le pretese
dei ricchi e del potere politico.
Concretamente, occorre non solo trovare il modo per garantire ai
settori più deboli della società l’accesso alle informazioni di
cui hanno bisogno, ma anche assicurare che essi non vengano esclusi
da un ruolo effettivo e responsabile, nel decidere i contenuti dei
media e determinare le strutture e le linee di condotta delle
comunicazioni sociali.
I media e l’amore
6. Media e amore. "L’ira dell’uomo non compie ciò che è
giusto davanti a Dio" (Giacomo 1,20). Al culmine della guerra
fredda, il Beato Papa Giovanni XXIII ha espresso questo semplice,
ma profondo pensiero su quello che implica la via della pace:
"La difesa della pace deve dipendere da un principio
radicalmente differente da quello che è in vigore oggi. La vera
pace tra le nazioni non dipende dal possesso di un uguale
rifornimento di armi, ma unicamente dalla fiducia reciproca" (Pacem
in terris, 113).
I mezzi della comunicazione sociale sono "attori chiave"
nel mondo di oggi ed hanno un enorme ruolo da svolgere nella
costruzione di questa fiducia. Il loro potere è tale che in poco
tempo possono provocare una reazione pubblica positiva o negativa
agli eventi, in base ai loro intenti. Le persone di buon senso si
rendono conto che questo enorme potere richiede i più alti livelli
di impegno per la verità ed il bene. In questo contesto gli uomini
e le donne dei media sono tenuti a contribuire alla pace in ogni
parte del mondo, abbattendo le barriere della diffidenza, prendendo
in considerazione il punto di vista degli alt ri e sforzando si
sempre di incoraggiare le persone e le nazioni alla comprensione
reciproca e al rispetto – e ben oltre alla comprensione e al
rispetto – alla riconciliazione e alla misericordia! "Là
dove l’odio e la sete di vendetta dominano, dove la guerra procura
la sofferenza e la morte degli innocenti, la grazia della
misericordia è indispensabile per placare le menti e i cuori degli
uomini e costruire la pace" (Omelia al Santuario della Divina
Misericordia a Kraków-Lagiewniki, 17 agosto 2002, N. 5).
Tutto ciò rappresenta una sfida enorme, ma non è chiedere troppo
agli uomini e alle donne che operano nei media. Per vocazione ed
anche per professione, essi sono chiamati ad essere agenti di verità,
giustizia, libertà e amore, contribuendo con il loro così
importante lavoro ad un ordine sociale "fondato sulla verità,
costruito grazie alla giustizia, nutrito e animato dalla carità, e
messo in atto sotto gli auspici della libertà" (Pacem in
terris, 167). La mia preghiera in questa Giornata Mondiale delle
Comunicazioni Sociali si eleva, dunque, perché gli uomini e le
donne che operano nei media siano più che mai all’altezza della
sfida della loro vocazione: il servizio del bene comune universale.
La loro realizzazione personale, la pace e la felicità del mondo
dipendono in gran parte da questo. Che Dio li benedica, li illumini
e dia loro coraggio.
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