Scopo
della Chiesa è partecipare ai dibattiti sociali
e “inculturare la fede” attraverso i media
Appello dei
Vescovi della Commissione Episcopale Europea per i Media
La Chiesa non può
avere paura di confrontarsi nel dibattito sociale ed è chiamata ad
“inculturare la fede nelle nuove forme relazionali create dai
media”, affermano i Vescovi della Commissione Episcopale Europea
per i Media (CEEM).
Questo è l’invito che si legge nel comunicato finale che i
partecipanti all’Assemblea plenaria della CEEM del Consiglio delle
Conferenze Episcopali Europee (CCEE) hanno voluto rivolgere alle
Chiese d’Europa a chiusura del loro incontro tenutosi a Varsavia
da giovedì 15 a domenica 18 settembre.
Ogni tre anni viene convocata l’Assemblea plenaria della CEEM,
costituita dai Vescovi delegati per le comunicazioni sociali e da
addetti stampa e portavoce delle 34 Conferenze Episcopali
d’Europa, oltre a numerosi esperti e rappresentanti di organismi
cattolici per la comunicazione.
L’incontro di quest’anno, tenutosi presso il Centro culturale
dei Fratelli Barnabiti della capitale polacca su invito
dell’Arcivescovo di Varsavia-Praga, monsignor Sławoj Leszek Głódź,
Vescovo responsabile per i media della Conferenza Episcopale
Polacca, aveva come tema “Chi crea la visione che i giovani hanno
della realtà? Media, linguaggi(o) giovanili e trasmissione della
fede“.
A tracciare gli obiettivi dell’incontro è stato il Presidente
della CEEM, monsignor Peter Henrici, Vescovo ausiliare di Coira,
invitando ad analizzare “la cultura o le culture dei media nelle
quali i giovani si trovano a vivere oggi”, cercando anche di
comprendere il rapporto che i giovani hanno con essa affinché la
Chiesa possa trarne delle lezioni valide per delineare delle linee
guida nella sua pastorale giovanile.
All’inizio del comunicato finale, i presuli hanno richiamato un
passaggio contenuto nella Lettera apostolica “Il rapido
sviluppo” di Giovanni Paolo II, in cui il Papa polacco scriveva:
“ L’attuale sviluppo delle comunicazioni sociali spinge la
Chiesa a una sorta di revisione pastorale e culturale. (…) I
pastori per primi debbono farsi interpreti di questa esigenza”.
Muovendo da una presa di coscienza di questa esigenza e del
“diverso stile di vita tramite l’incontro con Cristo“ proposto
dalla Chiesa, il comunicato afferma che “questa testimonianza deve
essere comunicata in maniera autentica, con un linguaggio
accessibile ai giovani, come la musica, che non ha frontiere”.
“Quali proposte facciamo ai giovani per rispondere alla loro
ricerca di verità, di bellezza, di fede e d’amore? Sappiamo
ascoltare quello che ci dicono i giovani, con il loro stile di vita,
le loro scelte, non meno che con le parole?”, si sono chiesti i
partecipanti alla Plenaria della CEEM.
Di fronte a questi interrogativi viene affermato che “le nuove
tecnologie contribuiscono alla creazione di nuove comunità di
solidarietà, di amicizia, di testimonianze di fede, di espressioni
varie nel rispetto delle opinioni altrui, ecc.” che “possono
rappresentare un’opportunità se sono gestite in maniera
responsabile e creativa”.
Per questa ragione, i Vescovi membri della CEEM hanno invitato i
loro confratelli nell’episcopato europei a “coinvolgere i
giovani nell’azione pastorale”, a riconoscere e a incoraggiare
“produzioni audiovisive, musicali, cinematografiche, ecc., opere
di una grande ricchezza spirituale e religiosa, anche implicita”.
“Questa è, per esempio, la missione delle giurie ecumeniche nei
festival del cinema e delle produzioni televisive. Non esitiamo a
invitare i giovani a partecipare a questi organismi”, hanno
aggiunto.
Si è posto poi l’accento sulla necessità di “inserire le
comunicazioni sociali nella pastorale della Chiesa, investendo
risorse umane ed economiche, da una parte per l’educazione del
pubblico ai media e dall’altra per la formazione di
professionisti”.
Il comunicato finale contiene anche l’invito a “proporre azioni
nuove, come l’invio di messaggi ‘SMS’ per organizzare incontri
di giovani, partecipare ai forum su Internet quando l’argomento lo
consente, lanciare una campagna pubblicitaria europea, creare un
sito Internet europeo multilinguistico, ecc.”, al fine di ottenere
una maggiore visibilità presso i giovani.
Affrontando la questione in una prospettiva di più ampio respiro
“attraverso l’informazione, la formazione, la scoperta delle
altre culture europee, ecc. la Chiesa può aiutare i giovani a
costruire l’Europa”, hanno affermato i Vescovi.
“Riprendiamo anche noi le parole di Cristo: Non abbiate paura! I
giovani si aspettano che non abbiamo paura dei media: andiamo dove
non siamo attesi, entriamo nell’arena quando la Chiesa è chiamata
a intervenire nei dibattiti della società e incoraggiamo quanti lo
fanno”, hanno aggiunto.
“La Chiesa è chiamata a intervenire nei dibattiti della società”
perché “una Chiesa assente o eccessivamente compiacente non sarà
rispettata né dai media né dai giovani”, affermano i Vescovi
della CEEM.
La Commissione Episcopale Europea per i Media, presieduta da
monsignor Peter Henrici, Vescovo ausiliare di Coira (Svizzera), è
un organismo legato al Consiglio delle Conferenze Episcopali
d’Europa e incaricato di seguire l’evoluzione dei media a
livello europeo. È articolata in sei gruppi linguistici, coordinati
da un Segretario, monsignor Peter Fleetwood.
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Le
Chiese europee, la comunicazione e i giovani
"I
giovani si aspettano che non abbiamo paura dei media: andiamo dove
non siamo attesi, entriamo nell'arena quando la Chiesa è chiamata a
intervenire nei dibattiti della società e incoraggiamo quanti lo
fanno. Una Chiesa assente o eccessivamente compiacente non sarà
rispettata né dai media né dai giovani. La Chiesa deve essere se
stessa". È l'invito contenuto nel messaggio che i membri della
Commissione episcopale europea per i mezzi di comunicazione sociale
(Ceem) hanno rivolto ai "confratelli vescovi d'Europa" a
conclusione dell'assemblea plenaria dell'organismo e dell'annuale
incontro degli addetti stampa e portavoce delle 34 Conferenze
episcopali del continente, promosso nei giorni scorsi a Varsavia dal
Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee). Tema
dell'edizione 2005, ospitata da mons. Leszek Slawoj, arcivescovo di
Varsavia e responsabile per i media della Conferenza episcopale
polacca, "Chi crea la visione che i giovani hanno della realtà?
Media, linguaggi giovanili e trasmissione della fede".
GIOVANI E COMUNICAZIONE.Sottolineando
che "la cultura giovanile è plasmata dall'universo dei mezzi
di comunicazione" i vescovi Ceem affermano che "la Chiesa
è chiamata a inculturare la fede nelle nuove forme relazionali
create dai media" che "sono un dono di Dio" e vanno
accolti "positivamente". Di qui l'esortazione ai
responsabili delle Chiese del continente a "coinvolgere
i giovani nell'azione pastorale;
inserire le comunicazioni sociali nella pastorale della Chiesa;
proporre azioni nuove, come l'invio di Sms per organizzare incontri,
partecipare a forum su Internet, creare un sito europeo
multilinguistico"; azioni, queste ultime, che daranno
"alla Chiesa maggiore visibilità presso i giovani e faranno
scoprire loro che il messaggio evangelico può rispondere alle loro
aspettative".
SIMBOLI
AUTENTICI."Per
parlare ai giovani i simboli devono essere sinceri e autentici, così
come lo erano le azioni simboliche di Giovanni Paolo II. Non possono
essere forzati o non sinceri, altrimenti rischiano di fare più male
che bene" ha osservato l'arcivescovo JOHN PATRICK FOLEY,
presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali,
intervenendo all'assemblea plenaria della Ceem. Dopo aver delineato
un commosso ritratto di Giovanni Paolo II negli ultimi giorni di
vita, mons. Foley ne ha ricordato "il dono di saper compiere
azioni simboliche molto commoventi".
"Non
stiamo assistendo o partecipando a una crisi, ma a un passaggio
d'epoca. I giovani, che ne sono tra i primi protagonisti, lo
confermano con i loro pensieri, le loro parole, i loro rifiuti di
modelli e stili di vita precedenti. In questa situazione complessa e
fluida i media giocano un ruolo determinante, nel bene e nel male,
offrendo la loro visione del mondo, della storia, dell'uomo alle
nuove generazioni". Con questa riflessione ARTURO MERAYO,
docente di comunicazione alla Pontificia università di Salamanca
(Spagna), aveva aperto l'assemblea Ceem. "In questa transizione
- ha aggiunto il vescovo PETER HENRICI, presidente della
citata Commissione per i media - la Chiesa deve essere presente con
la sua parola e la sua testimonianza che, per essere comprensibili e
comprese, hanno bisogno di una adeguata competenza nell'uso dei
media".
BUONE
NOTIZIE."Né
pessimismo né ottimismo fuori misura devono, comunque sia,
orientare le iniziative che la Chiesa intende promuovere nell'ambito
della comunicazione". Così GIANLUIGI DE PALO, un
giovane italiano che con altri due coetanei ha portato la sua
testimonianza all'assemblea "È necessario – ha aggiunto De
Palo - andare controcorrente per non farci condizionare la vita da
un sistema che non dà spazio alle buone notizie". E ha citato
il sito www.buonenotizie.it che "esprime la volontà di dare
voce agli eventi positivi che accadono nel mondo". Una
"piccola cosa che forse farà sorridere – ha detto - ma un
esempio per dire che con le nuove tecnologie è possibile cambiare
qualcosa". Lo stesso Merayo ha confermato questa scelta
proponendo un decalogo strategico che partendo da una "visione
positiva dei media" e passando attraverso "la fiducia nei
laici" arriva a "un giornalismo della speranza".
UN
PROGETTO. Nell'incontro
dei portavoce Ccee, è stato presentato e condiviso un progetto di
sviluppo del servizio europeo in tre lingue (italiano, inglese e
francese) che l'agenzia Sir offre da oltre tre anni: un arco di
tempo nel quale si è venuta costruendo "una rete europea che
ora consente un più efficace e attendibile servizio di informazione
sulle Chiese cristiane europee e sul contributo dei cattolici per la
costruzione dell'Europa". In una prospettiva di rinnovate
sinergie, che vede tra l'altro l'esperienza multimediale di Signis,
si terrà nei prossimi mesi un incontro del Sir con altre agenzie
giornalistiche europee.
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