Arcivescovo Foley: il “silenzio può essere
spezzato per diffondere il grido dell’umanità”
Intervento al Convegno Internazionale su Cinema e Spiritualità
Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato
questo mercoledì da monsignor John P. Foley, Presidente del Pontificio Consiglio
delle Comunicazioni Sociali, in occasione del Convegno Internazionale su Cinema
e Spiritualità, dal titolo “La cospirazione del silenzio”, tenutosi presso la
Pontificia Università Gregoriana.
La drammatica esperienza della parola negata e del grido soffocato attraversa
l’intera storia dell’umanità si ripete con lo stesso lacerante dolore in ogni
luogo geografico, in ogni cultura e si dipana davanti ai nostri occhi in mille
sfaccettature, prendendo a volte come pretesto anche il nome di Dio, quello
stesso Dio di amore che ci ha creati a Sua immagine. Il silenzio è in tutte
quelle parole che si vorrebbero dire e che invece restano inespresse, il
silenzio è in tutte quelle verità che si dovrebbero proclamare e che invece
vengono taciute, il silenzio è in tutte quelle urla contro l’ingiustizia ed il
sopruso che dovrebbero straziare i cuori e che invece vengono soffocate.
Questo stesso silenzio però può essere spezzato per diffondere il grido
dell’umanità, per dare voce ai deboli e ai miseri che hanno perso ogni speranza.
Ma per fare questo occorre che ognuno di noi si senta chiamato ad abbattere il
muro dell’indifferenza, a mettere da parte i pregiudizi, accettando umilmente di
conoscere, di aprire gli occhi sulle tante realtà lontane dal nostro microcosmo.
La dignità dell’uomo non deve essere soffocata, non può venire calpestata,
eppure questo accade intorno a noi, lontano o vicino, ogni volta che il silenzio
si abbatte impietoso sulle sofferenze dell’umanità, a causa di interessi più
alti, di intolleranza, di prevaricazione.
La nostra epoca è
indubbiamente privilegiata perchè la diffusione capillare dei media unisce il
mondo in una comunicazione globale che abbatte le distanze di luogo e tempo. Il
cinema in particolare è uno strumento creativo che ha saputo conciliare la
poesia, l’arte, la musica, per rappresentare il mondo in cui viviamo, per
metterci di fronte alle tante realtà che, come abbiamo avuto modo di ascoltare
in questi due giorni, ci costringono a non dimenticare, ci impediscono di dire
“io non sapevo”.
Per questo il cinema, mezzo di comunicazione, strumento
di cultura e di profonda conoscenza, può essere prima di tutto il mezzo a cui
affidare la memoria storica di tutte quelle realtà dimenticate, taciute, grazie
anche allo straordinario potere dell’immagine, un linguaggio universale che sa
arrivare al cuore e che non può lasciare indifferenti.
Penso poi alle
nuove generazioni, che tanto amano il cinema, e che attraverso di esso possono
imparare, imparare quanto è pericoloso l’odio, quanto è inaccettabile il
razzismo, quanto è distruttiva l’intolleranza religiosa. I nostri giovani
possono così entrare in tutte quelle realtà storicamente e geograficamente
lontane da loro che hanno calpestato l’uomo, distrutto i suoi sogni, le sue
aspirazioni, annullando la sua dignità. E vedendo sullo schermo dove può portare
il sopruso, si sentiranno chiamati ad impegnarsi perché questo non debba
ripetersi.
La Chiesa si è sempre schierata a fianco dei deboli, dei
dimenticati, facendo sì che nessun grido restasse inascoltato; i valori che essa
proclama sono validi per l’umanità intera, perché fondati sul rispetto, ed il
cinema, che tante volte ha veicolato questi valori, ha saputo prestare voce a
tanti “rifiutati”. Esso è dunque un’ottima opportunità da non lasciar sfuggire,
perché con il suo forte impatto visivo, se utilizzato con responsabilità e
rispetto, può diventare un altoparlante in grado di diffondere su tutto il
pianeta la voce di quanti sono oppressi e restano inascoltati.
Voglio
concludere citando i versi che aprono una poesia di Gerard Manley Hopkins, poeta
gesuita inglese, vissuto nella seconda metà dell’ottocento.
Elected Silence, sing to me And beat upon my whorled ear, Pipe me
to pastures still and be The music that I care to hear.
Questi sono i versi che mi tornano alla mente ogni volta che mi soffermo a
riflettere sul silenzio e questi sono i versi che aprono il mio cuore all’altra
faccia del silenzio, quella in cui Dio si manifesta all’uomo che si dispone
all’ascolto e parla al suo cuore, nel pieno rispetto della sua libertà, per
farsi accogliere.
Nonostante la cospirazione, il silenzio non è vuoto,
anzi può essere il luogo privilegiato in cui l’uomo si mette a nudo di fronte a
Dio, infinita pienezza, infinito amore, per recuperare la dignità che il Suo
Creatore gli ha donato.
| home |
inizio
pagina | |